Parto da una canzone per raccontare un importante episodio legato alla sfera affettiva di un grande
musicista,Eric Clapton, e di alcuni “suoi
amici”.
Sto parlando di
"Layla", che
vediamo/ascoltiamo a fine post in una versione “antica”, che vede Clapton
accompagnato da amici vari (qualcheStones,Winwoodecc.) e, a seguire, in una
rivisitazione più recente, unplugged, come ancheio ho avuto modo di vedere
nell'estate del 2006 a Lucca.
Ma vediamo cosa c'è dietro al brano.La leggenda vuole che
"Layla" sia stata ispirata daPattie Boyd, la donna allora
divisa tra "Slowhand" e il suo grande amicoGeorge Harrison,amante del primo,
moglie del secondo.
Clapton
definisce la canzone come "una storia d'amore accaduta un centinaio
d'anni fa".
Chi
era... chi é Patty?Ecco
come è descritta.
È stata la musa dei miti rock, ha sposato George
Harrison ed Eric Clapton, con loro e molti altri ha diviso sesso, droghe,
alcol e triangoli sentimentali ad alto rischio. Per lei sono nati brani immortali
come "Something" dei Beatles e "Layla" di Eric
Clapton. Patricia Ann Boyd raccontò tutto senza censura,
nella biografia "Wonderful
Today".
Negli
anni '60 della Swinging London, dell'estate dell'amore e della controcultura,
con la sua figura esile ed aggraziata, Pattie divenne un mito, un'icona di
bellezza proprio come la contemporanea indossatrice Twiggy. Tanto
fascino non passò inosservato fra le divinità del rock e la Boyd fu amica (per
molti anche amante) di Mick Jagger e John Lennon, ma fece scalpore
soprattuttoil tormentato triangolo tra lei, George Harrison ed Eric
Clapton.
Proprio
i dettagli su questa liaison sono quelli che destano maggiore scalpore. Pare
che Eric Clapton, pazzo d'amore per la Boyd, allora moglie del suo miglior amico
Harrison, arrivò a minacciare di distruggersi con l'eroina se
lei non fosse fuggita con lui. "Sei pazzo? risposi" si legge
in "Wonderful Today", "no, è proprio così, è finita disse Clapton". Non
lo vidi più per tre anni, fece quello che aveva detto, divenne schiavo
dell'eroina. Ma lui e noi tutti prendevamo già un sacco di roba: cocaina,
marijuana, stimolanti, tranquillanti".
Dietro
l'estate dell'amore, i capelli lunghi e i camicioni hippie, dietro inni alla
vita come "Here Comes The Sun", si nascondevano gli eccessi
tossici e l'infedeltà. "George mi suonava Something in cucina",
scrive la Boyd, "ma poi si infilava in camera da letto con
Krissie, moglie di Ron Wood, Maureen, moglie di Ringo, e molte altre. Era
ossessionato dal dio indù Krishna , sempre circondato da mille
concubine. Voleva essere così".
Un
triangolo di autodistruzione, con Harrison schiavo della cocaina "che
gli cambiò la personalità, era sempre depresso", e Clapton
che dopo essersi ripulito dall'eroina annegava nella vodka. "Mi voleva
portare in una direzione che non avrei certo voluto", si legge ancora
nelle memorie di Pattie Boyd, "ma quando mi cantò Layla e mi resi conto
di aver ispirato tanta passione e creatività, caddi fra le sue
braccia". E furono nozze e colossali bevute.
Pur non
essendo la classica groupie che vive per far sesso con le rockstar, fra una
tirata di coca e una sbronza al whisky, Pattie si trovò presa nel turbine. Come
quella volta tra le 25 camere da letto della villa vittoriana di Clapton, a Friar
Park, descritto come "un manicomio, dove tutti erano
ubriachi e andavano con tutti". E quei tutti hanno nomi celebri, come
gli altri tre Beatles, il manager Brian Epstein, Keith
Richards degli Stones, Joe Cocker,Jimmy Page degli Zeppelin,
gli amici invasati dell'induismo e dell'Oriente, John Riley, medico
di Harrison a cui preparava il caffé con l'Lsd.
A me
piace pensare a "Layla" come ad una bella canzone, in qualsiasi
salsa la si proponga, cercando di obliare che dietro ad un riff indovinato, e a
parole d'amore, si celi tanto dolore...
Gianni Venturipropone un nuovo progetto, ancora una
volta impegnato, sbilanciato, poetico, avanguardistico, insomma, tante
denominazioni che, da sole, poco aiutano nella comprensione della sua visione
musicale.
Seguo Venturi dal 2012, ovvero dalla
sua performance sul palco del Prog Liguria, quando il suo ruolo era quello di frontman
degli Altare Thotemico: in dieci anni ci si evolve, si ritrovano le origini o entrambe le cose!
