venerdì 23 ottobre 2009

Frammenti di Pink Floyd


Anche oggi propongo un frammento del passato fornito da Luciana Figini.

IL LATO OSCURO DELLA LUNA:
MAGIA E PAZZIA, OVVERO I PINK FLOYD

Un giorno della primavera del 1967 quattro ragazzi di Cambridge entrarono nei mitici studi della EMPI di Abbey Road per registrare il loro primo album: una porta più in là i Beatles stavano apportando gli ultimi ritocchi al loro “Sgt.Pepper’s”.
I quattro ragazzi si chiamavano Pink Floyd e iniziarono da lì una straordinaria carriera che li avrebbe portati ai vertici della scena rock con uno stilo unico nel suo genere: una musica visionaria e senza limiti che critica e pubblico battezzarono “psichedelica”, nel senso di “svelare la mente”.
Un gioco di libertà e di conoscenza, legato al mondo della fantasia e dei sogni, sull’onda di suggestivi esperimenti sonori.
Da allora fu un continuo susseguirsi di album dal titolo e dai contenuti enigmatici, onirici, quasi che questi ragazzi fossero riusciti a svelare, per citare il titolo del loro album più famoso “The Dark Side of the Moon”, il lato oscuro della luna, il lato oscuro della nostra mente.
Il modo migliore di conoscere i Pink Floyd è di lasciar parlare la loro musica, ma, non potendolo ovviamente fare, ci accontenteremo di lasciar parlare alcuni titoli dei loro album ed alcune strofe delle loro canzoni. Pronti per il viaggio?

Un movimento si compie in sei stadi
E il settimo conduce al ritorno
Il sette è il numero della luce giovane
Si forma se l’oscurità aumenta di uno…

( da “Chapter 24”contenuto nell’album “The Piper at The Gates of Dawn”)

Ehi Gene, questo è Henry MacLean
E ho appena finito la mia splendida macchina volante
E ti chiamo per dirti che parto, e forse
Ti piacerebbe volare, sparire con me?
…… Balza nella sua astronave
alza il colletto di plastica
accendete il razzo e state indietro,grida
questo è il mio ultimo addio
Puntami verso il cielo e fallo volare…
(da “Point me at the sky”, singolo del 1968)

Poco a poco la notte si svolge
Conta le foglie tremanti nell’alba
Fiori di loto afflitti l’uno sull’altro
Sulle colline riposa la rondine
Regolate i comandi del cuore del sole
Sulla montagna osservi l’osservatore
Incrini la tenebra, risvegli la vigna
Nozione d’amore è nozione d’ombra
L’amore è l’ombra che matura la vite…
(da “Set the controls for the heart of the sun”, contenuto nell’album “ Ummagumma”)

Il genio creativo del gruppo, in questi primi anni, si chiamava Syd Barrett.
Syd era geniale nel mixare i pezzi. Faceva in modo che ad ogni istante il brano fosse “in movimento”. Alzava e abbassava i cursori della consolle, apparentemente a caso. Ciononostante il risultato era fenomenale. Syd era un pittore, un visionario, un poeta: molti dei testi incredibili di questi anni sono il prodotto della sua sfrenata fantasia, della sua capacità di vedere “oltre” e “dentro”.
Purtroppo, la suggestione e il fascino della musica di Barrett sono forse fatte della stessa sostanza della sua rovina; lentamente ma inesorabilmente la visione, la trascendenza si trasformano in lui in isolamento, autismo, scambiati inizialmente per eccentricità da chi gli stava vicino.
All’inizio degli anni settanta Syd è fuori, consegnato per sempre alla sua psicosi, ad un mondo di silenzio e pazzia dal quale non riemergerà più, un mondo nel quale vive tuttora, mille miglia lontano dalla terra.
Gli altri continueranno, diventando una delle band più famose di tutti i tempi, ma lo ricorderanno spesso nei loro testi, soprattutto nel pezzo “Shine on you Crazy Diamond”, interamente dedicato a lui, pazzo diamante perduto per sempre.





Ma continuiamo il nostro piccolo viaggio nei testi dei Pink Floyd:
Forse il migliore ed il più famoso album dei Pink Floyd è “The Dark Side of the Moon”, ricco di suggestioni, brani musicali assolutamente indimenticabili e misteriosi testi. Syd non c’è più ma nelle canzoni del gruppo la sua figura, il suo ricordo, la sua pazzia, sembrano essere sempre presenti.
Un senso di tristezza, di pessimismo e a volte di desolazione pervade a volte i testi di questo album : qual è la pazzia?-sembrano chiedersi i Pink Floyd- quella di Syd o quella di chi vive la propria vita solo per l’immagine, i soldi, il successo, l’ipocrisia ?

Il pazzo è sull’erba
Il pazzo è sull’erba
Ricordando i giochi e le collane di margherite e le risate
Devo tenere a bada i folli
Il pazzo è all’entrata della mia casa
I pazzi sono all’entrata della mia casa
Il giornale tiene le loro facce ripiegate sul pavimento
Ed ogni giorno il ragazzo dei giornali ne porta altre……
….il pazzo è nella mia testa
il pazzo è nella mia testa
tu prendi la lama, operi il cambiamento
mi cambi dentro finchè non divento normale…
…Tu chiudi a chiave la porta
getti via la chiave
c’è qualcuno nella mia testa ma non sono io…
(da “ Brain Damage”)

...corri coniglio corri
scava quel buco, dimentica il sole
e quando alla fine il lavoro è fatto
non sederti, è ora di iniziarne un altro
perché tu vivrai a lungo e in alto volerai
ma solo se cavalchi la marea
e ti tieni in equilibrio sull’onda più grande
correrai verso una veloce morte

(da “Breathe”)

Soldi, partiamo
Trova un nuovo lavoro pagato meglio e sei OK
Soldi, è esaltante
Afferra quei contanti con tutte e due le mani e fanne una scorta
Un’auto nuova, caviale, sogni ad occhi aperti a quattro stelle
Penso mi comprerò una squadra di football…

( da “Money”)

Ho raccontato solo due cose dei Pink Floyd, bisognerebbe raccontarne altre duecento, ma , come ho già avuto modo scrivere, non voglio fare l’esperta, voglio solo sollevare un po’ di curiosità, riproporre in modo semplice gruppi e cantanti che hanno una loro valenza anche oggi, sia per i testi che per la musica. Un’ultimo suggerimento: volete fare un piccolo viaggio nello spazio?
Mettetevi comodi su di un divano, spegnete le luci, chiudete le tapparelle ed ascoltatevi “The Great Gig in the Sky”, sempre tratto dall’album “The Dark Side of the Moon”.
Pierò Pelù ha definito la musica una dea: ascoltate questo brano e ci crederete…



giovedì 22 ottobre 2009

Figli dei Fiori, Figli di Satana



Qualche settimana fa, a seguito della mia pubblicazione di un post dedicato a Charles Manson e alla sua family, Ezio Guaitamacchi mi aveva informato che nel caso avessi voluto approfondire, lui aveva scritto un libro che trattava l’argomento, inserito nel contesto “1969”.
Ho captato un po’ di titubanza nel suo proporsi, quasi fosse sconveniente pubblicizzare un proprio lavoro, ma io ho colto al volo l’occasione, attratto dall’argomento e in procinto di partire per un viaggio oltreoceano, e quindi con molto tempo da dedicare alla lettura.
Chi si occupa regolarmente di musica sa chi è Guaitamacchi e per chi non lo conoscesse, propongo un piccola biografia a fine post.
Io lo conosco di vista da anni, essendo lui un organizzatore/presentatore del “Just Like a Woman” savonese, evento a cui partecipo regolarmente.
Questa estate però l’ho notato in un contesto diverso, a Bergamo, a inizio luglio, a un concerto dei Jethro Tull. Quando alcuni giorni dopo l’ho ritrovato in via Pia, a Savona, in fase di preparazione di un concerto cittadino, non ho potuto resistere e l’ho avvicinato.
Io sono tendenzialmente molto “orso” e l’unica cosa che fa cadere le mie barriere personali è la musica.
In nome della musica mi trasformo.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che il concerto di Verona degli Who, nonostante gli avvenimenti sfortunati, sia stato uno dei migliori della nostra vita.
L’ho poi rivisto il giorno in cui ho conosciuto Pamela Des Barres… grande momento.

