martedì 10 dicembre 2024

David Gilmour dei Pink Floyd riflette sulla genesi di una delle canzoni più iconiche della sua band, “Shine On You Crazy Diamond”

"Vedi questa cosa sui volti delle persone, questo momento di risveglio, quando dicono: qui c'è una possibilità " 


David Gilmour ricorda il momento esatto in cui “Shine On You Crazy Diamond”: il tributo a Syd Barrett dei Pink Floyd, nacque in una squallida sala prove di Londra


Nel giugno del 1974, i Pink Floyd intrapresero un breve tour in Francia. Nella serata di apertura del tour, il 18 giugno, al Palais Des Sports di Tolosa, il quartetto aprì il set con la prima mondiale di una nuova composizione Gilmour/Waters/Wright, Shine On You Crazy Diamond (Parts IV).

Iniziando con un inquietante arpeggio a quattro note di David Gilmour, la canzone era stata creata nella "scadente" sala prove della band nel nord di Londra durante la primavera del '74 e, in una nuova intervista con il creatore di YouTube Rick Beato, Gilmour ripercorre il momento in cui è nata.

"Ero in una sala prove a King's Cross a Londra, noi quattro, la band Pink Floyd", inizia Gilmour, dopo aver mostrato a Beato l'iconico motivo a quattro note della canzone. "Suoni qualcosa, fai un sacco di piccole cose, e quella esce fuori, e qualcosa nel tuo cervello dice… c'è qualcosa in questo, quindi lo fai di nuovo, e lo fai di nuovo. E dopo un po' le altre persone nella stanza si fermano... puoi vedere questa cosa sui volti delle persone, questo momento di risveglio, quando le persone dicono… c'è una possibilità qui, c'è qualcosa qui. Ci sono altri momenti in cui è successo, ma quello è stato un momento molto chiaro. E fondamentalmente l'intero Shine On ... è nato da quel momento."

In un'intervista del 2018 condotta per la serie 4 Soul Music della BBC Radio, Gilmour ha parlato della creazione della canzone in una puntata speciale dedicata alla canzone.

"Quando sei un musicista", ha detto, "sei costantemente alla ricerca di piccole icone, piccoli pezzi, piccole frasi e cose che hanno un aspetto memorabile. E un giorno questo piccolo arpeggio di quattro note è caduto più o meno accidentalmente dalla chitarra. È una nota Si bemolle sulla quarta corda della chitarra, e poi c'è un Fa sulla seconda corda della chitarra, e poi ci sono le due corde aperte, che sono un Mi aperto e un Sol aperto".

Gilmour ha continuato dicendo che durante quelle sessioni al King's Cross, i Pink Floyd hanno scritto tre pezzi musicali: You've Got To Be Crazy ("che è diventato l'album Dogs on the Animals "), Raving And Drooling ("che è diventato Sheep”), e quello che divenne Shine On You Crazy Diamond, registrato per Wish You Were Here del 1975.

Gilmour dice che il motivo a quattro note "per me, aveva la sensazione di qualcosa che chiamava, una creatura notturna se vuoi, che chiamava in un modo solitario fuori dall'oscurità. Dopo averlo suonato un paio di volte, Roger e gli altri hanno drizzato un po' le orecchie - sempre un buon segno - così da quel momento abbiamo iniziato a costruire intorno all'inizio di quella piccola icona.

Syd era una persona di cui era molto facile innamorarsi", ha aggiunto Gilmour. “Roger aveva racchiuso molte cose e pensieri che tutti noi provavamo per Syd e, come cantante delle parole, cerco sempre di abitare quelle parole e di pensare a cosa significano per me e di cercare di crederci. Se lo faccio, qualcosa di tutto ciò arriverà al pubblico".

A seguire l'intervista completa di Gilmour con Rick Beato…

 






lunedì 9 dicembre 2024

ENRICO ROCCI - “IO STO CON WILLY COYOTE”


ENRICO ROCCI - “IO STO CON WILLY COYOTE”

C.C. DAI THAT'S ALL FOLKS! AGLI ANUSEYE

EDIZIONI VALLESCRIVIA (2024)


Circa dodici anni fa, nel corso di una presentazione di un libro in terra piemontese, entrai in contatto con un mondo musicale a me completamente sconosciuto, quello che fa riferimento ad Acqui Terme e dintorni, un luogo che mi è stato descritto così: “Non ho mai trovato nel corso della vita nessun luogo così pieno di fervore musicale, una città dove il rapporto abitanti/musicisti è elevatissimo (forse il più alto d’Italia), eppure… le caratteristiche personali di chi è nato e vissuto nella zona, la cultura del luogo, oggi come trent’anni fa, potrebbero essere il freno a mano tirato, messo lì a posta per impedire l’evoluzione totale.”

Visionando il progetto di Mario Andrea Morbelli (coordinatore della presentazione), “Indagine in 5/4”, ovvero 3 DVD con booklet annessi, scoprii un mondo musicale, a pochi passi da casa mia, che non avevo idea esistesse.

E io che pensavo che ad Acqui esistessero solo gli Yo Yo Mundi!

Mi perdonerà Enrico Rocci per questa divagazione che anticipa le mie impressioni sul suo libro “IO STO CON WILLY COYOTE” ma, mentre le pagine da lui scritte scorrevano, il mio senso di smarrimento aumentava: nomi e situazioni totalmente nuove, fatto accettabile per un qualsiasi lettore, ma non per chi, come me, si occupa di musica da tutta la vita.

Ma il fondo l’ho toccato alla fine della storia, quando l’autore fornisce una “piccola guida allo stoner/heavy psych/doom italico”, con la citazione e presentazione di oltre 170 band, di cui ne conosco solo… tre!!!

