Genere: Folk rock, progressive folk,
psychedelic folk
Lunghezza: 42:57
Label:Deram Records
Produttore: David Hitchcock
Singolo tratto dall’album: "Silversong"
"Swaddling
Songs" dei Mellow Candleè un album che si distingue per la sua bellezza
eterea e la combinazione armoniosa di folk rock e progressive rock. Pubblicato
originariamente nel 1972, questo lavoro è diventato un classico del genere e ha
guadagnato un seguito di culto nel corso degli anni.
Una delle caratteristiche più
distintive dell'album è la voce meravigliosa e cristallina di Alison Williams,
che trasmette una gamma di emozioni attraverso le sue performance. Le sue
capacità vocali sono affiancate da una solida strumentazione, con chitarre
acustiche e elettriche, flauti, violini e tastiere che si fondono in modo
magistrale.
Le canzoni di "Swaddling
Songs" sono intime e malinconiche, spesso ispirate alla tradizione folk
irlandese. I testi affrontano temi come l'amore, la perdita e la crescita
interiore, trasmettendo un senso di nostalgia e mistero. Ogni brano è ben
strutturato, con melodie coinvolgenti che si sviluppano in modo organico e
progressive.
L'album si apre con "Heaven
Heath", un pezzo che cattura immediatamente l'attenzione dell'ascoltatore
con il suo incipit acustico, per poi sfociare in un arrangiamento complesso e
coinvolgente. "Buy or Beware" è un'altra traccia che si distingue per
la sua atmosfera ipnotica e il testo intrigante. "The Poet and the
Witch" è una canzone di oltre dieci minuti che mostra l'abilità della
band nell'intrecciare diversi stili musicali. Ma tutto il disco va ascoltato con attenzione.
Nonostante "Swaddling
Songs" abbia ricevuto poco riconoscimento commerciale all'epoca della sua
uscita, l'influenza dell'album può essere riscontrata in molte band progressive
rock e folk rock successive. La sua bellezza senza tempo e la maestria musicale
dei Mellow Candle ne fanno un lavoro che merita di essere riscoperto e
apprezzato.
A mio giudizio un album
straordinario, che combina abilmente il folk rock e il progressive rock in un
modo unico e affascinante. Con le sue melodie coinvolgenti, le performance
vocali eccezionali e i testi suggestivi, l'album offre un'esperienza musicale
indimenticabile, da non perdere per gli appassionati della musica folk e
progressive rock.
Dagli archivi dello show musicale
statunitense The Midnight Special è arrivataun'altra performance classica, questa
volta sotto forma di una bellissima esibizione del 1976 di Strange
Magic della Electric Light Orchestra.
Il filmato proviene da uno spettacolo
trasmesso il 6 marzo, quando la band fu presentata dalla conduttrice Helen
Reddy, una formazione che comprendeva Frankie Avalon, The Miracles e
Tanya Tucker.
Oltre a Strange Magic – dal
quinto album della band, “Face The Music”, che era stato pubblicato quattro
mesi prima – ELO suonò anche Evil Woman e Nightrider.
Jeff Lynne & Co. erano clienti
abituali dello show al momento della performance e furono anche oggetto di
diversi tributi speciali.
Il 1976 fu un grande anno per la
band, poiché “Face the Music” divenne il secondo album consecutivo di ELO a…
trasformarsi in oro, ed Evil Woman portò la band ad aumentare il loro
pubblico. Strange Magic avrebbe seguito l'esempio, raggiungendo il
numero 14 nella classifica statunitense mentre la band occupava incessantemente
i mercati Top 40, gettando le basi per il loro album “A New World Record”.
"Avevamo una formazione
diversa insieme e abbiamo iniziato a fare questi tour americani, che si sono
rivelati incredibilmente buoni", disse Lynne a Classic Rock nel 2019.
"Sembravamo un gruppo così strano per un pubblico americano, con due
violoncelli, un violino, mellotron e un po' di corno francese. Era solo un
suono strano".
All’interno dell’album “Pawn Hearts” (1971) dei Van der Graaf Generator,
uno dei miei preferiti in assoluto, troviamo la suite “A Plague of Lighthouse Keepers”, suddivisa in
dieci sezioni.
Venne incisa nel corso di molte
sessioni, in alternanza all'attività live della band. Per questo motivo ci
vollero circa quattro mesi per registrarne tutte le singole parti, unite poi
in fase di mixaggio.
Il pensiero del tecnico, il
produttore John Anthony, tende ad enfatizzare la tecnologia del momento: “La
traccia presentava una maggiore ricercatezza rispetto agli altri album, e abbiamo
spinto al limite le capacità del Trident, utilizzando ogni singolo strumento
presente negli studi di registrazione".