Il motivo per cui racconto tutte queste cose che possono apparire marginali, è che raramente trovo persone su cui la musica di quei giorni lontani è riuscita a lasciare un segno profondo.
Spesso mi ritrovo a parlare in maniera entusiastica di certi aspetti, gruppi, personaggi, e mi accorgo che gli interlocutori, nel migliore dei casi, non capiscono e probabilmente mi giudicano un maniaco.
Insomma, trovare gente che pensa e parla con passione di certi avvenimenti non è semplice.
Queste mie considerazioni mi hanno spesso portato a recriminare su un fatto assurdo: essere troppo giovane.
In questo periodo della vita, in cui un cinquantatreenne come me, farebbe carte false per arrestare il tempo, la stessa analisi relativa al campo musicale assume contorni diversi.
Nel 1969, anno trattato da Ezio nel libro, io avevo tredici anni, già influenzato dagli avvenimenti importanti di quei giorni, ma troppo giovane per avere la libertà di muovermi.
Bastavano cinque anni in più e magari potrei ora raccontare della mia presenza a Woodstock.

Tutti gli avvenimenti trattati nel libro mi hanno colpito, assieme a molti altri, e se nel caso di Woodstock erano la musica e lo stile di vita che mi intrigavano, se nel caso di “Easy Ryder” era la ricerca della libertà, se nel caso di Bryan Jones erano gli Stones e la morte per droga del loro fondatore, nel caso di Manson e la family l’aspetto “morboso”, la violenza, la tragedia mi penetrarono nell’intimo.
A quell’età non si è in grado di fare riflessioni serie, basate su dati analitici, ma l’impatto emotivo è stato devastante, grazie anche alla grande documentazione fotografica che ricordo di aver letteralmente divorato.
Rileggendo la prima parte del libro ho provato forti emozioni che immagino pochi possano capire… tra questi sicuramente Guaitamacchi.
Perché evidenzio la prima parte? Perché le prime ottanta pagine?
Solo perché sono quelle che ho letto nella mio viaggio di andata verso gli USA.
Situazione perfetta.
Un aereo che vola verso Atlanta, un libro che parla dei “miei anni” e in sottofondo la musica del mio mp3 che ho caricato di fretta, senza sapere bene il contenuto.
La casualità ha fatto sì che la lettura abbia coinciso con “The Best of Donovan”, ovvero un menestrello di quegli anni, e “Angel Eggs" dei Gong, un po’ fuori contesto geografico, ma disco che si addice a viaggi mentali.

Avevo 12 anni e sei mesi. Non abitavo in California e nemmeno a Londra. Non sapevo l’inglese, non avevo visto Easy Rider e nemmeno Woodstock, né avevo la più pallida idea di chi fossero Charles Manson, Sharon Tate o Roma Polanski”.

Questo è l’inizio del racconto di Ezio.
Io avevo pochi mesi di più, non sapevo l’inglese, sapevo poco di Easy Rider, sapevo però tutto il possibile su Woodstock e la family di Manson.
Sfumature.
In un periodo infinitamente piccolo, in proporzione agli eventi, sono accadute cose estremamente significative, almeno per chi ama e si occupa di musica.
Figli dei Fiori, Figli di Satana” è un approfondimento di quegli eventi, talmente “vivo” che rimane l’impressione che sia il racconto fatto da chi era “sul posto”, da chi ha vissuto in prima persona avvenimenti lontani nello spazio e nel tempo.
E’ anche un libro che provoca un effetto domino e che induce a nuove ricerche, e a differenti punti di vista.
Vorrei essere capace di descrivere ciò che ho provato leggendo le già citate 80 pagine iniziali, ma sono emozioni difficili da spiegare e forse dettate da un insieme di fattori fortunati, difficilmente ripetibili. Nondimeno credo che questo appassionato racconto possa essere una colonna portante della libreria musicale di tutti quelli che come me hanno vissuto, seppur di rimbalzo, un’epoca irripetibile.
E ringrazio Ezio per il suo “timido consiglio”.

Ezio Guaitamacchi è nato a Milano nel 1957. La musica è la passione della sua vita.
Giornalista, scrittore, musicista, autore e conduttore radiotelevisivo, è fondatore del mensile “Jam”, direttore del “Master in Giornalismo e Critica Musicale” presso il CPM di Milano, creatore e direttore artistico dei festival internazionali “ Just Like a Woman” e “Milano Guitar Festival”. Ha condotto programmi televisivi e show radiofonici. Ha diretto diverse collane di libri musicali per Arcana (dal 1995 al 1999) e per Editori Riuniti (dal 2000 al 2007) ed è autore di alcuni libri tra cui “Peace & Love”. Nell’agosto del 1994 era a Saugerties, NY, PER IL 25° anniversario del Festival di Woodstock.

mercoledì 21 ottobre 2009

Michael Stipe-R.E.M.


Michael Stipe (Athens, 4 gennaio 1960) è un cantante statunitense, leader del gruppo rock dei R.E.M. e autore della maggior parte dei testi della band.
Tali testi utilizzano spesso la tecnica del cut-up mutuata da William Burroughs.
Si tratta di testi generalmente molto immaginifici, espressionisti e nella quasi totalità dei casi non riconducenti a Stipe come persona.
Inizialmente studente d'arte, e da sempre (e ancora oggi) interessato ai vari e diversi aspetti delle diverse arti, è un grande amante dell'arte ed artista visuale lui stesso.
È infatti fotografo e cura spesso anche gli aspetti grafici del progetto R.E.M., dalle copertine dei dischi alle scenografie dei concerti.
La sua scelta di vita professionale come musicista venne segnata in età adolescenziale dall'ascolto dell'album Horses di Patti Smith. La sua produzione di nuovi testi è, per sua ammissione, lenta e faticosa, sebbene entri comprensibilmente in sintonia con la produzione musicale degli altri due artisti del gruppo (Peter Buck e Mike Mills).
Molto attento ai temi del sociale e dell'ambiente, Stipe ha scritto alcune canzoni che sono poi diventate autentici inni (in particolare Fall on Me, motivo simbolo delle lotte ambientaliste degli anni Ottanta).
Nel 1988, produce il primo album dello storico gruppo, Hugo Largo, cantando anche in due sue tracce.
Stipe è anche produttore cinematografico: tra i titoli più importanti cui ha contribuito compaiono Velvet Goldmine, Essere John Malkovich, Saved!.
Alla vigilia delle elezioni presidenziali statunitensi del 2004 ha partecipato assieme ad altri artisti statunitensi al progetto Vote for Change, basato su concerti di informazione sul voto e propaganda a favore del candidato democratico John Kerry.
Ath


