I festival e i concerti a cui ho assistito nella mia
giovinezza - e sono tanti quelli storici - presentavano molti rischi legati
alle mutazioni dei comportamenti in funzione del momento contingente e della necessità
di sentirsi parte di un gruppo, fattore determinante nell’adolescenza o giù di
lì. Mi riferisco ai primi anni ’70.
La mia condizione di “provinciale e periferico" - anche se la mia città, Savona, di lì a poco sarebbe diventata città simbolo del terrorismo in Italia - non mi ha mai portato a collegare la musica a pulsioni politiche e
sociali: penso che a 16 /17 anni sia comprensibile.
Quando mi capitò casualmente, nel ’76, di trovarmi in mezzo a
rilevanti scontri milanesi, nel cuore della città, mi spaventai davvero, e
girai alla larga.
Eravamo tanti dalle mie parti, amavamo la musica, ma ciò che
propongo nel filmato a fine articolo è una situazione molto lontana
dalle mie/nostre normali abitudini, quelle che sintetizzerei in… trasgressioni da "hippy
di casa nostra", e nulla più!
Per descrivere quella che a detta di molti è stata la fine di
un sogno, utilizzo informazioni trovate in rete, nella speranza che siano
obiettive. Io non c’ero e provo a fidarmi!
I Festival del proletariato giovanile
Nel corso degli anni Settanta Re Nudo (una delle principali
riviste italiane dedicate alla controcultura e alla controinformazione, nata nel 1970) si fece promotrice di una serie di raduni pop,
i Festival del proletariato giovanile, lanciando lo slogan "facciamo
che il tempo libero diventi tempo liberato", in controtendenza con il
disinteresse della sinistra extraparlamentare nei confronti della musica rock. Il primo di questi raduni si svolse a Ballabio, vicino a Lecco, dal 25
settembre 1971, e vi presero parte alcune migliaia di persone.
Nel giugno 1972 si svolse il secondo raduno, a Zerbo, con una
partecipazione ancora maggiore.
Nel 1974 il raduno pop di Re Nudo si sposta a Milano, più precisamente al Parco Lambro. L'evento richiama per quattro giorni (dal
13 al 16 giugno) migliaia di spettatori con una punta eccezionale del sabato,
per l'esibizione della PFM. Si avvicendarono sul palco circa trenta entità, tra
gruppi e solisti: nomi celebri come Perigeo, Alan Sorrenti, Area, Premiata
Forneria Marconi, Battiato, attorniati da altri già parzialmente affermati
(Acqua Fragile, Biglietto per l'inferno, Rocky's Filj, The Trip, Loy &
Altomare, Il Volo, Donatella Bardi, Stormy Six, Angelo Branduardi) e da molti
ancora sconosciuti al grosso pubblico.
Furono presentati vari e interessanti audiovisivi a cura del
Comitato Vietnam e dello stesso «Re Nudo», ed inoltre fu fatto un coraggioso
esperimento: venerdì 14, un'ora di musica contemporanea proposta da tre
esecutori - Demetrio Stratos degli Area, Juan Hidalgo e Walter Marchetti - davanti a quasi 20.000 spettatori. Da segnalare ancora una jam-session tra componenti
della Premiata (Pagani e Di Cioccio), del Volo (Radius e Tempera) e degli Area
(Stratos, Capiozzo e Tavolazzi), nel pomeriggio della domenica.
Nel 1975, a partire dal 29 maggio, parte la quinta edizione,
che vede la partecipazione, tra gli altri, di Area, Stormy Six, Claudio Rocchi,
Pino Masi, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato,
Franco Battiato, Antonello Venditti, Giorgio Gaber, Yu Kung.
Nel 1976, dal 26-29 giugno, nuovamente al Parco Lambro, si
tiene la sesta e ultima, travagliata edizione del Festival del
proletariato giovanile, cui partecipano più di quattrocentomila persone.
Il festival è segnato da problemi di ordine pubblico con saccheggi
e scontri interni al movimento, ed è l'ultima edizione della rassegna
organizzata da Re Nudo, con la partecipazione degli Area, di Gianfranco
Manfredi, Eugenio Finardi, Ricky Gianco e Alberto Camerini.
