Monastir: un'odissea sonora tra solitudine
cosmica e riscoperta spirituale
Monastir, l'album di cui mi occupo oggi, è
parte integrante di un progetto più ampio, concepito e diretto da Francesco Paolo Paladino. L'opera musicale nasce
infatti in stretta connessione con il film omonimo, anch'esso scritto e diretto
da Paladino. Prima di immergerci nell'analisi dell'album, è doveroso segnalare
che il commento al film "Monastir" è disponibile al seguente link:
https://athosenrile.blogspot.com/2025/05/monastir-un-viaggio-cosmico-tra.html
La premessa è fondamentale per comprendere appieno la
ricchezza e la complessità di Monastir, in cui musica e immagini si
intrecciano e si completano a vicenda.
Monastir si presenta come un'esperienza musicale
e concettuale che trascende i confini convenzionali, trasportando l'ascoltatore
in un viaggio attraverso le profondità dello spazio e dell'anima umana. Questo
progetto ambizioso, frutto della sinergia tra numerosi artisti, si configura
come una sorta di "opera cosmica", in cui la musica, la voce e le
immagini si fondono per esplorare temi universali come la solitudine, la
ricerca di significato e la tensione tra ragione e spirito.
L'album si apre con un'atmosfera rarefatta e suggestiva, in
cui le voci eteree di Dorothy Moskowitz si librano su paesaggi sonori
stratificati e avvolgenti, creati da Paladino, le cui composizioni - che affondano le radici nella sua "Doubling Music" - si
caratterizzano per la loro capacità di spaziare da momenti di minimalismo
sonoro a esplosioni di intensa emotività, creando un continuo dialogo tra
tradizione e sperimentazione.
La voce della Moskowitz emerge come uno strumento potente ed
espressivo, capace di comunicare una vasta gamma di emozioni, dalla fragilità
alla forza, dalla malinconia alla speranza. Il suo contributo va oltre la
semplice interpretazione dei testi, configurandosi come una vera e propria
co-creazione dell'opera. Le sue armonizzazioni vocali aggiungono un ulteriore
livello di profondità e complessità alle composizioni di Paladino, creando un
connubio artistico di grande impatto.
I testi, scritti da Francesco Paladino con adattamenti
poetici di Dorothy Moskowitz e Luca Chino Ferrari, si addentrano in territori
esistenziali e spirituali, esplorando la condizione dell'essere umano di fronte
all'immensità del cosmo e alla ricerca di un senso di appartenenza. La
solitudine cosmica, l'interrogarsi sul destino dell'umanità e la tensione tra
la razionalità e la spiritualità emergono come temi centrali dell'opera,
invitando l'ascoltatore a una profonda riflessione sul proprio posto nell'universo.
Un elemento di particolare originalità è l'inserimento della
narrazione legata al "Monastero delle Suore di Clausura di Plautin" e
al diario di Suor Menfren, recitata dalla voce evocativa di Edward Ka-Spel.
Questo espediente narrativo, che si articola in sezioni "Extra"
all'interno dell'album, aggiunge un ulteriore strato di significato all'opera,
suggerendo una riflessione sulla natura della fede, sulla ricerca della verità
e sul potere della memoria.
Il progetto si configura come un'opera corale, in cui ogni
artista coinvolto contribuisce con la propria sensibilità e il proprio talento
alla creazione di un tessuto sonoro ricco e sfaccettato. Dalle "texture di
piano" di Riccardo Sinigaglia ai "suoni spaziali" di Alessandro
Fogar, dalle percussioni di Stefano Scala alle tessiture oniriche della
chitarra di Sean Breadin, ogni elemento si incastra perfettamente nel mosaico
sonoro dell'album, creando un'esperienza d'ascolto immersiva e coinvolgente.