martedì 20 ottobre 2009

Jonathan Davis- Korn


Jonathan Houseman Davis (Bakersfield, 18 gennaio 1971) è un cantante e produttore discografico statunitense, famoso per la sua militanza nei Korn.
A 18 anni comincia a lavorare all'interno del Coroners Department di Kern County come assistente di un medico legale. In seguito si diploma alla Scuola di Scienze Mortuarie di San Francisco, fatto questo citato nel video dalla canzone A.D.I.D.A.S.
Il soprannome "HIV" gli fu attribuito alle scuole superiori, in quanto era ritenuto un tipo stravagante nel vestirsi e nell'imitare i suoi idoli, come i Duran Duran
Il primo ruolo sul palco lo ha con il gruppo dei Sex Art, come vocalist. Più avanti è notato da Munky e Head, che lo fanno entrare all'interno del gruppo L.A.P.D. in seguito ad un provino. Poi gli L.A.P.D. cambiano nome in Creep, quindi in Korn.
Il tipico logo dei Korn è stato scritto da Jonathan con la mano sinistra e con l'aiuto di un pastello a cera.
Molte canzoni da lui scritte fanno riferimento ai vari abusi e maltrattamenti subiti nell'infanzia. Anche se dai testi di alcuni brani sembrerebbe il padre l'artefice delle violenze, Jonathan ha sempre smentito: l'unica colpa dei genitori sembra quella di non averlo mai ascoltato abbastanza quando lui raccontava delle attenzioni riservategli dal vicino di casa (come testimoniato da Daddy, dall'esordio del 1994).
Nel 1995 ha avuto da Renee (che ha sposato nel 1998, e da cui ha divorziato qualche anno dopo) il suo primogenito Nathan.
Nel 2004 si è risposato con l'ex pornostar Deven Davis, da cui ha avuto nel marzo del 2005 il suo secondo figlio, Pirate.
Attualmente Davis risiede a Tarzana, in California.


I Korn sono un gruppo nu metal statunitense, formatosi a Bakersfield nel 1993.
Insieme a Limp Bizkit e Deftones hanno contribuito a creare il loro genere, e sono stati anche tra i primi ad ottenere successo.
Hanno venduto più di 30 milioni di dischi, di cui 17 milioni nei soli Stati Uniti.




lunedì 19 ottobre 2009

Ian Gillan


Ian Gillan (Deep Purple), nasce a Londra il 19 agosto 1945.
È considerato uno dei migliori cantanti rock della storia. Con le sue 'urla lancinanti' ha dato vita ad una nuova epoca dell'hard & heavy.
Agli esordi aveva militato con l'amico Roger Glover negli Episode Six negli anni '60, per poi confluire entrambi nei Deep Purple ed uscirne la prima volta allo stesso tempo.
Nel 1970 fu scelto per interpretare il ruolo di Gesù nella versione su disco del celebre musical Jesus Christ Superstar. Non è chiaro se abbia anche interpretato il ruolo alla prima di Broadway il 12 Ottobre 1971.
Storico frontman dei Deep Purple, Gillan ha fatto parte della formazione classica e più amata della band britannica, la Mark II, dal 1970 al 1973, per poi tornare per la "reunion" del 1984 al 1989 ed infine stabilmente dal 1993 in poi.
Negli anni '70, dopo essere uscito dai Deep Purple, il cantante mise insieme la Ian Gillan Band, dopo la quale formò un gruppo chiamato semplicemente Gillan, e succesivamente (1983) prese il posto di Ronnie James Dio nei Black Sabbath per l'album Born Again.
Gillan ha origini scozzesi (il padre era originario del quartiere di Govan a Glasgow) ed è stato compagno di classe di Pete Townshend degli Who.
Per sua stessa ammissione, è molto affezionato a Child in time (canzone di In Rock, che ha reso famose le sue "urla"), tanto da farne una versione jazz nel suo primo album solista e far promettere a Glenn Hughes(bassista dei Deep Purple arrivato in sostituzione di Roger Glover), che era la voce più acuta del duo formato con David Coverdale, di non riprodurre mai la canzone dal vivo.
La promessa non è mai stata infranta.

I Deep Purple , insieme a gruppi come Led Zeppelin e Black Sabbath, sono considerati i pionieri dell'hard rock e dell'heavy metal. Inoltre i Deep Purple sono definiti, da una parte dei critici, tra i primi gruppi heavy metal della storia, anche se loro hanno sempre rifiutato di etichettarsi come tali.
Ai Deep Purple va ricondotta l'unione di approccio e sonorità neoclassiche al tempo e al ritmo tipici del blues e del rock and roll.
Il suono della band comprende anche elementi pop e progressive rock .
Hanno venduto più di 100 milioni di copie nel mondo e sono stati presenti sul Guinness dei primati come la band più rumorosa del mondo .
Ath

venerdì 16 ottobre 2009

Black Magic Woman: I Santana



Un' altra riflessione di Luciana Figini.

LA MUSICA DEGLI ANNI SETTANTA

BLACK MAGIC WOMAN: I SANTANA


Per voi ragazzi d’oggi è facilissimo avere accesso alla musica e seguire i cantanti o i gruppi preferiti: non so quante stazioni radio trasmettono in continuazione brani musicali di tutti i generi, poi c’è MTV ed i numerosissimi canali musicali che si possono ricevere con un’antenna satellitare ed infine Internet, pozzo inesauribile di informazioni di tutti i tipi su tutti i generi musicali e su tutto ciò che si voglia conoscere di qualsiasi gruppo o cantante del presente e del passato.

