Dopo moltissimi anni, trovo
la connessione tra un antico racconto pop e un romanzo attuale, avventuroso,
inaspettato.
Il termine “connessione” è
forse inappropriato, giacché porta ad immaginare un fil rouge, ad un
proseguimento concettuale tra i due lavori, cosa che è lontana dai propositi
dell’autore, come lui stesso sottolinea nell’esaustiva intervista a
seguire.
Ma a me piace immaginare,
sempre, una evoluzione di un percorso, perché chi decide di mettersi in gioco
nel campo della scrittura, tra una fantasia spinta ed una mezza verità, lascia
più o meno volontariamente la propria indelebile impronta, che si traduce sempre in coinvolgimento personale.
Quando poi esiste una buona
conoscenza tra chi scrive e chi legge - ed è questo il caso - il lavoro di
sintesi si semplifica, o forse condiziona, ma trovo che conoscere la persona
che regala al pubblico le proprie storie fornisca facilità di comprensione per
chi si cimenta nell’opera del commento.
Lui è Gianni Sapia, savonese, discreto e timido, una
sorta di “propositore sottovoce”, qualunque sia l’idea/progetto.
Lo conobbi molti anni fa, e
quando trovò il coraggio di dirmi che, in altri tempi, aveva scritto un libro,
provai curiosità, che si trasformò in stupore quando mi resi conto della
gradevolezza di quelle pagine e, soprattutto, del nostro comune e forte amore,
quello per la musica.
Quando iniziò l’avventura
del progetto MusicArTeam e del web magazine musicale MAT2020, gli chiesi di
farne parte e per molto tempo fu una delle colonne portanti, perché Gianni è
uno di quelli che sa scrivere, qualunque sia l’oggetto, mai una riga fuori posto,
mai un concetto esasperato… nulla di nulla, tutto al posto giusto, equilibrando
il proprio gusto con l’oggettività.
Un po’ di tempo fa Gianni mi
ha comunicato l’uscita di un nuovo libro, “Tiz
& Clo”, un romanzo a carattere “noire”, ma con una buona
dose di comicità e avventura, ed è nata così una lettura centellinata, da
gustare, misurata, day by day, immaginando di passare ogni giorno dal bar di
via XX Settembre - da lui gestito per molto tempo - e tra il cappuccino e il
croissant apprendere un nuovo capitolo dell’avvincente storia dei due
principali protagonisti.
Utilizzerò la sinossi
ufficiale impressa nel book per fornire il succo degli eventi, tra avventura,
amori, violenza e viaggi, elementi che sono corredati di colonna sonora, con un
epilogo “open”, che lascia pensare ad una “nuova stagione”, come accade per le
serie TV che tanto piacciono di questi tempi.
Una lettura scorrevole, divertente,
a tratti molto territoriale nell’idioma, quel modo di parlare in cui quelli
come me non fanno fatica a riconoscersi… una storia quasi da film, in cui i colpi
di scena arrivano ad ogni nuovo angolo del percorso.
Lettura consigliatissima!
“Quindi era vero, per
quanto vera possa essere una storia del genere. Quindi il destino dell’umanità
di pendeva da noi. Al posto dell’umanità mi sarei preoccupato. Non eravamo
certo gli Avengers, né Indiana Jones, e nessuno di noi di cognome faceva
Skywlaker. Un barista, una cameriera aspirante medico e il Muto. Cazzo, un po’
pochino per salvare il mondo. Ma in fondo, anche i Blues Brothers erano stati
in missione per conto di Dio, perché noi no?
Un raggio di sole passò dal vasistas che stava sopra la porta e illuminò
Clo. Ha visto la luce, pensai! Lei ha visto la luce! Non mi misi a fare
capriole, ma James Brown ormai mi rimbombava nella testa. Era fatta!”
Tre persone ordinarie si
ritrovano ad avere a che fare con fatti e persone straordinarie. Tiz, un
barista disilluso dalla vita, Clo, studentessa di medicina che lavora come
cameriera per pagarsi gli studi e il Muto, il Muto e basta. E poi c’è l’Avvocato,
che dà inizio all’avventura. Il racconto si snoda tra Savona, Napoli e la Costa
Rica, tra eventi tragici, comici e inaspettati, sulle tracce di una sacra
reliquia che l’Avvocato ha cercato per una vita. Braccati dal Capo, da Angelica
e dalla polizia, i tre antieroi affrontano un viaggio avventuroso guidati dalla
speranza e dal Rock & Roll.
L’INTERVISTA
A GIANNI SAPIA
Sono abituato ai tuoi
raffinati scritti dedicati alla musica, ma ciò che proponi con “TIZ & CLO”
- sebbene le canzoni siano sempre in sottofondo - è un vero noire, un romanzo
che scorre fluente con colpi di scena presenti ad ogni angolo: da dove hai tratto
ispirazione e quanto tempo hai impiegato per delineare il lay out delle vicende
raccontate?