Il manifesto della festa indica tra gli organizzatori i
circoli del proletariato giovanile, i collettivi autonomi di quartiere, il
partito Radicale, Lotta Continua, Rivista Anarchica, IV Internazionale, Umanità
Nova, la radio libera Canale 96, la cooperativa Il pane e le rose.
I giovani potevano parteciparvi con una tessera dal costo
complessivo di 1000 lire per i quattro giorni.
Il 30 giugno un articolo apparso su Lotta Continua commentava
negativamente il risultato: "Un incontro che poteva e doveva essere
momento di scontro - non fisico ma politico -, di analisi e di
organizzazione", è divenuto "una sarabanda di gente diffidente,
nervosa e impaurita".
Nel numero di Re Nudo del settembre successivo l'esito era
così commentato:
"Non ci potevano essere le condizioni per coinvolgere
100.000 persone in una proposta creativa. Era inevitabile che emergesse in modo
netto la miseria della realtà quotidiana che tutti portiamo dentro".
Il filmato a seguire penso sia una sintesi oggettiva di quei
giorni, e ognuno potrà farsi la propria idea… cliccando sul seguente link:
Non furono molte - accade ancora oggi - le band completamente al
femminile, per cui vale la pena segnalare ciò che esiste… ciò che è esistito. Il pensiero si ferma oggi sui Beatles al femminile: stesso periodo, stessa città
di provenienza ed esperienze tedesche molto simili.
The Liverbirdsfu un
gruppo rock inglese di Liverpool, attivo tra il 1963 e il 1968.
Era composto dalla cantante e chitarrista Valerie Gell, dalla
chitarrista e cantante Pamela Birch, dalla bassista e cantante Mary
McGlory e dalla batterista Sylvia Saunders.
È stata una delle poche band femminili della scena Merseybeat, nonché
una delle prime band rock and roll al mondo.
Il loro nome deriva da “Liver Bird”, uccello mitico, mezzo cormorano e
metà aquila, simbolo della città di Liverpool da cui provenivano.
Gell, Saunders e McGlory formarono la band nel 1963 insieme alla
chitarrista Sheila McGlory (sorella di Mary) e alla cantante Irene Green - che
se ne andarono rapidamente per unirsi ad altre band e furono sostituite dalla Birch -, e nella loro storia ottennero un maggior successo commerciale in
Germania piuttosto che nella loro Gran Bretagna.
All'inizio della carriera seguirono le orme dei Beatles e si
diressero ad Amburgo, dove si esibirono allo Star-Club, e dopo il passaggio dei
Beatles furono bollate come "i Beatles femminili".
John Lennon non fu tenero con loro e disse causticamente che le
"ragazze" non erano in grado di suonare la chitarra.
JOHN
LENNON DISSE A PROPOSITO DEI THE LIVERBIRDS:
"LE RAGAZZE NON SANNO SUONARE
LA CHITARRA!"
Indipendentemente da ciò, le The Liverbirds divennero una delle
principali attrazioni dello Star-Club, e pubblicarono due album e diversi
singoli per la loro etichetta. Uno di questi brani, una cover di Bo Diddley, “Diddley
Daddy', raggiunse la quinta posizione nelle classifiche tedesche.
Il gruppo si sciolse
nel 1968, subito dopo aver terminato un tour in Giappone (si registra una breve
riunione nel 1998).
Tre dei membri della band si stabilirono definitivamente in Germania. La
Saunders si trasferì in Spagna, sistemandosi ad Alicante con suo marito John e
ora vive a Glasgow, dopo la morte del consorte. McGlory gestisce una società
con sede ad Amburgo che ha fondato con suo marito, il cantautore tedesco Frank
Dostal (morto nell'aprile 2017), che è stato uno degli ex colleghi della band
allo Star-Club e in seguito vicepresidente dell'organizzazione tedesca per i
diritti di esecuzione GEMA. Anche la Birch si stabilì ad Amburgo e lavorò per
molti anni nei club della città. Morì il 27 ottobre 2009, all'età di 65
anni. Gell visse per molto tempo a Monaco di Baviera, ma in seguito tornò ad
Amburgo, dove si spense l'11 dicembre 2016, all'età di 71 anni.