Bene:ciò che voglio proporvi è un tuffo nel passato e precisamente verso l’inizio degli anni settanta, quando ascoltare musica di buona qualità era davvero un’impresa ardua, per veri pionieri.
Allora, vediamo: c’erano solo le stazioni radio nazionali ( tre , se non ricordo male) che trasmettevano principalmente musica melodica e leggera (penso che nomi quali Claudio Villa o Nilla Pizzi non vi dicano nulla, ma erano tra i più trasmessi). Cantanti come Gianni Morandi e Caterina Caselli erano già considerati “rivoluzionari” e relegati in pochi momenti della giornata (molti dei testi dei due cantanti erano comunque validissimi e la loro musica era comunque “nuova”, anche se spesso copiata da brani stranieri).
La televisione? Se non ricordo male (sono passati, ahimè, davvero un sacco di anni!) c’erano solo due canali Rai : le trasmissioni erano abbastanza noiose (anche se, a confronto con certe “isole dei non so che “ e varie Marie De Filippi erano sicuramente meglio!) e in quanto a musica il genere era sempre lo stesso della radio, anche se qua e là qualche apparizione nuova c’era : Lucio Battisti, Luigi Tenco, i Rockes, l’Equipe 84 ecc.
Quello che mancava quasi completamente era la musica inglese e americana: il mondo era in subbuglio, era l’epoca delle grandi contestazioni e dappertutto nascevano nuovi modi di fare e intendere la musica ma da noi nulla , il vuoto più completo.
Qualche hit –parade casalinga ci faceva capire che qualcosa stava succedendo a livello musicale , ma più di questo non si sapeva.
Finchè arrivò “Per Voi Giovani”, trasmissione radiofonica pomeridiana destinata ai teenagers che ebbe il merito grandissimo di far conoscere la nuova musica inglese e americana anche ai non addetti ai lavori, anche ai ragazzi di provincia come me.
E allora fu come l’irruzione di un nuovo mondo nelle nostre menti affamate di nuovo : imparare i nomi, le formazioni, i testi a memoria divenne importante come studiare a memoria i verbi forti tedeschi o le declinazioni in latino.
Tante, tantissime, furono le novità musicali di quegli anni e chiaramente quelle di cui parlerò non sono state le uniche né le migliori, ma semplicemente quelle che hanno interessato me: sono un’appassionata di musica, non certo una conoscitrice e vi porto semplicemente la mia esperienza personale .
C’è un ‘immagine all’inizio di questo testo che mi ha affascinato per anni e che rappresenta per me il primo contatto con un genere completamente nuovo di musica e di cultura: è la copertina enigmatica di un disco famosissimo dei Santana:apparentemente è la testa di un leone, ma nasconde molte altre immagini in esso.
I Santana sono stati il primo gruppo “pop” che ho ascoltato in quegli anni. Non so bene oggi cosa il termine “pop” significhi per voi ragazzi, ma l’origine sta proprio nell’aggettivo “popular”, ossia commistione di generi in apparenza lontanissimi l’uno dall’altro ma che, “mischiati insieme” davano vita a sonorità nuovissime e completamente diverse l’una dall’altra.
Quella dei Santana era un tentativo di fondere generi musicali diversissimi l’uno dall’altro per creare nuove, stupefacenti sonorità: la durezza del rock si mischiava con la sensualità della musica latino-americana e con il vigore ed il mistero degli strumenti e delle atmosfere africane.
Gli strumenti musicali usati dai Santana erano dei più vari e diversi tra di loro: dai bonghi all’organo elettrico,dal timpano alla tromba, al basso, e alla batteria: Su tutto sovrastava (ieri come oggi, fortunatamente!) la magia della chitarra elettrica di Carlos Santana, vero sciamano della musica, creatore di atmosfere magiche e irreali, considerato allora il miglior chitarrista del mondo dopo Jimi Hendrix.
Si fa presto oggi a parlare di musica etnica, di commistione , di contaminazione, ma allora era tutto nuovo, come nato dal nulla. L’idea di fondere diversi generi musicali assieme era davvero rivoluzionaria.
Sull’onda dei Santana altri gruppi di ispirazione “afro-rock” nacquero:ce n’erano di validissimi, ma non me ne ricordo il nome. E’ un tipo di musica che è arrivata fin da noi e che ha influenzato tantissimi artisti di tutto il mondo .
Black Magic Woman” era il titolo di uno dei più famosi brani dei Santana,ma anche dell’immagine che appariva in copertina nell’album “Abraxas”:una donna di colore nuda adagiata su drappi coloratissimi con gli occhi chiusi ed il viso rivolto ad una misteriosa creatura volante di colore rosso seduta su di un bongo ,con le mani ad indicare qualcosa nel cielo. Ecco cosa ci avevano portato i Santana: i colori, il suono ed il mistero di culture lontane ma sepolte anche dentro di noi.
Sono contenta che, ancora oggi, Carlos Santana venga ascoltato e apprezzato dai giovani : è stato ed è uno dei migliori musicisti di tutti i tempi: provate ad ascoltare “Singing winds,crying beasts” da Abraxas ad occhi chiusi e capirete qual è la magia che ha inventato…


giovedì 15 ottobre 2009

Concerto dei Queen, 28 settembre del 2008, di Alessandro Giusto


Mi è stato chiesto di scrivere due righe sul concerto dei Queen, ma siccome sono un poco sadico voglio partire da molto lontano illudendo il lettore che quanto segue sia una seria dissertazione. Ti sbagli caro lettore. Fai scorta di pazienza e scoprirai che le prossime paginette sono fatte di roccia, suoni e lacrime. E ciclismo.

Partiamo dunque: quando si hanno tredici anni è molto facile che ogni preferenza musicale si trasformi in MITO. A me è successo con molti gruppi e musicisti. Ascoltavo vorace qualsiasi cosa convincendomi ad ogni scoperta di aver trovato una nuova e imperitura ispirazione. Poi la mia volubilità musicale mi ha portato a far scendere dalla mia nave molti musicisti in favore di altri. Ma due gruppi ancora oggi non sono scesi: i Queen e gli AC/DC.
Sembra un connubio strano, ma ho conosciuto molte persone infatuate come me di queste due formazioni, così diverse ma in qualche modo complementari.

Ebbene, torniamo al MITO. Con il passare degli anni e l'affinarsi delle capacità personali, molti miti cadono. A dire il vero i miei sono pressoché stati tutti vittima di una caduta irrimediabile, un'ecatombe mitologica. Sarà perché in vent’anni ho imparato abbastanza bene a suonare la chitarra e ho potuto realizzare quello che una volta consideravo impossibile. Suoni un pezzo “inarrivabile” e, nonostante il piacere immenso di suonarlo, ridimensioni l'autore o l'esecutore e lo avvicini al predellino della nave.
Questo pezzo? lo so fare anch'io. Per Brian May e Angus Young invece la cosa cambia. Non lo so fare anch'io. Non c'è preparazione musicale che tenga, esiste l'inimitabile.

Veniamo al dunque di questo “temino” che l'amico Athos mi ha chiesto di scrivere: domenica scorsa i Queen - o almeno quello che ne resta - hanno suonato a Milano e io, accompagnato dal mio fido fratello, la sua bionda mogliettina e la mia vecchia amica, c'ero.
E qui mi tocca fare una digressione sportiva. Capita che il sottoscritto, oltre che grande cultore di musica rock e classica, ceda alla debolezza di essere un grande appassionato di ciclismo. Nel ciclismo riverso tutta la mia urgenza di avere anche io un lato nazional-popolare. I miei amici mi definivano con una nota di fastidio “scimmiato di ciclismo”, cioè qualcosa in più di semplice appassionato. Non digerivano molto che dai 21 anni in poi io non abbia mai superato le ventitrè davanti a una birra. C'era da correre la mattina dopo.
Ebbene, lo stesso 28 settembre 2008, data del concerto dei Queen a Milano, veniva corso il mondiale di ciclismo a Varese. Un tiro di schioppo. Nel pomeriggio. Il concerto è di sera. Seppoffà.
Invece nunseppoffà.
Perchè qualche entità maligna ha piazzato nella stessa giornata anche il derby della Madonnina. Madonna quante macchine tra Varese e Milano! Record di lentezza: quattro ore stipati in una mini, navigando in bonaccia tra una immensa marea di milanesi mentre l'amica Gianna, ancora più scimmiata dei Queen del sottoscritto, aspettava al buio fuori dal forum di Assago di tanto in tanto importunata da loschi figuri che le chiedevano prestazioni non musicali.

Mentre l'immenso mare di milanesi intorno alla nostra mini si faceva schiumoso. Sembrava luglio a Finale Ligure.
E le lancette avanzano inesorabilmente verso le 21.00, data dell'inizio del concerto.
Alle 20.40 siamo ancora impantanati in qualche località lombarda. Sai, quelle vittime di una toponomastica senza scrupoli, che conia nomi come “abbiate grasso”. Abbiate pazienza. Abbiamo fretta. Arrivate presto!
Poi un miracolo della fluidodinamica (il traffico, si sa, è un fluido) fa sì che alle 21.00 ci presentiamo quasi increduli davanti a Gianna, saldamente aggrappata a un vigile, con gli occhioni impauriti e un misto di incazzatura per il ritardo e felicità per la sopravvenuta salvezza…
Ciao, parcheggio, corsa a perdifiato, scale (200?). RED SPECIAL!!! Mi catapulto giù da una scaletta mentre le mie orecchie godono le note potenti di “Fat Bottomed Girl”. Un pezzo che mi ha sempre drizzato i capelli in testa, e lo fa anche adesso che i capelli sono un po' meno di una volta...

