domenica 31 marzo 2024

Ricordando Wegg Andersen


Il 31 marzo del 2012 Wegg Andersen, cofondatore dei TRIP, ci lasciava.
Le occasioni per celebrare lui, Billy Gray, e successivamente Joe Vescovi, non sono mancate, ma essendo oggi un giorno particolare mi fa piacere ricordare Wegg, non con miei aneddoti, ma con immagini che ho ricevuto da Mirella Carrara e Stefano Mantello, che sono stati un po’ il punto di raccolta del materiale che gira attorno ad una band che tanto abbiamo amato. Non dimentico ovviamente Bruno Vescovi, fratello di Joe, mancato recentemente, fornitore naturale di primizie del mondo TRIP.
E so che Pino Sinnone lo ricorderà nei suoi spazi.

I documenti sono infiniti e vanno dall’agenda personale di Wegg al suo curriculum, ma mi limiterò a ciò che è possibile racchiudere in un blog. 
Significativo il ricordo della sorella Inger che, pur essendo molto giovane, ha avuto la possibilità di conoscere un mondo affascinante, ormai lontano.

Inger Morris Andersen

Estratto da una lettera di Inger Morris Andersen, l’unica sorella di Wegg Andersen cofondatore dei Trip, mancato nel 2012.
Nata e cresciuta a Londra, come il fratello, vive a Newmarket, Suffolk, United Kingdom

Arvid's second home. Everyone appeared here and he took me along when I was about 14.
Alexis Korner, Cyril Davies, Chris Barber, The Yardbirds, Jimmy Page and Led Zeppelin, Keith Moon and The Who, The Rolling Stones, King Crimson, The Syn,
Jethro Tull, Jimi Hendrix, Yes and Pink Floyd.
I remember Eric Clapton and Ginger Baker seemed to be on the drums every time I went there.
There were so many clubs, hang outs and coffee bars in Soho that Wegg went to when I was too young to go. He would meet up with our elder cousin Hania who frequented the Bread Basket and did a bit of singing. Wegg would hang out in Tin Pan Alley, The Two Eyes and Heaven and Hell to get his break. Most of these were featured in the V & A exhibition.
 (Documento raro...)

TRIP 1969

Con il premio oscar  Julie Christie sul set del film "Darling" nel 1965

La preziosa rubrica telefonica, da Jimmy Page a Jeff Beck


Piper di Roma nel 1970

Viareggio,con Patty Pravo


Cisano sul Neva, 1970

Con Billy Gray nel 1969

Nel 2010 alla Prog Exhibition di Roma



sabato 30 marzo 2024

In memoria di RAY SHULMAN, mancato un anno fa


Era il più giovane dei tre fratelli dei Gentle Giant ed era considerato il collante che teneva insieme l'incredibile musica della band. L'influenza del bassista e violinista Ray Shulman può essere ascoltata in tutti i lavori più noti del gruppo, che includono The Power And The Glory, Free Hand e Octopus.

La sua morte, avvenuta all'età di 73 anni, ha lasciato un'eredità impressionante per gli aspiranti artisti che preferiscono che la loro musica abbia una vena più soddisfacente.

In un modo o nell'altro, Ray Shulman era destinato ad avere una vita nella musica. Nato l'8 dicembre 1949, è conosciuto soprattutto come membro dei Gentle Giant, ma avrebbe potuto facilmente diventare una star del violino nel mondo classico.

Ray era un talento musicale prodigioso, abile sia con il violino che con la chitarra. I suoi genitori non vedevano l'ora che entrasse a far parte dell'Orchestra Nazionale Giovanile della Gran Bretagna, ma il fratello Derek aveva altre idee. Elettrizzato dall'arrivo dei Beatles, iniziò a forgiare la propria eredità musicale, formando la sua prima band con gli amici del liceo. Un giorno, mentre provavano nella sala d'ingresso degli Shulman, Ray iniziò a strimpellare il suo violino. Notando che suo fratello era chiaramente il musicista più talentuoso nella stanza, Derek gli chiese di unirsi a lui.

"Questo è stato l'inizio del viaggio dei fratelli Shulman nel sordido ma incredibile mondo della musica popolare", dice Derek Shulman. "Ho pensato: 'Se i Beatles ce la fanno, beh, posso farcela anch'io!' Con grande sgomento dei nostri genitori, Ray preferiva suonare musica R&B e soul piuttosto che suonare Bach e Bartók. Dovrei essere dispiaciuto, ma onestamente non lo sono, perché se non fosse stato per Ray niente di quello che è successo sarebbe potuto accadere".