Le sperimentazioni di cui parla
Anthony includevano varie tecniche, come la manipolazione del nastro e perlustrazioni
sonore tramite l'utilizzo di mellotron e sintetizzatore. David Jackson affermò
che una parte venne sovraincisa ben 16 volte. Alle registrazioni partecipò
anche Robert Fripp dei King Crimson come ospite alla chitarra, il cui
contributo può essere ascoltato nei minuti 8:10-10:20 e verso la fine della
canzone.
A proposito delle liriche, Peter
Hammill dichiarò: "È semplicemente la storia di un guardiano del faro,
di base è solo quella. Viene narrato il suo senso di colpa e i suoi complessi
nel vedere morire le persone, lasciando che esse periscano senza poterle
aiutare. Non c'è una vera una fine, sta all’ascoltatore decidere la conclusione
più appropriata.”
Il narratore lotta contro la solitudine,
l'isolamento, la disperazione e il tormento, mentre aspetta che qualcuno lo
salvi dalla sua terribile situazione. Il suo isolamento interiore e fisico è reale,
ed egli lancia una nota profetica sul fatto che il disastro lo annienterà se
non agirà al più presto.
Dalla canzone sgorgano molteplici
immagini molto chiare che riflettono il tumulto interiore dell’uomo: gli
spettri e gli scheletri delle navi che passano davanti alla sua torre, le onde
che si infrangono contro le pietre, le maschere bianche di ossa e mascelle di
ferro dei fantasmi.
Mentre il guardiano è testimone di
molte cose orribili, si rende anche conto di essere bloccato in un ciclo
infinito di sofferenza, e alla fine sembra accettare il suo destino e abbraccia
la presenza della notte, riprendendosi dalla tristezza, dal lutto e dal dolore
che ha vissuto.
Sono questi gli effetti dell'isolamento,
della solitudine, che portano alla sensazione di essere intrappolati a causa
delle circostanze determinate dalla vita.
A mio giudizio un capolavoro, rappresentativo di un album di cui non si può fare a meno.
Artista:
Van der Graaf Generator
Autore/i:
Peter Hammill, Hugh Banton, Guy Evans, David Jackson
Yessingles, una raccolta dei singoli
della leggenda del prog, uscirà in vinile a ottobre
Una nuova compilation degli Yes, Yessingles,
con versioni singole di alcuni dei più grandi successi della band, sarà
pubblicata su vinile 140g attraverso Rhino Records il 6 ottobre.
Una versione promozionale di And
You And I (Part One), precedentemente non disponibile in formato digitale,
è stata rilasciata ai servizi di streaming.
Anche se difficilmente definitivo, il
nuovo set contiene la maggior parte dei singoli della band, da Your Move
del 1971 (che raggiunse il numero 32 nelle classifiche australiane) fino a Leave
It del 1983, che raggiunse il numero 24 nelle classifiche statunitensi
quell'anno.
Ignora totalmente tutti i singoli
pubblicati dai primi due album della band - Sweetness e Looking
Around dall'album di debutto della band del 1969 e Sweet Dreams e la
title track da “Time And A Word” del 1970.
Forse più inspiegabili sono le
omissioni di It Can Happen da “90125” e uno qualsiasi dei singoli
dell'album “Big Generator” del 1987, vale a dire Love Will Find A Way e Rhythm
Of Love.
“Big Generator” fu l'ultimo album
della band per l'etichetta Atco (una sussidiaria del gruppo Atlantic), dopo di
che la band pubblicò “Union” su Arista nel 1991 e poi “Talk” nel 1994, quindi
tutte le successive pubblicazioni di singoli sarebbero state probabilmente
incluse.
Dopo “Talk”, ogni album degli Yes, da
“Keys To Ascension” a “Magnification”, è stato pubblicato dall'etichetta Eagle,
con “Fly From Here” del 2011 e “Heaven & Earth on the Frontiers” del 2014 e
le uscite più recenti “The Quest” (2021) e “Mirror To The Sky” (2023) che sono
state pubblicate sull'etichetta InsideOut.
Yessingles sarà disponibile come versione
speciale in vinile splatter presso i rivenditori locali e in una versione
standard in vinile nero, entrambe su vinile da 140 g.
La notte del 27
agosto 1990, dopo aver
partecipato ad un grande concerto all'Alpine Valley Music Theater di
Alpine Valley Resort, con Eric Clapton, Robert Cray, Buddy
Guy e il fratello Jimmie, Stephen
"Stevie" Ray Vaughan sale su un elicottero per tornare al suo albergo
di Chicago. Come dichiarato in seguito dallo stesso Clapton, Vaughan, stanco
per il concerto, chiede di prendere il posto di Clapton e partire per primo.
Poco dopo il decollo però il velivolo si schianta contro una collina a causa
della fitta nebbia e della poca esperienza del pilota in simili condizioni
atmosferiche. Nell'impatto oltre allo stesso Stevie Ray Vaughan muoiono il
pilota Jeff Brown e i membri dello staff di Eric Clapton, Bobby Brooks, Nigel
Browne e Colin Smythee. Nessuno si accorge dell'incidente fino alla mattina
seguente, quando l'elicottero non giunge a destinazione.
