Francesco Paolo Paladino & Many Friends – Icereport
E arriva rapidamente la fermatura
del cerchio per Francesco
Paolo Paladino, che in un brevissimo spazio temporale propone la sua
trilogia, partita da “Ariae” e proseguita con “Siren”,
per poi approdare all’ultimo frammento: “Icereport”.
L’aria, l’acqua e ora il ghiaccio.
Potrei elencare molti dei motivi
che spingono a realizzare un progetto musicale, e anche nel caso di Paladino
esistono necessità diversificate, ma al primo posto, in questo caso, metterei il
“vivere attraverso la propria creazione”,
l’autoalimentarsi attraverso la proposta personale contornandosi di elementi
fidati, che amano l’idea di viaggio, considerato più importante dell’obiettivo
stesso.
“Icereport” non entrerà in circolo sui media che contano, ma per chi
avesse tempo, curiosità, voglia di sperimentare senza farsi condizionare dall’ortodossia
musicale (quella che viene imposta dai circuiti tadizionali), potrebbe
rappresentare un’esperienza aulica e formativa, avendo l’impressione di una
reale fusione col mondo circostante, quell’ambiente non dominabile da alcuna
tecnologia, a volte amico e altre tiranno.
Al bando la blasfemia, raccolgo l’idea
di una persona autorevole che pochi giorni fa indicava come la realizzazione di
un’opera artistica, per chi è dotato di fede certa, sia la vera prosecuzione e
rappresentazione della vita, della creazione, del dono e dell’inclusione
incondizionata.
Per fruire al meglio di “Icereport” occorre conoscere la
filosofia musicale dell’autore e la sua idea di costruzione in team - cose che
emergono in parte nell’intervista a seguire - perché, come accade per l’arte
contemporanea, la sola vista di ciò che abbiamo davanti è insufficiente a capirne
il cuore ed il cervello, e allora occorre scavare un po’, esaminare il contesto
e il profumo ambientale.
Ad una mia precisa domanda
relativa all’ottimizzazione dell’ascolto Paladino risponde: “Dall’inizio alla fine. Soltanto così si può capire il cammino che
percorre e che può far percorrere all’ascoltatore”.
E io ho seguito i suoi consigli, ho aspettato persino la giornata
giusta, al confine di stagione, una linea sottile che divide il sole pieno
dalla prima brezza autunnale. Ho scelto di camminare con le cuffiette nelle
orecchie, deciso a fondermi con la frenesia quotidiana che scompare mentre prende corpo un fenomeno sinestesico e tutti i sensi trovano lo stimolo giusto, il corpo
vibra mentre i ricordi ancestrali ritornano alla mente.
Un’esperienza! Sentirsi parte di qualcosa che spesso appare ostile e
criticabile, e che, grazie a un lavoro musicale, realizza un positivo e
cosciente stordimento.
E l’immagine della massima entropia trova improvvisamente un equilibrio,
in un disegno apollineo raggiunto grazie alla conduzione di Paladino, il driver
di un progetto che vede come protagonisti molti artisti: Paolo Tofani, Riccardo
Sinigaglia, Mauro Sambo, Gino Ape, Pierangelo Pandiscia, Simone
Basso, Paola Tagliaferro, Antonio Tonietti, Alessio Cavalazzi, Elisa Cavalazzi, Andrea Calavazzi, Aaron More,
Oliver Kersbergent.
Lo splendido art work è come sempre di Maria Assunta Karini.
Sarebbe forse corretto - per alcuni imperativo - provare a catalogare e incasellare questo “Icereport”, ma ciò provocherebbe un banale
errore di fondo, quello di dare un nome a ciò che un nome ha già, perché la
musica che inventa Francesco Paolo Paladino non è un’estensione “leggera” della
nostra quotidianità, ma è la vita stessa, quella di cui è facile perdere i
significati, quel modo di stare al mondo che l’autore ci propone come specchio
con cui confrontarsi, magari afferrando l’idea che il nostro passaggio terreno
possa essere più consapevole.
A mio giudizio un album imperdibile.
La chiacchierata…
Siamo arrivati alla conclusione della tua trilogia, dopo l’aria e
l’acqua arriva il ghiaccio: raccontami…
Con piacere! Sì, sono molto
emozionato perchè molte volte non riesci a realizzare quello che hai in mente;
questa trilogia è stata una grande sfida, e riuscire a realizzarla una enorme
soddisfazione. Quando inizialmente mi ero posto questa mèta, non avevo ancora
le idee chiare, non sapevo dove sarai andato e cosa avrei fatto, ma sentivo in
me che avrei dovuto tentarci. L’unica cosa chiara era il metodo che avrei
adottato: la collaborazione con musicisti amici, che stimo e stimavo
profondamente. Mano a mano che percorrevo le tappe il mio cammino diventava più
chiaro. Alla fine ho capito. La trilogia altro non era che un omaggio alla
vita, alla nascita e alla trasformazione: che ho scoperto essere cose diverse,
come i brani che mano a mano si formavano. Alcuni nascevano dalla mia testa, dal
mio cuore, con percorsi differenti, ovvio, altri dalla trasformazione di
texture che chiedevo ad amici musicisti e che loro mi inviavano; ed ho capito
che l’aggettivo “magica” è una parola realmente “significante”. Magica (e
perciò stesso non necessariamente logica) era la scelta dei collaboratori,
magica l’intesa, magiche le texture che mi arrivavano e le architetture che
riuscivo a creare. In una parola l’energia che fluiva tra noi tutti era
meravigliosa e ha pervaso il mio viaggio attraverso un triangolo di suoni. Trilogia
altro non è che triangolo, e triangolo simbolo di qualcosa di perfetto. La vita
dell’aria, la vita dell’acqua erano le vite che volevo indagare per poter
arrivare a spiegare la vita del ghiaccio, che unisce le due vite precedenti.
