lunedì 21 ottobre 2024

L'ex frontman degli Iron Maiden Paul Di'Anno è scomparso all'età di 66 anni.

 


“Si, mi sono drogato un casino ed ho bevuto qualsiasi drink conosciuto dall’uomo. Ho un problema? Cazzo, quale sarebbe il problema? Mi sono solo divertito come uno stronzo, questo è tutto, e mi sono goduto quasi ogni momento”

L'ex frontman degli Iron Maiden Paul Di'Anno è scomparso all'età di 66 anni.

In una dichiarazione rilasciata a Planet Rock dall'attuale etichetta discografica di Di'Anno, la Conquest Music, si legge: "A nome della famiglia, la Conquest Music è addolorata nel confermare la morte di Paul Andrews, conosciuto professionalmente come Paul Di'Anno.

Paul è mancato nella sua casa di Salisbury all'età di 66 anni.

'Nato a Chingford, East London, il 17 maggio 1958, Paul si è fatto conoscere per la prima volta come cantante solista della band heavy metal inglese Iron Maiden tra il 1978 e il 1981. Ha cantato nel loro rivoluzionario album di debutto, Iron Maiden, e nell'influente album successivo, Killers, entrambi ancora oggi giustamente considerati dei classici fondamentali.

Dopo aver lasciato gli Iron Maiden, ha avuto una lunga e movimentata carriera discografica con i Battlezone e i Killers, oltre a numerose uscite da solista e apparizioni come ospite.

 

Nonostante negli ultimi anni abbia dovuto affrontare gravi problemi di salute che lo hanno costretto a esibirsi su una sedia a rotelle, Paul ha continuato a intrattenere i suoi fan in tutto il mondo, totalizzando oltre 100 spettacoli dal 2023.

Il suo primo album retrospettivo sulla carriera, The Book of the Beast, è uscito nel settembre 2024 e contiene i momenti salienti delle sue registrazioni dopo aver lasciato gli Iron Maiden.

"Conquest Music è orgogliosa di aver avuto Paul Di'Anno nella nostra famiglia di artisti e chiede alla sua schiera di fan di alzare un bicchiere in sua memoria".

Paul Di'Anno si unì agli Iron Maiden nel novembre 1978 dopo essere stato presentato alla band dal batterista Doug Sampson.

Un mese dopo, fece il suo debutto discografico nell'EP a tre tracce degli Iron Maiden The Soundhouse Tapes, la cui tiratura fu limitata a 5.000 copie e che ora è un pezzo da collezione molto ricercato.


Sulla scia del successo di "Killers", gli Iron Maiden intrapresero il Killers World Tour; tuttavia, Di'Anno non completò il tour perché fu licenziato dalla band a causa del suo comportamento sempre più irascibile.

Nel maggio 2022, Di'Anno si è riunito con Steve Harris nel backstage del concerto degli Iron Maiden all'Arena Zagreb, e all'inizio di quest'anno ha incontrato per la prima volta il suo successore Bruce Dickinson.

Di'Anno è quasi morto di “sepsi” nel 2015 e ha trascorso otto mesi in un ospedale inglese dove ha contratto anche l'MRSA due volte. In seguito, gli è stato diagnosticato un disturbo da stress post-traumatico (PTSD) a seguito dei problemi di salute.

Nonostante questi, e le operazioni, nel maggio 2022, ha tenuto il suo primo concerto in sette anni alla Bikers Beer Factory di Zagabria.

Di'Anno ha fatto tournée negli ultimi anni e ha suonato in una serie di spettacoli nel Regno Unito durante l'estate, tra cui uno slot allo Stonedead Festival. La sua ultima esibizione dal vivo è stata all'Hyde Park di Cracovia, in Polonia, il 30 agosto 2024.

Proprio il mese scorso, ha pubblicato la sua nuova versione di "Wrathchild", il brano 'Killers' degli Iron Maiden.

ll brano è tratto dall'album best-of di Di'Anno, recentemente pubblicato, "The Book of The Beast".

"Ho scelto personalmente 17 canzoni che abbracciano la mia carriera e che hanno davvero un grande significato per me", ha detto Di'Anno all'epoca. "Molte di queste canzoni provengono dai miei album che non hanno mai ricevuto molta promozione al momento della loro uscita, quindi ora sono state rimasterizzate e hanno ricevuto una nuova vita".

