Accade spesso che eventi sui
quali riponiamo le nostre migliori aspettative risultino alla fine una
delusione, magari parziale, e poi… cosa potrebbe mai regalare una reunion tra
antichi colleghi, che non aspettano altro di ritornare su vecchi episodi che
possono interessare solo loro, perché specifici sino all’inverosimile, eventi
che persone esterne potrebbero non capire nell’essenza, e sarebbero di certo
giustificate…
E invece no, i due giorni passati
a Lucca resteranno tra i miei ricordi più piacevoli e significativi, e sono certo che
non sono l’unico a pensarla così.
L’occasione era rappresentata
dalla presentazione del primo libro di Tullio Fulvio,
ingegnere toscano, per molti anni in Liguria, e ora ritornato alle proprie
radici dopo una vita di lavoro.
Del libro ho già scritto, e il
mio pensiero è fruibile al seguente link:
https://athosenrile.blogspot.com/2023/01/tullio-fulvio-schizzi-di-mare-ed-altri.html
Ma questo secondo incontro era
focalizzato sull’argomento “lavoro”, parte importante della vita di ogni
persona, ma sicuramente molto di più quando l’attività ha caratteristiche
uniche e permette di entrare in contatto con culture variegate: relazioni,
rapporti personali, aspetti tecnici… tutto quello che alla fine si traduce in
esperienza di vita.
Utilizzando un aforisma
conosciuto, qualcuno potrebbe dire che “la vita va vissuta e non raccontata”,
ma non sono d’accordo, perché credo che ogni persona su questa terra, con un
po' di anni alle spalle, abbia potenzialmente cose estremamente interessanti e
didattiche da regalare a chi arriva a ruota, e anche se l’esempio potrebbe a
volte risultare negativo, rimarrà comunque una valenza formativa.
Tullio Fulvio, di cose da
raccontare ne ha a iosa, e una parte di esse le ha racchiuse nel suo
contenitore dei ricordi, solo il primo atto di quella che, ne sono sicuro,
diventerà un’intensa vita da writer.
Tutto questo ci ha portato a
Lucca, in un fine settimana di fine aprile.
Uso il plurale perché alla fine,
le persone che si sono mosse dalla Liguria - e non solo da quella regione -
sono risultate una ventina, e come ovvio che sia lo spostamento di così tante anime,
con sicuri impegni famigliari (l’età determina impegni irrinunciabili, come
quelle tipiche dei nonni, ad esempio), non è di facile organizzazione.
Ma la voglia di passare qualche
ora insieme, almeno in questo caso, ha permesso di progettare un week end fuori
porta con l’adesione di mogli e compagne, alcune che si ritrovavano dopo anni,
altre “nuove”, ma è risultata palpabile la voglia di condivisione, di ricerca dell’empatia, di disponibilità al
dialogo e all’ascolto; non un’intrusione, perché la nostra tipologia
lavorativa, all’interno del mondo del filato di vetro, ha sempre previsto un
largo impegno, non voluto, di tutto il nucleo famigliare, cosa sottolineata più
volte nel corso dell’incontro.
Tullio ci ha preparato una bella
accoglienza nel suo giardino di casa, e a seguire è arrivata la presentazione,
nella sala di una splendida biblioteca attrezzata.
Tutto è filato liscio e, a
differenza delle presentazioni di book tradizionali, in questo caso è stata
“forzata” una discreta interattività, tanto da interessare tutti i presenti, anche
chi non aveva mai vissuto certe situazioni, o magari era risultato meno
coinvolto.
Non mi dilungo su questa aspetto,
giacché propongo a seguire un lungo video che credo risulterà esaustivo e
icastico.
E poi spazio ad altri tipi di
cultura, come quella culinaria - mai da sottovalutare, soprattutto in Toscana!
- o quella artistica, che ha permesso di mettere in rilievo le capacità di
guida cittadina di Tullio, che ci ha spiegato la storia della sua città, via
dopo via, piazza dopo piazza, porta dopo porta.
Certo, il riesumare aspetti che
hanno caratterizzato storie comuni e personali racchiuse in anni di forzata -
ma spesso piacevole - simbiosi ha avuto un lato triste, perché i tanti ricordi,
non tutti positivi, hanno evidenziato la rapidità con cui il tempo è volato, e
anche se avvenimenti di diversi lustri fa mantengono la freschezza di un tempo
e appaiono ancora vividi, la realtà ci riporta ai giorni nostri, e a progetti
che, giocoforza, hanno un peso diverso rispetto al passato.
Ci siamo ritrovati, senza ruoli e
senza gerarchie, per fare un piacere a Tullio, per fare un piacere a noi,
pronti a programmare un nuovo meeting!
E nel raccogliere le idee, il
giorno dopo, ho pensato a quanta empatia ci fosse in quelle persone che un
tempo, a volte, si erano trovate a discutere animatamente, magari su posizioni
diverse e sponde opposte, tutti protagonisti all’interno di un mondo del lavoro
unico, sicuramente all’avanguardia.
Usare la parola “amicizia” è
forse azzardato, un termine che risulta poco chiaro e impalpabile anche usando
un qualsiasi vocabolario, perché i sentimenti non si spiegano facilmente, e i
tecnici hanno sempre bisogno di un’unità di misura per “pesare” l’elemento di
cui si tratta.
Ricorro ad un concetto che mi
accompagna dalla gioventù, quando casualmente, incappai nella saggezza di
Voltaire, che descriveva l’amicizia come un “tacito accordo tra persone
sensibili e virtuose”, concetto che mi pare inutile approfondire tanto è
palese il suo significato.
Di persone sensibili e virtuose,
a pelle, ne ho viste molte in questa occasione, legate da un accordo non
scritto, non dichiarato, ma molto forte e disinteressato.
Nell’ultimo saluto qualcuno aveva
le lacrime agli occhi, ma nessuna paura di dimostrare i propri sentimenti,
perché una cosa è certa, gli anni che passano regalano una buona sicurezza
personale, qualche barriera cade, la soglia del pudore scende, e raccontarsi
senza troppi veli diventa fatto naturale, quasi un vanto.
E ora non resta che aspettare un
nuovo atto, un nuovo incontro, una nuova cena, con la speranza di ritrovare
altri amici, che in questa occasione non sono riusciti a liberarsi.
Maggio? Giugno?
Il pensiero del giorno dopo, a
freddo, di uno dei partecipanti:
“Mi piace questa moda delle rimpatriate. Almeno a me questa è piaciuta assai. I vecchi compagni di scuola o di lavoro, o le vecchie amicizie, si possono anche non frequentare per anni o decenni, ma c’è sempre qualcosa che li unisce. La complicità, gli episodi vissuti insieme e la curiosità di sapere di loro e della loro vita crea una specie di magia unica.”