Una bella storia di musica e gioventù, forse terminata troppo presto…
Album:
Star-Club Show 4 (1965)
More of the Liverbirds (1966)
Singoli:
"Shop Around" (1964)
"Diddley Daddy" (1965)
"Peanut Butter" (1965)
"Loop de Loop" (1966)
Compilation:
From Merseyside to Hamburg - The Complete Star-Club
Recordings
Popoff del 13 maggio 1974- conduce Carlo
Massarini
Carlo Massarinipropone una puntata di Popoff
decisamente rock, con ampia presenza di Rolling Stones, Lou Reed
impegnato nei suoi rock degli esordi con i Velvet Underground, Johnny
Winter, Jimi Hendrix. Rappresentato anche il jazz, o meglio la
fusion, con il successo planetario di Herbie Hancock, un estratto da
Headhunters.
In quella serata del 13 maggio
1974non saranno però stati
moltissimi i ragazzi italiani in ascolto di questa musica eccellente. È più
probabile che fossero per strada a festeggiare i risultati del referendum su
divorzio, il cui esito, con la storica vittoria dei laici, era comunicato
proprio in quelle ore.
La puntata non è completa (45') e anche in questo caso la
cassetta originale presenta alcuni disturbi, in particolare sulle musiche, ma è
ascoltabile senza problemi.
Scaletta:
Rolling Stones (Sing It All Together e Citadel da Their Satanic Majesties
Request, fine 1967), Rascals (People Got To Be Free), Lou Reed (White Light /
White Heat Live), Johnny Winter (Blinded By Love), Herbie Hancock (Chameleon),
Stevie Wonder (He's Misstra Know-It-All), Procol Harum (The Idol), Jimi Hendrix
(1983 ... A Merman I
Should Turn To Be).
Beggars Opera fu un gruppo progressive rock scozzese formato nel
1969 dal chitarrista Ricky Gardiner, dal cantante Martin Griffiths e dal
bassista Marshall Erskine.
La formazione iniziale era composta dai fondatori Ricky Gardiner
(chitarra/voce), Martin Griffiths (voce), Marshall Erskine (basso/flauto) con l'aggiunta di Alan Park (tastiere) e Raymond Wilson (batteria).
La loro proposta si
può definire un rock progressivo melodico, che ebbe un effimero momento di
notorietà agli inizi degli anni '70, rivaleggiando con i Nice e gli Emerson,
Lake & Palmer nel riarrangiare celebri brani di musica classica in chiave
moderna (Franz von Suppé, Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini).
Un pò di storia...
Dopo un periodo intenso di prove, presero residenza nel centro di
Glasgow e successivamente partirono alla ricerca di locali europei: la band
trovò successo in Germania, apparendo nel leggendario "Beat Club"
della TV tedesca e poi al First British Rock Meeting di Speyer nel settembre
1971.
Nel 1970, dopo aver firmato per la Vertigo Records, la band registrò il primo
album, “Act One”, e il singolo "Sarabande", che fu rilasciato in
diversi paesi europei. L'anno seguente, per il loro secondo album, “Waters of
Change”, alla band si unirono Virginia Scott (mellotron) e Gordon Sellar
(basso). Il singolo “Time Machine, episodio del disco, ebbe molto successo” in Germania,
dove la band tornò in tournée.
Erskine lasciò la band prima di registrare il terzo album, “Pathfinder”
(1972), che includeva una cover della hit “MacArthur Park” di Richard Harris.
Seguirono diversi altri cambi di formazione, con Pete Scott al posto di Martin
Griffiths nel 1972 e Linnie Paterson in vece di Pete Scott nel 1973. Con l’uscita
di “Get Your Dog Off Me” la band fu ridotta a un trio: Gardiner, Park e Sellar.
Nel 1974/76 una nuova versione della Beggars Opera registrò due album
per la Jupiter Records in Germania: "Sagittary" - con Ricky Gardiner
(chitarra), Pete Scott (voce), Virginia Scott (Mellotron) e Mike Travis
(batteria) - e "Beggars Can't Be Choosers", con Clem Cattini che
sostituisce Mike Travis alla batteria.
Ricky Gardiner ha continuato a suonare per altri arstisi, e compare nell'album “Low” di David Bowiee in “Lust for Life” di Iggy Pop che accompagnò ne suo "Idiot Tour" del 1977. Ha
co-scritto "The Passenger" con Iggy Pop.
Virginia
Scott
Alan Park ha lavorato con Sir Cliff Richard per molti anni come
direttore musicale.