Qualunque cosa esca dal suo cilindro
artistico ha caratteristiche precise, che relegano la proposta a “idee di e
per la nicchia”, non accessibili a tutti, non certo un problema per chi ha
deciso di raccontare il mondo e la vita che lo anima provando ad escludere
compromessi, basandosi sulla libertà di pensiero, essendo conscio, comunque, di
essere ancorato ad un sistema largamente imperfetto di cui tutti facciamo
parte. Combatterlo è il minimo che si possa fare, e se si è in grado di giocare
con l’arte, esistono grandi possibilità di essere efficaci e di raggiungere un
obiettivo minimo prefissato.
Mi rifaccio ad una citazione amica
che condivido in pieno e che sancisce la differenza tra il mainstream e la
proposta impegnata: la musica che passa oggi il convento serve, al massimo, a
muovere il corpo, mentre ne esiste un’altra capace di far muovere la mente!
La distinzione tra musica e parola si
annulla all’interno di una canzone, anche nella forma più “tradizionale”,
giacché nasce un reciproco sostentamento - tra lirica e sonorità - e la
dicotomia tra le due forme artistiche porterebbe verso altri sentieri.
Venturi ci suggerisce la sua versione…
Una fusione tra versi e suono, Poesia
sonora? I testi sono parte integrante del mio percorso poetico e di vita,
poiché non mi riesce di separare la poesia dalla mia vita. Tutti i suoni sono
prodotti dalla voce, supportata da effetti vari…
L’album rilasciato da poco si
intitola “Il Poema della Balena Spiaggiata",
solo voci e poesia, elementi attraverso i quali Venturi canta l’amore e denuncia
il degrado morale che ci circonda.
“Balena spiaggiata” usata come
metafora della situazione umana, della frenesia di arrivo consumistico che
conduce ad annaspare per la scarsità di acqua, elemento simbolo della vita, quell’acqua
di cui abbiamo bisogno, che si riduce giorno dopo giorno mentre il dramma
aumenta attraverso l’incoscienza e l’inconsapevolezza di chi pensa che il
problema sia di qualcun altro.
Come balene spiaggiate, boccheggianti,
siamo così,
la poesia dell’acqua evapora tra
miasmi velenosi e perduta memoria.
C’è un buco nero che attrae inesorabile
individui destinati ad una massificazione irreversibile…
Undici tracce in cui l’elemento
poetico passa attraverso la voce evocativa di Venturi, capace di disegnare
scenari e modellare atmosfere.
È un viaggio che nasce già nei titoli dei
vari “brani”, in altre situazioni fuorvianti, ma in questo caso illuminanti.
È un iter, dicevo, che muove le
coscienze, induce a riflessioni, e realizza un percorso di bellezza e pulizia d’animo,
fornendo una possibile risposta a chi da sempre si interroga sul ruolo sociale
della musica, importante quando riesce ad allietare una giornata… fondamentale quando
è in grado di aprire la mente consentendo un giudizio libero e favorendo una
successiva azione di contrasto agli errori.
Ho scelto come sample un episodio
esemplificativo particolare, unione tra messaggio, poesia, cultura sonora e avanguardismo
espositivo: “Le Madri di Palestina”...
Un altro episodio di estrema qualità,
un contenitore che consiglio a tutti, a patto di avere tra le caratteristiche personali
un minimo di sensibilità e virtuosismo.
Both
Sides, Nowè una canzone di Joni Mitchell:
registrata per la prima volta da Judy Collins, apparve nella classifica dei
singoli statunitensi durante l'autunno del 1968. L'anno successivo fu inclusa
nell'album “Clouds”, della Mitchell, e divenne una delle sue canzoni più
conosciute. Da allora è stata registrata da dozzine di artisti, tra cui Dion
nel 1968, Clannad con Paul Young nel 1991, e la stessa Mitchell che ha
ri-registrato la canzone con un arrangiamento orchestrale nel suo album del
2000 Both Sides Now.
Nel 2004, Rolling Stone ha classificato "Both
Sides, Now" al numero 170 nella sua lista delle 500 migliori canzoni.
Joni Mitchell ha detto che "Both Sides, Now"
è stato ispirato da un passaggio di “Henderson the Rain King”, un
romanzo del 1959 di Saul Bellow.
“Stavo
leggendo ... “Henderson the Rain King”, su un aereo e all'inizio del libro… anche
Henderson era in aereo. In viaggio verso l'Africa, guarda giù e vede queste
nuvole. Ho posato il libro, ho guardato fuori dalla finestra e anche io ho
visto delle nuvole, e ho subito iniziato a scrivere la canzone. Non avevo idea
che sarebbe diventata così popolare.”
La celebrazione della fragilità umana e della giovinezza
perduta, una vita racchiusa dentro una canzone che ancora oggi sconcerta e
intimidisce. Una lirica che riflette il disagio per certe decisioni prese dopo il
fallimento del primo matrimonio e dopo la sua decisione di dare la figlia in
adozione.