Sebbene sia noto soprattutto per i suoi tre anni con i Maiden, il curriculum completo di Di'Anno comprende anche Battlezone, Killers, Di'Anno (la band), Praying Mantis, The Almighty Inbredz, Warhorse e il supergruppo metal Gogmagog.

R.I.P. al grande Paul Di'Anno.






Ugo Rossi, una piacevole sorpresa...


Ho scoperto da pochi giorni la proposta musicale di Ugo Rossi, musicista torinese autodidatta, batterista in primo luogo, ma nelle sue composizioni canta, suona la chitarra, il basso e le tastiere.

Per adesso mi fermo qui con le informazioni, lasciando invece parlare la musica attraverso un paio di video icastici.

Il primo esempio è il brano “The local festival”, canzone suonata con Bob Mintzer, musicista, compositore, arrangiatore, sassofonista e clarinettista statunitense.


Ugo Rossi: batteria, chitarra, basso e voce

Bob Mintzer: sax soprano


Ed ecco “Before tomorrow”, performata con Oz Noy, israeliano, virtuoso della chitarra, statunitense di adozione.



Ugo Rossi: batteria, chitarra classica e basso

Oz Noy: chitarre elettriche


Musica di qualità che ho apprezzato all’impatto e sono quindi curioso di vedere cosa accadrà in futuro, certo che il progetto discografico sia dietro l’angolo!







Simon Dupree and the Big Sound, la genesi dei Gentle Giant

Per chi non conoscesse la storia dei “Simon Dupree…” imbattersi nei video dei giovani fratelli Shulman appare curioso, eppure l’impronta dei futuri Gentle Giant era già evidente…

I Simon Dupree and the Big Sound sono stati un gruppo psichedelico britannico formato nel 1966 dai fratelli Derek Shulman (voce), Phil Shulman (voce, sassofono, tromba) e Ray Shulman (chitarra, violino, tromba, voce), ovvero l’essenza dei futuri Gentle Giant.

Iniziarono come The Howling Wolves e poi divennero The Road Runners, suonando R&B nella zona di Portsmouth, casa dei fratelli Shulman: diventarono Simon Dupree and the Big Sound all'inizio del 1966.

Il resto del gruppo era composto da Peter O'Flaherty (basso), Eric Hine (tastiere) e Tony Ransley (batteria.

A dispetto del nome scelto, il loro repertorio era però focalizzato molto più sulle canzoni di Wilson Pickett, Don Covay e Otis Redding, piuttosto che su Howlin' Wolf o Bo Diddley.

Il nome “Simon Dupree and the Big Sound” nacque a seguito della ricerca di un nome appariscente, che rimanesse facilmente impresso.

Alla fine dell'anno 1969 i Simon Dupree and The Big Sound si sciolsero definitivamente, dando vita a un nuovo progetto musicale, che li avrebbe resi parte della storia del prog rock.

Ecco un paio di esempi.






domenica 20 ottobre 2024

VANEXA e MASTERCASTLE in concerto a Valleggia (SV): un po' di commento


Ieri sera è andata in scena una bella serata di musica, ed è proprio Lei, la Musica, che, forse senza pianificazione, è diventata il mezzo per il superamento del fine che normalmente si lega ad un concerto.

Provo a spiegarmi meglio.

In parallelo a tutte le motivazioni che spingono ad assistere ad un evento live, c’era in questo caso la voglia/necessità di ricordare, di accorciare spazi temporali, di rivivere parte del proprio passato, di testare affetti ed amicizie - o almeno conoscenze -, di dare spazio a chi non può più essere presente ma, si spera, abbia potuto godere del momento da un’altra dimensione.

E poi non é mai facile giocare in casa e la locuzione latina Nemo propheta in patria non ha quasi mai bisogno di verifiche.

Il 19 ottobre 2024 il Teatro di Valleggia (Savona) ha visto il ritorno di una band locale, i Vanexa, nati nel 1979 e dediti all’heavy metal, anche se preferisco parlare di rock in senso generale.