La musica è in tutto quello
che penso. La musica è la mia imprevedibile compagna di viaggio. È l'input per
tutto quello che faccio, senza musica probabilmente non esisterei. È la musica
che mi ispira, sempre. Ascolto e inizio a viaggiare, immagino facce, luoghi e
mi ritrovo a vivere storie che crescono nella mia mente e in quella di tutti
quelli che convivono dentro di me. Niente di predefinito né di intenzionale,
scrivo qualcosa e poi ci scrivo ancora intorno, finché la storia inizia a
prendere forma, senza sapere bene dove mi porterà. Può volerci un giorno, un
anno, dipende anche dalla mia pigrizia.
Esiste un fil rouge che
unisce questo book al tuo primi scritto, “Ellepi-Lepiota Procera”?
Se non si considerasse
appunto la musica e Savona, direi di no. Sono storie piuttosto diverse. Come ho
detto, credo ormai di essermi rassegnato al fatto che dentro di me convivono
svariate personalità e ognuna vuole raccontare la sua storia. Per questo motivo
passo dal raccontare genesi, fortune e disgrazie di una rock'n' roll band, per
passare a un'avventura quasi mistica vissuta da persone qualunque, che
comunque, forse, proprio qualunque non sono. Se proprio dovessi trovare una
connessione tra le due storie, potrei pensare al fatto che gli eroi di entrambe
le vicende, lo sono involontariamente. Ci si trovano in mezzo e vivono.
Per tutti il corso della
lettura, dietro ad ogni parola - e ad ogni azione - di Tiz ho visto il tuo
volto, anzi, ti ho visto proprio dietro al bancone del bar di via XX Settembre:
quanto c’è di esperienza autobiografica nell’avventurosa storia che hai raccontato?
Inevitabilmente, quando
qualcuno decide di inventare una storia, magari involontariamente, attinge da
quelle che sono le proprie esperienze, il suo vissuto, quindi sì, in Tiz c'è
qualcosa di me, ma non solo di me, anche di altri, così come ne Il Muto, nell'Avvocato.
Le persone reali restano, almeno per me, soltanto spunti da cui attingere,
dopodiché i miei personaggi assumono una loro identità, una propria vita.
Non voglio entrare nel
personale, ma Clo è qualcuno che hai conosciuto da vicino?
Eccome. Clo nasce da una
delle ragazze più “brave e belle” che io conosca, una persona che, quando
sorride, accende la luce. Lei è Cinzia, per me Cinzietta Meraviglia.
L’iter narrativo parte da
Savona ma si dipana per altri luoghi del mondo, sino al ritorno alla base:
tutto questo è rappresentativo della tua storia personale?
In parte sicuramente sì. Amo
tanto il viaggio quanto amo il ritorno. Considero viaggiare la miglior forma di
apprendimento e valorizzazione della diversità, forse l'unica forma e la
diversità è l'unica cosa che può insegnarci qualcosa, con la dovuta umiltà e
rispetto verso cose che non conosciamo. La diversità alimenta i dubbi e i dubbi
accrescono le nostre capacità intellettive. Le certezze sono pericolose, non
certo le diversità. Quindi viaggiare per apprendere, ma anche ritornare, per
godere di ciò che si è appreso.
I messaggi seriosi si
miscelano all’estrema fantasia, e a me è sembrato un modo per gridare la tua
denuncia rispetto a ciò che il mondo sta vivendo, la descrizione del bene e del
male, ma prendendo le dovute precauzioni: mi sbaglio?
Non lo so, non so
rispondere. Quando scrivo non penso a denunce o messaggi. Mi limito a
raccontare una storia che, inevitabilmente, sarà impregnata di quello che penso
riguardo a vita, società, modo di essere. Chi legge poi ci potrà trovare
denunce o messaggi, dipenderà dalle sue conoscenze, dal momento che sta
vivendo, dalle sue emozioni di quell'istante. È un po' come con le canzoni: chi
le scrive lo fa per raccontare un suo certo stato d'animo, chi le ascolta ci
trova quello che vuole, in base al momento che sta vivendo. La stessa canzone
può far ridere il cuore a qualcuno ma può farlo sanguinare ad altri.
La musica resta sempre in
primo piano, con svariate citazioni di brani che forniscono atmosfera al
momento specifico: come è nata la colonna sonora del libro?
La colonna sonora nasce dal
bisogno. Come ho detto, la musica ricopre un ruolo molto importante nella mia
vita e quindi, quando faccio qualcosa, qualunque cosa, arriva un punto in cui
ho bisogno di musica. La musica per me è un po' come l'olio per la miscela del
mio vecchio motorino: se non ce lo metti, dopo poco, il motorino grippa e non
va più avanti. Così la mia vita, senza musica non va avanti. E così le mie
storie. La scelta del brano dipende certamente dalle azioni che avvengono in
quel momento del racconto e quasi sempre pesco dal ventennio, quello bello
però, quello che comprende gli anni '60 e '70 del Novecento, che vide nascere
quel rock che deflagrò, letteralmente, con gente come Led Zeppelin, The Who,
Jimi Hendrix, The Doors, Rolling Stones e tanta altra meraviglia.
Mi piacerebbe chiederti lumi
sull’epilogo, che mi ha lasciato spiazzato: sin dove puoi arrivare
nell’auto-spoileraggio?
Non tanto lontano, sono
piuttosto timido e riservato generalmente. Posso dire che l'epilogo, forse,
potrebbe essere lo spunto per uno spin off... la vita a volte ti sorprende.