martedì 28 maggio 2024

Le origini di "Quadrophenia"



Nell’inverno del 1960, Jack Lyons, il più noto fan degli Who e colui che è considerato il primo mod londinese, entrato definitivamente nel mito per aver ispirato in larga parte il personaggio di Jimmy in Quadrophenia, e familiare ai più col nome di Irish Jack, abbandona Cork e si trasferisce a Londra. E’ un giovane alto, snello e timidissimo, ma si trova subito bene come cittadino della capitale britannica, dove frequenta una scuola nel quartiere di Shepherd’s Bush. Nonostante la pronuncia di Jack somigli più a quella inglese, ormai senza alcuna inflessione irlandese, e il suo look sia naturalmente “cool”, i suoi coetanei “rocker” (quelli vestiti col giubbotto di pelle alla Elvis Presley) non lo sopportano e gliene combinano di tutti i colori. Dopo una zuffa, Jack sanguina. Ciò nonostante, o forse per questo motivo, quella sera si ripulisce e decide, con rabbia, di varcare la soglia di un locale denominato Goldhawk Club. E’ il 1964.

Tutto quello che volevo”, racconta Irish Jack ripensando al suo primo incontro con gli Who, “era sentirmi ripulito ed entrare in quel locale per vincere la timidezza e sentirmi bene. Lo feci e mi accorsi che tutti osservavano la mia giacca. In effetti era scura e aveva un taglio impeccabile. Non ricordo dove l’avevo comprata, so solo che mi piacque appena la vidi esposta in una vetrina di un piccolo negozio sconosciuto. Sul palcoscenico quella sera si esibiva una band chiamata The Detours (primo nome degli Who). Avevano sì e no la mia età e il cantante si muoveva alla maniera si Cliff Richard. Colui che mi colpì maggiormente fu il chitarrista, Pete Townshend: aveva un’energia incredibile su un corpo affilato e un viso molto triste e sofferto, e allo stesso tempo arrabbiato. Divenni amico dei Detours e fui il loro primo fan. Ricordo con affetto le bevuto con John Entwistle e gli scherzi di Keith Moon.”

In sintesi, gli ingredienti per trasformare un Irish Jack Lyons o un giovane “qualsiasi” in un “mod”consistevano nella disponibilità di guadagnare una somma, anche minima, da poter investire in abiti e in oggetti di grido: da un punto di vista materiale, era riconosciuta l’assoluta importanza di possedere una Lambretta. Il primo modello di Vespa diventa infatti il distintivo più alto di appartenenza al “genere”, così come indossare un parka di colore verde e ambiti impeccabili, almeno di sabato sera o quando ci si trovava a ballare nei locali-culto, ovviamente coi capelli tagliati in modo geometricamente ineccepibile.
A distanza di tempo verrà concepita l’opera rock Quadrophenia, proprio come omaggio al popolo mod e ai tanti Irish Jack dell’epoca.

Gli Who, trasformati in bandiere del “modernism” per “cavalcare l’onda”, non furono dei mod e non perseguirono con convinzione il reale stile di vita modernista, ma Pete Townshend al proposito ha dichiarato: “ Non sono mai stato un mod e non ho mai finto di esserlo, però i mod mi hanno dato quella carica che ha reso possibile suonare, all’inizio, in quel modo. Come ogni esperienza, specialmente se si tratta di una prima esperienza, quegli anni sono entrati a far parte di me e degli Who. Imprescindibilmente. Credo di essermene reso conto nel preciso momento in cui scrissi le prime note di Quadrophenia: molto prima di sapere cosa avrei realizzato, se una rock opera, un album o anche solo un paio di canzoni e nient’altro, sentivo nascere in me il desideri odi scrivere quella musica per il popolo mod. E così è stato”.
Tratto da: “La Storia del Rock”, volume 3





lunedì 27 maggio 2024

Resoconto presentazione del libro "Woodstock..." a Stella San Martino, il 25 maggio 2024

 


Sabato 25 maggio è andato in scena un nuovo capitolo legato alla divulgazione del libro “Woodstock, Ricordi, aneddoti, sentimenti diffusi”, di Pintelli/Enrile/De Negri.

Evento speciale, perché realizzato in un teatro, un luogo solitamente dedito ad altro tipo di rappresentazioni, in un paese dell’entroterra savonese, Stella San Martino, immerso nel verde e dall’atmosfera sicuramente adatta all’argomento trattato.

