giovedì 30 marzo 2023

Compie gli anni Eric Clapton, lo ricordo attraverso un suo brano simbolo, "Layla"


Parto da una canzone per raccontare un importante episodio legato alla sfera affettiva di un grande musicista, Eric Clapton, e di alcuni “suoi amici”.
Sto parlando di "Layla", che vediamo/ascoltiamo a fine post in una versione “antica”, che vede Clapton accompagnato da amici vari (qualche Stones, Winwood ecc.) e, a seguire, in una rivisitazione più recente, unplugged, come anche io ho avuto modo di vedere nell'estate del 2006 a Lucca.
Ma vediamo cosa c'è dietro al brano. La leggenda vuole che "Layla" sia stata ispirata da Pattie Boyd, la donna allora divisa tra "Slowhand" e il suo grande amico George Harrison, amante del primo, moglie del secondo.



Clapton definisce la canzone come "una storia d'amore accaduta un centinaio d'anni fa".
Chi era... chi é Patty? Ecco come è descritta.

È stata la musa dei miti rock, ha sposato George Harrison ed Eric Clapton, con loro e molti altri ha diviso sesso, droghe, alcol e triangoli sentimentali ad alto rischio. Per lei sono nati brani immortali come "Something" dei Beatles e "Layla" di Eric Clapton. 
Patricia Ann Boyd raccontò tutto senza censura, nella biografia "Wonderful Today".

Negli anni '60 della Swinging London, dell'estate dell'amore e della controcultura, con la sua figura esile ed aggraziata, Pattie divenne un mito, un'icona di bellezza proprio come la contemporanea indossatrice Twiggy. Tanto fascino non passò inosservato fra le divinità del rock e la Boyd fu amica (per molti anche amante) di Mick Jagger e John Lennon, ma fece scalpore soprattutto il tormentato triangolo tra lei, George Harrison ed Eric Clapton.

Proprio i dettagli su questa liaison sono quelli che destano maggiore scalpore. Pare che Eric Clapton, pazzo d'amore per la Boyd, allora moglie del suo miglior amico Harrison, arrivò a minacciare di distruggersi con l'eroina se lei non fosse fuggita con lui. "Sei pazzo? risposi" si legge in "Wonderful Today", "no, è proprio così, è finita disse Clapton". 
Non lo vidi più per tre anni, fece quello che aveva detto, divenne schiavo dell'eroina. Ma lui e noi tutti prendevamo già un sacco di roba: cocaina, marijuana, stimolanti, tranquillanti".

Dietro l'estate dell'amore, i capelli lunghi e i camicioni hippie, dietro inni alla vita come "Here Comes The Sun", si nascondevano gli eccessi tossici e l'infedeltà. "George mi suonava Something in cucina", scrive la Boyd, "ma poi si infilava in camera da letto con Krissie, moglie di Ron Wood, Maureen, moglie di Ringo, e molte altre. Era ossessionato dal dio indù Krishna , sempre circondato da mille concubine. Voleva essere così".

Un triangolo di autodistruzione, con Harrison schiavo della cocaina "che gli cambiò la personalità, era sempre depresso", e Clapton che dopo essersi ripulito dall'eroina annegava nella vodka. "Mi voleva portare in una direzione che non avrei certo voluto", si legge ancora nelle memorie di Pattie Boyd, "ma quando mi cantò Layla e mi resi conto di aver ispirato tanta passione e creatività, caddi fra le sue braccia". E furono nozze e colossali bevute.

Pur non essendo la classica groupie che vive per far sesso con le rockstar, fra una tirata di coca e una sbronza al whisky, Pattie si trovò presa nel turbine. Come quella volta tra le 25 camere da letto della villa vittoriana di Clapton, a Friar Park, descritto come "un manicomio, dove tutti erano ubriachi e andavano con tutti". E quei tutti hanno nomi celebri, come gli altri tre Beatles, il manager Brian Epstein, Keith Richards degli Stones, Joe Cocker, Jimmy Page degli Zeppelin, gli amici invasati dell'induismo e dell'Oriente, John Riley, medico di Harrison a cui preparava il caffé con l'Lsd.

A me piace pensare a "Layla" come ad una bella canzone, in qualsiasi salsa la si proponga, cercando di obliare che dietro ad un riff indovinato, e a parole d'amore, si celi tanto dolore...







mercoledì 29 marzo 2023

Gianni Venturi-“Il Poema della Balena Spiaggiata"


 

Gianni Venturi-"Il Poema della Balena Spiaggiata"

PMS Studio

 

Gianni Venturi propone un nuovo progetto, ancora una volta impegnato, sbilanciato, poetico, avanguardistico, insomma, tante denominazioni che, da sole, poco aiutano nella comprensione della sua visione musicale.

Seguo Venturi dal 2012, ovvero dalla sua performance sul palco del Prog Liguria, quando il suo ruolo era quello di frontman degli Altare Thotemico: in dieci anni ci si evolve,  si ritrovano le origini o entrambe le cose!