Compie gli anni Eric Clapton, lo ricordo attraverso un suo brano simbolo, "Layla"


Parto da una canzone per raccontare un importante episodio legato alla sfera affettiva di un grande musicista, Eric Clapton, e di alcuni “suoi amici”.
Sto parlando di "Layla", che vediamo/ascoltiamo a fine post in una versione “antica”, che vede Clapton accompagnato da amici vari (qualche Stones, Winwood ecc.) e, a seguire, in una rivisitazione più recente, unplugged, come anche io ho avuto modo di vedere nell'estate del 2006 a Lucca.
Ma vediamo cosa c'è dietro al brano. La leggenda vuole che "Layla" sia stata ispirata da Pattie Boyd, la donna allora divisa tra "Slowhand" e il suo grande amico George Harrison, amante del primo, moglie del secondo.



Clapton definisce la canzone come "una storia d'amore accaduta un centinaio d'anni fa".
Chi era... chi é Patty? Ecco come è descritta.

È stata la musa dei miti rock, ha sposato George Harrison ed Eric Clapton, con loro e molti altri ha diviso sesso, droghe, alcol e triangoli sentimentali ad alto rischio. Per lei sono nati brani immortali come "Something" dei Beatles e "Layla" di Eric Clapton. 
Patricia Ann Boyd raccontò tutto senza censura, nella biografia "Wonderful Today".

Negli anni '60 della Swinging London, dell'estate dell'amore e della controcultura, con la sua figura esile ed aggraziata, Pattie divenne un mito, un'icona di bellezza proprio come la contemporanea indossatrice Twiggy. Tanto fascino non passò inosservato fra le divinità del rock e la Boyd fu amica (per molti anche amante) di Mick Jagger e John Lennon, ma fece scalpore soprattutto il tormentato triangolo tra lei, George Harrison ed Eric Clapton.

Proprio i dettagli su questa liaison sono quelli che destano maggiore scalpore. Pare che Eric Clapton, pazzo d'amore per la Boyd, allora moglie del suo miglior amico Harrison, arrivò a minacciare di distruggersi con l'eroina se lei non fosse fuggita con lui. "Sei pazzo? risposi" si legge in "Wonderful Today", "no, è proprio così, è finita disse Clapton". 
Non lo vidi più per tre anni, fece quello che aveva detto, divenne schiavo dell'eroina. Ma lui e noi tutti prendevamo già un sacco di roba: cocaina, marijuana, stimolanti, tranquillanti".

Dietro l'estate dell'amore, i capelli lunghi e i camicioni hippie, dietro inni alla vita come "Here Comes The Sun", si nascondevano gli eccessi tossici e l'infedeltà. "George mi suonava Something in cucina", scrive la Boyd, "ma poi si infilava in camera da letto con Krissie, moglie di Ron Wood, Maureen, moglie di Ringo, e molte altre. Era ossessionato dal dio indù Krishna , sempre circondato da mille concubine. Voleva essere così".

Un triangolo di autodistruzione, con Harrison schiavo della cocaina "che gli cambiò la personalità, era sempre depresso", e Clapton che dopo essersi ripulito dall'eroina annegava nella vodka. "Mi voleva portare in una direzione che non avrei certo voluto", si legge ancora nelle memorie di Pattie Boyd, "ma quando mi cantò Layla e mi resi conto di aver ispirato tanta passione e creatività, caddi fra le sue braccia". E furono nozze e colossali bevute.

Pur non essendo la classica groupie che vive per far sesso con le rockstar, fra una tirata di coca e una sbronza al whisky, Pattie si trovò presa nel turbine. Come quella volta tra le 25 camere da letto della villa vittoriana di Clapton, a Friar Park, descritto come "un manicomio, dove tutti erano ubriachi e andavano con tutti". E quei tutti hanno nomi celebri, come gli altri tre Beatles, il manager Brian Epstein, Keith Richards degli Stones, Joe Cocker, Jimmy Page degli Zeppelin, gli amici invasati dell'induismo e dell'Oriente, John Riley, medico di Harrison a cui preparava il caffé con l'Lsd.

A me piace pensare a "Layla" come ad una bella canzone, in qualsiasi salsa la si proponga, cercando di obliare che dietro ad un riff indovinato, e a parole d'amore, si celi tanto dolore...







Ci ha lasciato Gerry Conway


 

La pagina ufficiali del festival di Cropredy conferma una terribile notizia:

 

R.I.P. Gerry Conway

Riposa in pace Gerry Conway

 


Ci è appena giunta la notizia che il nostro caro amico Gerry Conway è morto.

Gerry era un musicista incredibile e il suo impressionante curriculum è iniziato molto prima che si unisse ai Fairport Convention.

Batterista e percussionista in tante registrazioni di Cat Stevens e Fotheringay, il suo nome si è diffuso in lungo e in largo e non c'è un solo musicista vivente che non invidia il suo percorso.