In pieno accordo con l’assessore alla cultura Arianna Oggero, e con l’ausilio indispensabile del factotum Simone Ruscino, si è dato largo spazio alla musica, maggiore rispetto alle precedenti occasioni, e di fatto, oltre ai brani tradizionali legati alla presentazione, è nata una seconda parte di spettacolo dedicata esclusivamente alla musica suonata che, occorre dirlo, i BECS proponevano per la prima volta in modus elettrificato, utilizzando un impianto nuovissimo e di fatto sperimentando un diverso modello propositivo.

Ma chi sono i BECS?

BECS è l’acronimo dei cognomi dei componenti l’ensemble: Briano (Marco), Enrile (Athos), Cruciani (Fabrizio) e Storace (Roberto).

Il format, sempre lo stesso, è diventato per l’occasione evento musicale, con le parole che si sono miscelate alle immagini didascaliche e ai differenti brani.

Il tutto per un paio di ore di spettacolo che è stato possibile grazie al gradimento del pubblico, che ha favorito il proseguimento oltre i tempi canonici.

Un palco, una platea, uno schermo - e proiettore - e quattro ex ragazzi con una chitarra in mano.

A metà evento si sono unite al gruppo due girls, Raffaella Bergonzi e Maura Genta, per far parte del coro della mitica “With a little help from my friends” e di un successivo medley californiano (“California dreamin”, “San Francisco” e “Stay”). Insomma, uno spirito di gruppo che il pubblico pare abbia apprezzato.

Vediamo una sintesi di questa prima parte targata “CSN&Y”….

La seconda parte si è basata solo sulla musica, permettendo di spaziare su altri repertori, come quello degli Eagles, dei Lynyrd Skynyrd, per terminare con i Pink Floyd.

Anche di questa sezione propongo una sintesi…

Alla fine, bicchierata in piena comunione con il pubblico e attimi di socializzazione e serenità.

Una bella organizzazione ha permesso di superare le difficoltà legate a tutte “le prime volte”, con la guida sapiente di Roberto Storace, il driver musicale del gruppo.

Un ringraziamento particolare ai rappresentanti del Comune, all’ANSPI e al proprietario/gestore dello spazio parrocchiale.

E speriamo sia solo un arrivederci!






domenica 26 maggio 2024

Doug Ingle: è morto l'ultimo membro originale dei rocker psichedelici americani Iron Butterfly



Il fondatore di Iron Butterfly, Doug Ingle, è morto a 78 anni

 

Il cantante, organista e principale compositore degli Iron Butterfly Doug Ingle è morto circondato dalla famiglia il 24 maggio.

Suo figlio, Doug Ingle Jr, ha dichiarato: "È con il cuore pesante e con grande tristezza che annuncio la scomparsa di mio padre Doug Ingle. Papà è morto serenamente questa sera alla presenza della famiglia. Grazie papà per essere un padre, un insegnante e un amico. Cari ricordi d'amore porterò con me il resto dei miei giorni andando avanti in questo viaggio della vita. Ti voglio bene papà".

Ingle aveva 78 anni. La sua morte arriva tre anni dopo la dipartita del batterista Ron Bushy, membro fondatore, morto a 79 anni di cancro all'esofago.

Ingle era nato a Omaha, nel Nebraska, e si trsferì in California da bambino in tenera età. Il suo interesse per la musica proveniva da suo padre, che era un organista di chiesa.

Ha fondato gli Iron Butterfly nel 1966 e il loro album di debutto, “Heavy”, è stato pubblicato due anni dopo.

La band di San Diego ha avuto un'enorme influenza ed è classificata tra i gruppi fondatori dell'heavy rock americano. Erano soprattutto conosciuti per il loro classico di 17 minuti, “In-A-Gadda-Da-Vida”, la title track del loro secondo album, che ha raggiunto lo status di quadruplo disco di platino negli Stati Uniti. Ingle ha cantato e co-scritto il brano.

La canzone “In-A-Gadda-Da-Vida” è nata da un soundcheck in studio in cui la band ha in gran parte improvvisato, in attesa che il loro produttore ritardatario si presentasse.

Per caso, l'ingegnere stava registrando come test.

È stato modificato e pubblicato come singolo, ma la versione dell'album è diventata un classico, essendo stata reinterpretata dagli Slayer e facendo la sua famosa apparizione nello show televisivo animato I Simpson.


Ma questa a mio giudizio è insuperabile!!!






giovedì 23 maggio 2024

Quando i The Doors incontrarono... la musica italiana!

 

Nonostante il mio lungo viaggio nel mondo della musica sia iniziato nella tenera età, ogni giorno mi accorgo di essermi perso per strada delle chicche.

Facciamo un passo indietro, di almeno undici lustri, quando, probabilmente, portavo ancora i pantaloni corti, ma conosceva già i Beatles.