Qualunque cosa esca dal suo cilindro artistico ha caratteristiche precise, che relegano la proposta a “idee di e per la nicchia”, non accessibili a tutti, non certo un problema per chi ha deciso di raccontare il mondo e la vita che lo anima provando ad escludere compromessi, basandosi sulla libertà di pensiero, essendo conscio, comunque, di essere ancorato ad un sistema largamente imperfetto di cui tutti facciamo parte. Combatterlo è il minimo che si possa fare, e se si è in grado di giocare con l’arte, esistono grandi possibilità di essere efficaci e di raggiungere un obiettivo minimo prefissato.

Mi rifaccio ad una citazione amica che condivido in pieno e che sancisce la differenza tra il mainstream e la proposta impegnata: la musica che passa oggi il convento serve, al massimo, a muovere il corpo, mentre ne esiste un’altra capace di far muovere la mente!

La distinzione tra musica e parola si annulla all’interno di una canzone, anche nella forma più “tradizionale”, giacché nasce un reciproco sostentamento - tra lirica e sonorità - e la dicotomia tra le due forme artistiche porterebbe verso altri sentieri.

Venturi ci suggerisce la sua versione…

Una fusione tra versi e suono, Poesia sonora? I testi sono parte integrante del mio percorso poetico e di vita, poiché non mi riesce di separare la poesia dalla mia vita. Tutti i suoni sono prodotti dalla voce, supportata da effetti vari… 

L’album rilasciato da poco si intitola “Il Poema della Balena Spiaggiata", solo voci e poesia, elementi attraverso i quali Venturi canta l’amore e denuncia il degrado morale che ci circonda.

“Balena spiaggiata” usata come metafora della situazione umana, della frenesia di arrivo consumistico che conduce ad annaspare per la scarsità di acqua, elemento simbolo della vita, quell’acqua di cui abbiamo bisogno, che si riduce giorno dopo giorno mentre il dramma aumenta attraverso l’incoscienza e l’inconsapevolezza di chi pensa che il problema sia di qualcun altro.

Come balene spiaggiate, boccheggianti, siamo così,

la poesia dell’acqua evapora tra miasmi velenosi e perduta memoria.

C’è un buco nero che attrae inesorabile individui destinati ad una massificazione irreversibile… 

Undici tracce in cui l’elemento poetico passa attraverso la voce evocativa di Venturi, capace di disegnare scenari e modellare atmosfere.

È un viaggio che nasce già nei titoli dei vari “brani”, in altre situazioni fuorvianti, ma in questo caso illuminanti.

È un iter, dicevo, che muove le coscienze, induce a riflessioni, e realizza un percorso di bellezza e pulizia d’animo, fornendo una possibile risposta a chi da sempre si interroga sul ruolo sociale della musica, importante quando riesce ad allietare una giornata… fondamentale quando è in grado di aprire la mente consentendo un giudizio libero e favorendo una successiva azione di contrasto agli errori.

Ho scelto come sample un episodio esemplificativo particolare, unione tra messaggio, poesia, cultura sonora e avanguardismo espositivo: “Le Madri di Palestina”...



Un altro episodio di estrema qualità, un contenitore che consiglio a tutti, a patto di avere tra le caratteristiche personali un minimo di sensibilità e virtuosismo.

 


Un po' di biografia di Gianni Venturi…

https://athosenrile.blogspot.com/2023/03/biografia-di-gianni-venturi.html





martedì 28 marzo 2023

Joni Mitchell e il suo brano simbolo, "Both Sides, Now"

 


A proposito di canzoni senza tempo…

 

Both Sides, Now è una canzone di Joni Mitchell: registrata per la prima volta da Judy Collins, apparve nella classifica dei singoli statunitensi durante l'autunno del 1968. L'anno successivo fu inclusa nell'album “Clouds”, della Mitchell, e divenne una delle sue canzoni più conosciute. Da allora è stata registrata da dozzine di artisti, tra cui Dion nel 1968, Clannad con Paul Young nel 1991, e la stessa Mitchell che ha ri-registrato la canzone con un arrangiamento orchestrale nel suo album del 2000 Both Sides Now.

Nel 2004, Rolling Stone ha classificato "Both Sides, Now" al numero 170 nella sua lista delle 500 migliori canzoni.

Joni Mitchell ha detto che "Both Sides, Now" è stato ispirato da un passaggio di “Henderson the Rain King”, un romanzo del 1959 di Saul Bellow.

“Stavo leggendo ... “Henderson the Rain King”, su un aereo e all'inizio del libro… anche Henderson era in aereo. In viaggio verso l'Africa, guarda giù e vede queste nuvole. Ho posato il libro, ho guardato fuori dalla finestra e anche io ho visto delle nuvole, e ho subito iniziato a scrivere la canzone. Non avevo idea che sarebbe diventata così popolare.”

La celebrazione della fragilità umana e della giovinezza perduta, una vita racchiusa dentro una canzone che ancora oggi sconcerta e intimidisce. Una lirica che riflette il disagio per certe decisioni prese dopo il fallimento del primo matrimonio e dopo la sua decisione di dare la figlia in adozione.

