IFSOUNDS
MMXX
(Melodic
Revolution Records, 2023)
5 tracce | 48.22 min.
MMXX è il nuovo album degli ifsounds,
prog band abruzzese di lungo corso (nata nel 1993), che arriva ora al settimo
progetto discografico, definito “corale, ambizioso e riflessivo, un
contenitore costituito da prog-rock polifonico e contemporaneo”.
Sono entrato in contatto con la
musica degli ifsounds nel 2010, quando mi trovai a commentare il loro disco "Apeirophobia",
e nell’occasione intervistai il fondatore del gruppo, Dario Lastella, con cui sono rimasto in contatto,
collaborando successivamente per il progetto “Cosa resterà di me” (book
uscito nel 2012, compendio di liriche, immagini e musica, frutto di un grande
lavoro di squadra).
Ricordo che in quell’occasione
terminai la chiacchierata chiedendo a Lastella di ipotizzare una posizione
della sua musica nel lustro successivo, ma ora, che di anni ne sono passati ben
tredici, ogni valutazione va rivisitata, e a questo proposito propongo un’intervista
fresca, focalizzata sul nuovo album “MMXX” e messa a disposizione dall’ufficio
stampa:
Per facilità di comprensione rimando
anche allo loro biografia attraverso il seguente link:
Uso immediatamente un’immagine per evidenziare i crediti, da cui si evince la suddivisione in cinque tracce, che nel caso di ricerca della libertà espressiva caratteristica del prog non è assolutamente indice di… quantità ridotta!
Iniziamo col dire che trattasi di
lavoro concettuale, influenzato dai recenti eventi “sanitari” che hanno scioccato
il mondo e che si sono trasformati forzatamente in spinta alla riflessione, momenti
negativi che hanno lasciato traccia su ogni essere pensante. Da qui ad
estendere il pensiero al mondo che ci circonda il passo è breve.
La musica corale a cui fa riferimento
Lastella quando commenta il suo nuovo lavoro ha una logica che supera gli
aspetti meramente musicale, perché la fusione armonica delle voci - e dei ruoli
-, senza che nessuno assuma il rilievo di protagonista principale, riporta alla
necessità di vicinanza, di contatto, di relazione, cosa di cui avevamo perso l’abitudine,
illudendoci, forse, che la tecnologia potesse sopperire al contatto reale e
personale.
Tra le tante prog band esistenti, gli
ifsounds emergono per la loro unicità espressiva, e non è certo un caso il
credito di cui godono presso la storica etichetta americana Melodic Revolution
Records, che ha pubblicato l’album.
Torno un attimo al mio contatto di
tredici anni fa, e precisamente al momento in cui approfondivo con Lastella le
motivazioni dell’utilizzo della lingua inglese e lui rispondeva: “In futuro
non escludiamo testi in italiano.”
Bene, nel nuovo lavoro, la lunga
suite “MMXX” - 24 minuti, quindi circa metà dell’intero disco - è
in lingua italiana, che potrebbe voler significare la ricerca dell’estrema chiarezza
affinché i pensieri colpiscano senza fraintendimenti le “anime locali”, ma è al
contempo un complicato esercizio compositivo, vista la difficoltà nell’abbinare
musica a parole italiane, o viceversa: insomma, a livello di metrica è un
grande sforzo.
La suite iniziale, composta da nove
movimenti, va seguita attraverso il piacevole booklet disponibile. Poesia pure
immersa in ambiente distopico che si consuma mentre fasci di luce - esigui? - donano
speranze, concludendo che “solo il tempo regna eterno sulla vita,
trasformando la materia in energia”.
Da ascoltare tutto d’un fiato, un
reale legame tra il prog settantiano e la modernità espressiva, con continui
cambiamenti di mood e di ritmo, una perla sonora che mi appare di fruizione
trasversale, al di fuori della nicchia dei progster.
Con “The Collector”
troviamo un po' di sano rock che si esaurisce dopo un terzo di traccia,
trasformandosi in ballad che termina con un cantato quasi aulico…
“Stendhal Syndrome”,
brano da passaggio radiofonico - per la dimensione contenuta, per la dinamicità
e per il contenuto.
Come risaputo la sindrome in oggetto
è una sorta di malessere che nasce dalla contemplazione di un’opera d’arte,
dalla visione della bellezza assoluta: ma due occhi all’interno di un viso perfetto
- almeno per noi - non possono condurre verso lo stesso stato d'animo? Non è l’essere umano,
nei suoi risvolti estetici, la miglior rappresentazione della bellezza?
Luci accecanti, estasi visiva, la mia
sindrome di Stendhal!
Con “Kandinskys Sky” i ritmi calano
e troviamo una certa solennità adatta al testo…
“Cercherò i tuoi occhi tra milioni
di occhi, cercherò il tuo sorriso nascosto tra le stelle, cercherò il suono
della tua voce attraverso le più dolci melodie, ma non riuscirò mai a
soddisfare il mio bisogno di te…”
Meravigliosa!
A conclusione il lungo strumentale “MMXXII”,
un messaggio che, se influenzati da quanto ascoltato in precedenza, regala un senso di speranza, di apertura, di luce piena dopo una notte
buia.
Sconfinamento in trame jazz e
dimostrazione di certificate skills, il che non fa mai male quando si parla di “qualità
musicale”.
Un gran bel disco, che mi fa piacere
pubblicizzare, perché se per me gli ifsounds non sono mai una sorpresa, potrebbero
al contrario esserlo per chi solo ora si avvicina alla loro musica. Non rimarranno
delusi!