"Both Sides, Now"
appare nell'album "Joni Mitchell: Live at the Second Fret 1966"
(2014, All Access Records, AACD0120), una performance dal vivo il 17 novembre
1966, al The Second Fret a Philadelphia, che è stata trasmessa in diretta da
WRTI, la stazione radio della Temple University. Ciò suggerisce che Mitchell
abbia scritto la canzone prima del 1967 (l'anno di composizione citato
nell'articolo del Los Angeles Times sopra) e precede la prima pubblicazione di
Judy Collins nel 1967.
"Both Sides, Now" è
scritta in fa diesis maggiore. Mitchell ha usato un'accordatura della chitarra
D-A-D-F#-A-D con un capo al quarto tasto. La canzone utilizza una progressione
di accordi I-IV-V modificata.
Mitchell ha ri-registrato la
canzone in modo lussureggiante e orchestrato per il suo album del 2000 “Both Sides Now” e ha fatto vincere all'arrangiatore Vince
Mendoza un Grammy Award per il miglior arrangiamento strumentale che accompagna
i cantanti.
Nell'aprile 2000, due mesi
dopo l'uscita dell'album, Mitchell ha cantato la canzone con un'orchestra di 70
elementi alla fine di una celebrazione all-star a lei dedicata all'Hammerstein
Ballroom di New York City.
La versione del 2000 viene suonata durante una scena
emozionante con Emma Thompson nel film del 2003 “Love Actually”.
Il brano è stato anche proposto durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali del 2010.
Il testo originale e tradotto
è fruibile a fine articolo.
L'album del 2000 è un concept che traccia il progresso delle relazioni moderne attraverso l'interpretazione
orchestrale della Mitchell di alcune classiche canzoni jazz. Nell'album trovano
posto anche due composizioni originali della Mitchell: Both Sides Now e A Case of You. Gli arrangiamenti e la conduzione dell'orchestra sono di Vince
Mendoza.
L'album ha
vinto due Grammy Awards nel 2001 come Best Traditional Pop Vocal Album e Best
Instrumental Arrangement Supporting Vocalis per la canzone "Both Sides
Now" e un Juno Award come Vocal Jazz Album of the Year.
Ma veniamo a tempi più recenti.
Il 24 luglio 2022 Joni
Mitchell è salita sul palco del Newport Folk Festival, dove mancava dal 1969,
per uno show non annunciato, il suo primo spettacolo di lunga durata dal 2000 a
oggi, quando decise di non effettuare più vere e proprie tournée.
Un festival storico, che ha
visto nascere leggende come Bob Dylan e Joan Baez e che è stato quindi testimone del grande ritorno di Joni Mitchell.
La cantautrice canadese, che
nel 2015 era stata colpita da un grave aneurisma, ha regalato una grandissima
emozione a tutti i suoi fan, dopo oltre vent'anni di lontananza dalle scene e a
53 anni dalla sua precedente esibizione nella rassegna che si tiene ogni anno
nella cittadina statunitense del Rhode Island.
Joni, classe 1943, è
salita sul palco a metà di un set di Brandi Carlile e ha mostrato fin da subito
il suo carisma e la sua classe senza eguali.
Seduta su un 'trono', la
cantante ha presentato 13 brani del suo grande repertorio e ha commosso il
pubblico e i “colleghi on stage con il suo brano simbolo, “Both sides now”.
Tutto all'insegna di un'idea:
ricreare i famosi "Joni Jams", gli incontri informali avvenuti fra
musicisti di grande livello, nella casa di Joni Mitchell a Los Angeles. Una
iniziativa presa dopo la malattia che l’aveva colpita, lasciandola praticamente
paralizzata e incapace di parlare. Da quell'evento così drammatico, sono però
nate queste riunioni: da Carlile a Elton John, da Herbie Hancock a Bonnie
Raitt, in tanti si sono ritrovati attorno all'artista, per scambiarsi canzoni e
storie.
Impossibile restare indifferenti...