Beh, ci vuole un po’ di umiltà e autoironia, e diciamo che il book, oltre ad essere gradito ai fan del genere, sarà utile a chi, come me, bazzica altre strade ma vive la musica con curiosità e con modus “open mind”.

E in questo modo ho individuato la tipologia di un paio di possibili acquirenti: il sapientone e il curiosone.

Certo è che non saprei spiegare con parole povere ai miei discenti all’UniSavona (con cui si parla soprattutto di prog) il significato di stoner/heavy psych/doom!

Il sottotitolo del libro risulterà icastico per molti, quel “C.C. DAI THAT’S ALL FOLKS! AGLI ANUSEYE che indirizza verso un artista preciso e due band specifiche.

Il “C.C. sta per Claudio Colaianni, ovvero “personaggio chiave della scena underground pugliese e protagonista, assieme a tanti valenti compagi nonché amici, di una storia esaltante di heavy psych al Sud. Un uomo schietto, passionale, con una invidiabile capacità di raccontare e l’attitudine a schierarsi sempre con i perdenti...”, insomma uno che sta sempre dalla parte di Willy Coyote.

Provo a dare luce al resto del titolo, partendo dai That's All Folk!, una delle band più importanti della scena stoner/psych rock barese e italiana degli anni '90 e inizio 2000, punto di riferimento per molti appassionati del genere e, ovviamente, guidata da Colaianni.

Attivi sin dagli anni '90, i That's All Folk! hanno pubblicato diversi album ed EP, riscuotendo un buon successo sia in Italia che all'estero, diventando così una delle band pioniere della scena stoner italiana, contribuendo a diffondere questo genere musicale nel nostro paese, mantenendo sempre una propria identità sonora, sperimentando e innovando all'interno del genere.

Dalla lettura si apprende come i loro concerti fossero caratterizzati da un'energia esplosiva e da un'intensità che coinvolgeva totalmente il pubblico.

Ne parlo al passato perché esiste un’evoluzione di cui “C.C.” è anello di congiunzione, ovvero gli Anuseye, che rappresentano il prolungamento della vita musicale precedente, semplicemente perché le esperienze e i casi della vita producono mutazioni profonde che si riversano sull’arte e sulle azioni quotidiane.

Gli Anuseye sono un must per gli amanti dello stoner rock che cercano un sound più oscuro e sperimentale, una musica perfetta per chi ama le atmosfere dense e oppressive, capaci di esplorare le diverse sfaccettature del rock pesante.

Enrico Rocci ci porta dietro le quinte, svelando aneddoti, curiosità e dettagli sulla nascita, l'evoluzione e l'impatto di questi due progetti musicali che hanno lasciato un segno indelebile nel panorama underground italiano.

Il libro offre uno spaccato autentico della scena musicale pugliese, raccontando storie di amicizia e creatività, proponendo in primis la storia di Claudio Colaianni, fatta di passione, determinazione e amore per la musica. Di più… un racconto che ispirerà chiunque abbia un sogno da realizzare.

Rocci, scrittore e saggista dalle mille esperienze e sfaccettature, analizza la musica dei That's All Folk! e degli Anuseye, svelandone le influenze, le caratteristiche e l'impatto sulla scena musicale.

Il libro è ricco di aneddoti e storie che rendono la lettura ancora più appassionante, con l’autore spesso presente in prima persona - senza dimenticare l’apporto del mio concittadino Davide Pansolin - ad illuminare percorsi spesso privi di luce continuativa.

Testo didattico, storie di musica e amicizia, luoghi inesplorati per i più, con la certezza che esistano perle sonore da scoprire in ogni tempo e in ogni luogo.

La scrittura di Enrico Rocci è esperta e sicura, e la sua conduzione narrativa ha il pregio della sintesi, intesa come unione di molteplici significati in un unico contenitore: esiste il racconto, l’insegnamento occulto e quello esplicito, il coinvolgimento personale e la voglia di team work, ma ciò che l’autore ha realizzato, almeno per quanto mi riguarda, è il donare una chiave in grado di aprire una porta al di là della quale, come emerge dalla lettura, si è certi di trovare un percorso mai battuto e quindi una totale novità che vale la pena scoprire.

Impossibile non rimanere affascinati da una galleria fotografica a colori di oltre quaranta pagine che racchiudono un lungo periodo di vita e musica

L’ultimo atto del libro propone quello che viene definito “CONTENUTO EXTRA”, ovvero “L’ORRORE DI SPINAZZOLA”, ispirato all’Alta Murgia.

Ma per poter conoscere il “terrificante” contenuto occorrerà compare il libro!


Enrico Rocci è nato a Torino e ha lavorato come medico. Da trent’anni vive a Novi Ligure.

Ha pubblicato con Chinaski Edizioni i seguenti romanzi noir: Nuar bolognese (2007), Volevo solo uccidere i Porcupine Tree (2009), Cartoline in bianco e nero (2013) e Non fa per te (2015).

Sempre con Chinaski è uscita la prima edizione de Il culto dell’Albero Porcospino. Storia, sproloqui e ricordi dei Porcupine Tree (2018). Con Officina di Hank ha pubblicato Acid Queens. Viaggio tra le voci femminili della musica psichedelica (2021) e la riedizione, aggiornata e ampliata, de Il culto dell’Albero Porcospino (2022).

Infine, nel 2024 è uscito per Edizioni Vallescrivia il romanzo Nozze Chimiche coi fichi secchi.





Alan Sorrenti in un filmato storico, con Jackson, Marcus, Monkman...


