Francesco
Paolo Paladino
“Siren”
Cantata
Drammatica per Strumenti Marini
Ancora
una volta mi trovo davanti alla genialità dell’autore, innovatore e precursore
dei tempi anche in fatto di modalità realizzativa, se si pensa che il suo
utilizzo di collaborazioni in remoto risale a tempi non sospetti, quando
internet era ancora un sistema in erba e sconosciuto alla massa.
Dopo l’aria arriva l’acqua, ed è lo stesso
Paladino che, nell’intervista a seguire, ci racconta quale sarà il seguito, la
fermatura del cerchio, oltre ad entrare in particolari relativi al presente, frammenti che
mi sarebbe stato impossibile scoprire da solo.
Esistono a mio giudizio due modalità per l’ascolto. La prima
fruizione un pò… “ignorante”, nel senso più vero - e non offensivo - del
termine, ovvero un ascolto senza conoscenza, lasciandosi guidare dall’istinto,
dalla pancia, dal sistema limbico, facendosi catturare dalle atmosfere, dal
virtuosismo, dalla miscela di classicità e sperimentazione. Un viaggio ad occhi
chiusi assaporando la bellezza estetica della proposta, sognando e risognando,
inventando storie parallele, magari ripercorrendo strade abbandonate nel corso
degli anni.
Ma sarebbe un peccato non cercare il vero
significato, il messaggio, e una volta fatta chiarezza anche gli aspetti musicali
cambiano contorno e sostanza.
“Rumori
del mare in un porto industriale di notte. Una sirena cerca la piccola figlia
che ha perso. Il suo pianto emerge drammatico quando la ritrova in un
container, ma il portale da cui è entrata si richiude automaticamente. Ritorna
il rumore/silenzio industriale del porto. Strisciando, alcune sirene si
radunano davanti al container dove Siren è rimasta intrappolata con la piccola
figlia, e
nel momento in cui rincuora ed assiste la piccola, comprende lucidamente quale
sarà la loro fine, mentre il popolo delle sirene, al di fuori, intona canti di
solidarietà”.
La mamma “… sfida l’uomo, sfida la legge assoluta, la cattiveria, l’avidità, la
tossicità… cosciente del pericolo, cosciente della sorte che le spetta”.
Tutto questo si inserisce in un contesto
attualissimo e le esigenze espressive di Paladino si sposano con l’attualità: “SIREN” rappresenta il “mio aspetto
femminile/materno di guerriero”, la dolcezza che sfregia più di una lama di
rasoio. SIREN è il come avrei voluto una madre ed è come avrei voluto essere
difeso da essa. SIREN è una “cantata” tutta femminile, una rivendicazione della
forza femminile ed è una bestemmia contro l’insensibilità economico-sociale che
riduce il nostro spazio vitale in dimensioni sterili”.
Va in scena un dramma, e con lo
scorrere dei brani si acuisce la sensazione di solennità abbinata all’incedere
tragico e a volte aulico, sino al silenzio totale che segue la muta
disperazione.
L’ascolto, se si decide di
lasciarsi coinvolgere, perde la dimensione temporale, il tutto agevolato dal
susseguirsi delle tracce senza soluzione di continuità, e il mood onirico
trasporta su una dimensione elegiaca che turba e smuove la coscienza.
Riduttivo parlare di musica,
perché le componenti in gioco fanno pensare a qualcosa di più complesso, che
necessita, forse, di sceneggiatura e proposizione teatrale: una storia,
sentimenti ancestrali, suoni classici, voci sognanti, incastri sonori,
sperimentazione e poi…. tante immagini che nascono dal nulla, in un contesto
che l’artwork di Maria Assunta Karini contribuisce a dipingere a tinte vintage.
Tanti gli artisti che hanno dato
contributo fattivo alla realizzazione di “Siren”,
tutti evidenziati da Paladino nel corso dell’intervista.
Un altro lavoro mozzafiato, un
nuovo album sofisticato e un pò elitario, ma la complessità delle proposte di
Paladino non è la ricerca di una dimensione che debba giocoforza superare la normalità, non
è eccessivo intellettualismo, ma piuttosto il raccontarsi attraverso tutte le
forme d’arte disponibili, senza distinzione alcuna. L’incontro con il
suo mondo non è poi complicato a patto che si decida di abbandonare ogni
preconcetto per vedere… che cosa accade dopo: le risposte potrebbero essere semplici e sorprendenti.