Rows
and flows of angel hair
And
ice cream castles in the air
And
feather canyons every where
I've
looked at clouds that way
Strisce e cascate di capelli d'angelo
e castelli fatti di gelato nell'aria
e canyon fatti di piume per ogni dove
Io vedevo in questo modo le nuvole
But
now they only block the sun
They
rain and snow on everyone
So
many things I would have done
But
clouds got in my way
Ma ora stanno solo oscurando il sole
fanno cadere pioggia e neve su tutti
noi
Così tante cose vorrei aver fatto
ma le nuvole si sono messe sulla mia
strada
I've
looked the clouds from both sides now
From
up and down and still somehow
It's
cloud's illusions I recall
I
really don't know clouds at all
Ormai ho guardato le nuvole da
entrambi i lati / da sotto e da sopra e ancora in qualche altro modo
Sono le illusioni delle nuvole ciò
che ricordo
In realtà non conosco affatto le
nuvole
Moons
and Junes and ferries wheels
The
dizzy dancing way that you feel
As
every fairy tale comes real
I've
looked at love that way
Lune di giugno e ruote a pale di
ferry-boat / il ritmo vorticoso e danzante che senti tuo
quando ogni fiaba diventa realtà
In
questo modo vedevo l'amore
But
now it's just another show
you
leave 'em laughing when you go
And
if you care, don't let them know
Don't give yourself away
Ma ora è tutto un altro spettacolo
li lasci ridere quando te ne vai
E se ti interessa, non farglielo
sapere
Non (devi) dar via te stessa
I've
looked at love from both sides now
From
give and take and still somehow
It's
love's illusions that I recall
I
really don't know love
Really
don't know love at all
Ormai ho guardato l'amore da entrambi
i lati / prendere lasciare e ancora in qualche altro modo
Sono le illusioni dell'amore ciò che
ricordo
In realtà non conosco affatto l'amore
Tears
and fears and feeling proud
To
say, "I love you" right out loud
Dreams
and schemes and circus crowds
I've
looked at life that way
Lacrime e paure e sentirsi orgogliosi
Dire decisi "Ti amo" ad
alta voce
Sogni e progetti e folle da circo
Ho guardato alla vita in quel modo
Oh,
but now old friends they're acting strange
And
they shake their heads, they say I've changed,
well
something's lost, but something's gained
In living every day
Oh, ma ora i vecchi amici si
comportano in modo strano
E scuotono la testa, dicono che sono
cambiata
Beh, qualcosa è andato perso, ma
qualcosa si è guadagnato / nel vivere ogni giorno
I've
looked at life from both sides now
From
win and lose and still somehow
It's
life's illusions I recall
I
really don't know life at all
Ormai ho guardato la vita da entrambi
i lati / vincere o perdere e ancora in qualche altro modo
Ha cominciato a scrivere sin da
bambino, la sua prima poesia a nove anni: “Un cavallo che corre felice, nella
sua verde prateria, non sa che dietro di lui, c’è una triste civiltà, che lo
chiuderebbe in una gabbia, non andare cavallo, corri nella tua prateria, vivi
la tua libertà”. In casa sua suonavano tutti, e piano piano anche i fratelli
hanno cominciato. Le prime cose che ha fatto ufficialmente sono un 45 giri
prodotto dalla Fonoprint la casa di Dalla, distribuito dalla EMI. Si è dedicato
alla poesia sonora allestendo performance ovunque, in strada, nelle case, nei
parchi ed anche in luoghi deputati. Poi l’incontro con Roberto Roversi che ha
curato la prefazione del suo primo volume di poesie edito dalla Cappelli di
Bologna “Involuzione Premeditata”. Ha pubblicato a sue spese un romanzo
Kristos, ben prima di Matrix che trattava argomenti simili. Poi il centro
d’arte Masaorita, dove arte, poesia musica si alternavano ogni sera, dal quale
è nata una piccola casa editrice curata da Salvatore Jemma, Maurizio Maldini e
l'artista, che ha pubblicato poeti italiani e stranieri, tra i quali Roberto
Roversi, oltre al suo volume Il sogno della Palude. Per qunato riguarda la
musica, ha pubblicato: Blus sottile prodotto dalla Fonoprint col fratello
Maurizio. Con gli Altare Thotemico Altare Thotemico, Sogno errando, Selfie ergo
sum usciti per la Maracash con i Tazebao alla batteria Gigi Cavalli Cocchi
Sempre Maracash Opium populi. Con Alessandro Seravalle: Qohelet edito dalla Lizard.
Con Giacomo Marighelli: Vuoto Pneumatico. Con il progetto Moloch insieme a
Lucien Moreau MOLOCH, IL VANGELO DO MOLOCH. Dischi solisti: Mantra Informatico
Per la M.P.& records, Socrate è Morto Autoprodotto, Il poema della balena
spiaggiata prodotto dalla PMS Studio. Sempre per la PMS Studio, Alice &
Peter l'album L’amore è una grazia. L’amore è una grazia volume di poesie con
illustrazioni di Gigi Cavalli Cocchi. Un altro romanzo con l’Altromondo editore
Laksmi Shiva (diario di un’assassina), un volume di poesia con Ladolfi editore
21 Grammi di solitudine. Il primo disco degli Altare Thotemico è stato premiato
dai Prog Awards come miglior disco di esordio in Italia e terzo nel mondo. Gli
Altare sono all’interno di due enciclopedie del Prog curate da Massimo Salari.
Come cantautore è all’interno del dizionario dei cantautori diretto da Michele
Neri. Ha un suo blog dove metto le mie cose, che siano pensieri o poesia, o
musica.
Gianni Minà con Gabriel García Márquez, Sergio Leone,
Muhammad Ali e Robert De Niro
È mancato Gianni Minàall’età di 84 anni.