Stevie Ray Vaughan
viene sepolto il 31 agosto 1990 al Laurel Land Memorial Park di
Dallas, accanto al padre, morto quattro anni prima nello stesso giorno del
figlio. Aveva 36 anni.
Era nato a Dallas il
3 ottobre del 1954, ed è stato uno dei più grandi esponenti della chitarra
blues americana. Benché durante la sua breve vita abbia pubblicato solo quattro
album in studio e uno live, è noto come uno dei musicisti più dotati e
influenti del suo genere. Nel 2003, la rivista Rolling Stone lo mette al 7º
posto nella Lista dei 100 migliori chitarristi e Classic Rock Magazine lo mette
al 3º posto nella lista dei 100 Wildest Guitar Heroes del 2007.
Stevie
Ray Vaughan è il miglior chitarrista che abbia mai sentito suonare
(Eric Clapton)
Questo
disse Eric prima della sua scomparsa prematura.
Il nome
da solo vale una leggenda, in ambito blues, ed è così che l’ho sempre
considerato.
Ma conoscere un nome, sapere magari a quale viso sia abbinato, non significa
inquadrare il personaggio, e soprattutto non fornisce indicazioni sul suo
effettivo "lavoro".
Ciò che riesce ad uscire dalla sua Fender è quello che normalmente abbiniamo a
musicisti di colore, perfettamente a loro agio nella semplicità di struttura
del blues e nell’infinita complicatezza che deriva dal far emergere gioia e
dolore attraverso le sei corde.
Si dice che per fare il blues occorra avere sofferto, aver vissuto la strada, e
l’accostamento porta quasi sempre al popolo di colore, anche se i casi opposti
abbondano.
E Stevie Ray Vaughan ne è un esempio… purtroppo non più fisicamente presente.
Hanno detto di lui:
“È stato uno dei più grandi esponenti della chitarra blues americana.
Benché durante la sua breve vita abbia pubblicato solo quattro album in studio
e uno live, è noto come uno dei musicisti più dotati e influenti del suo genere.” Ho trovato nel sito ufficiale Fender una descrizione esaustiva...
La leggenda di Stevie
Ray Vaughan ha
squassato gli anni '80 con la forza di un tornado: il suo talento purissimo, il
suo playing caratteristico, la forte matrice blues hanno portato a dischi d'oro
e tour "tutto esaurito", prima del suo tragico decesso all'età di 35
anni. La sua fama giunge comunque inalterata ai giorni nostri attraverso i
puristi del blues e i fan del rock, che parlano di lui come uno dei più
influenti bluesman elettrici della storia.Vaughan ebbe il merito di fondere il
blues puro delle origini, di Albert King, Otis Rush e Muddy Waters,
con la vena rock della chitarra di Jimi Hendrix per creare uno stile nuovo,
sconvolgente, in grado di lasciare l'ascoltatore letteralmente senza fiato, in
un periodo storico, tra l'altro, in cui il blues non era decisamente all'apice
della sua popolarità come genere musicale. Nato e cresciuto a Dallas, Vaughan
cominciò a suonare da bambino, ispirato dal fratello più grande, Jimmie.
All'età di 17 anni abbandonò la scuola per concentrarsi esclusivamente sulla musica
e suonare in una notevole moltitudine di gruppi, che servirono da embrione alla
formazione, a fine anni '70, dei Double Trouble, chiamati così da un brano di
Otis Rush. A quel tempo, Stevie cominciò anche a cantare, e i Double Trouble si
ritrovarono a regnare sul fertile territorio musicale di Austin, Texas. Nel
1982, la performance al Montreux Festival catturò l'attenzione della leggenda
del rock David Bowie, che arruolò Stevie Ray per le registrazioni del disco di
quell'anno, "Let's Dance". I Double Trouble firmarono quindi con la Epic, e
l'anno successivo vide la pubblicazione del primo album, "Texas Flood". Quell'album
ebbe un successo immenso, riportò il blues nelle classifiche per la prima volta
dalla fine degli anni '60; inevitabilmente, fu immediatamente registrato un
nuovo album, e Couldn't Stand the Weather raggiunse posizioni ancora più alte
in classifica e un più grande successo, in generale, di "Texas Flood". Il terzo
album, "Soul to Soul", vide la luce nell'estate del 1985 e, nel 1987, dopo un intensissimo
tour americano, fu pubblicato il live doppio "Live Alive". L'abuso di alcol e
droghe minarono pesantemente la salute di Stevie, e lo costrinsero a un lungo
periodo di disintossicazione. Nel 1989 finalmente, i Double Trouble tornarono
più in forma che mai con "In Step", raggiunsero il 33° posto in classifica, e
vinsero un Grammy per il miglior disco di blues contemporaneo, ottenendo il
disco d'oro a soli sei mesi dall'uscita della nuova fatica discografica. Il 26
agosto 1990 i Double Trouble suonarono a East Troy con Eric Clapton, Buddy Guy,
Robert Cray e Jimmie, il fratello di Stevie Ray. Al termine del concerto,
Vaughan si imbarcò su un elicottero per Chicago, ma il velivolo si schiantò
pochi minuti dopo il decollo, uccidendo il chitarrista e altri quattro
passeggeri.Un disco di duetti col fratello Jimmie era stato registrato poco
prima della sua morte e, quando fu pubblicato quello stesso ottobre, entro
direttamente al numero 7 in classifica. Successivamente, le numerose uscite
discografiche postume e le collezioni di inediti giunsero alla stessa
popolarità dei dischi pubblicati da Vaughan da vivo. La Fender, nel 2002,
riprodusse la famosa Stratocaster Number One di Stevie e ne
fece un modello Signature.
