La fotografia di copertina di Enrico Rolandi riporta al
Prog Fest - Porto Antico di Genova - e risale al 2019.
Ho postato un’immagine di quell’evento che presentai con Carlo
Barbero perché è l’unico in cui entrai in contatto reale con Vittorio De Scalzi.
La mia strada di commentatore di cose musicali non aveva mai
incrociato la sua, mentre ho avuto l’opportunità di avere maggior confidenza
con altri ex New Trolls.
Nel giorno in cui Vittorio ci ha lasciato mi sembra inutile
rivisitare la storia - la sua e quella della musica italiana di qualità -
mentre sarebbe molto meglio lasciare un ricordo personale, un aneddoto, una
chicca, un frammento di vita. Ma quello mi manca.
E allora vado a ritroso, partendo da quel luglio 2019, una bella esibizione di una delle tante diramazioni dei New Trolls - La storia dei NEW TROLLS - che chiudeva la manifestazione.
Ho sottolineato “una delle tante diramazioni” perché i
New Trolls che conobbi nell’adolescenza, nel corso degli anni hanno subito
tantissimi cambiamenti e frammentazioni di cui non posso dare giudizio, certo è
che non è mai stato semplice per me risalire alle origini e ridisegnare l’albero
genealogico corretto.
Una decina di anni fa è venuto in mio soccorso il fratello di
Vittorio, Aldo - che non ha bisogno di presentazioni! - e mi ha fornito la sua
visione ravvicinata, facilmente rintracciabile su youtube, e dal sapore
icastico.
Quando penso a Vittorio - e ai New Trolls - mi ritornano alla
mente momenti precisi della mia vita, stimolati da tracce musicali che sono
state per me riferimenti continui.
Parto dal 1968: il brano è “Visioni”, un rock
psichedelico che mi colpì come un macigno, nonostante avessi solo 12 anni!
Dopo tre anni, la fase prog prevaleva sul rock precedente
e nasceva “Concerto Grosso”…
E arriva il pop di qualità, quello trasversale, che tocca
tutto il pubblico diventando un must senza tempo, e come simbolo cito “Aldebaran” e… “Quella
carezza della sera”.
Come si fa a condensare così tanta musica in un articolo!
Ad ognuno il proprio ricordo e un diverso abbinamento tra trame sonore e memoria, lasciando spazio al pensiero personale, sottolineando un legame con
l’artista scomparso… tutto lecito, comprensibile, umano.
Vittorio mancherà fisicamente, agli affetti più vicini e ai
tanti conoscenti coltivati nel corso di mezzo secolo e oltre, ma è privilegio
di certi artisti rimanere vivi per sempre, perché ogni volta che partirà l’arpeggio
di “Una miniera” o il rock di “Davanti agli occhi miei” ci sarà
qualcuno che immediatamente idealizzerà un palco, una televisione, un locale,
in cui Vittorio e i suoi compagni di avventura continuano a suonare e a far
sognare.
Buon viaggio Vittorio, un grazie incondizionato appare un atto
dovuto!