Una lunga e necessaria preparazione nata mesi fa aveva preso forma nel tempo - dal punto di vista della creazione dell’audience - attraverso, anche, un buon passaparola, tanto che all’inizio del concerto le sedie in platea sono risultate pressoché occupate e probabilmente anche in galleria non è rimasto molto spazio. Una sorta di sold out che di questi tempi ha il suo importante significato.

Vorrei rimarcare l’atmosfera e la quasi complicità nata tra pubblico e musicisti, con la possibilità, per molti, di accedere al backstage per i saluti di rito, in momenti in cui normalmente chi salirà a breve sul palco è alla ricerca della concentrazione dopo le prove pomeridiane, e tutto il resto potrebbe rappresentare distrazione inopportuna.

Come accade spesso in questo tipo di manifestazioni, esiste la band di apertura, in questo caso i Mastercastle, gruppo musicale heavy metal italiano, fondato nel 2008. Al loro attivo sette album e una grande energia da regalare al pubblico.

On stage il chitarrista Pier Gonella, la frontwoman Giorgia Gueglio, il bassista Steve Vawamas e il batterista Alessio Spallarossa.

Un’ora di musica a ritmo elevato, con l’ospitata di Roberto Tiranti in una occasione e la proposizione di un suono tipico del genere metal, con virtuosismi personali che diventano funzionali alla creazione di un sound ben definito.

Davvero apprezzabili, credo anche da chi non bazzica con regolarità certe “zone” musicali.

La cosa migliore mi pare sia ascoltare il medley che riassume la loro performance.

Da segnalare un paio di aspetti molto importanti: il primo riguarda la qualità della parte tecnica (il service), perché nonostante certe sonorità abbiano nel DNA il volume elevato - potenzialmente capace di “nascondere” certe pecche -, ho percepito un melange gradevole e ben distinguibile nelle varie parti, fatto non certo scontato; la seconda cosa riguarda la sceneggiatura, una messa in mostra di immagini ed effetti che mi hanno dato l’impressione di essere elementi integrati alla perfezione nello “spettacolo” e non tessere di contorno, facilitando - nel caso dei Vanexa - lo svolgimento della storia degli ultimi 45 anni.

L’impostazione dello show dopo il cambio palco prevedeva l’impiego a tempo determinato dei cantanti storici, per approdare poi all’attuale formazione.

Cinque album in studio più uno live per i Vanexa, che si presentano con l’attuale lineup che prevede il leader Sergio Pagnacco al basso, Artan Selishta alla chitarra, Silvano Bottari alla batteria, Andrea "Ranfa" Ranfagni alla voce e ancora Pier Gonella alla chitarra, che diventa così il bridge con i Mastercastle.

I vocalist del passato entrano in scena in ordine cronologico e avranno tre brani a testa per proporsi al pubblico, permettendo di coprire un periodo che dal 1983 arriva al 2021.

Il primo a comparire sul palco è Fabrizio Cruciani e, nonostante l’emozione dichiarata nel backstage e la sua notevole lontananza temporale dai palchi che contano, ci riporta ai giorni in cui saltava sul palco dell’Hammersmith Odeon di Londra con i Crossbones: della serie… quando impari a nuotare è per sempre!

Il post Cruciani si identifica nel nome di Marco “Spino” Spinelli, cantante dei primi due album. Anche per lui bagno di consensi per un’audience che non dimentica il pregresso e che applaude alla performance di un musicista che ha lasciato il segno nella band.

E poi arriva Roberto Tiranti, ma credo sia superfluo elogiarne le doti. A pensare alla sua vita così dinamica, almeno dal punto di vista musicale, verrebbe da chiedersi quale ruolo occupa in una tal serata, lui che pare a proprio agio in qualsiasi situazione e su qualsiasi palco, con naturalezza e senza far pesare il proprio status. In effetti pare completamente a casa sua (ma a me sembra così ogni volta che lo vedo!), tanto che si permette di bacchettare i Vanexa di non essere molto prolifici dal punto di vista della produzione discografica, scatenando lo “sdegno” di Pagnacco che si sfila il basso fingendo propositi belligeranti. Una gradevole scenetta che dura un amen, perché è la musica che conta in una serata come questa… musica e ricordi!

Il dopo Tiranti prevede lo standard attuale, ovvero la presenza del frontman ufficiale Andrea Ranfa, e con lui troviamo il presente e, si spera, il futuro di un gruppo storico del panorama italiano.