"Both Sides, Now" appare nell'album "Joni Mitchell: Live at the Second Fret 1966" (2014, All Access Records, AACD0120), una performance dal vivo il 17 novembre 1966, al The Second Fret a Philadelphia, che è stata trasmessa in diretta da WRTI, la stazione radio della Temple University. Ciò suggerisce che Mitchell abbia scritto la canzone prima del 1967 (l'anno di composizione citato nell'articolo del Los Angeles Times sopra) e precede la prima pubblicazione di Judy Collins nel 1967.

"Both Sides, Now" è scritta in fa diesis maggiore. Mitchell ha usato un'accordatura della chitarra D-A-D-F#-A-D con un capo al quarto tasto. La canzone utilizza una progressione di accordi I-IV-V modificata.

Mitchell ha ri-registrato la canzone in modo lussureggiante e orchestrato per il suo album del 2000 “Both Sides Now” e ha fatto vincere all'arrangiatore Vince Mendoza un Grammy Award per il miglior arrangiamento strumentale che accompagna i cantanti.

Nell'aprile 2000, due mesi dopo l'uscita dell'album, Mitchell ha cantato la canzone con un'orchestra di 70 elementi alla fine di una celebrazione all-star a lei dedicata all'Hammerstein Ballroom di New York City.

La versione del 2000 viene suonata durante una scena emozionante con Emma Thompson nel film del 2003 “Love Actually”.

Il brano è stato anche proposto durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali del 2010.

Il testo originale e tradotto è fruibile a fine articolo.

L'album del 2000 è un concept che traccia il progresso delle relazioni moderne attraverso l'interpretazione orchestrale della Mitchell di alcune classiche canzoni jazz. Nell'album trovano posto anche due composizioni originali della Mitchell: Both Sides Now e A Case of You. Gli arrangiamenti e la conduzione dell'orchestra sono di Vince Mendoza.

L'album ha vinto due Grammy Awards nel 2001 come Best Traditional Pop Vocal Album e Best Instrumental Arrangement Supporting Vocalis per la canzone "Both Sides Now" e un Juno Award come Vocal Jazz Album of the Year.

Ma veniamo a tempi più recenti.

Il 24 luglio 2022 Joni Mitchell è salita sul palco del Newport Folk Festival, dove mancava dal 1969, per uno show non annunciato, il suo primo spettacolo di lunga durata dal 2000 a oggi, quando decise di non effettuare più vere e proprie tournée.

Un festival storico, che ha visto nascere leggende come Bob Dylan e Joan Baez e che è stato quindi testimone del grande ritorno di Joni Mitchell.

La cantautrice canadese, che nel 2015 era stata colpita da un grave aneurisma, ha regalato una grandissima emozione a tutti i suoi fan, dopo oltre vent'anni di lontananza dalle scene e a 53 anni dalla sua precedente esibizione nella rassegna che si tiene ogni anno nella cittadina statunitense del Rhode Island.

Joni, classe 1943, è salita sul palco a metà di un set di Brandi Carlile e ha mostrato fin da subito il suo carisma e la sua classe senza eguali.

Seduta su un 'trono', la cantante ha presentato 13 brani del suo grande repertorio e ha commosso il pubblico e i “colleghi on stage con il suo brano simbolo, “Both sides now”.

Tutto all'insegna di un'idea: ricreare i famosi "Joni Jams", gli incontri informali avvenuti fra musicisti di grande livello, nella casa di Joni Mitchell a Los Angeles. Una iniziativa presa dopo la malattia che l’aveva colpita, lasciandola praticamente paralizzata e incapace di parlare. Da quell'evento così drammatico, sono però nate queste riunioni: da Carlile a Elton John, da Herbie Hancock a Bonnie Raitt, in tanti si sono ritrovati attorno all'artista, per scambiarsi canzoni e storie.

Impossibile restare indifferenti...

 

Rows and flows of angel hair

And ice cream castles in the air

And feather canyons every where

I've looked at clouds that way 

Strisce e cascate di capelli d'angelo

e castelli fatti di gelato nell'aria

e canyon fatti di piume per ogni dove

Io vedevo in questo modo le nuvole

 

But now they only block the sun

They rain and snow on everyone

So many things I would have done

But clouds got in my way 

Ma ora stanno solo oscurando il sole

fanno cadere pioggia e neve su tutti noi

Così tante cose vorrei aver fatto

ma le nuvole si sono messe sulla mia strada

 

I've looked the clouds from both sides now

From up and down and still somehow

It's cloud's illusions I recall

I really don't know clouds at all 

Ormai ho guardato le nuvole da entrambi i lati / da sotto e da sopra e ancora in qualche altro modo

Sono le illusioni delle nuvole ciò che ricordo

In realtà non conosco affatto le nuvole

 

Moons and Junes and ferries wheels

The dizzy dancing way that you feel

As every fairy tale comes real

I've looked at love that way 

Lune di giugno e ruote a pale di ferry-boat / il ritmo vorticoso e danzante che senti tuo

quando ogni fiaba diventa realtà

In questo modo vedevo l'amore

 