Di sé diceva:
<<Mi hanno sempre attratto
persone capaci di andare controcorrente, anche a costo dell'isolamento, capaci
di raccontare storie, di mostrare altre visioni. E inevitabilmente hanno acceso
la mia curiosità, perché, come diceva il mio amico Eduardo Galeano, capace di
raccontare la storia dell'America Latina attraverso racconti ironici e
apparentemente non importanti, fatti di cronaca, “il cammino si fa andando”,
non sai mai dove queste storie ti possano portare. È il bello della vita, tutto
sommato>>.
Una vita da giornalista, sempre in prima linea, tra sport,
sociale e musica.
Parlando di quest’ultima propongo tre perle video… andiamo a
scoprire quali…
Blitz, Gianni Minà in compagnia di
Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani
Blitz 1982 - Puntata del 20/06/1982
Gianni Minà intervista Pino Daniele e
Richie Havens al Castello di Carimate durante le registrazioni del disco del
1983 "Common Ground"
RAI – Blitz – Programma del 2-05-1982
Jethro Tull Live In Roma 1982-Teatro
Tenda - 7 Up
Intervista con Ian Anderson, Jethro
Tull, Roma 1982
The Plastic People of the Universe(PPU)
è un gruppo rock ceco di Praga. Sono considerati i principali rappresentanti
della cultura underground locale (1968-1989), che ha sfidato il regime
comunista cecoslovacco. I membri della band subirono spesso gravi
ripercussioni, tra cui arresti e procedimenti giudiziari a causa dei loro
ideali anticonformisti. Il gruppo continua ad esibirsi, nonostante la morte nel
2001 del suo fondatore, principale compositore e bassista, Milan Hlavsa.
Ad oggi (2023), hanno pubblicato nove album in studio e oltre una dozzina di
album dal vivo.
Nel 2016, il
gruppo si è diviso in due a causa di differenze interne. Il gruppo originale è
composto dal bandleader Josef Janíček, Vratislav Brabenec, Jaroslav
Kvasnička, Johnny Judl Jr, e David Babka. Il secondo gruppo
scissionista, che si esibisce sotto il nome di The Plastic People of the
Universe/New Generation, è composto da Jiří Kabeš, Josef Karafiát,
Jakub Koláček, Wenca Březina e Vojtěch Starý.
Un
po’ di storia…
Formazione
e primi anni: 1968–1974
Dal gennaio
all'agosto 1968, sotto il governo del leader del Partito Comunista Alexander
Dubček, i cecoslovacchi sperimentarono la Primavera di Praga. In agosto, le
truppe sovietiche unite ad altre del Patto di Varsavia, invasero il paese
portando al rovesciamento del governo di Dubček e al periodo che divenne noto
come normalizzazione.
Meno di un
mese dopo l'invasione, il bassista Milan Hlavsa, che all'epoca aveva
diciassette anni, formò i Plastic People of the Universe. Il resto della band
era composto da Michal Jernek (voce, clarinetto), Jiří "Přemysl"
Števich (chitarra) e Josef Brabec (batteria). Pochi mesi dopo, Pavel Zeman
sostituì Brabec e il chitarrista e tastierista Josef Janíček si unì alla band.
Il gruppo fu
fortemente influenzato da Frank Zappa e dai Velvet Underground (la band di
Zappa, i Mothers of Invention, presentò la canzone "Plastic People"
nel loro album del 1967 “Absolutely Free” e ispirò il nome del gruppo ceco). Lo
storico dell'arte e critico culturale ceco Ivan Jirous divenne il
manager/direttore artistico della band l'anno successivo, svolgendo un ruolo
simile a quello di Andy Warhol con i Velvet Underground. A questo punto la
composizione della band cambiò e Jirous presentò Hlavsa al chitarrista Josef
Janíček e al violista Jiří Kabeš, che, insieme al sassofonista Vratislav
Brabenec, formarono il nucleo del gruppo, con un cast rotante di batteristi che
includeva Jiří Šula, Jaroslav Vožniak, Jan Schneider e Jan Brabec.
Il
consolidato governo comunista ceco revocò la licenza musicale della band nel
1970.
Poiché Jirous
credeva che l'inglese fosse la lingua franca della musica rock, invitò Paul
Wilson, un traduttore e scrittore canadese che aveva lavorato a Praga, per
insegnare alla band i testi delle canzoni americane che interpretavano e per tradurre
il loro materiale originale ceco in inglese. Wilson fu il cantante della band
dal 1970 al 1972. Durante questo periodo il repertorio del gruppo attingeva
pesantemente alle canzoni dei Velvet Underground e dei Fugs. Le uniche due
canzoni cantate in ceco in questo periodo erano "Na sosnové větvi"
e "Růže a mrtví", i cui testi erano scritti dal poeta ceco
Jiří Kolář.
Dopo che
Wilson se ne andò, la PPU attinse dal poeta Egon Bondy, il cui lavoro era stato
bandito dal governo. Nei tre anni successivi, i testi di Bondy dominarono quasi
completamente la musica della PPU. Nel dicembre 1974, la band registrò il loro
primo album in studio, “Egon Bondy's Happy Hearts Club Banned” (il titolo è un
gioco di parole su “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” dei Beatles), che fu
pubblicato in Francia nel 1978.