L’excursus musicale di serata, per quanto riguarda i Vanexa, ha permesso di catturare i cambiamenti avvenuti nel tempo, stili in movimento, atmosfere in cambiamento, protagonisti in evoluzione, ed è questa progressione che, a mio giudizio, ha determinato il valore aggiunto.

Ma credo che le immagini a seguire, seppur di carente qualità, possano fornire un esempio concreto di quanto avvenuto.

Un’ultima cosa, forse la più importante visto che ha rappresentato una costante di serata; mi riferisco all'assenza/presenza di Roberto Merlone, savonese, chitarrista, ex Vanexa, mancato nel 2019 a seguito di un male incurabile.

Si racconta che in quei giorni stesse lavorando su brani nuovi, ovviamente rimasti incompiuti, e chissà che in futuro…

Visibile soddisfazione di tutti, alla fine, e speriamo che il grande entusiasmo di serata risulti contagioso e foriero di nuove opportunità, per le band e per chi segue con passione i loro progetti!

Per quanto può valere... io mi sono divertito!



La moglie di Enrico VIII preferita da Rick Wakeman!



Nel 1973, Rick Wakeman pubblicò The Six Wives of Henry VIII come suo secondo album in studio.

Ora, 51 anni dopo, ha rivelato qual è la sua moglie preferita

 

Anche i fan più appassionati della musica a volte possono avere punti bui nelle loro conoscenze. Quindi, quale potrebbe essere la moglie preferita da Rick Wakeman tra le sei di Enrico VIII?

Lo scrittore di Vulture Jordan Hoffman ha affrontato l'argomento con il musicista inglese 75enne durante una recente intervista.

E la risposta?

"Catherine Howard", dichiara Wakeman, scegliendo la quinta delle sei mogli del monarca, sposata con Enrico VIII dal 28 luglio 1540 al 13 febbraio 1542. "Ai tempi dei Tudor, non si tenevano validi registri. Certamente quelli di morte delle mogli di Enrico sono noti – ha tagliato tre delle loro teste – ma le nascite sono confuse.

Si suggerisce che Catherine possa aver avuto solo 18 anni quando fu uccisa. Ho cercato di rendere divertente il pezzo che ho scritto su di lei quando l'ho registrato. Doveva sapere cosa stava per succedere perché se eri la moglie di Henry, sapevi che prima o poi la testa… sarebbe partita!

Scaldandosi sul tema, Wakeman continua: "Ammiro anche Anna Bolena, perché, quando Enrico la mise nella torre, sapeva di non aver fatto nulla di male. Aveva fatto di tutto per essere una buona moglie per Henry, e tutto accadeva solo per il fatto che lui aveva trovato qualcun’altra. È stato un grande peccato, davvero, perché era l'unica moglie che aveva davvero molta dignità".

E speriamo che questo abbia risolto la questione con soddisfazione di tutti!




sabato 19 ottobre 2024

I colorati proggers britannici Henge condividono il video del nuovo singolo “Ascending”


I colorati proggers britannici Henge condividono il video del nuovo singolo “Ascending”

Henge pubblicherà il nuovo album Journey to Voltus B a gennaio e annuncia le date del tour per il 2025

 

I colorati prog rocker britannici Henge hanno condiviso un video musicale animato in 3D per il loro nuovissimo singolo, Ascending, creato dal regista e artista visivo Antony Barkworth-Knight.

Il nuovo singolo è tratto dal quarto album della band, Journey To Voltus B, che verrà pubblicato il 31 gennaio, una data che segna il decimo anniversario della prima esibizione dal vivo di Henge.

"Con questo nuovo singolo Ascending stiamo preparando la scena per la nostra ultima avventura nello spazio", spiega il frontman Zpor a proposito del nuovo singolo. "Mentre decolliamo dalla Terra, diventa chiaro che TU, ascoltatore, sei tra il nostro equipaggio per questo viaggio ad alto rischio, in cui il destino di un intero pianeta è letteralmente nelle tue mani".

La band è attualmente in tour e ha anche annunciato ulteriori date del tour per marzo, aprile e maggio del prossimo anno.