Ha portato ai Fairport Convention un'impeccabile comprensione del 'feeling' e del cameratismo, in più, quando abbiamo iniziato a fare i tour acustici più tranquilli, un senso unico di sottigliezza e comprensione di ciò che era richiesto.

I nostri pensieri e le nostre condoglianze vanno alla sua compagna Jacqui e alla sua famiglia.

Riposa in pace Gerry".




venerdì 29 marzo 2024

I Lindisfarne annunciano il cofanetto di tre dischi "Mercury Years" e nuove date dal vivo (non in Italia!)


L'attuale line-up dei Lindisfarne annuncia anche un massiccio tour di 60 date nel Regno Unito

 

I folk proggers Lindisfarne hanno annunciato un enorme tour di 60 date nel Regno Unito che va da aprile fino al tradizionale spettacolo stagionale di fine tour della band all'O2 City Hall di Newcastle il 21 dicembre, e include apparizioni al Tredegar House Folk Festival di Newport, al Weyfest di Guildford e al Lindisfarne Festival.

"La gente continua ad amare i Lindisfarne e mentre questo movimento prosegue noi andiamo avanti", ride Rod Clements, membro fondatore e unico membro originale. "Ogni anno sembra di organizzare più spettacoli di quello precedente e siamo entusiasti di aggiungere l’02 City Hall nostro itinerario nel 2024".

Allo stesso tempo, un nuovo cofanetto di tre dischi, Brand New Year: The Mercury Years 1978-1979, sarà pubblicato dalla Cherry Red Records il 24 maggio. Il cofanetto include tutte le registrazioni della band per Mercury, con 15 tracce inedite su CD.

La formazione 'classica' dei Lindisfarne si riunì nel 1978 dopo che la band si era presa una pausa di due anni e firmò per l'etichetta Mercury, per la quale registrarono il doppio album dal vivo “Magic In The Air”, registrato all'originale spettacolo di reunion al Newcastle City Hall, e due album in studio, “Back And Fourth” del 1978, che generò la hit Run For Home.  e il meno riuscito “The New”s del 1979.

Una raccolta di quattro dischi di Alan Hull, l'antologia di 90 tracce Singing A Song in the Morning Light, che contiene 77 brani inediti, con diverse dozzine di titoli precedentemente non documentati, è ora disponibile per Cherry Red Records.


Lindisfane Live Dates 

Apr 4: Leicester O2 Academy

Apr 5: Newbury Arlington Arts Centre

Apr 6: Emsworth St James' Church

Apr 7: Bournemouth 02 Academy

Apr 13: Clitheroe The Grand

Apr 14: Wetherby Folk Club (The Engine Shed)

May 10: Bradford-On-Avon Wiltshire Music Centre

May 11: Pontardawe Pontardawe Arts Centre

May 12: Newport Tredegar House Folk Festival

May 17: Whitby Whitby Pavilion

May 18: Morpeth West Benridge Farm

May 24: London Cadogan Hall

May 25: Canterbury Colyer-Fergusson Hall

May 26: Banbury The Mill Arts Centre

July 14: Newcastle Upon Tyne Palace of Arts at Wylam Brewery

Aug 10: Edinburgh The Queen's Hall

Aug 16: Farnham Weyfest

Aug 23: Chepstow Castell Roc 2024

Aug 25: CottinghamFolk Festival

Aug 30: Beal (Northumberland) Lindisfarne Festival

Sep 1: London O2 Shepherd's Bush Empire (Fully seated)

Sep 12: Sunderland The Fire Station

Sep 13: Bowness-On-Windermere The Old Laundry Theatre

Sep 14: Bowness-On-Windermere The Old Laundry Theatre

Oct 3: Stockton-On-Tees ARC - Stockton Arts Centre

Oct 4: Lowdham Village Hall

Oct 5: Grantham Guildhall Arts Centre

Oct 6: Bury St Edmunds The Apex

Oct 19: Stroud Subscription Rooms

Oct 20: Frome Cheese and Grain

Oct 29: Milton Keynes The Stables

Oct 30: Halifax Victoria Theatre Halifax

Oct 31: Settle Victoria Hall

Nov 1: Settle Victoria Hall

Nov 2: Lytham St Annes Lowther Pavilion

Nov 17: Worcester Huntingdon Hall

Nov 27: Carlisle Old Fire Station

Nov 28: Carlisle Old Fire Station

Nov 29: Morecambe The Platform

Nov 30: Forfar Angus - The Reid Hall

Dec 1: Aberdeen Lemon Tree

Dec 6: Kinross Backstage at the Green Hotel

Dec 7: Kinross Backstage at the Green Hotel

Dec 13: Manchester The Stoller Hall

Dec 14: Liverpool Liverpool Philharmonic - Music Room studio

Dec 15: Liverpool Liverpool Philharmonic - Music Room studio

Dec 21: Newcastle Upon TyneO2 City Hall

 

 

 


giovedì 28 marzo 2024

Ohio Express, la band dell'indimenticabile “Yummy Yummy Yummy”


Nel pieno periodo beat, quando in Italia imperversavano le cover delle canzoni famose provenienti dall’America e dall’Inghilterra, era usuale sentire anche l’opposto, ovvero cantanti/gruppi stranieri che si esprimevano nella lingua italiana, per avvicinarsi maggiormente ad un mercato/pubblico che si stava rapidamente evolvendo.