La sesta corda è accordata in re. Questo fa sì che le prime tre corde a vuoto della rossa speciale producono senza alcuna collaborazione della mano sinistra (e che mano sinistra, tra l'altro) un pienissimo accordo di re maggiore. Manca il fa diesis, e potrebbe quindi anche essere minore, ma no, è il RE MAGGIORE, mi sono spiegato? Mi rendo conto che ci siamo persi solo qualche minuto, quindi posso godermi il concerto senza rimpianti.

Mi concentro sul suono. Nonostante l'assenza di Freddie il suono è proprio quello dei Queen! Infatti gli ingredienti ci sono tutti: tanto per cominciare la Red Special con i suoi pickup burns trisonic. Poi un muro di nove Vox AC30, anche se sei di questi sono sicuramente lì per mobilio. Ma tre bastano, no? Tra la Red e i Vox c'è l'irrinunciabile treble booster, ovvero una scatoletta che prende il suono e gli regala tre decibel. Questo suono poi entra felice nei vox con le manopole del volume tutte a destra, cioè “a cannone”. Questo è il suono di Brian May, il suono dei Queen. In tutti questi anni Brian è rimasto fedele alla ricetta sonora che ha misteriosamente inventato quando gli anni Settanta erano ancora una promessa.

Volume della chitarra basso, un flebile segnale che viene in due mandate spinto e maltrattato dal treble booster e dal vox. E poi il tocco finale: la monetina da 1 pence per aggiungere un pò di rugosità all'attacco del suono. Non provateci con i 2 centesimi di euro che rimangono attaccati ai pick up, ascoltate un cretino...
Faccio mente locale su tutti questi settaggi, in pratica faccio l'appello: Red? Presente. Booster? Presente. AC30? Presenti. Monetina? Presente.
Freddie? Assente giustificato.



Però questo Paul Rodgers non è mica male, eh? Eh Gianna?

OOOOH! (il volume è alto e non capisce molto la domanda, poi fa cenno col capo ma mi sa che non ha capito). Allora mi rispondo da solo: fa la sua porca figura. Poi ha un fegato così perchè presentarsi sul palco come cantante dei Queen vuol dire accettare di essere confrontato al Mito (toh, guarda chi si rivede) e uscirne malconcio. La critica più lusinghiera che ho letto è stata: “Sono tornati i nuovi Queen, peccato non ci sia il nuovo Freddie”.
Troppo facile. Costui, Mr Rodgers, canta come si deve e non cede alla tentazione di scimmiottare l'illustre defunto, cosa che gli avrebbe guadagnato un facile plauso come accadde a George Michael. Costui, Paolo Ruggeri, ha una sua personalità musicale e la mette al servizio dei reduci Brian May e Roger Taylor.

Mentre constato quanto sopra, il buon Roger sta suonando... il basso!! Ovviamente con le bacchette. Tra una rullata e l'altra sulla sesta corda si intuisce “Another One Bites the Dust”.


Io gli suggerisco con la telepatia di fare la bachiana aria, ovviamente sulla quarta corda, ma c'è rumore anche nell'iperuranio e Roger non mi sente. Comunque si è inventata questa trovata che fa sì che l'odioso carosello dell'assolo di batteria (non ho mai digerito i clichè, e ai concerti mi annoio quando arriva il momento dell'assolo di questo o di quell'altro) diventi un momento divertente, quasi circense. Poi si mette a pestare su una grancassa e ad accarezzare un charleston mentre un tizio con la scritta “staff” sulla schiena gli porta altri pezzi di batteria. Come un nuovo tom, o un rullante o un piatto arriva, lui ci pesta su in un casino crescente. Alla fine si trova attorno una batteria alla Van Halen e noi lo vediamo scomparire in un ludibrio di colpi poco consoni a un sessantenne. Ma guarda un po' cosa si è inventato Sir Taylor.
Dopo questo intermezzo di mazzate (il signor Taylor non è un batterista intimista...) è l'ora di vecchi cavalli di battaglia e momenti di teatro collettivo. Mi riferisco in particolare a Radio Ga-Ga. Tutti i presenti con le mani alzate ad accompagnare la canzone, imitando il noto video del 1984, come se fossimo in 10000 a fare le comparse in Metropolis. Non avete idea quante braccia! Sembravano le foreste di braccia tese di battistiana memoria. E c'erano pure le mie, nonostante una mia conclamata ritrosia ad uniformarmi alla massa.

E poi ancora assoli. Allora, io a questo punto avrei tranquillamente dovuto sbuffare, ma l'assolo è di un certo signor “Maggio”. Lui ha la fissazione dell'eco. E' una fissazione molto precisa, quasi ossessiva: pretende che gli echi siano due e che ciascuno di essi passi per un distinto amplificatore AC30, per evitare che le voci si “sporchino” l'un l'altra. E' un ossessivo raffinato il signor Maggio. Ecco perchè solo tre dei nove sono microfonati! Già! Beh, a farla breve questo vecchietto coperto di tinti riccioli si “spara” sei buoni minuti di ricerca musicale sul palco, come ha sempre fatto dal 1971 ad oggi (fatta salva una recente interruzione di sedici anni). E io glielo perdono volentieri.


Mi spiace però dover notare che il mio mito ha il mal di schiena... Le sue corsette su e giù, avanti e indietro sono più timide di una volta, ma è comprensibile anche se un poco malinconico. D'altra parte la prima volta che mi sono innamorato del suo suono ero figlio, adesso sono padre... Madonna quanti pensieri mi frullano in testa, mi devo concentrare di più sul concerto perchè sennò passa in un attimo. E infatti siamo già a “Love of my Life” suonata su una scintillante dodici corde, ovviamente senza monetina. Ammetto che qualche brivido alla schiena non sono riuscito a rimandarlo nelle braghe... mamma mia! Oh mamma mia! Oh mamma mia let me go!!!! Altro cavallo di battaglia, anzi... il cavallo di battaglia, il pezzo che era troppo lungo per passare in radio. Geniali questi delle radio! Sono curioso di sapere come diavolo se la caveranno senza Freddie. Semplice: lo fanno cantare lo stesso con immagini di repertorio, passandosi il testimone qua e là con Paul Rodgers. E qui vien e la nota dolente: sullo schermo appaiono immagini di Freddie e di John Deacon (il fido bassista ndr). Ma come!!! Lui non ci ha anticipato nei verdi pascoli!? Lui è vivo e vegeto e fuma probabilmente la sua bella pipa in un tipico salotto inglese indossando variopinti calzoncini balneari!!! Solo ha reputato l'intera operazione “return of the champions” poco decorosa. Però è vivo! Devo ammettere che la cosa un pò mi disturba, o meglio: mi fa alzare un poco la sopracciglia destra. Ma che faccio, non li perdono? Al ritorno prorompente della Red decido di perdonarli e di metterci sopra una bella pietra...
I pezzi si susseguono, la mia voce diventa sempre più roca e... sigh.. siamo alla fine. É la prima volta in vita mia che ho la precisa percezione che il bis che sto ascoltando sia un addio, non un arrivederci. E quando Brian esce dal palco brandendo in aria la vecchia amica rossa speciale deglutisco malinconico.