Gli Henge hanno precedentemente pubblicato l'album di debutto Attention Earth! che è stato rilasciato nel 2018, ExoKosm del 2020 e Alpha Test 4 del 2023.

La band è passata dall'esibirsi di fronte a circa 100 persone al loro primo spettacolo a Salford, Greater Manchester, all'essere headliner dello Shambala Festival nel 2024 davanti a una folla di migliaia di persone.


E se qualcuno si trovasse da quelle parti…


2024

Oct 24: York The Crescent

Oct 25: Newcastle The Cobalt

Oct 26: Edinburgh The Mash House

Oct 27: Preston The Ferret (matinee)

Nov 1: Bournemouth Old Fire Station

Nov 2: Worthing The Factory

Nov 7: London Metronome, London

Nov 8: Nottingham Metronome

Nov 20: Newport The Corn Exchange

Nov 21: Wolverhampton The Robin

Nov 23: Milton Keynes Craufurd Arms

Nov 24: Hitchin Club 85 (matinee)

Nov 30: Manchester Band on the Wall (matinee & evening)

Dec 14: Bethesda Neuadd Ogwen

Jan 23: Norwich Arts Centre

Jan 24: Colchester Arts Centre 

2025 

Mar 14: Glasgow G2 Garage

Mar 15: Clitheroe The Grand

Mar 20: Huddersfield The Parish

Mar 21: Lincoln The Drill

Mar 22: Bucley The Tivoli

Mar 27: Birmingham Castle and Falcon

Mar 28: Bedford Esquires

Apr 4: Sheffield Sidney and Matilda

Apr 5: Leeds Brudenell (matinee & evening)

Apr 11: Guildford Boileroom

Apr 12: Tunbridge Wells Forum

Apr 17: Liverpool Arts Club Loft

Apr 18: Worcester Marrs Bar

Apr 19: Frome Cheese and Grain

Apr 20: Falmouth Cornish Bank

Apr 23: Reading South Street Arts Centre

Apr 24: Lyme Regis Marine Theatre

Apr 25: Cardiff Clwb Ifor Bach

Apr 26: Bristol Trinity Centre (matinee & evening)

Apr 27: Totnes Barrelhouse (matinee & evening)

May 2: Brighton Concorde2

May 3: Portsmouth Wedgewood Rooms






venerdì 18 ottobre 2024

Elton John-"Goodbye Yellow Brick Road"


Elton John-"Goodbye Yellow Brick Road"

Ottobre 1973


Goodbye Yellow Brick Road: Un capolavoro controverso

 

Goodbye Yellow Brick Road” è il nono album di Elton John, pubblicato il 5 ottobre 1973.

È considerato da molti il capolavoro assoluto di Elton John. Un doppio album che rappresenta un punto di svolta nella carriera dell'artista britannico, segnando l'apice della sua creatività e popolarità.

Il disco è un vero e proprio viaggio musicale, ricco di sfumature e contraddizioni. Da un lato, troviamo brani allegri e spensierati, come "Bennie and the Jets" e "Saturday Night's Alright for Fighting", che hanno contribuito a rendere Elton John una vera e propria icona pop. Dall'altro, emergono canzoni più introspettive e malinconiche, come "Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding" e "Harmony", che rivelano un lato più profondo e complesso dell'artista.

La produzione di "Goodbye Yellow Brick Road" è sontuosa e ambiziosa, con arrangiamenti orchestrali ricchi e complessi che conferiscono all'album un'atmosfera grandiosa e cinematografica. L'uso del pianoforte, marchio di fabbrica di Elton John, è magistrale, mentre le liriche, spesso poetiche e evocative, esplorano temi universali come l'amore, la perdita, la nostalgia e la ricerca di sé stessi.

Nonostante il successo commerciale e di critica, "Goodbye Yellow Brick Road" non è stato esente da controversie. Alcuni critici hanno sottolineato la lunghezza eccessiva del disco e la presenza di brani meno ispirati. Altri hanno evidenziato un certo eccesso di sentimentalismo e di melodramma.

Resta in ogni caso un'opera fondamentale nella storia della musica pop, capace di proporre una varietà di stili e di emozioni che rendono l’ascolto avvincente e mai banale.