Martin Griffiths ha collaborato con Brian Auger, Osibisa, Ekseption, Klaus
Doldinger, Ange e Can prima di firmare un contratto discografico con la Jupiter
Records (Ralph Siegel), pubblicando tre singoli - "I'll Be Coming Home",
"Sitting on the Dock of the Bay" e "Israelites" - che
raggiunsero la terza posizione nella classifica tedesca nel 1977.
Uno dei tanti esempi
di musica prog dei primi anni ’70, con una forte commistione con la musica
classica.
Da adolescente rimasi fulminato da
Donovan Phillips Leitch, meglio conosciuto come Donovan.
Le radio dell’epoca proponevano a
ripetizione i suoi successi… già, andava forte negli gli anni ’60 e ’70!
Non voglio riproporre la sua
storia, conosciutissima, ma in questi giorni ho riascoltato, casualmente, una
raccolta dei suoi antichi successi e mi sono rinfrescato la memoria, facendo il
pieno di brividi e ricordi.
Una voce incredibile, un ”tremolo
spontaneo” e melodie sognanti, tra il folk e la psichedelica: chi ha vissuto
quei giorni, chi è stato anche solo sfiorato da quelle atmosfere, non può
rimanere insensibile all’ascolto di quei brani.
Tra le tante perle ne estraggo una
che è l’emblema della semplicità, ma in meno di tre minuti il menestrello scozzese
riesce a rievocare un amore impossibile, tra un arpeggio di chitarra e una tenera
lirica poetica: Catch The Wind.
A seguire il video, la traduzione
del testo e l’originale…
Da riscoprire!
Acciuffa
il Vento
Nelle
fredde ore e minuti dell'incertezza
io
voglio essere
nel
caldo abbraccio della tua amorevole mente
Sentirti
tutt'intorno a me,
prendere
la tua mano
lungo
la spiaggia
ah,
ma posso tentare di acciuffare il vento
Quando
il tramonto impallidisce il cielo
Voglio
nascondere un po' del tempo dietro il tuo sorriso
ed
ovunque guarderei, i tuoi occhi troverei
Per
me, amarti ora
sarebbe
la cosa più dolce
ah,
ma posso tentare di acciuffare il vento
Quando
la pioggia ha tappezzato di lacrime le foglie
ti
voglio vicino per uccidere le mie paure
per
aiutarmi a lasciare alle spalle tutta la mia depressione
Per
stare nel tuo cuore,
dove
voglio essere e desidero esserci,
ah,
ma posso provare ed acciuffare il vento
ah,
ma posso provare ad acciuffare il vento
Catch The Wind
In the chilly hours and minutes,
Of uncertainty, I want to be,
In the warm hold of your loving mind.
To feel you all around me,
And to take your hand, along the sand,
Ah, but I may as well try and catch the wind.
When sundown pales the sky,
I wanna to hide a while, behind your smile,
And everywhere I'd look, your eyes I'd find.
For me to love you now,
Would be the sweetest thing, 'twould make me sing,
I Three Dog Nightsono
un gruppo rock statunitense.
Si formarono
nel 1967 con una line-up composta dai cantanti Danny Hutton, Cory Wells e Chuck
Negron. Questa formazione fu presto ampliata da Jimmy Greenspoon (tastiere),
Joe Schermie (basso), Michael Allsup (chitarra) e Floyd Sneed (batteria).
Il nome scelto deriva da un'espressione australiana riferita alle rigide temperature notturne.
La band
registrò 21 Billboard Top hits (con tre hit numero uno) tra il 1969 e il
1975, contribuendo a far conoscere al pubblico mainstream Randy Newman, Elton
John, Bernie Taupin, Harry Nilsson, Laura Nyro, Hoyt Axton, Leo Sayer fra i
tanti.
Tra alti e
bassi la band si sciolse nel 1977, con quattordici album alle spalle.
Quattro anni
dopo ci fu una reunion dei tre membri originali, che nel 1983 pubblicarono il
loro ultimo lavoro, “It's a Jungle”.
Dopo l'abbandono di Hutton, i musicisti
superstiti hanno continuato ad andare in tournée con il nome Three Dog Night.
Nel 2004 è stato pubblicato “The 35th
Anniversary Hits Collection” per festeggiare il trentacinquesimo anniversario
di carriera.
Il gruppo ha continuato a tenere concerti fino a quando Wells si è
ritirato a causa delle gravi condizioni di salute che lo hanno portato alla morte in breve tempo.