Tra questi gli Ohio Express, che nel 1968 entrarono prepotentemente nelle nostre case con un brano di facile presa, “Yummy Yummy Yummy”, sigla di una trasmissione per ragazzi all'epoca molto seguita, “Chissà chi lo sa”, condotta da Febo Conti.


“Yummy Yummy Yummy” fu pubblicato come singolo nel maggio del 1968. Ecco la versione inglese...


Ma quale storia si cela dietro la band?

Ho raccolto a fatica un po’ di cronologia.

Gli americani Ohio Express si formarono a Mansfield, Ohio, nel 1967.

Anche se commercializzata come una band, sarebbe più preciso dire che il nome "Ohio Express" serviva come marchio utilizzato da Jerry Kasenetz e la Super K Productions di Jeffrey Katz per pubblicare la musica di un certo numero di artisti.
Le canzoni più conosciute degli O.E. erano in realtà il prodotto di un assemblaggio realizzato in studio da musicisti che lavoravano fuori New York, tra cui il cantautore Joey Levine.

Molti altri successi dell'Ohio Express erano opera di diversi gruppi musicali non collegati, tra cui i Rare Breed. Inoltre, una versione “itinerante” parallela, completamente separata dagli Ohio Express, apparve in tutte le date dal vivo e registrò alcune delle tracce dell'album della band.

Gli inizi: The Rare Breed (1966-67)

Chi furono i The Rare Breed?

Il primo disco accreditato all'Ohio Express fu “Beg, Borrow and Steal”, che divenne una Top 40 hit negli Stati Uniti e in Canada alla fine del 1967. Lo stesso disco era stato inizialmente pubblicato dai Rare Breed all'inizio del 1966 per la Attack Records, ma non riuscì ad avere successo a livello nazionale, anche se entrò nelle classifiche regionali, nel New Hampshire e nello Utah.


I Rare Breed pubblicarono un altro singolo nel 1966 per la Attack, “Come and Take a Ride in My Boat”, ma anche questo trovò solo una dimensione "regionale".
A seguito problemi con l’etichetta di riferimento il gruppo smise di esistere in quella conformazione.

La registrazione originale di "Beg, Borrow & Steal", cantata originariamente dall'ex membro Michael Fenneken, fu poi rimixata e ristampata per la Cameo Parkway Records, accreditata all'Ohio Express (un nome del quale la Super K Productions controllava tutti i diritti). Il singolo arrivò alla prima posizione a Columbus, Ohio, e diventò gradualmente un successo in tutto il Canada e negli Stati Uniti, nei mesi successivi.

Il cofanetto “Nuggets” (che include "Beg, Borrow and Steal") chiarisce che i Rare Breed provenivano da New York o dal New Jersey, ma non offre altri dati significativi.
Tuttavia, un'intervista del 2003 identifica i membri dei Rare Breed come: John Freno (voce, chitarra), Barry Stolnick (tastiere), Joel Feigenbaum (ritmo), Alexander "Bots" Narbut (voce York, basso) e Tony Cambri a (batteria di Brooklyn).


Sir Timothy e i Royals prendono il sopravvento (1967)

Senza alcun gruppo disponibile a promuovere il singolo suonando date dal vivo, la Super K Productions assunse una band di Mansfield, Ohio, conosciuta come Sir Timothy & the Royals e li rinominò Ohio Express. La formazione era composta da Dale Powers (voce, chitarra solista), Doug Grassel (chitarra ritmica), Dean Kastran (basso), Jim Pfahler (tastiere) e Tim Corwin (batteria).
Il gruppo fece un tour come Ohio Express, e i loro impegni itineranti resero difficile la registrazione di un nuovo singolo che seguisse "Beg, Borrow and Steal". Dei membri del gruppo "ufficiale" solo Dale Powers (voce solista) appare nel secondo singolo accreditato all'Ohio Express, “Try It”, più tardi coverizzato dagli Standells. Il singolo si fermò ben al di fuori della Top 40 degli Stati Uniti, raggiungendo la posizione numero 83.