Curiosità- Lo stile
Il
caratteristico stile di Stevie Ray Vaughan è spesso paragonato a quello diJimi Hendrix, dal quale Vaughan ha,
per sua stessa ammissione, tratto grande ispirazione. Altre influenze molto
evidenti derivano da Albert King,Chuck Berry, Buddy Guy, B.B. King, e da Kenny
Burrel, per i brani dalle atmosfere jazz.Lo stile è scandito da fraseggi
veloci e movimentati spesso ripetuti, con grande precisione ritmica, ma anche
di assoli lenti e melodici. Durante il corso degli anni il sound di Vaughan è
variato dall'uso di suoni e riff brillanti e taglienti (stile Albert King) dei
primi anni 80, a figurazioni più melodiche e corpose (stile Eric Clapton)
all'inizio del 1990.Una
particolarità del suono di Vaughan derivava dall'uso di corde di dimensioni a
volte molto superiori alla norma, di scalatura 0.13 e talvolta 0.14 fino ad
arrivare a scalature estreme come la 0.18/0.74. Renè Martinez, suo tecnico, lo
convinse ad abbandonare queste corde in favore di altre di dimensioni più
convenzionali per evitare danni alle dita (per ovviare a questi inconvenienti
ricopriva i polpastrelli di colla "Superglue", usata anche dai
soldatiamericani
in Vietnam per chiudere le ferite in attesa di soccorsi).
Il grande compositore Nick Drake è
stato ricordato negli ultimi anni con uno spettacolo tributo itinerante
chiamato "The Songs of Nick Drake".
Ricordiamo oggi The Songs Of Nick Drake - Toronto, November 18th, 2012,
un concerto tributo al compianto cantautore britannico Nick Drake.
Lo spettacolo presentava una
formazione di musicisti che eseguivano le canzoni di Drake, con la
partecipazione di un quartetto d'archi che proponeva gli arrangiamenti di Robert
Kirby, da lui adottati per gli album di Drake.
Il concerto registrò il tutto
esaurito e ricevette recensioni positive dalla critica. Il "Toronto Star" lo definì
"un bellissimo e commovente tributo a un grande artista",
mentre "Exclaim!" affermò che la manifestazione rappresenta "un must per
i fan di Nick Drake".
L’evento è stato registrato e
pubblicato in DVD e CD nel 2013 ed è un prezioso documento che omaggia un
artista molto amato, una registrazione che piacerà ai fan di Nick Drake, vecchi
e futuri, sempre più numerosi.
Gli arrangiamenti visti nel video
spaziano da sezioni di archi complete a numeri rock diretti a interpretazioni
acustiche ridotte.
Il documento si può considerare uno
spettacolo vario con molti cantanti, ma il filo conduttore è rappresentato dalle canzoni di Nick Drake.
Consigliatissimo!
LA SET LIST
1.
Luke Jackson: Introduction (00:00)
2.
Kurt Swinghammer: River Man (01:47)
3.
Oh Susanna: Place To Be (06:46)
4.
Kevin Kane: Free Ride (11:46)
5.
Luke Jackson: Parasite (16:04)
6.
David Matheson: At The Chime Of A City Clock (21:12)
7.
Don Kerr & Ron Sexsmith: Time Has Told Me (25:55)
8.
David Celia: Hazey Jane II (31:29)
9.
Brent Jackson: Things Behind The Sun (35:29)
9.
Sahra Featherstone: Clothes Of Sand (39:12)
10.
Mike Evin: Black Eyed Dog (44:49)
11.
Kurt Swinghammer: Three Hours (50:14)
12.
Oh Susanna: One Of These Things First (56:24)
13.
Ron Sexsmith: Day Is Done (1:01:10)
14.
Kevin Kane: Northern Sky (1:04:01)
15.