Il filmato a seguire, secondo alcuni bene informati, non è del ’73, come indicato, ma del settembre 1972.

Oltre alla bellezza del “reperto storico”, ci ricorda come gli inizi del cantautore Alan Sorrenti avessero come indirizzo un percorso molto diverso da quello che poi lo ha reso famoso e per il quale ho poco interesse.

Sinteticamente: Alan nasce a Napoli da padre napoletano e madre gallese e trascorre gran parte della sua infanzia a Aberystwyth, in Galles. Inizia la carriera nei primi anni Settanta, affascinato dal rock progressivo e dalla sperimentazione, influenzato dalla vocalità di cantautori come Tim Buckley e Peter Hammill.

Nel 1972 pubblica il suo primo album, “Aria”, dove trovano spazio musicisti importanti, tra i quali Jean Luc Ponty. Sia “Aria” (1972) sia il suo secondo album, “Come un vecchio incensiere all'alba di un villaggio deserto” (1973), hanno la stessa forma: il brano che dà il titolo occupa un'intera facciata, e ha una struttura melodica complessa ed elaborata, con testi alquanto ermetici.

Nel video troviamo traccia del “vecchio” Sorrenti, accompagnato da musicisti illustri, come il fiatista David Jackson, dei Van der Graaf Generator, Toni Marcus al violino e alle tastiere Francis Monkman dei Curved Air.

Il brano proposto è “Serenesse”, tratto da “Come un vecchio incensiere…






domenica 8 dicembre 2024

I Genesis annunciano l'edizione Super Deluxe per il 50° anniversario di "The Lamb Lies Down On Broadway"


 

Nuovo mixaggio Dolby ATMOS di The Lamb... supervisionato da Peter Gabriel e Tony Banks presso Real World Studios


I Genesis hanno annunciato la ristampa in un cofanetto deluxe del loro doppio album del 1974 The Lamb Lies Down On Broadway.

L'acclamato concept album della band, l'ultimo con Peter Gabriel, uscirà come 50th Anniversary Super Deluxe Edition in cinque vinili LP e un Blu-ray, quattro CD + Blu-ray e in versione digitale con un mixaggio Dolby ATMOS realizzato da Bob Mackenzie e supervisionato da Peter Gabriel e Tony Banks presso i Real World Studios, tramite Rhino/Warner il 28 marzo.

"The Lamb Lies Down On Broadway era qualcosa di nuovo per il pubblico, che lo confondeva e lo entusiasmava allo stesso tempo", ricorda il chitarrista Steve Hackett. "Penso che questo album sia un classico dei Genesis".

Il nuovo cofanetto include il mix originale dell'album, rimasterizzato presso gli Abbey Road Studios da Miles Showell dai nastri analogici del 1974, mentre un disco audio Blu-ray include l'audio ad alta risoluzione a 96 kHz/24 bit rimasterizzato e i mix Dolby ATMOS dell'album in studio.

Per la prima volta lo spettacolo dal vivo completo The Lamb Lies Down On Broadway Live At The Shrine Auditorium del 24 gennaio 1975, incluse le tracce bis, viene pubblicato nella sua interezza. È rimasterizzato e include due tracce bis Watcher Of The Skies e The Musical Box. Questa è la prima volta che lo spettacolo dal vivo completo, incluse le tracce bis, viene pubblicato completamente.

Ci sono anche tre demo mai pubblicate prima della leggendaria Headley Grange Session, incluse come parte di una scheda di download digitale con l'audio completo del set

Include anche un libro da 60 pagine in stile tavolino da caffè con note di copertina del giornalista Alexis Petridis, che ha intervistato tutti e cinque i membri della band per raccontare la storia dell'album dalle sessioni di scrittura alle esibizioni dal vivo, che si ritiene sia l'unica volta che ciò è accaduto dalla sua uscita originale. Il libro contiene anche immagini di Armando Gallo, Richard Haines e altri noti fotografi, e il set include anche una replica del programma del tour del 1975, un biglietto e un poster.

"Ricordo di aver fatto molti spettacoli uno dopo l'altro nel tour The Lamb... ", aggiunge Hackett. "È incredibile che siamo sopravvissuti a tutto questo, ma il potere della musica ha vinto. I momenti più forti di The Lamb, per me, sono come l'intera umanità in marcia sotto la frusta. Sento che questa musica suona ancora più forte con il passare del tempo."


Genesis: The Lamb Lies Down On Broadway Remastered 2024 (from the original 1974 tapes)


1. THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY

2. FLY ON A WINDSHIELD

3. BROADWAY MELODY OF 1974

4. CUCKOO COCOON

5. IN THE CAGE

6. THE GRAND PARADE OF LIFELESS PACKAGING

7. BACK IN N.Y.C.

8. HAIRLESS HEART

9. COUNTING OUT TIME

10. THE CARPET CRAWLERS

11. THE CHAMBER OF 32 DOORS

12. LILYWHITE LILITH

13. THE WAITING ROOM

14. ANYWAY

15. HERE COMES THE SUPERNATURAL ANAESTHETIST

16. THE LAMIA

17. SILENT SORROW IN EMPTY BOAT

18. THE COLONY OF SLIPPERMEN (THE ARRIVAL · A VISIT TO THE DOKTOR · RAVEN)

19. RAVINE

20. THE LIGHT DIES DOWN ON BROADWAY

21. RIDING THE SCREE

22. IN THE RAPIDS

23. IT.

 

The Lamb Lies Down On Broadway – Live from the Shrine Auditorium, Los Angeles, CA (January 24, 1975) Remastered 2024

 

1. THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY

2. FLY ON A WINDSHIELD

3. BROADWAY MELODY OF 1974

4. CUCKOO COCOON

5. IN THE CAGE

6. THE GRAND PARADE OF LIFELESS PACKAGING

7. BACK IN N.Y.C.

8. HAIRLESS HEART

9. COUNTING OUT TIME

10. THE CARPET CRAWLERS

11. THE CHAMBER OF 32 DOORS

12. LILYWHITE LILITH

13. THE WAITING ROOM

14. ANYWAY

15. HERE COMES THE SUPERNATURAL ANAESTHETIST

16. THE LAMIA

17. SILENT SORROW IN EMPTY BOAT

18. THE COLONY OF SLIPPERMEN (THE ARRIVAL · A VISIT TO THE DOKTOR · RAVEN)

19. RAVINE

20. THE LIGHT DIES DOWN ON BROADWAY

21. RIDING THE SCREE

22. IN THE RAPIDS

23. IT

 

Encore

24. WATCHER OF THE SKIES

25. THE MUSICAL BOX

 

The Headley Grange Demos Download Card

 

1. THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY/FLY ON A WINDSHIELD (Take 1)

2. THE CHAMBER OF 32 DOORS/THE LAMIA (Takes 1-2)

3. I




sabato 7 dicembre 2024

"Coldplay rEvolution e il segreto della musica eterna", di Adrien Viglierchio

 


Adrien Viglierchio, ad inizio estate, regala ai lettori e ai fans dei Coldplay il libro “Coldplay rEvolution e il segreto della musica eterna-The Biography of Dreamers”.

Al di là delle biografie ufficiali, facilmente reperibili online, mi piace rimarcare la mia lunga e personale conoscenza con l’autore, una situazione che teoricamente potrebbe facilitare la comprensione delle idee, una decodificazione di quanto è nascosto tra le righe. Però… non avevo mai captato il suo amore per la band di Chris Martin e soci.

Conobbi Adrien nel 2012, e l’occasione era una mia intervista a domicilio legata all’uscita del suo album Etno-pop “Il Dodicesimo Pianeta”. Fu in quella occasione che mi fu facile comprendere come la sua specializzazione in tecniche Olistiche e dintorni - quindi il suo lavoro - fosse inscindibile dal lato artistico. Successivamente ci ritrovammo assieme nell’avventura di “FareMusic.it”, il Magazine di Musica e Cultura voluto da Alberto Salerno, e poi ho continuato ad osservarlo da lontano come corrispondente nelle sale stampa dei maggiori eventi musicali, come il Festival di Sanremo e l’Eurovision Song Contest.

Questa lunga premessa mi pareva doverosa per inquadrare in modo minimale la persona, l’artista, l’uomo.

Ma focalizziamoci sul book, e la prima cosa che mi è venuta in mente nel corso della lettura è che il nome di una qualsiasi band stampato in copertina porta ad immaginare biografie, storie, aneddoti, discografie, interviste… tutte cose che in effetti ritroviamo abbondantemente tra le 470 pagine, ma l’essenzialità tecnica e la linearità narrativa, spesso ricercata dal fan, in questo caso è accompagnata da un parallelismo immaginario carico di significati.

Cairo Montenotte (SV)-Biblioteca Civica
 con Adrien Viglierchio e Luciana Bertone

La dedica iniziale a “tutti i nonni” ha un motivo preciso e trova la fermatura del cerchio proprio sull’epilogo, ma andiamo per gradi.

Dal titolo occorre estrarre un paio di elementi che vanno commentati.

Parto dalla “E” maiuscola di “rEvolution” e cito testualmente le parole dell’autore: <<Nella mia “E” maiuscola vi è tutta l’essenza di quattro ragazzi, che, nella loro “evoluzione” tuttora in atto, dagli anni ’90 stanno facendo la “Rivoluzione” delle masse luminescenti di esseri umani uniti da un unico comune denominatore, “Sorridere guardando il cielo pieno di stelle”>>.

La seconda cosa da rimarcare sulla prima pagina è il sottotitolo “La biografia dei sognatori”, e l’aggettivo “dreamers”, supera i confini della band e si allarga ai milioni di seguaci che, in ogni parte del mondo, condividono con loro musica e pensieri.

E sono proprio i fans co-protagonisti del libro, con le loro testimonianze e le loro collaborazioni attive.

Esiste quindi una narrazione parallela, una “Ghost Story” la cui coautrice è Luciana Bertone, madre di Adrien Viglierchio, e assieme hanno scelto di…

... raccontare le vicende, utilizzando la lingua dei Coldplay e riportando tra le pagine la fantasia che questi ricercano e suscitano attraverso le loro creazioni. Il protagonista della storia, infatti, è Endy Moon, un personaggio inventato che si interfaccerà con il pupazzo-alieno Angel Moon, cantante della band Weirdos. Endy Moon, con il suo epico viaggio, ricco di colpi di scena e rivelazioni, accompagnerà il lettore, capitolo dopo capitolo, alla scoperta dell’universo dei Coldplay.

Con una logica bel precisa, la realtà e la fantasia coesistono e si alternano nei vari capitoli, e quello che all’inizio potrebbe essere spiazzante, diventa lentamente la comprensione di una convivenza e compenetrazione, tanto che lo storytelling diventa un tutt’uno, naturale ed icastico.

A differenza della maggior parte dei libri dedicati alle star della musica, A.V. ci regala vagonate di significati positivi, di simboli, di immagini relative alla band e oltre, e senza voler entrare troppo nel dettaglio, segnalo un capitolo centrale denominato “Sono l’albero, il Cosmo e l’Universo”, dove si evidenziano aspetti dei Coldplay sicuramente unici che riguardano il rispetto dell’ambiente in modo fattivo e maniacale, direi impensabile nella sua rigidità positiva, sicuramente contagioso, almeno per i seguaci del gruppo.