Registrarono ben presto un album chiamato “Beg, Borrow and Steal”, un mix che comprendeva la title track dei Rare Breed con tracce registrate dal gruppo “live” dell'Ohio Express, così come altre registrate dai musicisti dello staff dei Super K con la voce dei Powers. L'LP uscì per la Cameo-Parkway Records di Filadelfia nell'autunno del 1967.
Sfortunatamente l'etichetta discografica andò in bancarotta poco dopo e fu acquistata dal magnate della musica Allen Klein, che ancora oggi possiede i master.

Due canzoni dell'album - “I Find I Think of You” e “And It's True” -, furono registrate dai The Measles, guidati da Joe Walsh.
Inoltre, i Measles registrarono una versione strumentale di “And It's True” (ribattezzata "Maybe") che fu posta sul lato B del singolo “Beg, Borrow and Steal”.

Gli anni di Joey Levine (1968-69)
Joey Levine racconta (17 maggio 2008)

L'Ohio Express si trasferì quindi nell'etichetta di casa del bubblegum pop, la Buddah Records. Allo stesso tempo Joey Levine (che aveva co-scritto “Try It”) era pronto per presentare nuovo materiale per l'Ohio Express, per volontà della Super K Productions. Registrò una versione demo del brano "Yummy Yummy Yummy" con musicisti dello staff dei Super K. Tuttavia, il capo di Buddah, Neil Bogart apprezzò la demo, tanto da rilasciare il disco così com'era, con la voce di Levine intatta e nessun input dalla versione “da viaggio” dell'Ohio Express. La canzone diventò un grande successo internazionale, raggiungendo il 4° posto negli Stati Uniti, il 5° nel Regno Unito e Irlanda, il 7° in Australia e il 1° in Canada. Due mesi dopo la sua uscita aveva venduto oltre un milione di copie, e gli fu concesso lo status di disco d'oro dalla R.I.A.A. nel giugno 1968.


Il successo di "Yummy Yummy Yummy", guidato da Levine, stabilì un modello per l'Ohio Express. Pubblicarono quattro LP e una moltitudine di singoli per Buddah tra il 1968 e il 1970, ma il gruppo "ufficiale" che appare sulle copertine degli album e agli spettacoli dal vivo non ha contribuito con una sola nota ai loro 45 giri di successo.
L'anno successivo l'uscita di “Yummy Yummy…”, tutti i singoli dell'Ohio Express furono scritti e cantati da Levine, con accompagnamento musicale di anonimi session man di New York. In base a questo accordo, nel 1968 e 1969, il gruppo segnò altri tre colpi top 40 negli Stati Uniti, in Canada e in Australia con “Down at Lulu's”, "Chewy Chewy" e "Mercy".
“Chewy Chewy” vendette due milioni di copie.  


In questo periodo il nome del gruppo perse definitivamente l'articolo davanti, diventando "Ohio Express".

Non ci sono occasioni conosciute in cui Levine si esibisce con il quintetto "ufficiale" dell'Ohio Express, dal vivo o in studio.
I cinque ragazzi dell'Ohio, nel frattempo, potevano essere ascoltati solo su alcune delle tracce dell'album. Presumibilmente, il gruppo itinerante non fu nemmeno informato dell'esistenza di "Chewy Chewy", il nuovo singolo che era uscito con il loro nome - e quando i fan lo richiedevano negli spettacoli dal vivo non erano in grado di suonarlo.

Tracce "riciclate" (1968-70)

La Super K Productions spesso riciclava tracce da una produzione ad un’altra, emettendo esattamente la stessa registrazione con due diversi nomi di band. Oltre alla hit dell'Ohio Express, "Beg, Borrow and Steal" (inizialmente accreditata ai Rare Breed), i fan poterono notare che altri pezzi dell'Ohio Express B-sides e tracce dell'album erano stati accreditati ad altri artisti dell’etichetta Super K.
Alcuni esempi sono rappresentati dal lato B del singolo "Sausalito" - “Make Love Not War” - originariamente pubblicato dai Road Runner, dalla Music Explosion, e la traccia “Shake”, del 1970, inizialmente pubblicata da Kasenetz Katz Super Circus.

L'era post-Levine (1969-70)

Dopo cinque singoli consecutivi scritti e cantati da Joey Levine (quattro dei quali di successo negli Stati Uniti e in Canada), il musicista era insoddisfatto del ritorno economico derivante dal suo contratto e lasciò la Super K Productions all'inizio del 1969. L'etichetta si rivolse così ad altri musicisti per scrivere, produrre ed eseguire singoli a nome Ohio Express: nessuno però era parte del quintetto scelto per i tour.
Dopo che Levine se ne fu andato, gli Ohio Express non entrarono mai più nella top 40 del Nord America. 
Nel 1970 il modello era ormai consolidato, e nel 1972 il nome del gruppo Ohio Express fu ritirato.