In quei giorni, era la normalità ascoltare brani magnifici proposti dai gruppi più in voga, come i Camaleonti, i Nomadi, l’Equipe 84, i DiK Dik, i Quelli e molti altri.

Ciò che proponevano erano soprattutto canzoni “rubate” oltreoceano e oltremanica, con un nuovo testo che potesse ricondurre alla lingua italiana e che non necessariamente traeva spunto dalla lirica originale: pare che a quei tempi non esistessero problemi di "proprietà del pezzo".

La lista delle band di riferimento è infinita, dai Procol Harum ai The Hollies passando per i The Animals… scontato pescare nel mondo Beatles e Stones.

Ciò che mi mancava era la coverizzazione dei The Doors che, lasciando perdere la lunghissima e poco adatta alla “riduzione a 3 minuti” - necessaria all’epoca - di “The End”, qualche brano utile alla causa lo avevano pure costruito!

E poi tutto potevo pensare tranne che immaginare un loro brano proposto da un principe italiano della melodia, Nicola di Bari.

Di lui non aggiungerò nulla, tutti sanno chi è, ma presento la sua versione di “Light My Fire”, che fu trasformata all’occorrenza di “DAMMI FUOCO” (1970), che qualcuno ha commentato così: “Molto simile musicalmente alla versione di Jose Feliciano, un buon arrangiamento con i flauti e gli archi… la copertina psichedelica è veramente bella…”.

Concordo sulla copertina!


Possiamo sentire la stessa canzone attraverso la registrazione di un altro gruppo di cui non ricordavo l’esistenza e che si chiamava Gli Innnominati. Il titolo è “Prendi un fiammifero” (1967)



Qualche nota su di loro trovata in rete.

Gli Innominati erano un gruppo di Milano la cui notorietà è legata soprattutto a questa ardita cover del primo grande successo dei Doors, n.1 in USA per tre settimane nel luglio del 1967 e canzone guida del loro primo album pubblicato in USA nel gennaio dello stesso anno. Scritto in larga parte dal chitarrista del gruppo Robby Krieger, era accreditato a tutta la band. La versione italiana è "zavorrata" dal titolo e dal refrain che, con umorismo involontario, introducendo un domestico fiammifero (neanche un cerino, che può evocare forse l'accensione di una sigaretta) fanno pensare, più che al fuoco della passione, alla pentola del minestrone per la cena.

Nel resto del testo, a parte che a forza viene introdotto (come in tutte o quasi le canzoni degli anni '60, un mistero mai chiarito) il tema di un amore in crisi, che nell'originale non sembra esserci proprio, non stravolge il senso, pur se ha molta meno forza. La esecuzione degli Innominati è invece piuttosto valida, sia come interpretazione vocale sia soprattutto nella parte per organo, molto in evidenza in questo pezzo, dove il tastierista, che si chiamava probabilmente Filippo (ma il cognome non è noto) non sfigura troppo nel confronto con Ray Manzarek, che era, come noto, un virtuoso dello strumento, in grado di gestire contemporaneamente anche la parte di basso (che nella formazione dei Doors non c'era).


Non ricordavo neppure Katty Line, che ci regalò la sua versione di “Touch Me”, che in italiano diventò “Tu Vinci Sempre” (1970).


Katty Line, pseudonimo di Catherine Denise Frédérique Boloban, è una cantante francese che ha da poco compiuto 77 anni.

Inizia la sua carriera in Francia a metà degli anni Sessanta, riscuotendo subito un buon successo, esibendosi poi anche in Belgio ed in Svizzera.

In Italia diventa famosa dopo la partecipazione al programma televisivo “Stasera con Adriano Celentano”, dove si mette in luce per la sua bellezza e per le mini-minigonne che indossa: proprio il Molleggiato pubblica i suoi dischi con la sua casa discografica; inoltre, a seguito del successo televisivo, Katty Line viene ingaggiata dalla Dufour per Carosello. Partecipa al Festivalbar (1969), e risale a quell’anno il tributo ai Doors (con il testo scritto da Luciano Beretta e Cristiano Minellono).


E termino con una chicca assoluta, quella di Gene Guglielmi, che con il suo “Il Ditone” (1970), fornisce volto italico al brano “You Make Me Real.

Al di là delle mie mancanze si può evidenziare come Gene Guglielmi sia considerato un pioniere del beat italiano...

Cantautore, architetto, docente e poeta, nato a San Salvatore Monferrato il 17 aprile 1947, figura chiave del panorama musicale italiano, Guglielmi si è distinto come uno dei principali esponenti del beat italiano durante gli anni '60. La sua musica, caratterizzata da sonorità innovative e testi poetici, ha saputo catturare l'animo di un'intera generazione, incarnando i fermenti di cambiamento e la voglia di rottura con gli schemi tradizionali di quel periodo.