La storia termina in un’altra galassia, in un mondo temporalmente parlando molto lontano, in cui la fruizione della musica avverrà chissà in quale modo, e chissà quale sarà “il segreto della musica eterna”, accompagnato dell’immagine di un aquilone a fine libro!

Ma è proprio nelle ultime pagine che ho trovato la mia personale sintesi di tutta la lettura, il momento in cui mi sono commosso e ho ripensato alla mia storia e a quel che mi rimane da percorre.

La frase estrapolata recita così: “… in futuro chiunque dei vostri cari potrà aprire una scatola e trovarci dentro quelle che per voi sono state le cose più care. Questo semplice gesto racchiude la “Potenza dell’Amore” tra generazioni”.

Ho immediatamente pensato a tutte le scatole trovate in soffitta, quelle che con estrema cautela ho aperto giorno dopo giorno - e ancora apro - e immediatamente mi sono reso conto che, da tanto tempo, senza accorgermene, avevo iniziato a riempire le mie”.

Adrien Viglierchio… se pensavi di aver scritto un libro dedicato in modo specifico alla musica, beh… ti sei sbagliato!

Quindi, riassumo, un apparente “semplice” book dedicato a delle rock star, come ne esistono tanti in circolazione, quelli che proprio il lettore/fan richiede, si trasforma in mezzo per una riflessione approfondita sulla vita, sulle nostre esistenze, sui valori fondanti, sulle scelte che possiamo o non vogliamo fare. E a dirla tutta, mi sembra che una lettura natalizia non potrebbe che fare bene, nel senso che mi appare appropriata a chi vive il momento non solo attraverso il modello consumistico.

Libro trasversale, per tutti, da leggere anche quando i riferimenti musicali personali spingono verso altri sentieri!


Profumo di Coldplay...





Emerson, Lake & Palmer: "Pictures at an Exhibition"- Riviviamo, attraverso ascolto e commento, un album simbolo del progressive rock


Titolo dell'album: "Pictures at an Exhibition"

Artista: Emerson, Lake & Palmer

Anno di pubblicazione: 1971

 

"Pictures at an Exhibition" degli Emerson, Lake & Palmer è uno degli album più iconici e influenti della loro carriera. Pubblicato nel novembre del 1971, l'album è una reinterpretazione rock dell'opera originale di Modest Mussorgsky, ispirata alle opere d'arte del suo amico Viktor Hartmann.

L'album si apre con una potente e trascinante versione strumentale di "Promenade", che introduce l'ascoltatore all'atmosfera dell'opera. Fin da subito, emerge la grande abilità strumentale del trio, composto da Keith Emerson alle tastiere, Greg Lake al basso e alla voce, e Carl Palmer alla batteria.

Ogni brano di "Pictures at an Exhibition" è una testimonianza del talento e della versatilità del gruppo. Dalla dolcezza della ballad "The Old Castle" alla frenesia di "The Hut of Baba Yaga", gli ELP riescono a catturare l'essenza delle diverse opere d'arte evocate dalla composizione originale di Mussorgsky.

La sezione strumentale di "The Great Gates of Kiev" è particolarmente epica, con Emerson che sfoggia il suo virtuosismo alle tastiere in modo magistrale.

La produzione dell'album è di alta qualità, permettendo a ogni strumento di emergere chiaramente e di creare un suono ricco e complesso. Le performance vocali di Greg Lake sono potenti e coinvolgenti, mentre le abilità di Keith Emerson alle tastiere sono impressionanti, mostrando la sua capacità di mescolare elementi classici con il rock progressivo.

"Pictures at an Exhibition" è un album che ha contribuito a definire il genere del rock progressivo. La capacità degli Emerson, Lake & Palmer di reinterpretare un'opera classica in modo così creativo e affascinante testimonia la loro genialità musicale. L'album offre un'esperienza coinvolgente e immersiva, che sfida gli ascoltatori ad esplorare nuovi orizzonti musicali.

Sebbene l’album possa richiedere un certo grado di pazienza e apertura mentale da parte degli ascoltatori meno avvezzi al genere, coloro che si avventurano in questo viaggio musicale saranno ricompensati con una ricchezza di emozioni e sonorità uniche.

Il disco fu pubblicato ben otto mesi dopo la registrazione, poiché la casa discografica aveva in un primo tempo considerato l'idea di destinarlo al catalogo classico, e più in generale dubitava del potenziale commerciale della rivisitazione rock di un'opera classica. Fu il successo dell'album in studio “Tarkus”, pubblicato a giugno del 1971 e piazzatosi primo in classifica nel Regno Unito, a "trainare" la pubblicazione di questo live, il quale a sua volta balzò al primo posto nella classifica della rivista statunitense Billboard, appena un mese dopo l'uscita.

Un capolavoro intramontabile del rock progressivo, punto di riferimento nel genere che continua ad ispirare generazioni di musicisti e appassionati di musica.