David Celia: From The Morning (1:07:29)
16.
Oh Susanna: Fly (1:12:21)
17.
Andrea Kovats: Sunday (1:16:16)
18.
Kurt Swinghammer & Kathryn Rose: Poor Boy (1:19:51)
19.
Kevin Kane: Voice From The Mountain (1:25:37)
Ecco un elenco dei musicisti che si
sono esibiti al concerto:
LA
BAND
Don
Kerr – batteria
Jason
Mercer – basso
Kurt
Swinghammer – chitarra
David
Matheson – piano
L’ORCHESTRA
Alex
Cheung – violino
Sahra
Featherstone – violino
Matt
Coleman – violino
Johann
Lotter – viola
Norman
Hathaway – viola
Wendy
Solomon – violoncello
CON:
Todd Porter –
sassofono su “At The Chime Of A City Clock”, “Hazey Jane II” e “Poor Boy”
Greg Lake ebbe a dire dopo la
scissione degli ELP:
"Mi sono scrollato di dosso i
consigli e mi sono buttato a capofitto nella sperimentazione di diverse idee
musicali. Ma non è stata la mia migliore mossa di sempre!"
In seguito, descrisse il suo
deludente album di debutto solista come "su chi non sono, piuttosto che
su chi sono".
Dopo lo scioglimento di Emerson, Lake
e Palmer nel 1978, Greg Lakeintraprese una carriera solista che durò solo due
album. Nel 2011 (cinque anni prima della sua morte) ha guardato indietro ad una
parte frustrante di una carriera altrimenti illustre.
Quando si è trascorsa la parte
migliore di un decennio con una delle più grandi band del mondo, proporsi da
solo può essere scoraggiante, anche se sei affermato come artista importante.
Ma questa era la situazione di Greg Lake quando gli ELP si sciolsero nel 1978.
A quel tempo, le azioni del trio
erano crollate e Lake considerò seriamente cosa fare dopo. "C'erano due
cose che potevo fare. Proporre il mio album o semplicemente sedermi e non fare
nulla. E quest'ultima era un'opzione seria. Ad essere onesti, la mia più grande
preoccupazione era come andare avanti musicalmente parlando. In realtà non
avevo una direzione in mente, ma guardavo in tutte le direzioni. Ora, mi guardo
indietro e penso che la mia migliore mossa della carriera sarebbe stata quella
di rimanere fedele a quello che stavo facendo negli ELP, e prima ancora con i
King Crimson. In altre parole, rimanere nell'area del rock progressivo. Alcune
persone hanno provato a dirmelo, ma io mi sono scrollato di dosso i loro
consigli e, al contrario, mi sono buttato a capofitto nella sperimentazione di
diverse idee musicali: non è stata la mia mossa migliore di sempre".
Inizialmente, Lake andò a Los Angeles
e registrò con i Toto, ma queste sessioni furono per lo più scartate. Alla fine,
trovò la persona giusta per galvanizzarlo, l'ex chitarrista dei Thin Lizzy Gary
Moore.
"Gary e io andavamo molto
d'accordo. Era un chitarrista incredibile e non credo abbia mai avuto il
credito che meritava rispetto a quello che poteva fare. Il problema è che la
gente vedeva Gary come un blues man o un musicista heavy metal. Dava il suo
meglio, però, quando scavava nelle sue radici celtiche. Come me, Gary non ha
mai optato per una direzione musicale, ma era un grande musicista con cui era
piacevole lasciarsi andare”.
L'album omonimo risultante,
pubblicato nel 1981, era una sorta di patchwork di stili e musicalità.
Un'intera batteria di musicisti di alto livello lavorò con Lake - tra cui Steve
Lukather dei Toto, Jeff Porcaro e David Hungate - ma ciò che ne venne fuori
mancava di coesione.
"Non ero affatto concentrato.
Con il senno di poi, forse avrei dovuto prendermi molto più tempo, raccogliere
i miei pensieri e solo allora andare in studio. Ma mi afffrettai, e qui è in
parte perché l'etichetta discografica [Chrysalis] e il mio management mi
spinsero a fare qualcosa a tutti i costi. Insomma, volevano che l'album uscisse
il più velocemente possibile.
Lo registrai un po’ ovunque. Prima a
Los Angeles, poi tornai in Inghilterra e ristrutturai un mulino che avevo
comprato, trasformandolo in uno studio, e feci alcune cose lì. Quindi, quello
che si capta dall'album è un senso di frustrazione. Lo ascolto ora, e so come
avrei potuto evitare di farlo sembrare così irregolare".