La sua carriera musicale ha avuto inizio con la partecipazione al concorso televisivo "Giochi in famiglia", condotto da Mike Bongiorno. Notato dal produttore Carlo Alberto Rossi, Guglielmi venne subito lanciato nel mondo discografico, diventando uno dei volti più rappresentativi del beat italiano.

Oltre alla musica, Guglielmi ha portato avanti una brillante carriera come architetto, docente universitario e poeta.

Ancora oggi, nonostante la sua età, rimane attivo nel panorama musicale italiano. Continua ad esibirsi dal vivo e a dedicarsi alla scrittura di nuove canzoni, portando avanti con passione e dedizione il suo lascito artistico.



Non si finisce mai di imparare!






mercoledì 22 maggio 2024

Il folk psichedelico dei FOREST

 


Cliccare sui titoli in blu per ascoltare il brano o l'album

Forest è stato un trio psichedelico-folk/acid-folk formatosi nel 1966 a Grimsby, nel Lincolnshire, in Inghilterra.

Il gruppo era composto dai fratelli Martin Welham, Adrian Welham e dal loro compagno di scuola Dez Allenby, e in questo assetto iniziarono a suonare musica folk tradizionale, sulle orme di ensemble contemporanei, come The Watersons e The Young Tradition.

La band fu pioniera della nascente scena acustica-psichedelica/acid-folk underground del 1960, scrivendo canzoni artigianali non convenzionali che evocavano gli antichi boschetti della Gran Bretagna, usando una varietà di strumenti acustici.

Dando il via all’attività sotto il nome di The Foresters of Walesby, il gruppo iniziò a cantare canzoni popolari a base di armonia vocale nei club folk del Lincolnshire. Dopo essersi trasferiti a Birmingham nel 1968, accorciarono il loro nome in “Forest” e presto progredirono nella scrittura all'interno del fiorente movimento folk psichedelico/acido di metà anni ‘60, sulla scia dell'emergere dell'Incredible String Band.

Poterono godere dell’appoggio di DJ John Peel - una delle voci storiche della radio britannica - e si esibirono in diverse sessioni per la BBC Radio 1.

Nel 1969 firmarono un contratto con la Blackhill Enterprises e furono tra i primi a siglare un accordo per la nuova etichetta progressive Harvest Records della EMI.

Il singolo "Searchingfor Shadows" fu pubblicato nel 1969, seguito dall'album di debutto omonimo che presentava una serie di strumenti acustici dal suono medievale, armonie, aggeggi e immagini liriche pastorali.

Full Circle” fu pubblicato un anno dopo, un eclettico set di canzoni con temi scuri che videro stili più disparati incorporati nel loro marchio di folk pagano, tra cui il pezzo neoclassico "Graveyard" e il cupamente barocco "Midnight Hanging of a Runaway Serf".

La traccia di apertura, "Hawk The Hawker", propone un accenno country per via dell'inclusione della steel guitar (suonata dal musicista Gordon Huntley) e il pezzo folk tradizionale "Famine Song" vede la band tornare alle radici di armonia in tre parti non accompagnate.

Entrambe le copertine apribili degli album presentavano opere d'arte straordinariamente inquietanti dell'artista Joan Melville.

Dez Allenby lasciò la band nel 1971 e i Welhams furono arruolati da Dave Panton (viola, oboe e sassofono) e Dave Stubbs (basso) per il loro lavoro dal vivo.

L'ultima apparizione dei Forest risale al Festival Pinkpop del 1971 a Geleen, nei Paesi Bassi, che li vide registrare le loro ultime sessioni di BBC Radio 1 prima di sciogliersi verso la fine di quell’anno.

La canzone dei Forest "A Glade Somewhere" è apparsa nel campionatore della Harvest Records Picnic - A Breath of Fresh Air nel 1970.

"Graveyard" è stata inclusa nella compilation acid-folk del 2004 della Castle Records Gather in the Mushrooms e nella raccolta Strange Folk della Albion Records pubblicata nel 2006, inclusa la traccia dell'album Forest "Fading Light".


Eredità

Il secondo album di Forest, “Full Circle”, è stato uno dei 1000 album indicati dal Guardian come “da ascoltare prima di morire”.

Martin Welham è ora la metà del duo psych-folk, The Story, con suo figlio Tom.

Dez Allenby è attivo suonando musica nell'East Yorkshire e oltre.