Tracce (Cliccare sul titolo per ascoltare)

Lato A

Promenade (strumentale) – 1:58 (musica: Modest Petrovič Musorgskij)

The Gnome (strumentale) – 4:18 (musica: Musorgskij, arr. Carl Palmer)

Promenade– 1:23 (testo: Greg Lake – musica: Musorgskij, arr. Lake)

The Sage – 4:42 (Lake)

The Old Castle (strumentale) – 2:33 (musica: Musorgskij, arr. Keith Emerson)

Blues Variation (strumentale) – 4:22 (musica: Emerson, Lake, Palmer) 

Lato B

Promenade (strumentale) – 1:29 (musica: Musorgskij, arr. Emerson)

The Hut of Baba Yaga (strumentale) – 1:12 (musica: Musorgskij, arr. Emerson)

The Curse of Baba Yaga – 4:10 (testo: Lake – musica: Emerson, Lake, Palmer)

The Hut of Baba Yaga (strumentale) – 1:06 (musica: Musorgskij, arr. Emerson)

The Great Gates of Kiev – 6:37 (testo: Lake – musica: Musorgskij, arr. Lake)

Nutrocker (strumentale) – 4:26 (musica: Pëtr Il'ič Čajkovskij, Kim Fowley, arr. Emerson, Lake, Palmer)


Formazione

Keith Emerson – tastiere

Greg Lake – basso, chitarra, voce

Carl Palmer – batteria








venerdì 6 dicembre 2024

John Lodge (Moody Blues ) porta per la prima volta nel Regno Unito il suo spettacolo “Days Of Future Passed - Bringing it Home”



Il bassista e cantante dei Moody Blues John Lodge annuncia le date del tour nel Regno Unito per aprile


Il bassista e cantante dei Moody Blues John Lodge ha annunciato che porterà per la prima volta nel Regno Unito il suo spettacolo Days of Future Passed - Bringing it Home con date dal vivo ad aprile, durante le quali eseguirà integralmente l'album rivoluzionario dei Moody Blues del 1967 “Days Of Future Passed”.

Il tour inizierà il 6 aprile al Birmingham Town Hall e proseguirà attraverso Manchester, Glasgow, Londra e Bristol, per concludersi il 15 aprile al G Live, Guildford nel Surrey.

Lodge è nato a Birmingham e vive nel Surrey dal 1968, da qui il titolo del tour 'Bringing it Home'.

"Da quando è scoppiato il Covid, ho sempre desiderato esibirmi nel Regno Unito con il mio concerto di “Days Of Future Passed” e sono lieto di annunciare che lo 'porterò a casa' ad aprile", afferma Lodge. "Come ho detto alla Rock and Roll Hall of Fame, siamo andati in studio in cinque e quello che abbiamo creato insieme in quella settimana ha cambiato le nostre vite per sempre. Anche se i Moodies non sono più in tour e mi manca esibirmi con i ragazzi, è bello rivivere quei bei momenti nelle canzoni di Justin, Graeme, Mike e Ray. Ai fan del Regno Unito che hanno pazientemente atteso questo tour, grazie per l’infinito supporto".

Nel 2023 Lodge ha pubblicato “Days Of Future Passed - My Sojourn”, la sua nuova versione dell'album, che ha suonato insieme a una serie di classici dei Moody Blues.

Nelle date del Regno Unito sarà affiancato dal cantante degli Yes Jon Davison, che eseguirà il classico Night In White Satin; nello spettacolo sarà presente anche il compianto batterista dei Moody Blues Graeme Edge, in un video, che reciterà le sue poesie per Morning Glory e Late Lament.

Lodge ha annunciato di recente che pubblicherà un nuovo EP esteso, Love Conquers All, a febbraio.

La prevendita dei biglietti è iniziata il 27 novembre e tutti i biglietti saranno in vendita dal 29 novembre con speciali pacchetti VIP disponibili.


John Lodge Days of Future Passed - Date del tour Bringing it Home 

6 aprile: Birmingham Town Hall

8 aprile: Manchester Royal Northern College of Music

9 aprile: Glasgow Pavilion Theatre,

11 aprile: London Union Chapel

14 aprile: Bristol St George's, Bristol

15 aprile: Guildford G Live





Festival di Altamont: i tragici fatti del 6 dicembre 1969



Girovagando per la rete a caccia di storie musicali emergono spesso riferimenti a quanto accaduto al Festival di Altamont nel lontano 1969.
Sto parlando di avvenimenti tragici in cui la musica, elemento principe negli intenti, passò in sottofondo, diventando la colonna sonora di un momento oscuro, una giornata di morte, la prima e unica morte in diretta nel mondo del rock.

Ho trovato questo esauriente racconto.

Il Festival rock di Altamont si tenne in California, il 6 dicembre 1969.
Quattro mesi dopo il festival di Woodstock, i Rolling Stones decisero di organizzare un festival gratuito sulla costa ovest degli U.S.A., che avrebbe concluso il loro tour americano. Questo fu il loro modo di rispondere alle critiche che li avevano investiti durante la tournée a causa dell'elevato costo dei biglietti.
Al concerto presero parte Santana, i Jefferson Airplane, The Flying Burrito Brothers e Crosby, Stills, Nash and Young.
La manifestazione degenerò però violentemente a causa soprattutto della dabbenaggine degli organizzatori che affidarono incautamente agli Hells Angels locali, impreparati, l'incombenza della sicurezza, in cambio di alcune centinaia di dollari in cartoni di birra.

Il risultato di questa scelta furono quattro morti e risse continue che spesso finirono per colpire gli stessi artisti! Il nome di Altamont rimarrà sempre associato a quello di Meredith Hunter, un diciottenne di colore accoltellato a morte dalla sicurezza a pochi metri dal palco dopo aver estratto una pistola in mezzo al pubblico (questo è quanto sembrerebbero documentare le immagini del concerto).

Se Woodstock è universalmente riconosciuto come l'apice del periodo di controcultura giovanile, Altamont segnò "la fine delle illusioni".