Tornato a casa masticato da una giornata troppo piena di emozioni - dimenticavo di dire che a Varese si è laureato campione del mondo un italiano, tra l'altro - noto con curiosità che la mia amata moglie Silvia è magra, ha una testata di riccioli scuri e i lineamenti aguzzi. Ci conosciamo da anni ma solo ora realizzo: mi sa che mi sono inconsciamente sposato Brian May!




mercoledì 14 ottobre 2009

Bryan Ferry e Roxy Music


Chi ricorda i Roxy Music?
Sicuramente è più conosciuto il loro frontman, Bryan Ferry.
Fondatore dei Roxy Music nel 1971, ha perseguito la carriera da solista contemporaneamente e successivamente alla collaborazione col gruppo, raggiungendo picchi di successo notevoli negli anni ottanta con l'album Boys & Girls (1985) e gli hit Slave To Love, Avalon, Don't stop the Dance e con una personalissima cover di Jealous Guy di John Lennon.
Nel 1993 l'album di cover Taxi raggiunge la seconda posizione delle classifiche britanniche.
Negli anni settanta, Ferry ha spesso occupato le copertine dei giornali scandalistici inglesi per la sua fama di casanova e le sue relazioni sentimentali, inclusa quella con la modella texana Jerry Hall.
Il suo debutto da solista é l'album These Foolish Things del 1973.

Roxy Music

Formatisi a Londra, nel 1972 i Roxy Music emergono come uno dei gruppi più singolari della scena rock britannica, con uno stile sperimentale e coraggioso. Frettolosamente messi nello stesso calderone con la scena glam di artisti quali David Bowie, T-Rex e Mott The Hoople, i Roxy Music mostrano una sensibilità diversa già con il loro omonimo album di debutto (1972) che sulla scia del singolo Virginia Plain li porta nella Top 5 britannica.
In seguito al secondo, e più acclamato, LP For Your Pleasure (1973), Eno lascia i Roxy Music.
Sotto la guida sempre più esperta di Bryan Ferry (che nel frattempo porta avanti anche una carriera solista di successo), il gruppo svilupperà un suono sempre meno istintivo ma più elegante e delicato.
La metamorfosi è graduale ma costante, con gli album Stranded (1973), Country Life (1974) e Siren (1975).
In particolare, gli hits Love Is The Drug (1975), Angel Eyes e Dance Away (1979) sono il risultato della nuova direzione che strizza più di un occhio alla scena disco e soul.
L'album Manifesto, con una acclamata copertina progettata da Bryan Ferry con il famoso fotografo Anthony Price esce dopo uno iato di 4 anni nel 1979 ed è l'ultimo con il batterista originale Paul Thompson.
Il seguente Flesh and Blood (1980) porta i Roxy Music al n.1 delle classifiche inglesi.
In seguito alla tragica morte di John Lennon nel Dicembre 1980, i Roxy Music pubblicano la loro versione di Jealous Guy che li porterà in vetta alle classifiche dei 45 giri su entrambe le sponde dell'Atlantico.
Il popolarissimo album Avalon (1982) con il singolo More Than This, chiude la loro illustre carriera.
È allora infatti che Bryan Ferry decide di continuare da solista.
Nel 2001, i Roxy Music (senza Eno) stupiscono il mondo musicale annunciando una riformazione per una tournee mondiale molto lucrativa e appaiono di nuovo nel Luglio 2005 nella tranche berlinese di Live 8.



lunedì 12 ottobre 2009

Chris Cornell


Chris Cornell, nome d'arte di Christopher John Boyle, nasce a Seattle, il 20 luglio 1964.
La sua carriera ebbe inizio nei Soundgarden, formatisi nel 1984 e scioltisi nel 1997; il suo nome è legato anche al gruppo grunge Temple of the Dog.
Dal 2001 al 2007 ha fatto parte assieme a Tom Morello, Tim Commerford e Brad Wilk del gruppo, nel ruolo di cantante solista.
La sua vicenda personale è travagliata sin dall'infanzia, durante la quale ha sofferto di lunghi periodi di depressione, dovuti alla difficile situazione familiare che ha vissuto, soprattutto a causa del divorzio dei genitori. In seguito a questa vicenda per ordine dell' avvocato prende il cognome della madre, Karen Cornell, abbandonando il cognome del padre Ed Boyle.
Durante gli anni dell'adolescenza si avvicina alla musica iniziando a suonare la batteria e in un secondo momento, dopo la sua "promozione" come voce solista nei Soundgarden, anche la chitarra.
Sale alla ribalta della scena rock mondiale grazie al suo ruolo di leader nei Soundgarden, uno dei principali gruppi musicali della scena grunge di Seattle in grande spolvero tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta.
Alla voce dirompente di Cornell, caratterizzata da potenza ed estensione straordinarie si deve gran parte del successo della band, annoverata tra le più importanti protagoniste del rock degli anni novanta, di cui si ricorda in particolare l'album Superunknown, il loro lavoro più accessibile e a posteriori considerato come il "canto del cigno della scena grunge".
Durante gli anni nei Soundgarden partecipa al progetto Temple of the Dog che mette insieme membri dei Soundgarden (Cornell e Matt Cameron in seguito batterista degli stessi Pearl Jam), e dei Pearl Jam (Mike McCready, Stone Gossard, Jeff Ament,Eddie Vedder), per dar vita ad un supergruppo che nel 1991 pubblica l'album omonimo Temple of the Dog in memoria del defunto cantante dei Mother Love Bone, Andrew Wood.
Nel 1996 partecipa all'ultimo concerto dei Ramones, introducendo la band e Ben Shepherd sul palco prima che suonassero Chinese Rock.
Dopo lo scioglimento dei Soundgarden nel 1997, Cornell si dedica interamente al suo primo album in veste di solista: nel 1999 esce Euphoria Morning, promosso dalla critica mondiale e decisamente bocciato dalle classifiche. Successivamente prende parte ad alcuni progetti minori, fino ad unirsi nel 2001 agli strumentisti dei Rage Against the Machine, orfani del cantante Zack de la Rocha che aveva abbandonato la band nel 2000.
Assieme a loro dà vita al gruppo degli Audioslave, pubblicando fino ad oggi i tre album Audioslave (2002), Out of Exile (2003) e Revelations (2006); è uscito dal gruppo per divergenze artistiche il 17 febbraio 2007 e gli Audioslave si sono temporaneamante sciolti.
Nel 2006 ha composto You Know My Name, canzone dei titoli di testa del film Agente 007 - Casinò Royale.
Il 15 febbraio 2007 Cornell ha annunciato la sua fuoriuscita dagli Audioslave. Le ragioni che hanno portato l'artista ad abbandonare la band sono dovute a «conflitti personali irrisolvibili e divergenze musicali».
Il 28 maggio 2007 è uscito il suo secondo album solista, Carry On, contenente la colonna sonora di Agente 007 - Casinò Royale You Know My Name.
Chris Cornell ha tre figli: la prima, Lillian Jean Cornell, avuta dalla prima moglie Susan Silver. Con la seconda moglie Vicky Karayannis ha avuto una figlia, Toni (2004) ed un figlio, Christopher Nicholas (2005).





domenica 11 ottobre 2009

Sala prove al Circolo Artisi



A Savona esiste da poco una nuova sala prove aperta a giovani e meno giovani, che abbiano voglia di divertirsi suonando, o necessità di provare in un ambiente davvero confortevole.
Il luogo è il Circolo Artisi e l'ideatore e realizzatore è Fulvio Marella, musicista, tecnico del suono e appassionato di lungo corso. Con lui la mitica Maddalena.
Conosco quella che è diventata "sala prove " da molti anni, essendo un tempo uno spazio dedicato a feste di varia natura e compleanni.
L'ho rivista pochi giorni fa, trasformata, piacevole, dotata di strumentazione adeguata e... sempre presidiata da Fulvio, che controlla giustamente da vicino la propria creatura.