 

Discografia 

Album

Forest (1969)

Full Circle (1970) 

Singoli

"Searching for Shadows"/"Mirror of Life" (1969)

 

martedì 21 maggio 2024

I Beardfish firmano un nuovo contratto con la InsideOut Music e ripubblicano il quinto album “Destiny Solitaire”


I Beardfish pubblicheranno a luglio per la prima volta una versione in vinile di “Destiny Solitaire” in occasioneper il 15° anniversario

 

Il quartetto prog rock svedese Beardfish ha annunciato di aver firmato un nuovo contratto con la sua vecchia etichetta discografica, la InsideOut Music, e pubblicherà una versione speciale in vinile per il 15° anniversario del loro quinto album in studio “Destiny Solitaire” il 19 luglio.

Un trailer video è disponibile a seguire.

La riformazione dei Beardfish è stata confermata lo scorso novembre con la pubblicazione di fotografie della band in studio e l'annuncio di un'apparizione al We Låve Rock Festival di quest'anno in Norvegia.

"Questi sono tempi super eccitanti per i Beardfish con noi che siamo tornati insieme come band", affermano. "Stiamo finendo il nostro primo nuovo album in nove anni e stiamo lavorando di nuovo con Inside Out, la nostra etichetta discografica preferita nel pianeta! Siamo anche molto felici che “Destiny Solitaire”, uno dei preferiti nel catalogo Beardfish, compia 15 anni quest'anno e che sia finalmente disponibile su un po' di cera calda! E' stato rimasterizzato per il vinile, ha lunghe note di copertina e ha un aspetto e un suono fantastici!"

Originariamente formati nel 2001, oggi i Beardfish sono: Rikard Sjöblom, David Zackrisson, Magnus Östgren e Robert Hansen. Hanno pubblicato otto album in studio fino al loro scioglimento nel 2016. L'imminente nono album della band vedrà la luce nel corso del 2024.

Oltre al We Låve Rock Festival, i Beardfish suoneranno anche la versione finale di Night Of The Prog Festival e sono confermati per il prossimo anno nel Cruise To The Edge.

“Destiny Solitaire” è stato recentemente rimasterizzato e conterrà un libretto LP pieghevole di 6 pagine con l'artwork completo della copertina e nuove note di copertina.



lunedì 20 maggio 2024

YES: a giugno esce la Super Deluxe Edition di “Fragile”-Previsto un tour con i Deep Purple


La nuova versione Super Deluxe dell'album Fragile degli Yes è rimasterizzata e presenta rarità e registrazioni live inedite


Gli Yes pubblicheranno il 24 giugno il loro classico album del 1971 “Fragile” in Super Deluxe Edition su quattro CD, un LP e un disco Blu-ray attraverso Rhino Records.

L'ampia ristampa, che segue l'uscita in Super Deluxe Edition di “The Yes Album” lo scorso novembre, presenta una nuova versione rimasterizzata dell'album originale sia su CD che in vinile, oltre a registrazioni rare e inedite. Un disco Blu-ray completa la collezione, con nuovi mix di Steven Wilson, tra cui l'album in Dolby Atmos e 5.1 Mix DTS-HD MA.

“Fragile” è stato il primo album degli Yes a presentare Rick Wakeman, che si unì alla band dagli Strawbs a metà del 1971 per sostituire il tastierista originale Tony Kaye. L'album contiene quattro brani della band, tra cui i perenni favoriti dal vivo Heart Of The Sunrise e Roundabout, più un pezzo di ciascuno dei singoli membri. È stato anche il primo album degli Yes a presentare un artwork di Roger Dean.

Tra le rarità ci sono versioni live inedite di Long Distance Runaround/The Fish (Schindleria Praematurus), Perpetual Change e Yours Is No Disgrace, registrate all'Academy Of Music di New York nel febbraio 1972.

A seguire, si può anche ascoltare un nuovo mix alternativo di Long Distance Runaround/The Fish (Schindleria Praematurus).

 

Pre-order Fragile (Super Deluxe Edition)

https://rhino.lnk.to/FragileSDE

 


Gli Yes uniranno le forze con i Deep Purple per un tour in Nord America entro la fine dell'anno. A fine articolo le date complete.


Yes: Fragile (Super Deluxe Edition)

CD Disc One - Original Album Remastered

1. Roundabout

2. Cans And Brahms

3. We Have Heaven

4. South Side Of The Sky

5. Five Per Cent For Nothing

6. Long Distance Runaround

7. The Fish (Schindleria Praematurus)

8. Mood For A Day

9. Heart Of The Sunrise


CD Disc Two: Remixes & Instrumentals2024 Remixes

1. Roundabout

2. Cans And Brahms

3. We Have Heaven

4. South Side Of The Sky

5. Five Per Cent For Nothing

6. Long Distance Runaround

7. The Fish (Schindleria Praematurus)

8. Mood For A Day

9. Heart Of The Sunrise

10. We Have Heaven (Reprise)

 

