Proseguo col racconto
del mio fine settimana musicale.
Sabato
sera, alla Casa della Musica di Genova, nella nuovissima struttura in darsena(http://nuke.genovainmusica.it/), sono
stati presentati tre nuovi “lavori” musicali , legati all’area progressive.
Parlo
di “Prog Family” di Osanna e David Jackson, di “Aradia” di Sophya
Baccini e de “Il Nome del Vento”, dei Delirium.
Di
quest’ultimo ho già ampiamente parlato, anche se mi soffermerò su alcuni scambi
di battute tra Martin Grice e pubblico.
In una sala
“bollente” e affollata, i musicisti si sono confrontati con giornalisti,
pubblico e tecnici del settore.
Il tutto moderato e
condotto da Riccardo Storti.
Sophya Baccini (Sophy, come la chiama Martin).
Rimando a prossima e
imminente occasione un giudizio sul suo lavoro, ma credo sia rilevante
inquadrare il suo pensiero, o almeno quello che mi è arrivato.
Ieri
ho parlato di lei come ospite al concerto dei Delirium e come presenza , in
qualità di corista (e pianista)ne “Il Nome del Vento”.
Sophya
ha una voce incredibile, ma quello che colpisce è il personaggio in toto.
In
questa occasione viene proiettato il video, contenuto nel CD, suona e canta
assieme a Lino Vairetti e risponde alla tante domande.
Ho
avvertito la piena soddisfazione del momento, come se tutto a un tratto fosse
arrivato il riconoscimento del suo talento e dell’impegno profuso .
Non
a caso lei ci parla di “... tasselli che sembra stiano andando al posto
giusto, dopo anni di gavetta…”.
Ma il suo esordio è
quello che mi ha colpito di più, perché legato a riflessioni che ultimamente mi
appartengono.
Ad
una domanda legata al suo legame con la musica progressive emerge come Sophya
consideri tale musica alla stregua della classica.
Il
paragone, che potrebbe far inorridire i più rigidi e austeri musicofili, è a
mio giudizio estremamente calzante.
Lei
racconta di come sia una musica “difficile”, che dona la massima possibilità di
espressione , che contiene in se i vari rami e ramoscelli dell’albero musicale,
linee guida e derivazioni.
E
questo è il percorso del suo disco (a me viene sempre il link col vinile) e
della Black Widow.
Martin
Grice si esprime in termini entusiastici, e lo benedice come possibile lavoro
teatrale … non solo musica, ma qualcosa di ancora più complesso che possa dare
vita a differenti forme espressive.
Uno
dei temi della serata è la mancanza di visibilità per chi fa musica di qualità
e, come spesso capita, spunta il festival di Sanremo , e non con scopi
celebrativi.
A
questo proposito Sophya afferma di aver “rischiato” di andare a Sanremo , ma
non mi è parso chiaro se il tono era quello del rammarico o della
soddisfazione.
Il
mio pensiero: se è vero che la
musica sanremese appare lontana anni luce da “Aradia”, è altrettanto vero che
un passaggio al festival garantisce visibilità e può facilitare la
realizzazione dei “seri” progetti personali.
E’
coccolata da tutti, Sophya, segno del riconoscimento del talento, ma appare
evidente che l’aspetto umano è preponderante.
Lino Vairetti
Nella mia adolescenza
ho avuto lì opportunità di vedere due volte gli Osanna, ma avevo solo in mente
la fisionomia di Elio D’Anna.
Ricordo
invece perfettamente “L’uomo”.
Quando
a fine serata racconto a Lino di come io senta quel capolavoro nell’MP3, mentre
corro, o di come io “abbia” toccato Dave Jackson, nel 72, mi guarda sorridendo
, probabilmente pensando :”… ma perché mi racconta ste cose?..”
Caro
Lino, quando parlo di musica perdo ogni tipo di pudore, le barriere cadono e
ritorno adolescente!!!
Dal
dibattito emerge come Vairetti sia l’unico superstite del vecchio gruppo,
circondato da giovani talenti( figlio compreso).
Ma
la grossa novità è la presenza di Dave Jackson, ex Van Der
Graaf Generator.
L’antologia
“Taka Boom”, uscita nel 2001, avente l’obiettivo di ripercorrere gli anni
d’oro, viene messa in ombra, quasi rinnegata, in quanto poco in sintonia con lo
spirito prog.
Anche
oggi parliamo di un’antologia, contaminata dall’etnia napoletana, che prevede
anche la rivisitazione dei primissimi Osanna , tempi in cui i fiati di D’Anna
erano in primo piano. Pensando a quel periodo e a quei suoni , chi meglio di
David poteva contribuire alla causa?