But now it's just another show

you leave 'em laughing when you go

And if you care, don't let them know

Don't give yourself away 

Ma ora è tutto un altro spettacolo

li lasci ridere quando te ne vai

E se ti interessa, non farglielo sapere

Non (devi) dar via te stessa

 

I've looked at love from both sides now

From give and take and still somehow

It's love's illusions that I recall

I really don't know love

Really don't know love at all 

Ormai ho guardato l'amore da entrambi i lati / prendere lasciare e ancora in qualche altro modo

Sono le illusioni dell'amore ciò che ricordo

In realtà non conosco affatto l'amore

 

Tears and fears and feeling proud

To say, "I love you" right out loud

Dreams and schemes and circus crowds

I've looked at life that way 

Lacrime e paure e sentirsi orgogliosi

Dire decisi "Ti amo" ad alta voce

Sogni e progetti e folle da circo

Ho guardato alla vita in quel modo

 

Oh, but now old friends they're acting strange

And they shake their heads, they say I've changed,

well something's lost, but something's gained

In living every day

Oh, ma ora i vecchi amici si comportano in modo strano

E scuotono la testa, dicono che sono cambiata

Beh, qualcosa è andato perso, ma qualcosa si è guadagnato / nel vivere ogni giorno

 

I've looked at life from both sides now

From win and lose and still somehow

It's life's illusions I recall

I really don't know life at all 

Ormai ho guardato la vita da entrambi i lati / vincere o perdere e ancora in qualche altro modo

Sono le illusioni della vita ciò che ricordo

In realtà non conosco affatto la vita

 

It's life's illusions that I recall

I really don't know life

I really don't know life at all 

Sono le illusioni della vita ciò che ricordo

In realtà non conosco la vita

In realtà non conosco affatto la vita





Biografia di Gianni Venturi


Ha cominciato a scrivere sin da bambino, la sua prima poesia a nove anni: “Un cavallo che corre felice, nella sua verde prateria, non sa che dietro di lui, c’è una triste civiltà, che lo chiuderebbe in una gabbia, non andare cavallo, corri nella tua prateria, vivi la tua libertà”. In casa sua suonavano tutti, e piano piano anche i fratelli hanno cominciato. Le prime cose che ha fatto ufficialmente sono un 45 giri prodotto dalla Fonoprint la casa di Dalla, distribuito dalla EMI. Si è dedicato alla poesia sonora allestendo performance ovunque, in strada, nelle case, nei parchi ed anche in luoghi deputati. Poi l’incontro con Roberto Roversi che ha curato la prefazione del suo primo volume di poesie edito dalla Cappelli di Bologna “Involuzione Premeditata”. Ha pubblicato a sue spese un romanzo Kristos, ben prima di Matrix che trattava argomenti simili. Poi il centro d’arte Masaorita, dove arte, poesia musica si alternavano ogni sera, dal quale è nata una piccola casa editrice curata da Salvatore Jemma, Maurizio Maldini e l'artista, che ha pubblicato poeti italiani e stranieri, tra i quali Roberto Roversi, oltre al suo volume Il sogno della Palude. Per qunato riguarda la musica, ha pubblicato: Blus sottile prodotto dalla Fonoprint col fratello Maurizio. Con gli Altare Thotemico Altare Thotemico, Sogno errando, Selfie ergo sum usciti per la Maracash con i Tazebao alla batteria Gigi Cavalli Cocchi Sempre Maracash Opium populi. Con Alessandro Seravalle: Qohelet edito dalla Lizard. Con Giacomo Marighelli: Vuoto Pneumatico. Con il progetto Moloch insieme a Lucien Moreau MOLOCH, IL VANGELO DO MOLOCH. Dischi solisti: Mantra Informatico Per la M.P.& records, Socrate è Morto Autoprodotto, Il poema della balena spiaggiata prodotto dalla PMS Studio. Sempre per la PMS Studio, Alice & Peter l'album L’amore è una grazia. L’amore è una grazia volume di poesie con illustrazioni di Gigi Cavalli Cocchi. Un altro romanzo con l’Altromondo editore Laksmi Shiva (diario di un’assassina), un volume di poesia con Ladolfi editore 21 Grammi di solitudine. Il primo disco degli Altare Thotemico è stato premiato dai Prog Awards come miglior disco di esordio in Italia e terzo nel mondo. Gli Altare sono all’interno di due enciclopedie del Prog curate da Massimo Salari. Come cantautore è all’interno del dizionario dei cantautori diretto da Michele Neri. Ha un suo blog dove metto le mie cose, che siano pensieri o poesia, o musica.


www.giannijonathanventuri.it

https://www.facebook.com/gianni.venturi.773




 

Ricordando Gianni Minà attraverso "interviste musicali" a Fabrizio De Andrè, Mauro Pagani, Pino Daniele, Richie Havens e Ian Anderson

 

Gianni Minà con Gabriel García Márquez, Sergio Leone, 
Muhammad Ali e Robert De Niro


È mancato Gianni Minà all’età di 84 anni.