2024 Instrumental Mixes

11. Roundabout

12. We Have Heaven

13. South Side Of The Sky

14. Long Distance Runaround

15. The Fish (Schindleria Praematurus)

16. Heart Of The Sunrise

17. We Have Heaven (Reprise)

 

CD Disc Three: Rarities

1. Roundabout – U.S. Single Edit

2. Long Distance Runaround – U.S. Single Edit

3. All Fighters Past – Steven Wilson Mix

4. South Side Of The Sky – Early Take

5. Roundabout – Rehearsal Take/Early Mix

6. Mood For Another Day

7. We Have Heaven – Full Version (Steven Wilson Mix)

8. South Side Of The Sky – Early Version (Steven Wilson Mix)

9. Long Distance Runaround (Steven Wilson Edit) *

10. Heart Of The Sunrise (Steven Wilson Edit) *

11. America

12. Roundabout – Early Rough Mix

13. We Have Heaven – Acapella (Steven Wilson Mix)

 

CD Disc Four: More Rarities & Live

1. Five Per Cent For Nothing – Alternate Version *

2. Heart Of The Sunrise – Alternate Version *

3. Long Distance Runaround/The Fish (Schindleria Praematurus)- Alternate Version *

4. The Dean

5. America – Instrumental *

 

Live at the Academy of Music, NYC (2/19/72)

6. Long Distance Runaround / The Fish (Schindleria Praematurus) *

7. Perpetual Change *

8. Yours Is No Disgrace *

 

Blu-ray

2024 Steven Wilson Dolby Atmos Mix

2024 5.1 Mix DTS-HD MA

2024 Stereo Remix

2024 Stereo Remaster

2024 Instrumental Mix

 

Tracklist

1. Roundabout

2. Cans And Brahms

3. We Have Heaven

4. South Side Of The Sky

5. Five Per Cent For Nothing

6. Long Distance Runaround

7. The Fish (Schindleria Praematurus)

8. Mood For A Day

9. Heart Of The Sunrise

10. We Have Heaven (Reprise)

11. America

 