Persecuzione,
processo e conseguenze: 1974–1988
Nel 1974,
migliaia di persone viaggiarono da Praga a České Budějovice per vedere esibirsi
i Plastics. Fermati dalla polizia, furono rimandati a Praga e diversi studenti finirono
in carcere. La band fu costretta alla clandestinità fino alla Rivoluzione dei
Velluti, nel 1989. Incapaci di esibirsi apertamente, un intero movimento
culturale underground si formò intorno a loro durante gli anni ‘70. I
simpatizzanti del movimento erano spesso chiamati máničky, un termine
che si riferiva agli uomini con i capelli lunghi in quel periodo.
Nel 1976 i
Plastics e altre persone della scena underground furono arrestati e processati
(dopo essersi esibiti all'evento Druhý festival druhé kultury) dal governo
comunista, al fine di dare l'esempio. Furono riconosciuti colpevoli di
"disturbo organizzato della pace" e condannati a pene detentive che andavano
dagli otto ai diciotto mesi. Paul Wilson fu deportato, nonostante avesse
lasciato la band nel 1972. Altri artisti che subirono arresti e persecuzioni in
seguito a questo evento furono Pavel Zajíček, Svatopluk Karásek e František
Stárek. Dopo essere stati rilasciati dalla prigione, i Plastics continuarono a
fare musica. In risposta alla loro persecuzione, registrarono un certo numero
di composizioni che sono state raccolte nell'album “Kolejnice dúni”, pubblicato
nel 2000.
Sebbene il
PPU non fosse associato alla politica, le accuse del regime comunista contro di
loro portarono a varie proteste. Fu in parte in risposta agli arresti e ai
procedimenti giudiziari che il drammaturgo Václav Havel e altri scrissero Charta77. Il processo alla PPU divenne una pietra miliare per l'opposizione
contro il regime comunista in Cecoslovacchia.
Nel 1978, PPU
registrò l'album a tema pasquale “Pašijové hry velikonoční” (pubblicato in
Canada come The Passion Play dall'etichetta di Paul Wilson, Boží Mlýn
Productions). “Jak bude po smrti”, che mise in musica la poesia di Ladislav Klíma,
seguì nel 1979, e “Co znamená vésti koně” nel 1980. Nel 1982, Brabenec fu
costretto dalla polizia segreta a lasciare il paese come parte di Akce
Asanace ("legge sui servizi igienico-sanitari"), ed emigrò in
Canada. Dopo la sua partenza, la band pubblicò gli album “Hovězí porážka” nel
1983 e “Půlnoční myš” nel 1986.
All'epoca la
PPU comprendeva il clarinettista Petr Placák, il violoncellista Tomáš Schilla,
il chitarrista Milan Schelinger (fratello di Jiří Schelinger) e la cantante
Michaela Pohanková.
Nonostante i
loro scontri con il governo, i musicisti non si sono mai considerati attivisti
e hanno sempre affermato di voler suonare solo la loro musica.
Nella
primavera del 1987 furono organizzati due concerti legali, ma entrambi furono
infine cancellati dagli organizzatori, sotto la pressione della polizia. Ciò
portò a dispute tra i membri della band e alla fine il gruppo si sciolse.
Hlavsa, Janíček e Kabeš formarono il gruppo Půlnoc, che suonò pubblicamente dal
1988 e fu anche autorizzato a fare un tour negli Stati Uniti un anno dopo.
Půlnoc registrò due album nei primi anni 1990.
Riunione,
morte di Hlavsa e continuazione: 1997–2014
Dopo la
Rivoluzione di Velluto, nel 1989, l'unico concerto tenuto fu nel 1992, con la
vecchia formazione di Hlavsa, Janíček, Števich, Jernek e Zeman. Questo fu
registrato e pubblicato come “Bez ohňů je underground” nel 1993. Nel 1997,
Hlavsa, in collaborazione con Jan Vozáry (Oceán), pubblicò l'album live “Magické noci 1997”, che includeva vecchie canzoni dei Plastic People con un moderno
arrangiamento elettronico. L'album non è stato pubblicato fino al 2021. Sempre
nel 1997, su suggerimento del presidente Havel, la PPU si riunì in onore del
ventesimo anniversario di Charta 77. La loro formazione era composta da Hlavsa,
Brabenec, Janíček, Kabeš, Brabec e Joe Karafiát. Pubblicarono l'album live The
Plastic People of the Universe lo stesso anno e continuarono il tour.
Nel
1999, insieme a Lou Reed, PPU si esibì alla Casa Bianca durante la visita di
stato di Václav Havel
Milan Hlavsa
morì di cancro ai polmoni nel 2001. A seguito di ciò i Plastics si chiesero se
continuare o meno senza il loro frontman e compositore principale ma, dopo
lunghe discussioni, decisero di onorare la sua memoria mantenendo la band in
vita. Quell'anno, pubblicarono una raccolta di composizioni inedite di Hlavsa,
sotto il titolo “Líně s tebou spím / Lazy Love – In Memoriam Mejla Hlavsa”.