Di sé diceva:

<<Mi hanno sempre attratto persone capaci di andare controcorrente, anche a costo dell'isolamento, capaci di raccontare storie, di mostrare altre visioni. E inevitabilmente hanno acceso la mia curiosità, perché, come diceva il mio amico Eduardo Galeano, capace di raccontare la storia dell'America Latina attraverso racconti ironici e apparentemente non importanti, fatti di cronaca, “il cammino si fa andando”, non sai mai dove queste storie ti possano portare. È il bello della vita, tutto sommato>>.

Una vita da giornalista, sempre in prima linea, tra sport, sociale e musica.

Parlando di quest’ultima propongo tre perle video… andiamo a scoprire quali…


Blitz, Gianni Minà in compagnia di Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani




Blitz 1982 - Puntata del 20/06/1982 

Gianni Minà intervista Pino Daniele e Richie Havens al Castello di Carimate durante le registrazioni del disco del 1983 "Common Ground"

 


RAI – Blitz – Programma del 2-05-1982

Jethro Tull Live In Roma 1982-Teatro Tenda - 7 Up

Intervista con Ian Anderson, Jethro Tull, Roma 1982







lunedì 27 marzo 2023

The Plastic People of the Universe: nasceva a Praga a fine anni '60 una band underground divenuta iconica

 


The Plastic People of the Universe (PPU) è un gruppo rock ceco di Praga. Sono considerati i principali rappresentanti della cultura underground locale (1968-1989), che ha sfidato il regime comunista cecoslovacco. I membri della band subirono spesso gravi ripercussioni, tra cui arresti e procedimenti giudiziari a causa dei loro ideali anticonformisti. Il gruppo continua ad esibirsi, nonostante la morte nel 2001 del suo fondatore, principale compositore e bassista, Milan Hlavsa. Ad oggi (2023), hanno pubblicato nove album in studio e oltre una dozzina di album dal vivo.

Nel 2016, il gruppo si è diviso in due a causa di differenze interne. Il gruppo originale è composto dal bandleader Josef Janíček, Vratislav Brabenec, Jaroslav Kvasnička, Johnny Judl Jr, e David Babka. Il secondo gruppo scissionista, che si esibisce sotto il nome di The Plastic People of the Universe/New Generation, è composto da Jiří Kabeš, Josef Karafiát, Jakub Koláček, Wenca Březina e Vojtěch Starý.

 


Un po’ di storia…


Formazione e primi anni: 1968–1974 

Dal gennaio all'agosto 1968, sotto il governo del leader del Partito Comunista Alexander Dubček, i cecoslovacchi sperimentarono la Primavera di Praga. In agosto, le truppe sovietiche unite ad altre del Patto di Varsavia, invasero il paese portando al rovesciamento del governo di Dubček e al periodo che divenne noto come normalizzazione.

Meno di un mese dopo l'invasione, il bassista Milan Hlavsa, che all'epoca aveva diciassette anni, formò i Plastic People of the Universe. Il resto della band era composto da Michal Jernek (voce, clarinetto), Jiří "Přemysl" Števich (chitarra) e Josef Brabec (batteria). Pochi mesi dopo, Pavel Zeman sostituì Brabec e il chitarrista e tastierista Josef Janíček si unì alla band.

Il gruppo fu fortemente influenzato da Frank Zappa e dai Velvet Underground (la band di Zappa, i Mothers of Invention, presentò la canzone "Plastic People" nel loro album del 1967 “Absolutely Free” e ispirò il nome del gruppo ceco). Lo storico dell'arte e critico culturale ceco Ivan Jirous divenne il manager/direttore artistico della band l'anno successivo, svolgendo un ruolo simile a quello di Andy Warhol con i Velvet Underground. A questo punto la composizione della band cambiò e Jirous presentò Hlavsa al chitarrista Josef Janíček e al violista Jiří Kabeš, che, insieme al sassofonista Vratislav Brabenec, formarono il nucleo del gruppo, con un cast rotante di batteristi che includeva Jiří Šula, Jaroslav Vožniak, Jan Schneider e Jan Brabec.

Il consolidato governo comunista ceco revocò la licenza musicale della band nel 1970.

Poiché Jirous credeva che l'inglese fosse la lingua franca della musica rock, invitò Paul Wilson, un traduttore e scrittore canadese che aveva lavorato a Praga, per insegnare alla band i testi delle canzoni americane che interpretavano e per tradurre il loro materiale originale ceco in inglese. Wilson fu il cantante della band dal 1970 al 1972. Durante questo periodo il repertorio del gruppo attingeva pesantemente alle canzoni dei Velvet Underground e dei Fugs. Le uniche due canzoni cantate in ceco in questo periodo erano "Na sosnové větvi" e "Růže a mrtví", i cui testi erano scritti dal poeta ceco Jiří Kolář. 

Poiché alla band non era permesso registrare la loro musica, i fan fecero circolare copie bootleg del materiale dei concerti, le cui versioni rimasterizzate furono pubblicate molti anni dopo con i titoli Muž bez uší (2002), Vožralejjak slíva (1997), Do lesíčka na čekanou (2006), Trouble every day (2002) e Ach to státu hanobení (2000).