“Siren” è una storia antica, anche moderna, comune, ma… i mezzi usati per
raccontarla fanno la differenza.
C’è un bene per la pancia ed uno
per la mente, e questo disco - ma in generale tutta la musica di Paladino - appaga
i sensi e al contempo l’intelletto.
Il terzo episodio - uscirà nel
corso dell’anno - sarà quello di sintesi, aria e acqua che si trasformano in un
nuovo contenitore musicale: e intanto godiamoci “Siren”, un lavoro pregevole e da condividere.
L’INTERVISTA
“SIREN”
è la seconda tappa di una trilogia che nasce con “ARIAE”, Cd rilasciato pochi
mesi fa: mi parli nei dettagli di questo nuovo capitolo?
Circa due anni fa ho iniziato a pensare ad un trittico musicale,
qualcosa che potesse “disegnare i confini” del punto in cui ero arrivato.
Passati i cinquanta è normale avere molto da ricordare! Io detesto ricordare, e
la mia auto difesa era ed è continuare a creare, immergermi senza pensarci in
nuove avventure. Ecco perché l’idea di una “trilogia” musicale non mi
spaventava, anzi mi allettava. Da subito ebbi chiaro quali sarebbero stati i
tre capitoli: “ARIAE” avrebbe descritto l’aria e la poesia dell’aria, una
poesia fatta di minimalità, quasi eterea come appunto è l’aria. Il secondo
capitolo avrebbe parlato dell’acqua e di storie d’acqua e così pensai a SIREN;
il terzo capitolo - che sto terminando in questi giorni - avrebbe dovuto
rappresentare il processo di “fusione” dell’acqua e dell’aria, della loro
trasformazione in ghiaccio, e della trasformazione del ghiaccio nuovamente in
aria e acqua: “ICEREPORT”
“SIREN” è la storia di una sirena madre che perde la sua piccola
nata e la ritrova in un container contaminato di sostanze tossiche, in un porto
industriale creato dagli uomini. Quando entra nel container, il portale si
chiude automaticamente e nel momento in cui rincuora ed assiste la piccola
nata, comprende lucidamente quale sarà la loro fine, mentre il popolo delle
sirene, al di fuori, intona canti di solidarietà.
La musica “ambient” si coniuga con
una storia precisa: cosa vuole sottolineare la metafora della “sirena e della sua piccola figlia”?
Se “ARIAE” era il tentativo di ridefinire i confini di un genere
NEO-AMBIENT, “SIREN” coniuga quel risultato con le ballate marinare, l’opera
lirica, i field recordings e la musica classica. Quando mi sono arrivati i
contributi dei musicisti coinvolti ho effettuato un lavoro a dir poco
chirurgico di dissezione e ricostruzione, trasportando anche frammenti
brevissimi nella composizione base che io e Sean Breadin (musicista
incredibile!) avevamo preparato. Alcune testure hanno subito un trattamento di
velocizzazione (la chitarra di Tofani è stata sovraincisa e sovrapposta cinque
volte a velocità differenti, ad esempio); la voce di Paola Tagliaferro è stata
registrata realmente nella stiva di una piccola imbarcazione; la voce di Rita
Tekeyan è stata frullata e ricomposta; un lavoro di creazione musicale
attraverso l’oggetto stesso musicale e non lo strumento musicale. Ecco “SIREN”
nasce dalla evoluzione del concetto di creazione musicale, e rappresenta per me
il “mio aspetto femminile/materno di guerriero”, rappresenta la dolcezza che
sfregia più di una lama di rasoio. SIREN è il come avrei voluto una madre ed è
come avrei voluto essere difeso da essa. SIREN è una “cantata” tutta femminile,
una rivendicazione della forza femminile ed è una bestemmia contro
l’insensibilità economico-sociale che riduce il nostro spazio vitale in
dimensioni sterili.
Mi parli degli ospiti? Chi ha
collaborato alla realizzazione di “SIREN”?