Nel 1975, Kasanetz e Katz misero insieme per un breve periodo una nuova band dal vivo con il nome di Ohio Express. Si esibirono nei club di Long Island con una formazione che comprendeva John Visconti alla voce e chitarra ritmica, Irv Berner alla chitarra solista e voce, Elliot Schwartz alle tastiere e voce e Angie al basso. Len Napolitano suonò la batteria per diverse esibizioni.

Anni dopo Tim Corwin rimise in piedi un'altra versione della band iniziando ad esibirsi a livello nazionale e all'estero. Mantenendo attiva la band, nel 1999 presentò la richiesta di utilizzo del marchio “Ohio Express”, ma non ottenne il consenso delle etichette discografiche che possedevano i diritti sul nome.
La band negli anni 2000 si è esibita a Las Vegas, in altri casinò, e più recentemente (2012) Corwin ha fatto un'apparizione su Cologne Television, eseguendo "Yummy Yummy Yummy".

A metà degli anni Settanta si unì il chitarrista dei Mansfield Mike Brumm e rimase nel gruppo fino alla fine degli anni 2000.

L'Ohio Express più recente

Una nuova versione itinerante di The Ohio Express fu rimessa in piedi negli anni Ottanta. Successivamente, una formazione guidata dal batterista originale Tim Corwin alla voce, John Baker (chitarra solista), Andy Lautzenheiser (basso), Bill Hutchman (batteria), Jeff Burgess (tastiera) e Warren Sawyer (chitarra ritmica e tastiere) iniziò a proporsi in tour nel circuito oldies.

Il 23 luglio 1988 il quintetto originale formato da Powers, Kastran, Grassel, Pfahler e Corwin, si riunì per un "concerto celebrativo dei 20 anni”, al Renaissance Theater nella loro città, natale, Mansfield.

Due dei membri originali del gruppo itinerante sono morti: il tastierista/cantante/cantautore Jim Pfahler il 10 marzo 2003 (54 anni) e il chitarrista ritmico Doug Grassel il 21 settembre 2013, all'età di 64 anni.

Il bassista Dean Kastran ora suona il basso e canta nel gruppo Eggerton-Kastran (alias E.a., EKG) - un duo acustico con il cantante/chitarrista Denny Eggerton - e con una band di cinque elementi, i Caffiends, entrambi i progetti con sede a Mansfield, Ohio.
Dale Powers è ora un evangelista di musica cristiana con sede a Mansfield, Ohio, e ha fondato una sua etichetta discografica e sito web per diffondere il suo credo.
Dean Kastran suona il basso nella Race Ministries Band e ha registrato tracce con Dale nel suo album di canzoni originali intitolato "The Journey Within!".


Indimenticabili, nonostante i poco simpatici trucchetti commerciali che il pubblico, soprattutto di quei tempi, non poteva conoscere ne immaginare!

Album
Beg, Borrow and Steal - 1967
Ohio Express - 1967/1968
Chewy Chewy - 1969
Mercy – 1970

Compilation
The Very Best of The Ohio Express - 1970
The Best of The Ohio Express - Yummy Yummy Yummy - 2001
Collegamenti esterni

Ultima versione…



mercoledì 27 marzo 2024

Valerio Billeri-Fabio Mancini: “Verso Bisanzio”


 

Valerio Billeri-Fabio Mancini

“Verso Bisanzio”

Moonlight Record

 

Per l’ottava volta in undici anni mi appresto a commentare un album di Valerio Billeri, e ciò mi serve per sottolineare che ho avuto modo nel tempo di assistere ai cambiamenti che caratterizzano la vita di un musicista che, grazie alla sua arte, riesce a fissare per sempre e per tutti le tappe di una normale evoluzione personale.

Il filo conduttore che lega l'insieme dei suoi progetti, e che va oltre i contenuti, è la ricerca del minimalismo espressivo, tipico del blues - genere che mi ha permesso di avvicinarmi a Valerio molti anni fa -, idea che spesso cozza con l’esuberanza giovanile, quella che spinge verso la ricerca della complessità a tutti i costi, tanto per “rimirarsi allo specchio”. Il concetto di composizione/proposizione che muove i progetti di Billeri non prevede fiocchi di abbellimento formali, perché la grande bellezza risiede nel contenuto, ed è questo un modus propositivo che sfida le leggi della comunicazione.

Bluesman, folkman, chitarrista, poeta, sempre in equilibrio tra passato e attualità, Valerio Billeri ci propone ora “Verso Bisanzio”, album realizzato assieme a Fabio Mancini. Per conoscere un po’ della loro storia e info sull’album cliccare sul link a seguire….

https://athosenrile.blogspot.com/2024/03/valerio-billeri-e-fabio-mancini-verso.html


Sono sette i brani che compongono l’album, con la presenza di una cover, la finale “Summer in a solitary beach” di Battiato. Mancini è autore dell’unico brano strumentale “Finis Terrae”.