Una cosa di cui Lake è orgoglioso è
che nell’album appare una canzone co-scritta con Bob Dylan. Beh, appare un
credito su “Love You Too Much”, anche se non l'ha scritta direttamente con
Dylan. "Chiesi a un mio amico, che era il tour manager di Dylan, se
avesse qualche canzone inedita che avrei potuto usare nell'album. Dylan mi mandò
“Love You Too Much”. L'aveva completata solo parzialmente, ma mi suggerì di
fare il resto come volevo. Per me fu un grande onore. Sono sempre stato un suo
grande fan, ed è stata quella una delle rare volte in cui ha permesso a un uomo
di avere un credito di co-scrittura al suo fianco. Mi piaceva raccontare alla
gente come ci sedevamo e scrivevamo insieme. Ma in realtà sono stronzate. Non
ci siamo mai incontrati!".
L'album andò male, arrivando solo al
numero 62 nelle classifiche del Regno Unito e degli Stati Uniti, e vendette
circa 150.000 copie in tutto. Un crollo drammatico rispetto ai giorni di
vendita multimilionaria di ELP. Lake, però, incolpò fermamente l'etichetta
discografica. "Mi ingaggiarono pensando che fossi per loro garanzia di “facile
denaro”. Pensavano di avere tra le mani un artista che avrebbe venduto
oltre un milione di copie, ma chiunque capisca il modo in cui funziona la
musica rock saprà che solo perché sei stato in una grande band non significa
che sarai grande anche come artista solista. Anzi, è vero il contrario.
Le aspettative erano così alte che fecero
pochissimo marketing, e quando videro che l'album non ebbe successo, persero interesse.
Non ero affatto insoddisfatto perché per me questo avrebbe dovuto essere
l'inizio di un processo di costruzione graduale, ma ciò non è mai accaduto.
Ora lo ascolto non come un album
completo, ma come una cronaca del viaggio musicale che stavo facendo in quel
momento. C'è molta confusione, e ho fatto un grosso errore nel non attenermi
alla musica che mi aveva influenzato nel corso degli anni. Pensavo di poter
provare altre cose e mi sbagliavo. Quindi l'album d’esordio di Greg Lake parla
in realtà di chi non sono, piuttosto che di chi sono".
Dopo la pubblicazione, Lake mise
insieme per il tour una band di valore, con Moore, il tastierista Tommy Eyre,
il bassista Tristian Margetts e il batterista Ted McKenna (Lake era il cantante
/ chitarrista del progetto).
"Una volta messa in piedi la
band tutto cominciò ad avere un senso. Riuscivo a concentrarmi e le canzoni
cominciarono a ritrovarsi da sole. Spesso penso che avrei dovuto prima mettere
insieme questa band, andare in tour e lavorare correttamente sulle canzoni, e poi
registrarle. Ma sono stato coinvolto dalla fretta di altri, che hanno visto la
luce dei dollari!”.
Con la giusta band di supporto Lake
si sentì più a suo agio per il successivo album solista, “Manoeuvres”,
del 1983. Non c'erano canzoni rimaste dalle sessioni per il suo primo album
solista; quindi, dovette mettere tutto insieme partendo da zero. Ma ciò che
Lake fece fu coinvolgere la band nel processo di scrittura, in particolare
Moore. "Queste erano persone che avevano guadagnato la mia fiducia nel
corso dei viaggi fatti assieme. A quel punto mi sentivo come se fossi tornato
in una band, ed ero a mio agio in quella situazione. Gary e io eravamo
cresciuti molto vicini, musicalmente, sapeva cosa stavo cercando, e mi sono
appoggiato un bel po' a lui per sistemare le canzoni. Nel complesso, penso che
abbiamo avuto più ragione che torto in quel disco".
Tuttavia, c'è una canzone che Lake
rimpiange di aver incluso, vale a dire “Famous Last Words”. "Ero
sotto pressione perché Chrysalis stava cercando un singolo di successo.
Continuavano a chiedermi di dare loro qualcosa come “Lucky Man”, che era stato
una grande hit per ELP. Pensavano che potessi sedermi e scrivere un'altra
canzone del genere senza nemmeno battere ciglio. Idioti! Si può dire che “Famous
Last Words” non è qualcosa di cui eravamo felici, e non è stato nemmeno vicino
ad essere un successo".
Stranamente, mentre “Manouevres”
ha venduto male, e non ha nemmeno eguagliato ciò che era stato raggiunto col
disco di debutto, probabilmente ha resistito meglio nel tempo. Il fatto che
Lake avesse una vera e propria band gli diede molta più concentrazione. Quando lo
si riascolta si può effettivamente sentire l'inizio di qualcosa che avrebbe
potuto avere una vera longevità, se solo tutti gli altri avessero creduto in
quello che stava succedendo.
"Avevo ancora problemi con la
direzione musicale, ma si stava procedendo, seppur lentamente", disse
Lake. "Il vero problema arrivò dall'etichetta e dal management che persero
interesse dopo due flop consecutivi. Se solo avessi resistito alla pressione e
impiegato molto più tempo durante il debutto, allora le cose sarebbero potute
andare diversamente. Come si è scoperto, però, quando mi sono sistemato, non
avevo davvero una carriera solista di cui parlare".
