L'arte visiva legata
al momento Prog è
evidenziata dalle magnifiche copertine
degli LP (Long Plying... vinili).
Uno dei protagonisti
assoluti fu Roger
Dean,
che mise il proprio talento al servizio di numerosi musicisti dell'epoca.
A seguire propongo
alcune immagini di cover targate YES, realizzate da Dean, vere
e proprie "opere d'arte che troverebbero
spazio in qualunque parete di un qualsiasi salotto in stile Pop Art.
Ma vediamo cosa
scriveva CIAO
2001,
negli anni 70, a proposito di Roger Dean.
"Un anno fa pubblicavamo su queste pagine un
articolo intitolato “I pittori
della musica pop”, in cui si passavano rapidamente in rassegna le copertine più
interessanti del mercato inglese, e si sottolineava l’importanza di un fenomeno
che al di fuori dei suoi presupposti commerciali e di mercato, proponeva un
incontro sempre più stretto tra vari tipi di arte, in particolare fra suono ed
immagine, musica e pittura.
A distanza di un anno
il processo si è intensificato, gli artisti lavorano con lo sguardo proteso ad
un più concreto contatto fra vari modelli espressivi – musica e teatro
soprattutto, dunque ancora suono e immagine – il mondo delle copertine è
cresciuto ed ha raggiunto risultati estremamente positivi, e non siamo più i
soli ad occuparci di questo fenomeno.
Il cinema di
animazione propone nuovi sviluppi attraverso il connubio disegno-musica;
numerose riviste dedicano apposite rubriche alle copertine; e un gruppo
editoriale, fra i più quotati nel mondo, ha indetto un concorso internazionale
per premiare le “covers” più significative dell’anno in ogni settore
discografico, lasciando il giudizio a critici di musica, di fotografia e di
pittura insieme.
Sulle orme della Gran
Bretagna, sempre all’avanguardia in questo genere di iniziative, anche gli
Stati Uniti hanno segnalato uno sviluppo dell’arte “grafica” legata al business musicale, e di rimando
perfino in Italia ed in altri paesi abbiamo visto copertine davvero belle. Il
che è profondamente sintomatico perché con novanta probabilità su cento una
cover eccezionale racchiude un album altrettanto valido.
Apriamo la rassegna
con Roger Dean. Purtroppo le riviste specializzate inglesi,
generosissime quando si tratta di incensare con le note biografiche anche più
insulse i divi del momento, sono viceversa molto avare nel considerare
personaggi meno noti e solo indirettamente legati alla scena musicale. E il
tentativo da parte nostra di ottenere direttamente informazioni
dall’Inghilterra non ha sortito esito positivo.
D’altra parte Roger
Dean non è un tipo facilmente avvicinabile. Vive in una comune hippie – questo è quanto si sa con certezza – in cui
è particolarmente diffuso il culto dell’arte. Difficilmente lavora su precisa commissione, e più sovente sono i musicisti o i
discografici a scegliere nella sua produzione. Non è legato in maniera
particolare a nessuna etichetta, come viceversa accade per numerosi fra i suoi
più talentati colleghi, e soprattutto non lavora per artisti che posseggano un
elemento stilistico distintivo. Basta citare di sfuggita che le sue più belle copertine
accompagnano i dischi degli Yes, degli Osibisa, di Billy Cox, dei Rare Earth, dei Paladin, dei Lighthouse, degli Uriah Heep, dei Nucleus.
La sua grafica
presenta tonalità crepuscolari e colori sfumati. Il rapporto con il contenuto
del disco non è sempre profondo e radicato; anzi, direi che fra le diverse
cover l’unico denominatore comune rimane lo stile dell’autore, la sua ricerca
di forme e contenuti che potremmo definire “fantasia primitiva”. In essa vanno a
confluire tre temi fondamentali: la preistoria con i suoi animali fantascientifici ed i suoi
paesaggi apocalittici; il cavalcare; ed il volare.
In tutto questo è abbastanza
facile cogliere l’incontro tra passato remoto e futuro, che su di un piano
stilistico ed artistico più generale, ma forse l’analogia è troppo pretenziosa,
rappresenta il consueto duplice rapporto di odio-amore, cioè di
antitesi-convivenza fra tradizione ed avanguardia."
Un esempio
esaustivo...
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