Siamo di fronte ad una città divina ed a un sogno lungo un’eternità e i personaggi che si muovono nel disco chi attraverso o la morte o il sogno o la brama di un ritorno a casa o di una nuova terra la scorgono per un attimo… meravigliosa, accecante un miraggio. (Billeri)

Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul… un viaggio in quella terra… in quelle terre… provoca azione catartica inaspettata, e in questo caso faccio riferimento ad esperienza personale.

Il viaggio di Billeri, recente o lontano, reale o immaginato, porta a tracciare un percorso interiore composto da riflessioni e figure che prendono forma nel corso dell’ascolto, mantenendo sempre il modus minimalista che si sintetizza nella triade voce/chitarra/violino. Ed è proprio quest’ultimo strumento che crea atmosfere orientaleggianti che evocano la cultura mediterranea e il profumo magico della storia rivisitata e sognata secondo un disegno personalizzato e ragionato.

Il fil rouge di questo concept album riporta a considerazioni legate allo sgomento procurato dal buio, inteso come metafora del “non conosciuto”, un limite, superato il quale ci si troverà di fronte l’impossibilità di gestire il futuro, ammesso che questo esista. Ogni cambiamento reca in sé insicurezza e disagio, ma appare complicata l’accettazione di una totale fine materiale a favore di un nuovo inizio intangibile, verso orizzonti che appaiono dai diversi contorni in funzione del grado di fede che ci accompagna.

Sintetizzo…

Si parte verso un percorso onirico alla ricerca della medicina che possa lenire il dolore e Bisanzio appare come il luogo perfetto; i protagonisti sono anime comuni, magari figure perfette rispetto ad occhi terzi ma cariche di segreti da custodire con tenacia. Rifugiarsi nei sogni potrebbe essere una soluzione soddisfacente, ma a tempo determinato, mentre cercare appagamento nell’arte e nell’impegno conseguente unisce il giusto pragmatismo di cui si ha bisogno anche navigando mari sconosciuti.

La fede e il credere in un qualsiasi Dio aiuteranno e permetteranno di sopportare ogni tipo di intemperia.

Forse arriverà il momento del ritorno ai passi iniziali, come un circolo che deve chiudersi a tutti i costi, e dopo l’approdo arriverà una nuova partenza, perché “il viaggio” alla ricerca di nuovi mondi - e di sé stessi - è caratteristica imprescindibile dell’essere umano.

Billeri e Mancini propongono sette tessere di un mosaico dalla bellezza estetica e contenutistica uniche.

Brani asciugati e scarni, privi di orpelli, ma carichi di sonorità coinvolgenti che diventano il carburante per il passaggio di pensieri profondi, di alta valenza culturale, argomenti che accompagnano la nostra vita ma la cui importanza si acuisce nel periodo della maturità.

È questo il cantautorato che preferisco e che consiglio!

 


I BRANI

1 VERSO BISANZIO

2 IL SIGNORE D'ORO

3 ELECTRA

4 FINIS TERRAE

5 STABAT MATER

6 NOSTOS

7 SUMMER IN A SOLITARY BEACH









Valerio Billeri e Fabio Mancini -"Verso Bisanzio"-Bio degli autori e presentazione


Verso Bisanzio 


Questo nuovo album di Valerio Billeri è vecchio. Nel senso di antico, non di stanco. Anzi, c'è un'energia possente, vigorosa, in queste poche, scarne, canzoni, l'energia quella vera, quella trattenuta.

È antico questo album perché è “originale”, risale su o se vogliamo indietro, verso la fonte, l'origine. Sto parlando delle origini del cammino musicale di Billeri che ha sempre amato ripercorrere i grandi miti poetici e letterari, pensiamo all'album Pequod, ma anche le origini del mondo, o almeno dell'Occidente, che si trovano proprio lì, a Bisanzio, cioè in Asia, in Medio Oriente, a metà strada tra Roma e Atene da una parte e Gerusalemme dall'altra. E qui c'è Bisanzio sin dalla prima canzone, la title track, e c'è Gerusalemme. Verso Bisanzio, che prende lo spunto da Yeats, cioè verso Ilio, Troia. Che è il luogo da cui si parte per tornare a casa, come raccontavano gli antichi poeti e come canta oggi Billeri in Nostos (appunto: ritorno).

Le due canzoni si richiamano in modo circolare, aprendo e chiudendo simbolicamente l'album; se in Verso Bisanzio lo sfondo, il colore, è quello del tramonto (“scendi dal cielo/ tramonto d'oro”) in Nostos la luce è quella dell'alba (“guarda dove s'alza il sole”) e se in Verso Bisanzio le vele sono in ­amme, in Nostos “spinge il vento le tue vele”, tutto a indicare una nuova ripartenza, e allora forse il navigante non è tanto Ulisse ma Enea che fa vela verso la nuova/antica patria, Roma, così amata dal cantautore.