Come molti artisti di alto profilo,
Lake improvvisamente sentì che il lato negativo nell’essere un artista solista
superava di gran lunga qualsiasi aspetto positivo. Mentre essere responsabile
del proprio destino aveva i suoi ovvi vantaggi, di contro non aveva nessun
posto dove “nascondersi”, sopportando da solo la pressione finanziaria.
"Ero abituato a stare in una band,
King Crimson ed ELP, dove si condividevano le cose. Ma ora ero il capo di me
stesso. All'inizio è stato fantastico non dover chiedere il permesso a nessun
altro prima di decidere le cose. E poi ti rendi conto che non è così semplice.
Stai pagando per tutto e affronti le conseguenze di decisioni sbagliate senza
nessun altro a cui appoggiarti. Sarebbe stato fantastico per il mio ego avere
la Greg Lake Band, ma poi avrei dovuto fare il conto con un gruppo di persone assunte
che non erano certo lì per dare una mano nei momenti difficili."
Nel 1983, Lake abbandonò le sue
ambizioni soliste per non tornare mai più su quei passi. Ammette di aver pensato
occasionalmente di fare un altro album da solo, trovando sempre una scusa per
non riattivare quei piani. "Ho trascorso gli ultimi 25 anni o giù di lì
lavorando in diverse collaborazioni, con Keith, Geoff Downes [il progetto
abortito “Ride The Tiger”] e anche ELP. Ho resuscitato la Greg Lake Band per
un tour [nel 2005], e si parlava di andare oltre, ma ho ricevuto poco
incoraggiamento a farlo".
Questa di Greg Lake è l’immagine di
un uomo che ha avuto un enorme successo in gruppo, ma che appare particolarmente
insoddisfatto come artista solista. Un uomo che prospera nelle situazioni in
cui è un leader, ma non troppo a suo agio se tutto il peso è sulle sue spalle.
"Ho imparato una cosa: è meglio
trattare con musicisti alla pari piuttosto che essere un unico e solitario
direttore d’orchestra!".
La nuova ristampa di “Larks Tongues
In Aspic” contiene nuovi remix di Steven Wilson del 2023 e uscirà a ottobre
I King
Crimsonhanno annunciato che
pubblicheranno una nuova edizione di “Larks
Tongues In Aspic” per celebrare il 50° anniversario del loro
quinto album in studio, rilasciato in origine nel 1973; la pubblicazione
avverrà attraverso Panegyric Records il 13 ottobre.
La nuova ristampa arriva in un set di
due Blu-ray e due CD, e in edizione in vinile a due LP.
Il set Blu-ray e CD contiene nuovissimi mix 2023 in Dolby Atmos, DTS-HD MA 5.1
Surround Sound e Hi-Res Stereo di Steven Wilson, nuovi Elemental Mixes di David
Singleton, le registrazioni complete di ogni sessione registrata per l'album
(tutto questo materiale è stato mixato dalle esibizioni originali ed è
presentato su disco per la prima volta in Hi-Res 24/96 stereo),Mix stereo Hi-Res dei master stereo originali
e del documentario audio di David Singleton sulla registrazione dell'album “Keep
That One, Nick” precedentemente incluso nel cofanetto del 2012. Queste sono
le uniche inclusioni ad essere state emesse in precedenza.
I CD includono il mix stereo del 2023
e strumentali dell'album e i mix e le bobine master selezionate. La nuova
ristampa si presenta come un'edizione con copertina apribile 2 x contenente i
singoli dischi più libretto con note di copertina del biografo dei King Crimson
e scrittore Prog Sid Smith, confezionato in un cofanetto rigido.
IMMAGINI DI REPERTORIO
L'edizione vnyl contiene due LP da
200g con i nuovi mix di Steven Wilson e David Singleton.
“Larks Tongues In Aspic” presentava
una formazione incredibile dei King Crimson che comprendeva Bill Bruford
alla batteria, il compianto John Wetton al basso, il percussionista e
batterista Jamie Muir e il violinista David Cross insieme al
pilastro Fripp, che è stato spinto a dichiarare: "Questa band è più
King Crimson di quanto non sia mai stata. Tutti gli ideali e le aspirazioni
originali sono lì: amore rispetto e idee compatibili. È una band magica!"
Fu l'unico album dei King Crimson con
Jamie Muir, e un anno dopo l'uscita dell'album - dopo altri due album, “Starless
And Bible Black” e “Red” (entrambi pubblicati nel 1974) - Fripp
sciolse la band.