Dopo che Wilson se ne andò, la PPU attinse dal poeta Egon Bondy, il cui lavoro era stato bandito dal governo. Nei tre anni successivi, i testi di Bondy dominarono quasi completamente la musica della PPU. Nel dicembre 1974, la band registrò il loro primo album in studio, “Egon Bondy's Happy Hearts Club Banned” (il titolo è un gioco di parole su “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” dei Beatles), che fu pubblicato in Francia nel 1978.

 


Persecuzione, processo e conseguenze: 1974–1988

Nel 1974, migliaia di persone viaggiarono da Praga a České Budějovice per vedere esibirsi i Plastics. Fermati dalla polizia, furono rimandati a Praga e diversi studenti finirono in carcere. La band fu costretta alla clandestinità fino alla Rivoluzione dei Velluti, nel 1989. Incapaci di esibirsi apertamente, un intero movimento culturale underground si formò intorno a loro durante gli anni ‘70. I simpatizzanti del movimento erano spesso chiamati máničky, un termine che si riferiva agli uomini con i capelli lunghi in quel periodo.

Nel 1976 i Plastics e altre persone della scena underground furono arrestati e processati (dopo essersi esibiti all'evento Druhý festival druhé kultury) dal governo comunista, al fine di dare l'esempio. Furono riconosciuti colpevoli di "disturbo organizzato della pace" e condannati a pene detentive che andavano dagli otto ai diciotto mesi. Paul Wilson fu deportato, nonostante avesse lasciato la band nel 1972. Altri artisti che subirono arresti e persecuzioni in seguito a questo evento furono Pavel Zajíček, Svatopluk Karásek e František Stárek. Dopo essere stati rilasciati dalla prigione, i Plastics continuarono a fare musica. In risposta alla loro persecuzione, registrarono un certo numero di composizioni che sono state raccolte nell'album “Kolejnice dúni”, pubblicato nel 2000.

Sebbene il PPU non fosse associato alla politica, le accuse del regime comunista contro di loro portarono a varie proteste. Fu in parte in risposta agli arresti e ai procedimenti giudiziari che il drammaturgo Václav Havel e altri scrissero Charta77. Il processo alla PPU divenne una pietra miliare per l'opposizione contro il regime comunista in Cecoslovacchia.

Nel 1978, PPU registrò l'album a tema pasquale “Pašijové hry velikonoční” (pubblicato in Canada come The Passion Play dall'etichetta di Paul Wilson, Boží Mlýn Productions). “Jak bude po smrti”, che mise in musica la poesia di Ladislav Klíma, seguì nel 1979, e “Co znamená vésti koně” nel 1980. Nel 1982, Brabenec fu costretto dalla polizia segreta a lasciare il paese come parte di Akce Asanace ("legge sui servizi igienico-sanitari"), ed emigrò in Canada. Dopo la sua partenza, la band pubblicò gli album “Hovězí porážka” nel 1983 e “Půlnoční myš” nel 1986.

All'epoca la PPU comprendeva il clarinettista Petr Placák, il violoncellista Tomáš Schilla, il chitarrista Milan Schelinger (fratello di Jiří Schelinger) e la cantante Michaela Pohanková.

Nonostante i loro scontri con il governo, i musicisti non si sono mai considerati attivisti e hanno sempre affermato di voler suonare solo la loro musica.

Nella primavera del 1987 furono organizzati due concerti legali, ma entrambi furono infine cancellati dagli organizzatori, sotto la pressione della polizia. Ciò portò a dispute tra i membri della band e alla fine il gruppo si sciolse. Hlavsa, Janíček e Kabeš formarono il gruppo Půlnoc, che suonò pubblicamente dal 1988 e fu anche autorizzato a fare un tour negli Stati Uniti un anno dopo. Půlnoc registrò due album nei primi anni 1990.

 

Riunione, morte di Hlavsa e continuazione: 1997–2014 

Dopo la Rivoluzione di Velluto, nel 1989, l'unico concerto tenuto fu nel 1992, con la vecchia formazione di Hlavsa, Janíček, Števich, Jernek e Zeman. Questo fu registrato e pubblicato come “Bez ohňů je underground” nel 1993. Nel 1997, Hlavsa, in collaborazione con Jan Vozáry (Oceán), pubblicò l'album live “Magické noci 1997”, che includeva vecchie canzoni dei Plastic People con un moderno arrangiamento elettronico. L'album non è stato pubblicato fino al 2021. Sempre nel 1997, su suggerimento del presidente Havel, la PPU si riunì in onore del ventesimo anniversario di Charta 77. La loro formazione era composta da Hlavsa, Brabenec, Janíček, Kabeš, Brabec e Joe Karafiát. Pubblicarono l'album live The Plastic People of the Universe lo stesso anno e continuarono il tour.