Fragile LP

Side One

1. Roundabout

2. Cans And Brahms

3. We Have Heaven

4. South Side Of The Sky 

Side Two

1. Five Per Cent For Nothing

2. Long Distance Runaround

3. The Fish (Schindleria Praematurus)

4. Mood For A Day

5. Heart Of The Sunrise


Deep Purple/Yes: North American tour 2024

Aug 14: Hollywood Hard Rock Live, FL

Aug 15: Tampa Seminole Hard Rock Event Center, FL

Aug 17: The Woodlands The Cynthia Woods Mitchell Pavilion, TX

Aug 18: Durant Choctaw Casino Grand Theatre, OK

Aug 19: Forth Worth Dickies Arena, TX

Aug 21: Cincinnati PNC Pavilion At Riverbend Music Center, OH

Aug 22: Sterling Heights Amphitheatre At Freedom Hill, MI

Aug 23: Tinley Park Credit Union 1 Amphitheatre, IL

Aug 25: Toronto Budweiser Stage, ON

Aug 27: Montreal Bell Centre, QC

Aug 28: Gilford Banknh Pavilion, NH

Aug 30: Camden Freedom Mortgage Pavilion, NJ

Aug 31: Holmdel PNC Bank Arts Center, NJ

Sep 01: Wantagh Northwell Health At Jones Beach Theater, NY

Sep 03: Bridgeport Hartford Healthcare Amphitheater, CT

Sep 04: Saratoga Springs Broadview Stage At Spac, NY

Sep 06: Bethel Bethel Woods Center For The Arts, NY

Sep 07: Bristow Jiffy Lube Live, VA

Sep 08: Scranton The Pavilion At Montage Mountain, PA






domenica 19 maggio 2024

The Substitute: i miei ricordi nel giorno del compleanno di Pete Townshend


Con lui, “The Substitute”, tutto iniziò.
Arrivò attraverso un vecchio registratore a bobine, “Geloso”, nuovo ritrovato tecnologico di cui un uomo antico andava fiero. C’era una bella compagnia su quel nastro, materiale umano d’avanguardia, “nobiltà” e novità.
Quel suono entrò talmente in profondità che il solo pensiero, ancor oggi, riporta alla “foschia” di quei giorni tutt’altro che sereni… ma non è chiaro il  motivo di tanto grigiore d’animo… non è facile trovare una giustificazione.
Tutto era bianco e nero… la televisione rifletteva ciò che girava attorno, e il commissario Maigret, mentre risolveva i suoi casi, regalava quintali di tristezza... sempre i soliti colori.
“Il sostituto” si arrotolava sulla bobina, non sempre alla giusta velocità… un po’ in avanti, un po’ all’indietro, e ad ogni passaggio si materializzavano gli stivaletti neri, elasticizzati sui lati… le camice disegnate, col colletto coreano… i pantaloni scampanati, le giacche british…
Ora… ora… ora… rivivono i pantaloni corti, la maglietta maniche lunghe a scacchi bianchi e blù, mentre si balla rossi in volto, pieni di timidezza, mentre qualcuno osserva con orgoglio il futuro in movimento.
“Il sostituto” continua a vivere, accompagna tutti e ovunque per lustri, insegna e suscita ammirazione.
Lo si  vorrebbe avere come un amico con cui parlare, o da mostrare come prezioso ricordo  di un viaggio.
Sarebbe stato bello vederlo da vicino… in quei tempi lontani.
La vita continua, il tempo massacra i corpi, i sentimenti, le anime, ma il “sostituto” ha sempre un gran potere e alla fine si fa vivo, per tutti quelli che lo hanno apprezzato.
Un vecchio e un bambino in un’arena si aspettano qualcosa, ma non sanno ancora cosa.
Il vecchio tiene per mano il cucciolo, cerca di proteggerlo, di  stimolarlo, di fargli capire che quello che sta per vivere gli rimarrà dentro per sempre, come quel “sostituto” che girava in una bobina, tanti anni fa.
E’ un passaggio di consegne forse… un’eredità prematura… chissà cosa accadrà!?
Si inizia, ma dura poco.
Qualcuno sputa acqua sul popolo, soprattutto su di loro, il giovane e il meno giovane, che  cercano un rifugio, al riparo dalla natura scatenata.
Ma la natura si può anche dominare, o forse è lei che dimostra indulgenza, volendo assistere al cambio di consegne.
Ora l’arena è di nuovo piena, ma qualcosa non funziona. Non escono note appropriate dall’ugola ferita e la magia sta per finire, prematuramente, lasciando incompiuto il miracolo che qualcuno ha pianificato… come se i miracoli seguissero un programma prestabilito!
Siamo a un passo dalla meta e qualcuno ci viene a raccontare che per oggi “i miracoli sono finiti”, che… “siamo davvero dispiaciuti”, ma… ripassate un’altra volta..”
Non è possibile!
Ma nessuno ha fatto il conto con “il sostituto”… il suo nome non è casuale.
Lui si ricorda di un bambino che ballava con i calzoni corti e la maglietta a scacchi bianca e blu, pieno di tristezza incalzante ad ogni nota.
“Il sostituto” prende la bacchetta in mano e decide di dirigere il coro, guardando in faccia il vecchio e il bambino, mentre tutti piangono, ridono e il motivo è sempre lo stesso: la felicità.
Ma sono illusi… il sostituto” non è lì per loro… la sua missione è quella di realizzare l’alchimia, di essere il testimone della continuità tra un vecchio e un bambino… e la nave giunge in porto.
Nessuno potrebbe dire se il miracolo è avvenuto, troppo presto, troppo giovane il bimbo.
Ma il “sostituto”, ancora una volta, si è dimostrato all’altezza.
Il vecchio non ne avrebbe mai dubitato.

Elaborazione grafica di Cristina Mantisi


Spiegazione

Il registratore “Geloso”, che ancora possiedo, funzionante, con bobine  che presentano l’incisione della mia voce da bambino,  è quello che utilizzavo all’età di otto anni per ascoltare i  primi brani beat/rock di cui ho coscienza. Era l’orgoglio tecnologico del mio buon padre.
L’unica (ma nitida) immagine che rimane nella memoria, è quella in cui io, vestito con una maglia a quadri bianchi e blu, con pantaloni corti, ballo, nonostante la mia timidezza, in casa di amici dei miei genitori, orgogliosi del proprio figlio dinamico. Il brano era “Substitute” degli Who, che per me sono diventati, col passare del tempo, Pete Townshend.


Gli Who non mi hanno mai abbandonato, anche se non avevo mai avuto occasione di vederli dal vivo. Sino all’anno di grazia 2007, momento in cui  gli “ Who dimezzati” arrivano all’Arena di Verona.
Per una serie di circostanze il secondo dei due costosi biglietti comprati sei mesi prima passa da moglie a figlio e così provo a spiegare a Niccolò l’importanza dell’evento a cui prenderà parte, cercando di convincerlo che rivaluterà la cosa col passare degli anni.
Il concerto inizia, con mia grande emozione. 
Il brano “Substitute” è ovviamente sempre presente, ma il diluvio interrompe per un’ora il concerto, impedendo di fatto il passaggio di consegne tra padre e figlio.
Ma un po’ di quiete arriva e si ricomincia. Purtroppo la voce di Roger Daltrey, il cantante, unico vero Who assieme a Townshend, sparisce, complice il tempo infame.
Il concerto sta per concludersi tra i fischi dei delusi, ma… arriva lui, “il sostituto”, Pete Townshend, che prenderà in mano le redini del gioco, canterà e suonerà, e permetterà che una magia si compia.
Anche un essere umano lontano da noi anni luce, può accompagnarci nel nostro percorso, diventando di volta in volta “il sostituto”,  il tappabuchi, l’amico e il compagno di gioco.
Poco importa se lui non lo saprà mai!