Meredith Hunter, nato il 24 ottobre del 1951, fu accoltellato a morte di fronte al palco al festival rock tenuto all'Altamont Speedway durante l'esibizione dei Rolling Stones.
Morì durante il trasporto in ospedale.

L'omicidio stesso fu ripreso nel documentario Gimme Shelter.
Alan Passaro, un ragazzo di 21 anni membro degli Hells Angels, fu accusato del crimine, ma Passaro si appellò al fatto che aveva agito per autodifesa nei confronti di Hunter, (probabilmente provocato e sotto effetto di anfetamine) il quale estrasse una pistola (come si vede nel film). Passaro ottenne l'assoluzione per autodifesa.
Una leggenda urbana narra che la canzone cantata dagli Stones nel momento che Hunter fu ucciso fosse "Simpathy for the Devil". Ciò è falso. Anche se quel brano faceva parte della scaletta del concerto, i Rolling Stones stavano suonando "Under my Thumb" quando Hunter fu accoltellato.


Altamont è il nome di un circuito situato nella California del Nord, a Tracy, vicino Livermore.
La presenza nel cast di band come Grateful Dead e Jefferson Airplane aveva portato all’autodromo circa 300 mila persone, fiduciose di poter assistere a quella che da più parti si annunciava già come la “Woodstock dell’ovest”.
La scelta di Altamont come luogo dell’evento, comunque, venne fatta molto in ritardo rispetto alla data del concerto, con la risultante che ci si trovò di fronte a uno dei concerti peggio organizzati della storia: pochi bagni, poche tende di pronto soccorso, un sound system non sufficiente a farsi sentire da tutti i presenti, un palco disorganizzato nella struttura e nella gestione e – ultima ma non ultima – la presenza della famigerata crew motociclistica degli Hells Angels in veste di servizio d’ordine dell’evento.
L’idea di assoldare gli Hell’s Angels come tutori dell’ordine pare fosse stata dei Grateful Dead, che avevano già avuto a che fare con loro in passato e ne avevano proposto il nome.
Gli Angels furono pagati con 500 dollari da spendere in birra, ma sembra che non fosse da escludere un loro coinvolgimento nella distribuzione di droga al pubblico del Festival.
La gestione molto violenta del pubblico provocò però le ire di alcuni dei musicisti facenti parte del cast: già nel pomeriggio i Grateful Dead avevano comunicato che non avrebbero suonato, in disaccordo con la linea dura tenuta da chi gestiva il servizio d’ordine, ossia gli Hell’s Angels.
Con il trascorrere delle ore l’atmosfera si fece sempre più tesa e i Rolling Stones, che non avrebbero voluto suonare, salirono sul palco in uno dei momenti peggiori della serata.
La tensione era palpabile, ma nessuno poteva immaginare cosa stava per succedere: le telecamere di Albert, David Maysles e Charlotte Zwerin, che filmano il tour per conto degli Stones e puntano su quell’evento come apice del loro film documentario, si trovavano a riprendere in diretta l’omicidio di Meredith Hunter, un 18enne di colore trovato dagli Hell’s Angels in possesso di una pistola e per questo motivo ammazzato letteralmente di botte durante il concerto degli Stones, proprio di fronte al palco.
Nelle immagini si vede il panico e il nervosismo impotente della band che in quel momento sta suonando “Under my Thumb”, e non può fare altro, dopo, che sospendere la propria esibizione. Seguono veri e propri momenti di panico, finché i Rolling Stones, ancora ignari della orribile sorte toccata a Hunter, tornano sul palco a suonare per evitare disordini ancora più gravi. “Gimme Shelter” – titolo che proviene dalla canzone che scorre alla fine lungo i titoli di coda - diventa così il film documentario dell’unica morte in diretta nella storia del rock’n’roll: le Loro Maestà Sataniche ne sono gli officianti, in un macabro accostamento che durerà per molto tempo (gli Stones, devastati dall’esperienza, toglieranno “Sympathy for the devil” dalla scaletta dei loro concerti e resteranno lontani dalle scene per un bel po’) e che ha naturalmente la forza per snaturare quello che in origine avrebbe dovuto essere un documentario sul tour di maggior successo di una grande rock’n’roll band e diventa invece un momento “maledetto” della loro carriera.


Ecco quanto riportato dal Corriere della Sera un pò di tempo fa.