Tu sai che io provengo dai Dobling Riders e che fin dagli anni
ottanta abbiamo ideato la DOUBLING MUSIC, adottando collaborazioni a distanza
prima ancora che internet facilitasse questo metodo compositivo. Ho
rispolverato la lista degli amici, ne ho inseriti di nuovi e il cast si è
realizzato quasi da solo. Una soddisfazione immensa riprendere i contatti con
Sean Breadin con il quale circa dieci anni fa avevamo realizzato MUSICA -
FIUTO; una gioia a riconnettermi con Riccardo Sinigaglia, (Futuroantico,
Doublig Riders) con il quale sto attivamente lavorando per la terza parte della
triologia; e poi Alistar Murphy, The Curator, grandissimo musicista neo prog;
Paolo Tofani amico dello spirito incredibile e vero; Paola Tagliaferro altra
amica dalla voce incredibile; Rita Tekeyan libanese dalla forza di uno
splendido cedro; Arthuan Rebis con un’arpa magica e Nadi Paola Matrone con i
suoni della sua anima affidati a percussioni di vetro e poi... Alison
O’Donnell, immensa voce dei Mellow Candle, con la quale ho scritto il testo di
“THE MOTHER” che lei ha interpretato magistralmente. E poi... Judy Dyble,
un’amica vera, grandissima musicista che mi ha regalato il suono della sua
autoharp... ma non vorrei dimenticare neppure il trio Cavalazzi, tre
giovanissimi che hanno impresso in questo lavoro (e in ICEREPORT) un marchio
indelebile ed uno spessore energetico eccezionale. Infine Maria Assunta Karini
ha fornito la sua eclettica arte per donare immagini indimenticabili per le tre
cover della trilogia. Qui le mani che tengono delle Sirene / Barbie è un’opera
d’arte che lascia emozionati. Spero di non aver dimenticato nessuno...
Dal punto di vista tecnico e
strumentale colpisce il connubio tra classicità e “manipolazione” dei suoni:
come definiresti la tua attuale proposta musicale?
Caro Athos, non so proprio come definire questo risultato. Pensaci
tu! Certo che oggettivamente ci troviamo davanti a qualcosa di spiazzante, di
particolare e - forse - di nuovo. Forse un termine abbastanza adatto è “Neo
Contemporaneo”, cosa ne dici? Anche se il termine appare molto paludato e può
allontanare il potenziale ascoltatore, invece che invogliarlo... io propenderei
per “music-art” dove, molto più semplicemente, si cerca di spiegare che
l’ascolto non è solo qualcosa di leggero ma di un pochino più impegnativo...
Mi racconti qualcosa dell’artwork
un pò… vintage e molto efficace?
Maria Assunta Karini è una delle
poche artisti italiane a livello mondiale. Quando la critica ufficiale se ne
accorgerà sarà sempre tardi. Le sue immagini sono geniali e quanto di vintage
tu cogli è un modo disinibito di unire antico e moderno, come le tinte musicali
di questo CD.
”ARIAE” aveva una dedica
particolare e precisa: a chi hai rivolto il pensiero scrivendo “SIREN”?
Anche in questo caso penso alle
donne, alle madri e a tutto il mondo che cerca di uccidere i ruoli che nascono
dall’anima. Essere madre è un modo rivoluzionario di essere donna.
La trilogia può avere altri
risvolti oltre alla dimensione “studio”?
Sarebbe bello poter fare girare i
teatri del mondo con uno spettacolo con tanti ospiti e qualcosa che sia una
sorta di cinema che si trasforma in teatro e in musica. Io una idea ce l’avrei
anche, ma ci vorrebbe un vero produttore che di questi tempi è merce rarissima.
Lo hai già detto, ma delineiamo
bene il futuro prossimo: da cosa sarà costituito il terzo episodio, previsto
per il 2018?
Come ti dicevo, ripercorrendo il
rodato circuito filosofico “tesi, antitesi, sintesi”, con il terzo ed ultimo
episodio arriveremo al ghiaccio, ICEREPORT è infatti la fase finale dove l’aria
fredda fa ghiacciare l’acqua e poi il ghiaccio si scioglie lasciando un eterno
ripetersi di riti scientifici che stupiscono tutte le anime bambine.
Grazie Francesco...