IMMAGINI DI REPERTORIO
King
Crimson: Larks Tongues In Aspic 50th Anniversary tracklist
Blu-ray
I - NTSC, All Zones (ABC), playable on all BD players & drives Dolby Atmos,
DTS-HD MA 5.1 & LPCM Stereo 24/96, all previously unreleased:
Blu-ray
II - NTSC, All Zones (ABC), playable on all BD players & drives Dolby
Atmos, DTS-HD MA 5.1 & LPCM Stereo 24/96, all previously unreleased except
*
Original
Masters (24/96 Stereo) * 30th Anniversary Master
The
Session Reels
1.
"Keep That One, Nick" *
Complete
Recording Sessions (24/96 Stereo) January 16th, 1973
Larks’
I - Takes 1 to 10
Larks’
I - Takes 12 to 18 & 20 to 22
Larks’
II - Take 1
Book
Of Saturday - Take 1
Book
Of Saturday - Take 1 Overdubs & 2nd Main Vocal Take
January
17th, 1973
Larks’
I - Edit 2 Takes 1 to 11
Larks’
I - Edit 2 Take 12 & Overdubs
Larks’
I - 4/4 Section Remake Takes 1 to 4
Larks’
I - 4/4 Section Remake Takes 5 to 9 & 11 to 17 Larks’ I - 2nd Edit Takes 1
to 6
Larks’
I - 2nd Edit Take 1 with Overdubs
January
18th, 1973
Larks’
I - Bill Drum Check Larks’ I - Jamie Drum Check Larks’ II - Takes 1 & 2
January
19th, 1973
Larks’
I - 7/8 Section Remake Takes 1 to 5 Larks’ I - 4/4 Section Remake Takes 1 to 9
January
20th, 1973
Larks’
I - 4/4 Section 2nd Remake Takes 10 to 20
January
21st, 1973
Larks’
I - 4/4 Section 2nd Remake Takes 21 to 26
January
23rd, 1973
Easy
Money - Takes 1 to 9
Easy
Money - Takes 10 & 11 Jamie Various Atmosphere Takes Jamie More Atmosphere
Takes
January
24th, 1973
Easy
Money - Remake Takes 1 to 6 Easy Money - Remake Takes 7 to 9 Intermezzo Takes 1
to 6
Intermezzo
Takes 7 to 16 Intermezzo Takes 19 to 25
January
25th, 1973
The
Talking Drum - Takes 1 to 3
The
Talking Drum - Take 3 (Complete) Larks’ I - 2nd Edit Takes 1 to 5
Larks’
I - Final Edit Remake Non Takes
January
26th, 1973
Exiles
- Takes 1 to 3
Exiles
- Takes 5 & 6
Exiles
- Master Reel Take 4 Backing
Exiles
- Master Reel Take 4 Overdubs 1 Exiles - Master Reel Take 4 Overdubs 2 Exiles -
Master Reel Take 4 Vocal Overdubs
January
30th, 1973
The
Talking Drum - Remake Takes 1 to 6
Larks’
I - Master Bass Drums Percussion 4/4 section Larks’ I - Master Bass Drums
Percussion 7/8 section Larks’ I - Master Guitar 4/4 Section Pass 1
Larks’
I - Master Guitar 4/4 Section Pass 2
Larks’
I - Master Guitar 4/4 Section Pass 3
Larks’
I - Master Guitar and Violin 7/8 Section
Larks’
I - Master Intermezzo Part 1
Larks’
I - Master Intermezzo Part 1 Overdubs
Larks’
I - Master Intermezzo Part 2
Larks’
I - Master Introduction David & Jamie
Larks’
I - Master Introduction Overdubs
Larks’
I - Master Last Section Newspaper Readings
Larks’
I - Master Lead Guitar Overdubs
Larks’
I - Master Opening Bass, Drums, Guitar, Percussion Larks’ I - Master Opening
Violin and Guitar
Larks’
I - Master Last Section Violin And Guitar
January
31st, 1973
Easy
Money - Master Ambient Overdubs to the End Easy Money - Master Backing Track to
the End Easy Money - Master Intro Backing Track
Easy
Money - Master Intro Jamie Overdubs
Easy
Money - Master Intro Vocal Overdubs Easy Money - Master Vocal Overdubs to the
End The Talking Drum - Master Reel Backing Track The Talking Drum - Master Reel
Overdubs Larks’ II - Master Reel Backing Track
Larks’
II - Master Reel Overdubs
Larks’
II - Master Reel Violin Solos
CD
2
February
1st, 1973
Book
Of Saturday - Takes 1 to 3 & 5 to 10
Book
Of Saturday - Master Reel Bass Pass 1, Guitar, Violin
Book
Of Saturday - Master Reel Guide Vocals, Guitar, Violin Overdubs Book Of
Saturday - Master Reel Bass Pass 2, Vocals with Vocal Overdubs
CDs:
All material newly mixed/released
CD
1
Larks'
Tongues in Aspic (2023 Mix and Instrumentals)
Larks'
Tongues in Aspic (Elemental Mixes and Selected Master Reels)