 

Nel 1999, insieme a Lou Reed, PPU si esibì alla Casa Bianca durante la visita di stato di Václav Havel

 

Milan Hlavsa morì di cancro ai polmoni nel 2001. A seguito di ciò i Plastics si chiesero se continuare o meno senza il loro frontman e compositore principale ma, dopo lunghe discussioni, decisero di onorare la sua memoria mantenendo la band in vita. Quell'anno, pubblicarono una raccolta di composizioni inedite di Hlavsa, sotto il titolo “Líně s tebou spím / Lazy Love – In Memoriam Mejla Hlavsa”.

Eva Turnová, dei DG 307, divenne la nuova bassista della band. Ludvík Kandl (Hudba Praha) divenne il batterista (fu sostituito da Jaroslav Kvasnička nel 2009) e negli anni 2001-2009, arrivò il contrabbassista Ivan Bierhanzl, che si era brevemente esibito con la band nel 1970.

Nel 2003, la Corte Suprema della Repubblica Ceca ha ribaltato i verdetti del 1976 contro i membri della PPU. Successivamente, in collaborazione con l'Agon Orchestra, la band ha ri-registrato due dei loro vecchi concept album: “Jak bude po smrti” del 1979 (registrato nel 2003 e pubblicato nel 2010 come “Obešel já polí pět”) e “Pašijové hry velikonoční” del 1978 (registrato e pubblicato nel 2004).

L'interesse per la band si è riacceso nel 2006, grazie alla commedia “Rock 'n' Roll”, di Tom Stoppard, che conteneva due delle loro canzoni e aveva diversi personaggi che discutevano della musica della band e dei suoi effetti sulla società ceca.

Nel dicembre 2009 i PPU hanno pubblicato il loro primo album in studio dal 2001 e il loro primo senza Hlavsa, intitolato “Maska za maskou”.

Nel 2014, i Plastic People of the Universe hanno collaborato con la Brno Philharmonic per una performance sinfonica del loro album del 1981, “Co znamená vésti koně”.

 


Controversie e divisione: 2015–presente 

Le controversie sorsero presto tra i membri della PPU e si verificò una spaccatura distintiva, e Kvasnička e Turnová se ne andarono.

Il 17 novembre 2015 la band si è esibita di nuovo con la Brno Philharmonic e una registrazione del concerto è stata pubblicata nel 2017. Poiché il concerto era stato provato insieme ai due membri recentemente scomparsi, Kvasnička e Turnová furono costretti ad esibirsi, una decisione con cui Kabeš non era d'accordo, e che successivamente portò alla sua partenza. Karafiát seguì l'esempio poco dopo. Dopo il concerto, Brabenec ha annunciò la sua partenza e nel gennaio 2016 Janíček ha seguito la stessa strada.

Kabeš e Karafiát aggiunsero quindi il bassista Tomáš Skřivánek, il batterista Jan Ježek e il tastierista Vojtěch Starý alla formazione della band e decisero di continuare sotto il nome di The Plastic People of the Universe/New Generation, tornando in seguito al nome originale. I membri defunti della band (Brabenec, Janíček, Kvasnička), d'altra parte, continuarono come unità separata, sebbene utilizzassero anche il nome originale PPU, intraprendendo un tour con materiale “Co znamená vésti koně”, esibendosi nella città ucraina di Kharkiv il 18 ottobre 2016, come parte della commemorazione dell'ottantesimo compleanno di Václav Havel.

Entrambe le formazioni, con il bassista Johnny Judl Jr e il chitarrista David Babka che si unirono al gruppo dei Brabenec, successivamente si esibirono con lo stesso nome, e sorsero discussioni su chi fossero i "veri" Plastics.

Nel 2018, PPU ha celebrato il suo cinquantesimo anniversario. Il momento clou delle celebrazioni è stato un concerto sold-out del gruppo di Brabenec al Palazzo dell'Acropoli di Praga. Diversi membri precedenti del gruppo parteciparono, tra cui Josef Rössler, Vladimír Dědek, Tomáš Schilla, Jan Brabec e Petr Placák.








domenica 26 marzo 2023

‘Guts On My Side’, la canzone scomparsa dei King Crimson: Mauro Furlan riallaccia i nodi della storia

 

Alcuni giorni fa ho pubblicato un articolo di terzi in cui era ricordato un concerto dei King Crimson avvenuto il 19 marzo del 1974 ad Udine.

In quel post, scritto in totale buona fede, esiste un macroscopico errore, o forse tutta una serie di fraintendimenti ha portato fuori strada su di un argomento delicato quando si parla di King Crimson e di fan musicali in generale, fatto sta che il ritrovamento di un brano, che ha messo in crisi la memoria dello stesso Fripp, necessita di un giusto protagonista, una persona da poter ringraziare per la scoperta, attribuendo i dovuti meriti, magari stabilendo percentuali corrette tra chi ha contribuito alla rivelazione.

Questo era l’articolo:

https://mat2020.blogspot.com/2021/03/king-crimson-udine-il-19-marzo-1974.html

 

Ad aiutarmi in questo atto di democrazia musicale è Mauro Furlan, che prova a riscrivere la storia nella sua completezza, aggiungendo un po' di documentazione che inserisco a seguire.