Ecco una sua piccola descrizione:


"Presso il Circolo Artisi é stata allestita una sala prove per formazioni musicali dotata di impianto audio (mixer e casse Montarbo, monitor FBT), luci, batteria, 2 ampli x chitarra ( fender e laney ) e 1 ampli per basso (mark bass).
Aste e cavi ci sono, per i microfoni e meglio (per questioni igeniche e influenze varie in arrivo) portarsi quelli personali.
Allego copia del regolamento, con i giorni e gli orari dei turni di prova.
Potete contattarmi direttamente o venire al Circolo Artisi e chiedere di me o di Ornella".




Ed ecco una foto d'aiuto per chi non conosce la zona.

giovedì 8 ottobre 2009

Le porte della percezione si aprono ancora... The Doors



Ricordando Ray Manzarek

Luciana Figini
ci regala ancora qualche emozione musicale antica.

LE PORTE DELLA PERCEZIONE SI APRONO ANCORA…
Frammenti, pensieri, ricordi pensando ai Doors

Io canto quello che gli altri non dicono. Per me contano solo i testi di una canzone.
Sono un poeta: mi piacerebbe dire al mondo delle cose importanti. Ogni cosa al mondo è un simbolo. Ogni cosa sembra lì per se stessa, ma in realtà è qualcosa d’altro. La vera poesia non dice nulla. Dà solo una parvenza della realtà. Apri tutte le porte. Tu puoi passare attraverso una qualsiasi … quella che ti ispira di più…” (Jim Morrison )

Jim Morrison era il cantante, il poeta, il mattatore, la figura carismatica dei Doors, gruppo creatosi nel luglio del 1965, dopo l’incontro sulla spiaggia di Venice, sulla costa californiana, con Ray Manzarek , più tardi seguiti da John Densmore e Robert Krieger.
Il nome del gruppo deriva probabilmente da una frase di William Blake, il grande poeta inglese di cui Morrison era fanatico: “If the doors of perception were cleansed everything would appear as it is, infinite”.
Un’altra versione parla di una frase pronunciata da Morrison stesso: “There are known and unknown things, in-between there are doors”o del titolo di un famoso libro di A.Huxley “The Doors of perception”sugli effetti delle droghe.
L’idea che comunque era alla base del gruppo , e nella mente di Morrison principalmente, era di usare la musica ed i testi delle canzoni come un modo per “irrompere dall’altra parte”, conoscere il lato più irrazionale della mente umana, e questo, purtroppo, anche attraverso l’uso smodato di droghe, soprattutto l’LSD, in grado di modificare la percezione della realtà e di creare allucinazioni così reali da sembrare la realtà stessa.
Erano questi tempi gloriosi per la creatività musicale, ma anche tempi bui: molti cantanti e musicisti morirono agli inizi degli anni settanta per non avere capito la pericolosità enorme delle sostanze allucinogene e di altre droghe, consumate in grandi quantità , quasi fossero noccioline: in tre morirono in quegli anni, tutti e tre stranamente avevano la stessa iniziale nel nome, tutti e tre erano stati musicisti formidabili e innovativi: Jim Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix.
I Doors si impongono negli States nel periodo delle marce antimilitariste, dei fermenti nei campus universitari, immersi in una atmosfera di rivolta contro l’establishment , passione e violenza creativa.
Jim non conosce la musica, ma scrive poesie da quando era bambino: i suoi testi sono visionari e dissacratori, pieni di simboli ma anche di riferimenti violenti e diretti.
E poi c’è lui, con la sua bellezza un po’ perversa, con il suo carisma fuori dal comune e la tensione che sa creare sul palco, fino a provocare l’intervento della polizia per i suoi atteggiamenti provocatori e assolutamente fuori dagli schemi.
I Doors cantano contro la guerra (“The Unknown soldier”) , contro la famiglia, parlano di morte e allucinazione (chi non ricorda “The End” nel film “Apocalypse now”?).
Morrison è un ciclone : s’attacca al microfono, s’inginocchia sul palco,si getta tra il pubblico. Ogni concerto dei Doors è sold out.
E’ l’eccesso il segreto del successo di Jim , ma anche la causa della sua rovina: già durante il concerto all’Isola di Wight , nell’estate del 1970, è evidente la stanchezza, la decadenza fisica e psichica di un uomo votato a sorpassare ogni limite, anche nel campo dell’alcool e della droga.
Muore a Parigi, il 3 luglio del 1971.
Ancora oggi la sua tomba è meta di continui pellegrinaggi di gente di ogni età .
Stranamente in Italia i Doors divennero davvero famosi solo all’inizio degli anni 80, cioè dopo 10 anni dalla morte di Jim.
E’ una cosa che ricordo benissimo ma che non mi so spiegare: forse i testi e la musica dei Doors erano così particolari da avere bisogno di un lungo periodo di “digestione”, o , molto più semplicemente, negli anni settanta avevano imperato il pop ed il rock, lasciando poco spazio ad altri generi più “difficili”.
Queste, ovviamente e come sempre, sono considerazioni di una appassionata di musica , non certo di un’esperta…
Ma finiamo lasciando ancora la parola a Jim:
Volevo solo provare i confini della realtà. Ero curioso di vedere cosa sarebbe successo . Tutto qui: solo curiosità:”

mercoledì 7 ottobre 2009

Capitolo 6



Biografia
Nel 1969 due musicisti del gruppo di Viareggio Gli Eremiti (il batterista Luciano Casa e il tastierista Jimmy Santerini) si unirono ad un gruppo di Livorno (I Rangers), e il quintetto si chiamò Capitolo 6. La formazione comprendeva due batteristi, ma Luciano Casa suonava per lo più la chitarra acustica 12 corde e cantava le parti corali. Il gruppo ottenne un contratto con l’etichetta It, sussidiaria della RCA, (grazie al produttore RCA Roberto Tessandori, anch’egli di Viareggio), una piccola casa discografica molto più interessata ai cantautori che ai gruppi rock, e il primo 45 giri uscì nel 1971, con il gruppo ormai trasferito a Roma ed una nuova formazione a cinque con un sassofonista e flautista di Grosseto, Loriano Berti, al posto di Luciano Casa.E’ probabile che in questo periodo il gruppo abbia avuto varie modifiche alla formazione, un filmato della emittente jugoslava Tele Capodistria li mostra in quattro mentre cantano Mi innamoro di te, con Donati come cantante, Santerini (al basso), il sassofonista/flautista Berti ed un chitarrista di nome Roberto.Il Capitolo 6 ebbe una buona carriera concertistica, suonando al festival di Viareggio nel 1971, e registrò nel 1972 il primo ed unico album, Frutti per Kagua.L’album ha due facciate molto diverse, la prima con il lungo (22 minuti) brano omonimo, con il flauto in evidenza ed un ottimo suono. Il chitarrista Bartolotti era responsabile per le sonorità più pesanti del gruppo.La seconda facciata contiene tre brani più brevi con bei testi (del cantautore Francesco De Gregori) ma meno elaborati dal punto di vista musicale. Un singolo con Il grande spirito (con un brano inedito sulla facciata B) venne tratto dall’album, ma il gruppo si sciolse nell’ottobre 1972 per la mancanza di successo. Prima dello scioglimento erano stati anche inseriti in alcune compilations RCA realizzate in Italia e all’estero per il festival di Sanremo 1972 come esecutori di alcune canzoni di altri artisti partecipanti (vedere i dettagli più avanti), ed avevano anche suonato in un LP del compositore Mario Capuano.Una nuova formazione a quattro del gruppo comprese Bortolotti, Romani, Antonio Favilla (tastiere) e probabilmente Giovanni Galli (batteria), ma è probabile che abbia avuto vita molto breve.Il tastierista Antonio Favilla fece parte per un breve periodo della seconda formazione del Campo di Marte, aveva problemi di droga ed è morto all’inizio degli anni ‘90. Anche il tastierista originale Santerini è morto, di leucemia, nel 1977.FORMAZIONERiccardo Bartolotti (voce, chitarra, flauto)Loriano “Fischio” Berti (sax, flauto)Jimmy Santerini (tastiere, voce)Mauro Romani (basso)Lorenzo Donati (batteria, voce)LP Frutti per Kagua It (ZLST 70014) 1972 copertina apribile con aletta pieghevole sul lato sinistro Akarma (AK 1010) 1999 copertina apribile standard CDFrutti per Kagua Mellow (MMP 257) 1994 ristampa dell’album del 1972 MPR (MPRCD 009)1997 come sopra con copertina digipack BMG (74321-98330-2) 2003 come sopra con mini copertina apribile PARTECIPAZIONI A RACCOLTE DI ARTISTI VARISanremo 1972(con Jesahel e Ti voglio) RCA (PSR 72) 1972 comprende anche Nicola di Bari, Claudio Baglioni, Nada, Louiselle, Rita Pavone, Gianni Morandi, Domenico Modugno, Graciela. SINGOLI (con copertina) M’innamoro di teL’amavamo in tre It (ZT 7015) 1971 entrambi i brani inediti Il grande spiritoSole di notte It (ZT 7034) 1972 lato B inedito SINGOLI PROMOTIONALI E DA JUKEBOX (con copertina neutra) M’innamoro di teL’amavamo in tre It (JBZTA 50202) 1971 singolo jukebox con etichetta gialla - sul retro un brano dei Ricchi & Poveri