Le canzoni di "Goodbye Yellow Brick Road", i cui testi sono da attribuire a Bernie Taupin, rivelano un lato più profondo e complesso di Elton John, che va oltre l'immagine di superstar.

L’album resterà in vetta alle charts americane per otto settimane, viaggiando per un periodo ancor più lungo in zona podio praticamente in tutti i paesi di area anglofona (in Australia, addirittura, è tuttora l’album più venduto di tutti i tempi).

A fare la differenza, forse, la capacità interpretativa di Elton, in un momento che si pone come apice della sua stagione migliore, prima di una lunga e sdolcinata decadenza pop.

Ascoltiamolo…

Elton e Bernie

Tracce

Tutte le canzoni dell'album sono firmate John/Taupin (tranne Jamaica Jerk-Off, firmata scherzosamente Reggae Dwight/Toots Taupin, per la chiara corrente musicale). 

Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding – 11:08

Candle in the Wind – 3:50

Bennie & The Jets – 5:23

Goodbye Yellow Brick Road – 3:13

This Song Has No Title – 2:23

Grey Seal – 4:00

Jamaica Jerk-Off – 3:38

I've Seen That Movie Too – 5:58

Sweet Painted Lady – 3:54

The Ballad of Danny Bailey (1909-34) – 4:23

Dirty Little Girl – 5:01

All the Girls Love Alice – 5:09

Your Sister Can't Twist (But She Can Rock n'Roll) – 2:42

Saturday Night's Alright (For Fighting) – 4:53

Roy Rogers – 4:08

Social Disease – 3:43

Harmony – 2:46



giovedì 17 ottobre 2024

Daniele Faraotti - “EP! EP! URRÀ!”


Daniele Faraotti - “EP! EP! URRÀ!”

Creamcheese Records

 

A distanza di un anno e mezzo torno sulle tracce di Daniele Faraotti e questa volta in ballo c’è il suo nuovo album, EP! EP! URRÀ!”, titolo che l’autore giustifica così:

Il titolo era pronto da anni. EP! EP! URRA'! avrebbe dovuto titolare l'omonimo EP, che dopo molti rinvii, finalmente, ad ottobre 2024 verrà pubblicato. Nel frattempo, le tracce sono aumentate e di conseguenza non è più un EP ma bensì un LP”.

Sono andato a rivedere il commento che feci in occasione dell’uscita di “Phara Pop vol. 1” e, a costo di essere ripetitivo, devo sottolineare il profumo zappiano che mi arriva dal lavoro in toto.

Fare accostamenti è sempre rischioso e spesso di cattivo gusto, ma ciò che mi preme sottolineare è l’atmosfera che ho respirato ascoltando il nuovo lavoro di Faraotti: un giusto mix di conoscenze personali acquisite, una predisposizione alla sperimentazione e utilizzo di ironia e sarcasmo applicati ai suoi brani.

Ho cercato una immagine di vita personale, tanto per fare un parallelismo calzante, e non ho fatto fatica nel rivedermi nel museo di Andy Warhol, a Pittsburgh, ammirato e disorientato dalle sue opere.

Non vorrei essere tacciato di blasfemia, ma le “sensazioni da impatto” vanno depurate e decodificate: sto parlando di “smell”. A buon intenditore…

Continua Faraotti: “Le canzoni sono state scritte tra il luglio 2019 e il maggio 2023. La novità rispetto ad English Aphasia e Phara Pop, è che l'album si avvale della produzione di Ivano Giovedì. Anche mixaggio e masterizzazione sono a cura di Ivano.

Interamente scritto, suonato e cantato da me, l'album contiene dieci tracce di cui nove con testo in italiano e una, la tittle track, nel solito grammelot finto inglese già ampiamente sperimentato in English Aphasia.”

Mi piacerebbe dare, ancora una volta, un’idea di insieme, giacché la descrizione brano per brano contenuta nel press kit è davvero esauriente e fruibile al seguente link, assieme alla biografia aggiornata…

https://athosenrile.blogspot.com/2024/10/daniele-faraotti-ep-ep-urra-brani-e.html

 

EP! EP! Urrà! (cliccare sui titolo in blu per guardare i video)

1-Eterni

2-La forma dei coleotteri  (video)

3-Itinerario

4-Ad occhi aperti

5-Le promesse (video)

6-Eddie

7-La maschera degli ardenti

8-Fuori le icone

9-L’oro in noi

10-EP! EP! Urrà!