Eva Turnová,
dei DG 307, divenne la nuova bassista della band. Ludvík Kandl (Hudba Praha) divenne
il batterista (fu sostituito da Jaroslav Kvasnička nel 2009) e negli anni
2001-2009, arrivò il contrabbassista Ivan Bierhanzl, che si era brevemente
esibito con la band nel 1970.
Nel 2003, la
Corte Suprema della Repubblica Ceca ha ribaltato i verdetti del 1976 contro i
membri della PPU. Successivamente, in collaborazione con l'Agon Orchestra, la
band ha ri-registrato due dei loro vecchi concept album: “Jak bude po smrti”
del 1979 (registrato nel 2003 e pubblicato nel 2010 come “Obešel já polí pět”)
e “Pašijové hry velikonoční” del 1978 (registrato e pubblicato nel 2004).
L'interesse
per la band si è riacceso nel 2006, grazie alla commedia “Rock 'n' Roll”, di
Tom Stoppard, che conteneva due delle loro canzoni e aveva diversi personaggi
che discutevano della musica della band e dei suoi effetti sulla società ceca.
Nel dicembre
2009 i PPU hanno pubblicato il loro primo album in studio dal 2001 e il loro
primo senza Hlavsa, intitolato “Maska za maskou”.
Nel 2014, i
Plastic People of the Universe hanno collaborato con la Brno Philharmonic per
una performance sinfonica del loro album del 1981, “Co znamená vésti koně”.
Controversie
e divisione: 2015–presente
Le
controversie sorsero presto tra i membri della PPU e si verificò una spaccatura
distintiva, e Kvasnička e Turnová se ne andarono.
Il 17
novembre 2015 la band si è esibita di nuovo con la Brno Philharmonic e una
registrazione del concerto è stata pubblicata nel 2017. Poiché il concerto era
stato provato insieme ai due membri recentemente scomparsi, Kvasnička e Turnová
furono costretti ad esibirsi, una decisione con cui Kabeš non era d'accordo, e
che successivamente portò alla sua partenza. Karafiát seguì l'esempio poco
dopo. Dopo il concerto, Brabenec ha annunciò la sua partenza e nel gennaio 2016
Janíček ha seguito la stessa strada.
Kabeš e
Karafiát aggiunsero quindi il bassista Tomáš Skřivánek, il batterista Jan Ježek
e il tastierista Vojtěch Starý alla formazione della band e decisero di
continuare sotto il nome di The Plastic People of the Universe/New Generation,
tornando in seguito al nome originale. I membri defunti della band (Brabenec,
Janíček, Kvasnička), d'altra parte, continuarono come unità separata, sebbene
utilizzassero anche il nome originale PPU, intraprendendo un tour con materiale
“Co znamená vésti koně”, esibendosi nella città ucraina di Kharkiv il 18
ottobre 2016, come parte della commemorazione dell'ottantesimo compleanno di
Václav Havel.
Entrambe le
formazioni, con il bassista Johnny Judl Jr e il chitarrista David Babka che si
unirono al gruppo dei Brabenec, successivamente si esibirono con lo stesso
nome, e sorsero discussioni su chi fossero i "veri" Plastics.
Nel 2018, PPU
ha celebrato il suo cinquantesimo anniversario. Il momento clou delle
celebrazioni è stato un concerto sold-out del gruppo di Brabenec al Palazzo
dell'Acropoli di Praga. Diversi membri precedenti del gruppo parteciparono, tra
cui Josef Rössler, Vladimír Dědek, Tomáš Schilla, Jan Brabec e Petr Placák.
Alcuni
giorni fa ho pubblicato un articolo di terzi in cui era ricordato un concerto
dei King Crimsonavvenuto
il 19 marzo del 1974 ad Udine.
In
quel post, scritto in totale buona fede, esiste un macroscopico errore, o forse
tutta una serie di fraintendimenti ha portato fuori strada su di un argomento
delicato quando si parla di King Crimson e di fan musicali in generale, fatto sta che il
ritrovamento di un brano, che ha messo in crisi la memoria dello stesso Fripp,
necessita di un giusto protagonista, una persona da poter ringraziare per la
scoperta, attribuendo i dovuti meriti, magari stabilendo percentuali corrette
tra chi ha contribuito alla rivelazione.
Ad
aiutarmi in questo atto di democrazia musicale è Mauro Furlan, che prova
a riscrivere la storia nella sua completezza, aggiungendo un po' di
documentazione che inserisco a seguire.