Ma il viaggio continua…
Formazione attuale
Danny Hutton – voce (1967–1976,
1981–presente)
Michael Allsup – chitarra (1967–1974,
1981–1984, 1991-presente)
Paul Kingery – basso, chitarra, cori
(1985–1988, 1996–presente)
Da alcuni anni conosco personalmente Beppe Gambetta, musicista, chitarrista, maestro
del flatpicking, genovese, americano, sampdoriano e… molto altro.
Per essere precisi lo conosco dal
maggio del 2019, quando chiacchierai con lui nel corso di una presentazione
savonese, preludio ad un incredibile concerto nel salotto buono cittadino, il
Teatro Chiabrera.
Sono passati esattamente tre anni e
Beppe, come tutti sofferente del periodo di limitata attività mondiale, propone
il sunto della sua vita sino ad oggi, attraverso il contenitore “Dichiarazioni d’amore”, probabilmente figlio del lockdown!
Un libro non basta per raccontare le
mille sfaccettature di una storia avventurosa e inusuale come la sua, ma la sintesi proposta, a mio giudizio, soddisfa a pieno il lettore - anche quello dall’interesse trasversale - e
stimola la curiosità e l’approfondimento.
Non mi soffermo mai sugli aspetti
“estetici” di un book ma, conscio dell’importanza dell’immagine, sapendo quanto
la forma possa condizionare un acquisto, evidenzio in questo caso una
confezione davvero accattivante, con copertina rigida, un grande numero di foto
con didascalia, un carattere chiaro, un mix di argomenti scelto accuratamente
e, of course, un contenuto tosto, che fornisce un gande insegnamento che provo
a delineare.
Fare il musicista in Italia, traendo
di che vivere, è roba per pochi eletti: fare l’artista, nonostante i grandi
concetti legati alla cultura di cui tutti si riempiono la bocca, resta l’hobby
quotidiano. In fondo tutti hanno passioni da coltivare, magari accantonate in
giovane età e riprese nel momento della maturità. Pochi però sono tenaci,
insistenti, caparbi, tanto da far coincidere la passione con il lavoro,
sopportando le sconfitte, i momenti neri, le enormi delusioni che, almeno
inizialmente, non trovano bilanciamento con i successi.
Beppe è l’emblema dell’artista che
non sceglie mai la strada più agevole, ma quella che può dare soddisfazione
alla personale incontenibile voglia di musica abbinata alla natura di
viaggiatore errante, di avventuriero, di voglioso di conoscenza, del sapere
cosa c’è oltre il comodo modello proposto dall’ortodossia comportamentale.
Alla fine, forse, il talento
chitarristico è arrivato dal cielo con uno scopo preciso, che supera tutte le
rappresentazioni che il concetto di Musica - con la “M” maiuscola - può
riservare: il destino ci regala strade che non si possono cambiare!
Tutto questo emerge dalla lettura, ma
c’è molto di più, ovviamente.
Esiste una sorta di cronologia degli
eventi che, partendo dagli inizi genovesi conduce all’attuale vita, vissuta tra
un paio di case ormai stabili, più o meno abitate in modo equo; la prima si
trova in un verde paese di 3000 anime nel New Jersey, la seconda ad Ovada -
vicino all’amata Genova e al… casello autostradale! -, location che hanno un
loro perché, che emerge dalla lettura.
Dagli inizi ad oggi Gambetta ci
racconta il suo percorso, quello che lo ha portato a girare ogni parte del
globo, a passare due terzi di un anno cambiando letto ogni notte, a conoscenze
inaspettate, a congiunzioni astrali favorevoli, a jam, a concerti e festival, a grandi
soddisfazioni professionali che riducono a poca cosa - almeno apparentemente - gli
insuccessi.
Da tener conto che per uno straniero essere “accettato” come musicista negli Stati Uniti è roba davvero complicata.
Il matrimonio che non ti aspetti
E poi le tante amicizie e i miti, i
punti di riferimento, come Fabrizio De Andrè, a cui ha recentemente dedicato un
brano ascoltabile a seguire nell’articolo, o Pete Seger, come Beppe racconta, l’incontro
professionale più gratificante della vita.
Manca ancora qualcosa nel mio
commento minimale… il ruolo dell’aspetto culinario nella vita di Gambetta, così
integrante da diventare parte di molti eventi musicali.