Questo il suo racconto…


Come Alessandro Pizzin (in arte anche Alieno De Bootes) ha più volte documentato in varie sedi,
la cosiddetta vicenda della “canzone perduta” nasce dall’aver custodito per anni una audiocassetta donatagli dall’amico Tullio Angelini (musicista, musicologo, discografico indipendente e ricercatore antropologico), meritorio futuro organizzatore di rassegne musicali internazionali di musiche di confine, quali ZATTERE ALLA DERIVA e soprattutto ALL FRONTIERS, nonchè produttore di numerosi album di grande importanza documentale per le nuove musiche con la sua etichetta MoreMusic.
La cassetta in questione (peraltro un riversaggio ottenuto dall’originale registrazione acrobaticamente eseguita con un Geloso a bobine), documentava qualche cosa di sonicamente “anomalo”, data la presenza di una canzone completamente sconosciuta (anche ad un appassionato ascoltatore come Alessandro).

Da qui una sua estemporanea segnalazione a Sid Smith (c’è tutta una sfilza di e-mail che lo documentano), che allepoca ancora non conosceva di persona, ma che aveva apprezzato come autore del meraviglioso libro sulla band di Robert Fripp. Con questa segnalazione (siamo verso la fine del 2005), Alessandro voleva provare a condividere questa sua, come dice lui, “bizzarra supposizione”, ovvero lesistenza di un brano dei King Crimson rimasto fino ad allora completamente inedito e - per certi versi - DIMENTICATO.

Lo scambio di e-mail documenta, usando sempre le parole di Alessandro, “...lavventura nel mondo parallelo crimsoniano di un appassionato qualsiasi, che di colpo offre un contributo inatteso alla storia di uno tra i suoi gruppi preferiti”.

La misteriosa canzone in oggetto, pensata per il tour del 1974, che preannunciava lalbum ‘Starless...ed iniziato da Udine il 19 marzo del 1974, era parte integrante della scaletta del concerto (ma lo fu SOLO per quel concerto!) e appariva all’ascolto un brano completo di tutte le componenti (strofe, cambi solo e finale).

C’è anche da notare che al momento di iniziare il tour, in realtà parte dei brani eseguiti erano ancora incompleti. Lo stesso brano che dà il titolo al disco era proposto con le liriche ancora in divenire, con John Wetton costretto a cantare con una sorta di grammelot verbale. I testi erano stati scritti, come del resto tutto lalbum ‘Starless..., con la collaborazione di Richard Palmer-James, noto per essere stato membro fondatore dei Supertramp nonchè paroliere dei nostrani La Bionda.
Questa “avventura nel mondo parallelo crimsoniano”, si è articolata attraverso numerosi scambi di e-mail tra Alessandro e Sid Smith, che  a sua volta comunicava direttamente con i componenti la band di allora (“le roi” Fripp compreso). Dopo un lunga serie di bizzarri botta e risposta tra i destinatari delle indagini, è finalmente stato trovato il bandolo della matassa grazie proprio a Richard Palmer James, che ha individuato nel testo cantato la parola “avocado”, che gli ha fatto improvvisamente ed opportunamente tornare in mente tutte le circostanze relative alla genesi (quantomeno di testi) di quella particolare canzone intitolata ‘
Guts On My Side.

Poco tempo dopo, Alessandro ha organizzato un evento all
interno di un contenitore di incontri musicali che aveva chiamato Musica Continua. Tale evento, che si è svolto a Mestre il 24.11.2006, prevedeva in pratica la presentazione del libro sui King Crimson di Sid Smith (presente lautore) ed una performance (straordinaria e rimasta di fatto UNICA occasione mondiale!) di Jakko Jakszyk e Mel Collins.


Continua Alessandro:  In quell'occasione, dove per la prima volta Sid Smith raccontò pubblicamente la storia di questa scoperta e propose un ascolto in anteprima di parte della improbabile registrazione da me fornita, era presente un ragazzo che veniva da Trieste (Degrassi) che, sentita la storia della scoperta del brano, propose a Sid di recuperare una registrazione a suo dire “migliore” della “mia”... cosa peraltro probabilmente vera. Qualche settimana dopo, constatata evidentemente la qualità migliore della sorgente sonora (sicuramente NON un Geloso!), le parti si accordarono per usare quella registrazione per l'editing ed il mastering finale.”.

Va da sé che se vogliamo mantenere una certa onest
à intellettuale (e non solo quella), senza la scoperta del mio amico Alessandro nessuno avrebbe posto lattenzione su quel concerto (la DGM nei suoi archivi NON HA la bobina di quella parte della performance).
Pertanto, credo sia giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, citando inopportunamente una frase biblica.
Ovvero: a
Mauro Degrassi sicuramente il merito di aver fornito una registrazione (probabilmente) decente del concerto di Udine del 19 aprile 1974, ma ad Alessandro Pizzin il merito di averla scoperta (con l’inconsapevole - ma fondamentale - contributo del taper originale Tullio Angelini).

Questo il brano, che riporta la data sbagliata che, ribadisco, è il 19 marzo 1974.




DOCUMENTAZIONE A SUPPORTO