Il dramma durante "Behind Blue Eyes"



venerdì 17 maggio 2024

Jon & Vangelis, un combo da ricordare!


Jon & Vangelis è il duo musicale composto da Jon Anderson (cantante storico degli Yes) e il compositore di musica elettronica e new age Vangelis, ex Aphrodite's Child. Il duo si formò verso la fine degli anni Settanta e realizzò quattro album e diversi singoli di successo negli anni Ottanta.


Un po’ di storia…

Anderson e Vangelis si incontrarono nella prima metà degli anni Settanta. In quel periodo, Anderson si imbatté nell'album di Vangelis “L'Apocalypse des Animaux” (1973); entusiasmato da quest'opera, decise di conoscere personalmente Vangelis e lo andò a trovare nella sua casa di Parigi.

Nel 1974, quando Rick Wakeman lasciò gli Yes, i due erano già buoni amici e, su invito di Anderson, Vangelis giunse a considerare l'ipotesi di sostituire Wakeman nel gruppo. Alla fine, però, non se ne fece nulla, e gli Yes presero Patrick Moraz. Nel frattempo, Anderson iniziò a collaborare saltuariamente col compositore greco, cantando per la prima volta sulla musica di Vangelis nell'album Heaven and Hell del 1975.

Nel 1976, Vangelis prestò ad Anderson il proprio studio discografico situato a Londra (Nemo Studios), per registrare il primo album solista del cantante, “Olias of Sunhillow”. In seguito alla pubblicazione di Olias, diverse persone si complimentarono con Vangelis per il suo lavoro su quell'album, cosa che lo stupì, perché non aveva suonato neppure una nota.

Nella seconda metà degli anni '70, Anderson continuò ad apparire con sempre maggiore frequenza sugli album di Vangelis: come arpista in “Opéra Sauvage”(1979) e alla voce in “See You Later” (1980). Al volgere del decennio, gli Yes erano ormai sciolti (e Anderson li aveva abbandonati ancora prima dello scioglimento), e prese definitivamente vita il progetto "Jon & Vangelis". I due realizzarono tre album fra il 1980 e il 1983 (“Short Stories”, “The Friends of Mr. Cairo” e “Private Collection”). I primi due includevano anche due brani che furono singoli di grande successo, “I Hear You Now” e “I'll Find My Way Home”. Il modus operandi del duo è stato più volte descritto da entrambi: in sostanza, Vangelis componeva musica strumentale e Anderson ci cantava sopra liberamente, inventando sul momento anche le parole. Queste improvvisazioni venivano registrate e via via raffinate fino a diventare vere e proprie canzoni. Quel periodo fu uno dei più produttivi della carriera di Vangelis, e tutti e tre gli album dimostrano un alto livello di sperimentazione. Brani come “Horizons” (da Private Collection) sono spesso considerati come vere pietre miliari del progressive.

Dopo “Private Collection”, il duo si fermò per qualche anno (una raccolta fu pubblicata nel 1984). Nel frattempo, gli Yes si erano ricostituiti, riaffermandosi anche sulla scena musicale con l'enorme successo di “90125(1983). L'album successivo del duo fu “Page of Life”, pubblicato nel 1991, periodo in cui Anderson si era nuovamente allontanato dagli Yes per dare vita al progetto Anderson Bruford Wakeman Howe. Vangelis contribuì a questo progetto con il brano Let's Pretend”, che compare sull'album omonimo Anderson Bruford Wakeman Howe.

Dopo “Page of Life”, Anderson e Vangelis non hanno più realizzato album come duo, pur continuando a collaborare occasionalmente ai relativi progetti; è di Vangelis, per esempio, la musica della title-track dell'album di Anderson “Change We Must” (1994).

 


Discografia 

Album in studio

1980 - Short Stories

1981 - The Friends of Mr. Cairo

1983 - Private Collection

1991 - Page of Life (riedizione semiufficiale non riconosciuta da Vangelis nel 1998) 

Raccolte

1984 - The Best of Jon & Vangelis

1994 - Chronicles