Nel libro vengono suggerite e fornite
alcune ricette, non necessariamente legate alla cucina ligure, anzi, si spazia
ad ampio raggio tra strudel, crauti, chili, cornbread, polenta, bruschetta,
bagna cauda, spaghetti aglio, olio e peperoncino, linguine con zucchine e code
aragoste, risotto asparagi, focaccia patate, paella, ragù vegetariano. Il
completamento arriva con un certo numero consigli a proposito di vini e di… brani musicali!
Un inno alla bellezza della vita in
tutte le sue rappresentazioni, una manifestazione che è racchiusa nella
semplicità di ciò che è a portata di mano e di cui spesso sottovalutiamo l’importanza.
Mi fermo qui, per non svelare troppo,
ma a seguire propongo stralci video della presentazione savonese del 6 maggio,
con la sezione musicale completa.
Una parola in più per uno degli
eventi più importanti ideati da Beppe Gambetta e dalla moglie Federica, quell’Acoustic
Night che ritorna anno dopo anno e che nell’occasione arriva all’edizione numero 22, che vede, oltre a Gambetta, Richard Shindell, Harry Manx, Casey Driessen, e
che avrà luogo nei giorni 19-20-21-22 maggio, ore 20:30, al Teatro
Ivo Chiesa di Genova.
Nel corso della presentazione alla Ubik di Savona del 6 maggio si è arrivati ad una buona profondità di indagine e a seguire è possibile fruire dell'inizio della chiacchierata attraverso il video realizzato da Paola Giordana...
... furono protagonisti e testimoni di
quell’epoca culminata con la “Summer of Love”.
Ma che accadeva in quei giorni
dalle nostre parti?
In Italia, la fine degli anni
Sessanta è caratterizzata dalle cover dei successi inglesi ed americani, e i
meno “introdotti” nella materia musicale arrivano ai M&P per induzione,
attraverso la canzone “Sognando la
California” cantata dai DIK DIK.
L’originale aveva come titolo “California Dreamin”, proposta nel
filmato a seguire.
Il gruppo nacque nel settembre del
'65 dall'unione tra John Phillips e
la moglie, Michelle Gilliam, Cass Elliot, che come John aveva
lavorato a New York nel giro del Village, e Denny Doherty. Riuscirono a spuntare un contratto con una nuova
etichetta, la Dunhill e cominciarono a fare concerti.
È del 1966 il loro primo disco
"If You Can Believe Your Eyes and
Ears", contenente la canzone "California
Dreamin", che ebbe un grande successo per tutti gli States. Ma fu con
"Monday Monday" che
diventarono n°1 negli USA.
Da lì arrivò una serie di successi,
uno dopo l’altro, come "Ceeque Alley",
"Dedicated to the one I love",
"Dancing in the street "e
"I saw her again".
I pezzi, scritti dai Phillips,
erano di prim’ordine, gli arrangiamenti vocali estremamente curati e i
musicisti che li accompagnavano tra i più quotati session men del circuito
Hollywoodiano: di conseguenza ebbero un importante seguito tra i giovani
guadagnandosi numerosi fan.
Nel 1967, nel pieno periodo di
popolarità, comincia il declino del gruppo, in parte dovuto alle liti coniugali
tra John e Michelle, e lo scioglimento arriva nel 1968. La casa discografica fa
ristampare tutti i loro dischi e nel '71 c’è un tentativo di riunione che
produce l’album "People like us"
che non è comunque all’altezza dei precedenti lavori.
John cerca fortuna come produttore
cinematografico, Michelle come attrice e Mama Cass inizia una carriera da
solista; quest'ultima morirà di infarto a soli 32, anni a Londra, nel 1974.
I Mamas & Papas, con i loro
abiti stravaganti, l’aria da eterni vagabondi e con le loro canzoni di matrice
folk, dalle melodie spensierate e nello stesso tempo per niente scontate,cavalcarono l’ondata hippy in voga in quegli
anni e riuscirono ad imporre un sound tutt'oraindimenticato. Grazie all’utilizzo di "Make Your Own Kind Of Music" in un episodio fondamentale di
tuttala sagadel telefilm di gran successo Lost, la canzone si èrapidamente diffusa fra gli amantidi quelmovie e ha portato a un grandissimo incremento delle vendite dei
greatest hits diMamasCass e del gruppo stesso.