Ma
quella che doveva essere una presenza una tantum si è trasformata in qualcosa
di duraturo, sintomo di un perfetto accordo e amalgama tra i musicisti. Il
risultato è che Jackson è ormai un titolare a tutti gli effetti.
Le
sorprese partecipative non si esauriscono qui e si evidenzia la presenza di David Cross,
Gianni Leone,Tim Stevens e… sarò più preciso nei prossimi
giorni quando descriverò “Prog Family”.
Come
già accennato emerge il problema della mancanza di spazi televisivi, per una
musica che viene considerata poco vendibile .
Ma
esistono persone come Vairetti che progettano e mettono del proprio,
impegnandosi anche economicamente, nel tentativo di fare e proporre musica di
qualità, possibilmente favorendo le iniziative “giovani”.
Gustosa
la scenetta raccontata dalla Baccini, relativa al primo incontro tra lei e
Lino, nel backstage , alla fine di un concerto.
Scambiano
alcune parole e poi lei azzarda e chiede: “… ma tu collaboreresti con me?”
, pronta a rilanciare alla Troisi, dopo il certo rifiuto. E lui:”Sì”... oltre ogni rosea
aspettativa.
Un
giornalista “attacca” gli artisti di Sanremo (sempre loro!!) e Lino prende la
posizione del difensore delle persone iscritte all’albo dei cantanti...“In fondo loro hanno un seguito e fanno ciò
che sono capaci di fare e che viene loro richiesto.”
Unitamente a questo benevolo pensiero, che però non suona come difesa d’ufficio di una categoria, ne ha uno più “acido”, ma davvero grave.
Unitamente a questo benevolo pensiero, che però non suona come difesa d’ufficio di una categoria, ne ha uno più “acido”, ma davvero grave.
E’
un episodio che racconta di come , a fronte di un evento napoletano, in cui
erano presenti artisti storici della musica italiana, il giornalista ufficiale
di un quotidiano importante, preposto alla divulgazione/descrizione di
manifestazioni musicali/culturali, avesse presentato in anteprima un "concerto da museo archeologico”,
di fatto invitando a disertare piuttosto che a partecipare.
Dura
la vita per la “MUSICA” seria!!!
Tra
le tante attività organizzative di Vairetti, il festival di AFRAKA,
acronimo di Afragòla, Frattamaggiore più il rafforzativo KA, somma di molti
paesi (con la "C" iniziale) da lui chiamati “bassi”, proposto ormai
da 15 anni, con partecipazioni straniere importanti (Emerson, Animals, Palmer
…)
E
a questi eventi partecipano molti giovani e giovanissimi, segno che forse
qualcosa sta cambiando (e che i padri lavorano bene, aggiungo io!).
Nella
discussione spazi-Sanremo-visibilità subentra Gasperini della Black Widow, con
un intervento per me interessantissimo e sorprendente.
Il
suggerimento è quello di non occuparsi troppo di televisione e visibilità e
cercare la propria strada e seguirla con passione e tenacia. Il tutto è
confortato da dati alla mano, quei numeri che dicono che l’andamento delle
produzioni B.W. in corso è positivo, senza necessariamente passare attraverso
luoghi istituzionali.
Martin Grice e Ettore Vigo
Sono i creatori delle
musiche del CD, mentre i testi sono di Mauro La Luce, tutti e tre presenti.
Per
i dettagli della presentazione vedere:
La domanda più
succosa riguarda il concerto della sera precedente, ma riporta ad una
situazione generale, in bilico tra la sofferenza e il piacere.
Inutile
ricordare che i Delirium hanno un passato illustre, che li accosta a brani
superconosciuti , e magari a Ivano Fossati.
Loro
ormai sono altra cosa, ma i passaggi televisivi sembrano garantiti da brani
come Jeshael o Dolce Acqua.
Analogamente,
le hit del passato vanno eseguite durante i concerti, perché il pubblico
richiede anche quelle, e “... la gente deve andare a casa soddisfatta”.
Questa
è stata la risposta di Grice, a chi gli domandava il motivo per cui la sera
prima non fosse stata colta l’occasione per proporre tutto “Il Nome del Vento”.
Mancanza
di tempo e conseguente difficoltà nella coordinazione di Delirium, vecchi e
nuovi (Di Martino è tornato da poco) con il quartetto d’archi, ma soprattutto
volontà di soddisfare i fan, quelli attuali e quelli che arrivano da lontano,
temporalmente parlando.
Certo,
l’immagine di Martin che suona il flauto mentre guida il TIR , proponendo nuovi
fraseggi, al telefono con Ettore Vigo… beh, resterà il simbolo di questa serata
, come caratteristica evidente della passione che spinge gli uomini, in
qualsiasi campo essi si muovano, a tirare dritti, seguendo i propri amori e
talenti, nonostante le mille difficoltà che la vita propone.