Ma non solo la Grecia e Roma, qui c'è anche Gerusalemme, ovvero la spiritualità, il sacro: già nella prima canzone dell'album Billeri deve ammettere che è necessario togliersi “le

scarpe da lavoro”. Ed entriamo con lui nella cruna della storia, nel crocevia del tempo, dove umano e divino si incontrano e misteriosamente si abbracciano.

Tutto questo è lo Stabat Mater di Billeri, secondo brano dell'album che ci dona versi come questi: “Stava la madre / davanti a suo ­glio / contorto come un rovo / sul freddo legno / e malgrado gli angeli / cantassero il Gloria / stava la madre / con la sua memoria”. Canzone vertiginosa anche a livello teologico, con il mix tra il Venerdì Santo e il Natale (con il Gloria cantato dagli angeli), tra la morte e la nascita, ma canzone che anche detta la sonorità di tutta la raccolta. Una sonorità che può essere riassunta in quel “contorto come un rovo”.

C'è un suono torvo, livido, in queste canzoni che sembrano fatte di “sabbia e sale” come Billeri canta nella title track. E qui troviamo anche le altre origini, quelle del cammino musicale di Billeri che in questa nuova opera prosegue nel lavoro michelangiolesco di “ablatio”, di scavare e togliere.

Il cantautore si inoltra nel bosco di cui canta in Electra, in un “cuore scuro”, dove la conoscenza si ferma e deve lasciare spazio ad altro.

Un album antiilluminista si potrebbe dire, perché fatto di materia, carne e sangue e di un lavoro di lima che riduce tutto all'essenziale, per far splendere il “marmo” di queste canzoni ruvide, aspre e levigate. Viene in mente l'album Nebraska di Springsteen, o The Boatman's call di Nick Cave. O forse qualcosa ancora più folk, scritto oggi ma che risale a millenni fa, contemporaneo di qualche aedo greco o profeta veterotestamentario, e tutto sta insieme, passato e presente, concentrato in pochi semplici accordi e nell'abbraccio fatto di parole/pensieri/ricordi di Maria, la Mater che tiene e trattiene “attimi e anni”.

Andrea Monda

Valerio Billeri, cantautore romano con 11 dischi all'attivo. Una carriera musicale che inizia nei primi anni ’90 e va dal blues e al folk americano delle origini al rock, fino alla musica elettronica.

Durante il suo percorso, Billeri ha ricevuto diversi riconoscimenti, uno fra tutti, la targa per il secondo posto al Premio De André.

Emblematico della sua visione artistica è l’album "Giona” (2016): un lavoro dai suoni essenziali che esplora con forti immagini evocative un mondo fatto di migrazioni, lavoro e caccia alla balena bianca.

Valerio, appassionato di storia, ha inoltre musicato nel 2019 le poesie di Gioachino Belli in chiave folk/blues nel disco“Er tempo bbono” edizioni Folkificio.

Nel 2020 esce il nuovo lavoro in studio "La trasfigurazione di delta blind billy" con la collaborazione dello scrittore e giornalista Rao Vittorio Giacopini, l'album nella prima settimana raggiunge la top 50 classifica album ITunes.

Nel 2022 vede la luce il secondo album incentrato sui sonetti di Giuseppe Gioachino Belli:il titolo è "Er Tempo Cattivo".

Nel 2023 Billeri lavora al progetto "Electra" e partecipa, insieme a grandi nomi dello spettacolo italiano come Antonella Ruggiero, Ascanio Celestini e Flavio Insinna, al triplo album "Sharida. Tracce di libertà" a sostegno del Centro Astalli per i rifugiati.

Fabio Mancini inizia da giovanissimo a suonare in gruppi di musica originale e non come violinista, per poi perfezionarsi anche come cantante, chitarrista acustico e flautista. Nell'arco di più di un decennio è stato (come membro fisso e come ospite) in numerosi progetti che vanno dal folk irlandese e dalla world music al rock, al country, al blues, al cantautorato italiano. Scrive e arrangia pezzi da circa dieci anni. Ha pubblicato due album in inglese come The Lefthander e due album e un EP in italiano col proprio nome all'anagrafe; ha prestato violino, chitarra, voce e/o arrangiamenti all'album d'esordio dei Sottotraccia, al primo singolo di Simone Ruggiero (vincitore del premio Aquara Music Fest) e in diverse occasioni a Valerio, con cui si è trovato anche diverse volte sul palco.

Al momento vive a Vienna e suona con la dublinese Susan Shea, interprete della tradizione folk, e il talentuoso songwriter londinese Dan Raza, oltre a unirsi spesso a formazioni jazz/blues locali e a portare avanti la sua dimensione solista chitarra e voce.