 


Anche i video di Faraotti sono lo specchio della sua proposta musicale e rilasciano un po’ di sano sarcasmo che fonde alla perfezione aspetti visual e musica. 

Ho trovato una forte componente di sperimentazione sonora e una grande libertà compositiva che porta alla rottura degli schemi tradizionali (intesi in relazione a ciò che oggi passa il convento).

Strutture complesse, creazione di suoni e texture che vanno oltre i timbri tradizionali, con effetti e campionamenti che vengono spesso impiegati per creare atmosfere immersive.

Faraotti attinge a una vasta gamma di influenze musicali, dal noise al jazz, dall'ambient alla musica classica, e questa contaminazione di generi diversi contribuisce a creare un suono originale e in continua evoluzione.

Ma la cosa che mi sento di rimarcare maggiormente è il brand che l’autore ha inventato, il marchio di fabbrica che dovrebbe essere l’ambizione di chi crea, qualunque sia l’arte che propone.

Esiste un forte collante che, probabilmente, unisce le dieci storie, ma il legame più corposo è quello che fa sì che le singole tracce, seppure tessere uniche del puzzle, risultino caratterizzanti dell’idea di musica di Faraotti, ridondanti di quella qualità unica e inconfondibile che il musicista riesce a imprimere nelle proprie composizioni, che rende immediatamente riconoscibili come sue. Una firma, un'impronta digitale musicale che trascende le mere note e si manifesta attraverso una combinazione di elementi, quella che Daniele Faraotti ci regala con il suo lavoro.

Non resta che immergersi nel suo mondo!

 

 

 

 

 

David Bowie: il 14 ottobre del 1977 usciva "Heroes"

 


Il 14 ottobre del 1977 usciva "Heroes", il 12º album in studio di David Bowie e il secondo della cosiddetta "trilogia berlinese" assieme a “Low” e “Lodger”.

Sono gli anni della Guerra Fredda, quando USA e Unione Sovietica giocavano a mostrarsi i muscoli a vicenda, anni in cui un muro era in grado di dividere, fisicamente e ideologicamente, un mondo intero.

Registrato a Berlino Ovest, l'album risente quindi fortemente dell'atmosfera della città e della sua dicotomia territoriale e ideologica.

Il co-produttore Tony Visconti dichiarò a proposito di quella esperienza: “Una delle mie ultime grandi avventure nel fare album. Lo studio di registrazione era a circa 500 metri dal muro. Le guardie rosse ci osservavano con un binocolo potente attraverso la finestra della nostra sala di controllo”.

Ma perché Berlino?

Nel 1976 David Bowie attraversava una situazione personale non proprio semplice, complici le dipendenze da sostanze stupefacenti e alcol. Interessato alla cultura tedesca, Bowie decise di trasferirsi a Berlino Ovest, per darsi una ripulita e lavorare a nuova musica. Qui affittò un appartamento economico, situato sopra un’officina di riparazioni auto. In due anni pubblicherà tre dischi, che passeranno alla storia come la già citata trilogia berlinese.

"Heroes" rappresenta un perfetto equilibrio tra sperimentazione sonora e melodia pop. Bowie, insieme a Brian Eno e Tony Visconti, riesce a creare un sound unico, caratterizzato da un mood ambient, ritmiche elettroniche e melodie accattivanti, con l’ausilio delle chitarre e dei sintetizzatori di Robert Fripp (che arrivò dagli Stati Uniti per registrare le sue parti in un giorno soltanto), che riescono a realizzare un tappeto sonoro ricco e avvolgente, perfetto per la voce intensa di Bowie.

L'album è permeato da una profonda malinconia, che riflette l'atmosfera della Berlino divisa di quei giorni e il senso di isolamento di Bowie, espresso totalmente nella title track, un inno all'amore e alla speranza in un mondo diviso. La canzone racconta la storia di due giovani amanti che si scambiano un bacio appassionato sotto il Muro di Berlino, un gesto di sfida e di ribellione.

In generale i testi di Bowie sono ricchi di immagini evocative e metafore, che invitano l'ascoltatore a una profonda riflessione.