Mick Jagger nel mirino degli Hells Angels

La gang di motociclisti voleva uccidere il leader degli Stones, salvato da una tempesta agli Hamptons.
I motociclisti contro i Rolling Stones. Gli Hells Angels, una delle prime e più violente gang motocilistiche americane, odiavano a tal punto la band inglese da pianificare l'assassinio di Mick Jagger, leader dei Rolling Stones. Per farlo fuori era stato persino definito il piano, che prevedeva un avventuroso sbarco dal mare nella villa del cantante sugli Hamptons.
A rivelarlo è stato un ex agente dell'Fbi, intervistato da Radio Four della Bbc.
Mick Jagger era finito nel mirino degli «angeli dell'inferno» dopo che questi aveva deciso di non aver più nulla a che fare con loro. Il piano non fu portato a termine solo perché la barca dei sicari fu bloccata da una tempesta.
La decisione di uccidere Jagger fu presa da un gruppo di Hells Angels dopo il concerto al festival di Altamont nel 1969, in cui membri del gruppo furono usati dai Rolling Stones come servizio di sicurezza. Fu una scelta tragica: gli Hells Angels uccisero Meredith Hunter, uno spettatore nero di 18 anni, il tutto davanti alle macchine da presa. A quel punto, Mick annunciò di non voler avere più nulla a che fare con quei violenti. Secondo Mark Young, ex agente speciale dell'Fbi, una barca con a bordo diversi Hells Angels avrebbe dovuto partire alla volta della villa del cantante agli Hamptons (a Long Island, poco fuori New York) per ucciderlo. «Erano così furiosi del trattamento che aveva loro riservato Jagger, che decisero di assassinarlo. Un gruppo prese la barca, armato, pensando di attaccarlo dal mare», a spiegato il presentatore della Bbc, Tom Mangold.
Per fortuna di Jagger, ha raccontato l'uomo del Bureau, «la barca fu colpita da una tempesta, e gli uomini finirono in mare. Nessuno morì, ma il piano di uccidere Jagger non ebbe seguito».
Mick non seppe mai, almeno pare, del complotto, e per tutta la carriera ha sempre minimizzato i rapporti tra gli Stones e la gang.
L'omicidio di Altamont è passato alla storia come la fine dell'era di pace, amore e musica degli hippy.
Nel film documentario Gimme Shelter, si vede Hunter, che aveva appena avuto una lite con gli Angels, che si avvicina al palco armato di pistola mentre gli Stones suonano Under my thumb. Alan Passaro, membro della gang, lo blocca e lo accoltella. Poi gli altri Angels infieriscono su Hunter a calci. Gli Stones, che non sapevano che il ragazzo era morente, continuarono a suonare dopo un'interruzione. Arrestato per omicidio, Passaro verrà poi assolto per legittima difesa.




giovedì 5 dicembre 2024

Ci ha lasciato Mario Tessuto


Ho appena saputo della morte di Mario Tessuto, cantante italiano molto amato dal pubblico italiano di ogni età.

Anche per chi come me non era incline all’ascolto di quella che veniva definita “musica leggera”, il suo brano simbolo, "Lisa dagli occhi blu", rappresenta una tessera della colona sonora della vita.

Tessuto è deceduto a causa di problemi cardiaci, una condizione di salute con cui conviveva da tempo. La sua morte è avvenuta a Vigevano, dove risiedeva, oggi, 5 dicembre 2024.

Nato a Pignataro Maggiore (Caserta) nel 1943, si trasferisce da giovane a Milano. Inizia la sua carriera musicale grazie all'amicizia con Livio Macchia dei Camaleonti e all'incontro con Miki Del Prete, collaboratore di Adriano Celentano. Quest'ultimo gli propone un contratto con la Clan.

La canzone che lo ha reso celebre, "Lisa dagli occhi blu", fu pubblicata nel 1969. Il brano, diventato un vero e proprio classico della musica leggera italiana, è stato ispirato da una poesia.

Dopo una lunga carriera, nel 2021 decise di ritirarsi dalle scene per dedicarsi esclusivamente alla vita privata.

Mario Tessuto, oltre ad essere un grande interprete, era anche un personaggio affascinante e ricco di aneddoti.

All'inizio della sua carriera, Mario non si chiamava Tessuto, cognome che scelse per regalarsi un tocco di originalità che lo avrebbe poi contraddistinto nel mondo della musica.

Era noto per la sua riservatezza. Preferiva parlare con la sua musica piuttosto che con le parole, e questo ha contribuito a creare intorno a lui un'aura di mistero.

Oltre alla musica, Mario Tessuto aveva altre grandi passioni: la cucina e il 

Pur essendo legato indissolubilmente a "Lisa dagli occhi blu", Mario Tessuto ha interpretato diversi generi musicali, dimostrando una grande versatilità.

Nonostante il successo, Mario Tessuto non ha mai dimenticato le sue origini. Era molto legato alla sua terra e alla sua gente.

Non resta che ascoltare un po’ della sua musica…





Le tradizionali date natalizie di Maddy Prior & The Carnival Band saranno le ultime


Maddy Prior & The Carnival Band annunciano An Evening of Carols and Capers - Il 40° anniversario del Farewell Tour


La cantante degli Steeleye Span Maddy Prior e la Carnival Band non solo festeggiano quest'anno il 40° anniversario delle loro date natalizie annuali insieme, ma hanno anche annunciato che quest'anno ci sarà il loro tour d'addio insieme.

Prior e la band hanno appena annunciato la loro tradizionale tournée stagionale insieme per dicembre.

Ciò che è iniziato come una sessione una tantum in una sala del villaggio in Cumbria nel 1984 è durato per oltre 40 anni con tour regolari e undici album. L'attuale tour sarà l'ultima volta che i fan potranno vederli mescolare strumenti antichi e moderni e una ricca armonia vocale con un atteggiamento cavalleresco rinfrescante e tanto umorismo, imprimendo il loro inimitabile timbro su una gamma di piatti festivi familiari e non così familiari.

"Sarà sicuramente una festa di Natale indimenticabile, la celebrazione di una partnership unica", affermano.

Per chi si trovasse a passare da quelle parti…


Maddy Prior & The Carnival Band - Date del tour An Evening of Carols and Capers

 

2 dic: Wimborne Tovili Theatre

3 dic: Abergavenny Borough Theatre

4 dic: Bristol St George's

6 dic: Paignton Palace Theatre

8 dic: Stroud The Sub Rooms

9 dic: Burt St. Edmunds The Apex

11 dic: Swansea Taliesin Arts Centre

12 dic: Worcester Huntingdon Hall

13 dic: Oxford St John the Evangelist (SJE Arts)

15 dic: Milton Keynes The Stables

17 dic: Birmingham Town Hall

18 dic: Basingstoke The Haymarket

19 dic: London Cadogan Hall

20 dic: Buxton Pavilion Arts Centre

22 dic: New Brightin Foral Pavilion (Blue Lounge)

23 dic: Bradford Cathedral