Il packaging del CD, curato nei minimi dettagli da Deison,
Silvana Tonizzo e Stefano Gentile, si integra perfettamente con l'opera
musicale, trasformandola in un oggetto d'arte a tutto tondo. Le immagini
evocative di Maria Assunta Karini e i contributi video di Dan Abbott,
(collaboratore degli Hypgnosis) arricchiscono ulteriormente l'esperienza
sensoriale, offrendo all'ascoltatore un'immersione totale nel mondo di
"Monastir".
Monastir è un'opera di grande respiro artistico, che si rivolge a un pubblico
disposto a lasciarsi trasportare in un viaggio interstellare ed introspettivo.
Un album che sfida le convenzioni, che esplora i confini della musica e che
invita l'ascoltatore a interrogarsi sul significato della propria esistenza in
un universo vasto e misterioso.
Paladino ha risposto gentilmente alle mie domande…
Il booklet evidenzia il contributo di numerosi artisti.
Potresti approfondire il processo collaborativo e come i diversi input
artistici (musicali, vocali, visivi) sono stati intrecciati per creare l'opera
finale?
È una bella responsabilità, potrei dimenticarmi di elencare
uno di loro creando una ingiustizia oggettiva. Ci proviamo. Irene Lusignani
quando registrai la sua voce era una bellissima neonata di 15 giorni che
emetteva ultrasuoni che ancora stavano in paradiso; Riccardo Sinigaglia mi ha
lasciato carta bianca donandomi meravigliose texture di piano; Fogar mi ha
costruito appositamente una serie di “suoni spaziali”; Angelo Contini ha
suonato il trombone nel cosmo o così sembra!; il Trio Cavalazzi, invitati da Riccardo,
hanno offerto spunti creativi davvero profondi e geniali; Enten Hitti hanno
creato stacchi e sonorità “da camera” come solo loro riescono a fare; Stefano
Scala ha fornito un prezioso tappeto percussivo; Mauro Sambo ha esorcizzato gli
spazi con il suo flauto; Sean Breadin ha costruito ragnatele di suoni onirici
con la sua chitarra; Melissa Falarski ha affiancato la straordinaria voce di
Dorothy. E come dimenticare Roberto Laneri, che con i suoi magnifici fiati e la sua
incredibile esperienza mi ha creato diverse alternative al progetto originario! Infine, Dorothy e Luca Chino Ferrari. Dorothy è -così la ritengo- una
coautrice di MONASTIR, perché ha creato tutte le armonizzazioni vocali,
praticamente ha riscritto in un altro livello le mie musiche. È bellissimo
confrontarmi con lei perché il nostro dialogo è tra persone affamate di
sperimentazioni, di nuovo e di creativo. Non c’è limite a quello che stiamo
facendo. Ci intendiamo alla perfezione. Neppure la lingua inglese è un
problema. Dimentichiamo le nostre età, i nostri ovvi malanni, la nostra
contingenza e siamo come bambini con le dita nella marmellata. Con Luca Chino
Ferrari c’è una stima 30ennale. Siamo affascinati dei nostri rispettivi lavori
e i suoi libri su Barrett, Taylor sono capolavori; collaboriamo insieme
supportati da stima reciproca e siamo indispensabili l’un l’altro, prova ne sia
che tutte le volte che litighiamo troviamo il modo per riconciliarci alzando il
livello della nostra stima reciproca.
I testi delle canzoni esplorano spesso temi di solitudine
cosmica, amore e ricerca spirituale. Qual è stata l'ispirazione iniziale per
questi temi e come si sono evoluti durante il processo creativo?
Solitudine cosmica ed evoluzione spirituale si uniscono, si
scontrano, riemergono come sentimenti che sorreggono l’intero progetto.