"Heroes" è considerato uno dei migliori album di Bowie e uno dei più importanti dischi degli anni '70, capace di influenzare generazioni di musicisti, dalla new wave al post-punk, fino al rock alternativo, diventando un simbolo della riunificazione tedesca, rappresentando la speranza e la voglia di superare le divisioni.

"Heroes" va oltre la semplice musica, è un'esperienza che coinvolge tutti i sensi, trasportando in un'epoca e in un luogo unici, facendo vivere l'atmosfera della città quando ancora era separata dal Muro.

Sicuramente un album fondamentale per capire l'evoluzione artistica di David Bowie e la storia della musica rock.

Ma forse la cosa migliore è… riascoltarlo cliccando sui titoli a seguire.

 

BRANI

Lato 1

Testi e musiche di David Bowie, eccetto dove diversamente indicato. 

Beauty and the Beast – 3:32

Joe the Lion – 3:05

Heroes – 6:07 (Bowie, Eno)

Sons of the Silent Age – 3:15

Blackout – 3:50

Lato 2

Testi e musiche di David Bowie, eccetto dove diversamente indicato. 

V-2 Schneider – 3:10

Sense of Doubt – 3:57

Moss Garden – 5:03 (Bowie, Eno)

Neuköln – 4:34 (Bowie, Eno)

The Secret Life of Arabia – 3:46 (Bowie, Eno, C. Alomar)

 

Formazione

David Bowie – voce, pianoforte, tastiere, chitarre, sassofoni, koto, cori

Carlos Alomar – chitarra

Dennis Davis – batteria

George Murray – basso elettrico

Brian Eno – sintetizzatori, tastiere, trattamenti di chitarra

Robert Fripp – chitarra solista

Tony Visconti, Antonia Maass – cori



mercoledì 16 ottobre 2024

I Sigur Rós annunciano quattro date orchestrali alla Royal Albert Hall nel 2025

 

I Sigur Rós annunciano quattro date orchestrali alla Royal Albert Hall

I post-rocker islandesi Sigur Rós hanno pubblicato a sorpresa il loro album sperimentale Átta l'anno scorso

 

I post-rocker islandesi Sigur Rós hanno annunciato che suoneranno quattro date dal vivo alla Royal Albert Hall di Londra a settembre e ottobre 2025, con la London Contemporary Orchestra (LCO) e tutti gli spettacoli saranno diretti da Robert Ames.

La band è stata in tour in tutto il mondo a supporto del loro ottavo album, Átta, pubblicato a sorpresa l'anno scorso. La band suonerà nei paesi nordici a novembre e dicembre, prima di raggiungere l'Asia a febbraio e l'Australia a maggio e ha appena annunciato le date dell'UE e del Regno Unito per settembre e ottobre. La band sta lavorando con orchestre locali in tutte le date del loro tour.

Gli spettacoli londinesi si svolgeranno dal 30 settembre al 3 ottobre e vedranno la band suonare nel prestigioso locale per la prima volta nella loro carriera.

I biglietti saranno in vendita venerdì 18 ottobre alle 10 ora locale.




     Sigur Rós EU/UK tour dates 2025

Sep 3: CZE Prague KCP
Sep 4: CZE Prague KCP
Sep 6: AUT Vienna Wiener Konzerthaus
Sep 7: AUT Vienna Wiener Konzerthaus
Sep 9: ITA Milan Teatro Arcimboldi
Sep 10: ITA Milan Teatro Arcimboldi
Sep 12: ITA Rome Sala Santa Cecilia
Sep 13: ITA Rome Sala Santa Cecilia
Sep 16: POL Wroclaw Hala Stulecia
Sep 19: EST Tallinn Alexela Kontserdimaja
Sep 20: EST Tallinn Alexela Kontserdimaja
Sep 23: BEL Brussels Bozar
Sep 24: BEL Brussels Bozar
Sep 26: FRA Paris Salle Pleyel
Sep 27: FRA Paris Salle Pleyel
Sep 30: UK London Royal Albert Hall
Oct 1: UK London Royal Albert Hall
Oct 2: UK London Royal Albert Hall
Oct 3: UK London Royal Albert Hall
Oct 5: NED Amsterdam Carré
Oct 6: NED Amsterdam Carré