I Nuova Era sono un gruppo di rock progressivo italiano. Il gruppo fu fondato a Firenze nel 1986 dal tastierista e compositore Walter Pini. La formazione storica comprendeva Gianluca Lavacchi alla batteria, Enrico Giordani al basso, Alex Camaiti alla chitarra e voce; i testi erano di Ivan Pini.Hanno inciso quattro album: L’ultimo viaggio (1988), Dopo l’infinito (1989), Io e il tempo (1992) e Il passo del soldato (1995; l’unico senza Camaiti). Lo stile dei loro lavori è ispirato ai grandi gruppi del rock sinfonico britannico degli anni ‘70, soprattutto Emerson, Lake & Palmer, dei quali i Nuova Era riprendono anche molte sonorità attraverso l’uso di suoni vintage. Altro legame con il rock progressivo classico è la complessità strutturale dei brani (spesso vere e proprie suite) e la predilezione per i concept album. Non mancano nell’opera dei Nuova Era rimandi al rock progressivo italiano anni ‘70 (per esempio Banco del Mutuo Soccorso, Biglietto per l’Inferno, Museo Rosenbach, Il Balletto di Bronzo).Nel periodo in cui furono attivi, i Nuova Era furono uno dei gruppi di spicco del neoprogressive italiano, insieme a gruppi come Ezra Winston, Notturno Concertante e Castello di Atlante. Pur nel contesto di un mercato di nicchia e in gran parte underground, come fu quello del neoprogressive, la visibilità dei Nuova Era fu sufficiente a portare alla distribuzione di alcuni dei loro album anche nel mercato asiatico;IO E IL TEMPO, per esempio, fu pubblicato anche con il booklet in coreano.Discografia* L’ultimo viaggio (Contempo Records, 1988)* Dopo l’infinito (1989)* Io e il tempo (1992)* Il passo del soldato (Pick-up Records, 1995)

Ricordi di Luciana

La mia nuova amica Luciana, dopo aver letto il "libro dei miei ricordi musicali", questo blog, ha voluto omaggiarmi con sprazzi del suo diario anni 70.
Certe cose mi toccano nell'intimo e cosa potevo fare se non renderle pubbliche?

LA MUSICA

Passo i pomeriggi sui libri, ma sempre in buona compagnia: con la mia amata radio, con il mio mangiacassette, con i miei adorati dischi.
Le espressioni e gli esercizi di tedesco mi riescono meglio se intanto ascolto la mia musica preferita.
Fino all'anno scorso ascoltavo solo musica italiana: Gianni Morandi, Caterina Caselli, Massimo Ranieri, poi il grande Lucio Battisti, ma ultimamente sta cominciando a girare musica nuova per l'Italia ed io sto cercando di capirci qualcosa.
All'inizio erano solo canzonette, come VENUS degli Shocking Blue, ma ora ci sono delle canzoni bellissime, come SPACE ODDITY di David Bowie o BLACK MAGIC WOMAN dei Santana.
Tutti i pomeriggi ascolto PER VOI GIOVANI alla radio, una trasmissione, l'unica, solo di musica e ogni giorno scopro qualcosa di nuovo di questo pianeta musicale.
L'altro giorno Massarini, uno dei conduttori della trasmissione, spiegava che questa nuova musica si chiama POP, abbreviazione di Popular, perchè è un insieme di ritmi derivanti da diversi generi musicali, assieme e resi popolari, accessibili a tutti.
Io so soltanto che questa musica è rivoluzionaria: ti entra dentro e non riesci più a farne a meno; pensi di averla capita e subito appare un nuovo gruppo od un nuovo cantante che fanno musica in modo ancora più emozionante, stupefacente.
E' strana l'atmosfera di questi tempi ed è esaltante nello stesso tempo: nuova musica , nuove idee...
Tutto mi appare un pò confuso, ma sto studiando, sto cercando di capire.
Studio la formazione dei Led Zeppelin o la discografia dei Cream così come studio a memoria i verbi forti tedeschi o le poesie di Foscolo; ascolto attentamente quello che raccontano gli amici di Per Voi Giovani come ascolto le lezioni di inglese o geografia.
Mia nonna si scandalizza quando tappezzo la stanza ( io dormo con lei) con poster di Jimi Hendrix o dei Pink Floyd .
Dice che sono tutti drogati e capelloni e che è tutta musica del diavolo.
Dice che dovrei pregare di più e ascoltare meno musica.
Il fatto è che, ultimamente, mi riesce sempre meno di pregare e sempre più di ascoltare la "musica del diavolo":
Alla sera guardo i miei poster e bacio tutti i miei cantanti e musicisti di cui sono perdutamente innnamorata. Poi mi addormento tra le braccia di Robert Plant o di Mick Jagger.

L'altro giorno a PER VOI GIOVANI hanno fatto ascoltare la suite dall'album "MEDDLE" dei Pink Floyd e ci hanno consigliato, durante l'ascolto, di abbassare le tapparelle, stenderci sul divano e chiudere gli occhi.
Poi si poteva telefonare per raccontare quello che ci eravamo immaginati.
Hanno telefonato in tanti e tutti con delle fantasie incredibili.
Io, la mia fantasia, me la sono tenuta per me:un bellissimo cavallo bianco che correva su di una spiaggia scura, selvaggia, fatta di tanti ciottoli minuscoli, con un mare color del piombo ed una luce strana, come proveniente dal sole e dalla luna insieme.
Certe volte, quando mi immagino queste cose, mi viene un groppo alla gola e mi metto a piangere...

Grazie Luciana, aspetto con impazienza nuovi frammenti.