Questo il suo racconto…
Come Alessandro Pizzin (in arte anche Alieno De Bootes) ha più volte
documentato in varie sedi,
la cosiddetta
vicenda della “canzone perduta” nasce
dall’aver custodito per anni una audiocassetta donatagli dall’amico Tullio
Angelini (musicista, musicologo, discografico indipendente e ricercatore antropologico),
meritorio futuro organizzatore di rassegne musicali internazionali di musiche
di confine, quali ZATTERE ALLA DERIVA e soprattutto ALL FRONTIERS, nonchè
produttore di numerosi album di grande importanza documentale per le nuove
musiche con la sua etichetta MoreMusic.
La cassetta in questione (peraltro un riversaggio ottenuto dall’originale
registrazione acrobaticamente eseguita con un Geloso a bobine), documentava
qualche cosa di sonicamente “anomalo”, data la presenza di una canzone
completamente sconosciuta (anche ad un appassionato ascoltatore come
Alessandro).
Da qui una sua estemporanea segnalazione a Sid Smith (c’è
tutta una sfilza di e-mail che lo documentano), che all’epoca
ancora non conosceva di persona, ma che aveva apprezzato come autore del
meraviglioso libro sulla band di Robert Fripp. Con questa segnalazione (siamo
verso la fine del 2005), Alessandro voleva provare a condividere questa sua, come
dice lui, “bizzarra supposizione”, ovvero l’esistenza
di un brano dei King Crimson rimasto fino ad allora completamente inedito e - per
certi versi - DIMENTICATO.
Lo scambio di e-mail documenta, usando sempre le parole di
Alessandro, “...l’avventura nel mondo parallelo
crimsoniano di un appassionato qualsiasi, che di colpo offre un contributo
inatteso alla storia di uno tra i suoi gruppi preferiti”.
La misteriosa canzone in oggetto, pensata per il tour del 1974, che
preannunciava l’album ‘Starless...’ ed iniziato da Udine il 19 marzo del 1974, era parte
integrante della scaletta del concerto (ma lo fu SOLO per quel concerto!) e
appariva all’ascolto un brano completo di tutte le componenti (strofe, cambi
solo e finale).
C’è anche da notare che al momento di iniziare il tour, in
realtà parte dei brani eseguiti erano ancora incompleti. Lo stesso brano che dà il titolo
al disco era proposto con le liriche ancora in divenire, con John Wetton costretto
a cantare con una sorta di grammelot verbale. I testi erano stati scritti, come
del resto tutto l’album ‘Starless...’, con la collaborazione di Richard Palmer-James, noto per
essere stato membro fondatore dei Supertramp nonchè paroliere dei nostrani La
Bionda.
Questa “avventura nel mondo parallelo crimsoniano”, si è articolata attraverso
numerosi scambi di e-mail tra Alessandro e Sid Smith, chea sua volta comunicava direttamente con i
componenti la band di allora (“le roi” Fripp compreso). Dopo un lunga serie di
bizzarri botta e risposta tra i destinatari delle indagini, è finalmente stato
trovato il bandolo della matassa grazie proprio a Richard Palmer James, che ha
individuato nel testo cantato la parola “avocado”, che gli ha fatto
improvvisamente ed opportunamente tornare in mente tutte le circostanze
relative alla genesi (quantomeno di testi) di quella particolare canzone
intitolata ‘Guts On My Side’.
Poco tempo dopo, Alessandro ha organizzato un evento all’interno di
un contenitore di incontri musicali che aveva chiamato Musica Continua. Tale evento,
che si è svolto a Mestre il 24.11.2006, prevedeva in pratica la presentazione
del libro sui King Crimson di Sid Smith (presente l’autore) ed
una performance (straordinaria e rimasta di fatto UNICA occasione mondiale!) di
Jakko Jakszyk e Mel Collins.
Continua Alessandro:“In
quell'occasione, dove per la prima volta Sid Smith raccontò pubblicamente la
storia di questa scoperta e propose un ascolto in anteprima di parte della
improbabile registrazione da me fornita, era presente un ragazzo che veniva da
Trieste (Degrassi) che, sentita la storia della scoperta del brano, propose a
Sid di recuperare una registrazione a suo dire “migliore” della “mia”... cosa
peraltro probabilmente vera. Qualche settimana dopo, constatata evidentemente
la qualità migliore della sorgente sonora (sicuramente NON un Geloso!), le
parti si accordarono per usare quella registrazione per l'editing ed il
mastering finale.”.
Va da sé che se vogliamo mantenere una certa onestà intellettuale
(e non solo quella), senza la scoperta del mio amico Alessandro nessuno avrebbe
posto l’attenzione su quel concerto (la DGM nei suoi archivi NON HA
la bobina di quella parte della performance).
Pertanto, credo sia giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che
è di Dio, citando inopportunamente una frase biblica.
Ovvero: a Mauro
Degrassi sicuramente il merito di aver fornito
una registrazione (probabilmente) decente del concerto di Udine del 19 aprile
1974, ma ad Alessandro Pizzin il merito di averla scoperta (con l’inconsapevole
- ma fondamentale - contributo del taper originale Tullio Angelini).
Questo il brano, che riporta la data sbagliata che, ribadisco, è il 19 marzo 1974.