Probabilmente anche noi siamo parti di questi corsi e ricorsi spirituali e di
queste trasformazioni; figli di mille nascite e fratelli di mille
trasformazioni.
Tra “SIREN”, secondo capitolo, e l’attuale “ICEREPORT” sono passati
pochi mesi: avevi già tutto in testa o hai sentito l’esigenza di chiudere il
cerchio rapidamente, una sorta di obbligo o deadline con te stesso?
Il capitolo “SIREN” è nato quando la bozza di “ICEREPORT” era già esistente. Ma non mi
soddisfaceva del tutto. Mancava qualcosa. Subito dopo l’uscita di “SIREN” tutto è stato più facile. Il
motivo vero era che “ICEREPORT” doveva
essere l’ultima casella, quella conclusiva, e l’ho capito soltanto quando “SIREN” è nato e si è frapposto tra ARIAE
e ICEREPORT. Alle volte rifletto sul tempo; normalmente ho l’esigenza di finire
al più resto ciò che ho iniziato. Ma, con il tempo, ho capito che un’opportuna
“sosta” è di solito molto utile. Non mi impongo mai dei rigidi programmi, è il
mio corpo che decide di mettersi ad agire, se il risultato gli interessa.
Quali sono i contenuti, cosa è importante segnalare di obiettivo a chi
ti ascoltasse per la prima volta?
Per quanto riguarda ARIAE ho
consigliato “play loud”, come si fa per i dischi di metal; per “SIREN” non ho
consigliato nulla, perchè è una storia, una leggenda che tutti possono capire e
sulla quale tutti possono riflettere; per “ICEREPORT” posso consigliare di
ascoltare - se è possibile - il CD tutto di fila. Dall’inizio alla fine.
Soltanto così si può capire il cammino che percorre e che può far percorrere
all’ascoltatore. I contenuti che i tre cd emanano sono una visione senza muri
della materia musicale, un abbattimento di confini, una voglia frenetica di
affrontare i territori della musica senza prevenzioni di alcun tipo. Il dato
obiettivo che emerge dall’ascolto della mia trilogia è la sensazione di una
architettura sonora compiuta, forse funanbolica, forse senza regole abituali,
sorretta da sogni, comunque una architettura di un cuore libero.
Come definiresti “ICEREPORT” musicalmente parlando?
Non lo so, lascio a te l’arduo
compito; direi che è un territorio musicale dove suoni contemporanei, classici,
etnici, elettronici si ritrovano a coesistere non passivamente o artatamente,
ma attraverso il coraggio e l’amore.
Mi hai scritto: “Mi commuove ascoltarlo…”: hai un suggerimento
d’ascolto, una fruizione privilegiata che possa aiutare ad entrare pienamente
nel tuo lavoro?
La notte, l’alba della
domenica mattina. Quando sei sereno perchè non devi correre al lavoro, ma hai
tutto il tempo che ci vuole.
Mi parli dei tuoi collaboratori all’interno dell’album?
Potrei riempire l’intero
giornale! Per questo non ti parlerò dell’uno o dell’altro, a quello ci penserai
tu. Ti voglio parlare del collaboratore ideale: un musicista creativo, geniale
già con le sue opere, non importa se conosciute o meno. Un amico, una persona
che non ha preconcetti o invidie, ma che mi stima e sa che il risultato che
voglio ottenere è qualcosa che può essere prezioso per tutti. Un musicista che
dalle mie parole, dalle mie spiegazioni intuisce cosa intendo realizzare. Un
musicista che non è chiuso in sè stesso ma che si apre alla collaborazione e
che gioisce se da una sua textura nasce un intreccio di suoni di mille altri
musicisti. Come vedrai i brani di ICEREPORT sono firmati da tutti i
collaboratori, perchè è giusto considerare anche il più piccolo intervento come
una preziosissima cellula di vita di questo o quel brano.
E ora che hai terminato un capitolo importante… verso quali sentieri sei
diretto?
Sto lavorando su di un
progetto forse ancora più ambizioso di una trilogia; questo perchè la sfida mi
eccita. E’ un’opera, un’opera contemporanea in due tempi. Con tre
protagonisti... non posso dirti di più per ora, perchè le cose non nate, se
venissero a sapere che parlo di loro, farebbero di tutto per non nascere più. E
io sono gelosissima madre.
First Part: Glaciation
Icereport
Icereport (Second Part)
The Battle Of Rutor Mountain
A Little Ray
Before The Fire
Nel Vento
Second Part: From Glass To Fire (The Cycle
Report)
The Glacier Of Eternal Fire (Included Ferghama Horse's
Birth)
New Life On The Eternal Glacier
Ama Dablam
Last From Snegurochka