domenica 19 maggio 2019

Beppe Gambetta alla Ubik di Savona-18 maggio 2019-Commento e video



Il 18 maggio, alla libreria Ubik di Savona, ho avuto l’opportunità di introdurre al pubblico presente un grande artista, che conoscevo per la sua arte, ma non avevo mai avuto modo di avvicinare personalmente: Beppe Gambetta, di mestiere chitarrista, anche se il termine appare assai riduttivo.
Credo sia stato uno dei miei incontri più gratificanti, perché vedere un tale musicista così da vicino, tra parole e musica, mi ha davvero toccato, anche se lo spessore umano è quello che alla fine risalta maggiormente, e la reazione del pubblico, presente in dose massiccia, conferma le mie sensazioni.

La filosofia che permea l’attività di Gambetta mette in evidenza il ruolo dell’artista, non solo come performer, ma come veicolo per la tessitura delle relazioni umane, concetto basico ma spesso poco considerato, sostituito spesso dalla voglia di visibilità a tutti i costi.
E non è un caso che i suoi “personaggio guida” siano stati uomini che attraverso la loro arte sono stati capaci di favorire la progressione in ambito sociale, e tra quelli dal lui conosciuti vengono citati Fabrizio De Andrè e Pete Seeger.

Gambetta è genovese - chitarrista in primis ma autore, arrangiatore, ricercatore e molto altro -, abituato a vivere la maggior parte del suo tempo in America - ha una casa nel New Jersey -, luogo in cui le sue passioni trovano pieno compimento nel mondo folk, anche se appare chiaro che è, anche, una necessità quella di vivere in un luogo dove il musicista è considerato “uno che lavora”, pensiero cancellato da tempo dalle nostre parti.
Non è tutto semplice neanche negli Stati Uniti, perchè come lui racconta… “… se sbaglio un concerto la volta dopo i presenti si riducono…”, ma l’audience esigente è quella che permette il miglioramento continuo.


Maestro nella particolare tecnica del flatpicking, nel corso della presentazione ha permesso di chiarire alcuni concetti legati alla sua attività, alla sua tecnica, al suo ruolo che permette di unire radici, culture e tradizione di differenti continenti, sino ad annullare il concetto di spazio/tempo, come accade solitamente in ambito artistico, soprattutto in campo musicale.
Parte del suo pensiero - briciole della sua musica - è compreso nel video che propongo a seguire, sintesi di quanto accaduto.
Ma qual è stato il motivo dell’incontro?

Gambetta è molto legato a Savona, città in cui ha insegnato e dove ha trovato diverse forme di collaborazione, ed è questo alla base del suo ritorno dopo molti anni per la proposizione di un progetto ambizioso denominato “Odore di mare misto a maggiorana leggera” - frase tratta dal brano “A Cimma” (De Andrè e Fossati) - ovvero “ Poesia e metafora del cibo nelle canzoni di Fabrizio de Andrè”, contenitore che presenta un percorso particolarissimo, quello che nel comunicato ufficiale è così definito: “Inoltrandosi nei testi di Fabrizio De Andrè, Beppe Gambetta ha costruito un percorso in cui il cibo acquista significati diversi, storici e metaforici. Si va dai profumi delle osterie della Città Vecchia, al brodo di farro dei galeotti, ai gatti mangiati per fame durante l'assedio di Genova. Si canta anche di cibo in senso evangelico (Il Pescatore), oppure erotico (Jamin-a), e, in canzoni diverse, si trovano tante altre metafore, come quella della "vecchiaia che ti pesta nel mortaio" o la critica al capitalismo nel menu in tedesco "maccheronico" del finale di "Ottocento".

Non un opera di coverizzazione quindi, ma un itinerario culturale ben preciso e inusuale, che andrà in scena il 24 maggio al Teatro Chiabrera di Savona, serata che si preannuncia imperdibile, con l’ausilio sul palco del contrabbassista jazz Riccardo Barbera.

Avrei passato ore a chiedere e a curiosare, viste le passioni comuni (ho scoperto che eravamo presenti ad un concerto genovese nel 1972!), che vanno dalla chitarra all’America, ma i tempi tecnici pongono dei limiti naturali.

Beppe Gambetta, utilizzando il suo modo espositivo affabile, ricco di aneddoti ed esperienze, ha strappato più di un sorriso, affascinando e regalando grandi esempi con la naturalezza e la semplicità che solo i grandi posseggono.

E ora la mia speranza personale è quella di vedere un Teatro Chiabrera gremito per un evento che si preannuncia di estrema qualità, una serata la cui organizzazione è ricaduta in toto sulla “famiglia Gambetta”, un regalo alla città che dovrebbe essere compensato dalle presenze perché, come è emerso nel corso della chiacchierata, l’artista cattura energia positiva dal giusto pubblico, una forza capace di rimbalzare per ritornare al mittente, una sorta di circolo chiuso che determina solitamente il concerto perfetto.
Da questo spazio racconterò il prossimo atto, anche se l’anticipazione è stata di grande conforto.

Una serata indimenticabile… eccone alcune pillole…