L’ispirazione è il nostro tempo, tanto impressionante per l’assenza di elementi
poetici e spirituali, quanto denso di ogni tipo di essenza ripugnante basata
sulla ragione e l’opportunismo. In un'epoca di strazianti guerre ciniche e
assurde MONASTIR tenta di ergersi come una preghiera. In “Monastir” spero tu
possa ritrovare il desiderio fortissimo di una evoluzione umana da una esistenza
basata sulla ragione (razionale, ragion di stato, compromessi) allo spirito
(che non ammette confini e barriere).
La sezione "Extra" include un testo che fa
riferimento alle "Suore di Clausura di Plautin" e alla scoperta del
diario di Suor Menfren. Plautin è un luogo di finzione, e quale significato ha
questo elemento narrativo nel contesto più ampio di "MONASTIR"?
Nel film questi due momenti stanno all’inizio e alla fine del
film come vere proprie spiegazioni introduttive e finali. Nel CD sono “bonus
tracks”: questo per evitare di rallentare la comunicazione della musica ai
fruitori del progetto. Sono parti recitati dall’immenso Edward Ka-Spell anima
dei Legendary Pink Dots. Io e Edward siamo amici da tanto tempo e collaboriamo
da anni. L’idea che potesse essere presente in un lavoro condiviso con la
grande Dorothy lo aveva interessato fin dall’inizio. Luca Chino Ferrari ha
scritto questi due testi che Edward ha recitato.
Il progetto sembra fondere vari stili musicali e paesaggi
sonori. Come descriveresti il genere o lo stile complessivo di
"MONASTIR", e quali sono state le sue principali influenze musicali
nella composizione?
Lascerei più volentieri la definizione del “genere musicale”
di MONASIR a voi critici e storici della musica. Se proprio devo farlo,
pensandoci bene, devo dire che la musica di MONASTIR è una evoluzione della
“DOUBLING MUSIC”, quel particolare genere che avevo creato con i Doubling
Riders (i mitici Andreoni e Sinigaglia) e che, nel 1987, tentavo di definire
nel catalogo di TIME ZONE. Ti allego quello scritto. Leggendolo capirai che in
un’epoca in cui non esistevano i computer…parlavamo già di “scambio a distanza
di basi musicali”, di “doubling”, di creazioni con l’aiuto di collettivi
creativi; di non musicisti e musicisti che collaboravano insieme con pari
dignità; di tentativi di suonare dal vivo qualcosa di estremamente teorico.
Insomma, MONASTIR i suoi cromosomi li ripesca in quel nucleo originario e si
evolve attraverso la tecnologia e la creatività dei nuovi protagonisti. Se
dovessi elencare delle influenze esterne, “altre” rispetto ai miei precedenti
progetti, tralasciando i seminali Eno e Cage, citerei Hal Willner: avrebbe
senz’altro apprezzato l’accostamento di sonorità minimali alle vocalità di
Dorothy; pensa a un duetto di Sakamoto con Nina Simone, seduti sul bordo di un
buco nero di altre costellazioni…
Qual è il formato fisico principale per la pubblicazione del
tuo progetto musicale, e quali sono le tue considerazioni riguardo al vinile e
all'importanza del packaging?
Il format è il cd. Lo so che molti fruitori di musica oggi
come oggi preferiscono il vinile. Non so se Silentes programmerà l’uscita di un
vinile. Per il tipo di proposta musicale ritengo molto più adatto il cd, ma non
voglio entrare in sterili dispute. Il packaging del CD per me è magnifico ed ha
trasformato il mio progetto in un oggetto bellissimo, creato dalle fervide
menti dei designer della SILENTES, Deison, Silvana Tonizzo e Stefano Gentile;
ad essi si sono aggiunti la geniale Maria Assunta Karini (con l’immagine
incredibile di copertina), Silvano Tinelli (fotografo raffinato) e Dan Abbott
che mi ha regalato alcuni frammenti video che sono stati trasfusi nel film. Dan
-per chi non ne fosse informato- faceva parte del nucleo originario di creativi
dell’Hypgnosis, lo studio che realizzò la cover di Dark Side of the moon” …