"Non
vendere te stesso.Tu sei tutto ciò che hai"
(Janis
Joplin)
Il 4 ottobre del 1970 ci lasciava prematuramente Janis
Joplin: sono quindi passati 54 anni, ma la sua immagine, quella che la disegna come artista
maledetta, è ancora nitida e potente.
Per ricordarla ho recuperato una biografia sintetica
che aiuta ad inquadrarla…
Janis
Joplin fu uno dei grandi miti degli anni '60, situazione alimentata ancor più
dopo la sua morte.
E` uno
dei casi in cui vita e arte si confondono ed è difficile giudicare l'una senza
tener conto dell'altra. Fu senza dubbio una grande cantante, dotata di una voce
che è rimasta uno degli archetipi del canto blues. Fu invece una pessima
musicista, incapace di scrivere brani memorabili e limitata a eseguire cover
d'autore.
Janis
Joplin fu fedele nello spirito, travagliato e disperato, nel destino,
emarginato e fatale, e nel canto, vibrante e passionale, ai grandi bluesman del
Delta: "un incrocio fra una
locomotiva a vapore,
Calamity Jane, Bessie Smith, una trivella e un liquore disgustoso",
com'ebbe a dire un critico del tempo.
Janis
Joplin era nata in Texas e
aveva avuto un'adolescenza turbolenta, nonostante fosse di famiglia abbiente.
Nel 1963 arrivò per la prima volta a San Francisco e cominciò a esibirsi nei
club alternativi. Nel 1966, nel pieno dell'era hippy, trovò impiego in pianta
stabile come cantante dei Big
Brother & The Holding Company.
Il loro
primo disco, Big Brother & The Holding Co (Mainstream, 1967), orrendamente
registrato, diede già la misura del blues-rock del gruppo, ma fu la loro
esibizione al festival di Monterey del giugno 1967 ad attirare l'attenzione su
quell'indemoniata cantante.
La
leggendaria potenza dei loro show venne meglio immortalata sul secondo album, “Cheap Thrills” (CBS, 1968), ora che le
chitarre di Sam Andrew e James Gurley erano maturate e fornivano l'adeguato
accompagnamento all'istrionismo della cantante.
Joplin
era già un personaggio, che sul palco metteva in vista esibizionismo, autocommiserazione e una scandalosa volgarità.
Univa un
temperamento emotivo e una personalità insicura, una disastrosa vita
sentimentale, una precoce assuefazione agli stupefacenti, alcoolismo da
angoscia e solitudine. Sfogava le sue nevrosi nei concerti. Davanti al pubblico
le sue terribili tensioni esplodevano. La sua voce roca, deteriorata
dall'alcool e dal fumo, strillava con forza disumana e bisbigliava con
tenerezza struggente. Più che "cantare", Joplin gemeva, rantolava,
delirava. Ogni canzone era un rituale di autodistruzione in cui Joplin elargiva
tutte le proprie forze.
Al
termine di un concerto disse che si sentiva come se avesse fatto l'amore con
migliaia di persone e fosse tornata a casa sola.
In "Pieces Of My Heart" sembra
veramente che le stiano strappando il cuore quando grida sgolata "... take
another little piece of my heart".
La lunga,
strascicata litania di "Ball And
Chain" (il classico di Big Mama Thornton) divenne un po' la metafora
della sua vita.
Lasciati
i Big Brother, Janis Joplin incise poi "I Got Dem Ol' Kozmic Blues” (1969), un disco molto meno spontaneo.
Joplin
sembra volersi inventare una nuova carriera come cantante soul, ma riesce
sempre meglio in blues tormentati come “Try”
(ancora di Ragovoy).
Era già
arrivata al capolinea. I suoi atteggiamenti da primadonna irritavano tutti.
Si stava
disintossicando ma nell'ottobre del 1970 ebbe una ricaduta che le fu fatale: morì
sola in una camera d'albergo di Hollywood.
I
discografici misero insieme le ultime registrazioni e pubblicarono "Pearl "(1970),
che è il suo album più maturo. Invece della strega oltraggiosa Joplin si rivela
una creatura vulnerabile, che si esprime nei blues melodrammatici di "Half Moon", "Move Over", "Cry Baby", "My Baby" e "Get It While You Can" (le ultime
tre ancora di Ragovoy), sposando la propria ruggente voce ora a un boogie da
saloon e ora a un gospel accorato.
E finisce per commuovere quando canta a cappella
"Mercedes Benz", senza
sapere che la ascolteranno come un requiem.
Joplin,
più che uno stile, impose un personaggio emblematico di quella generazione
disperata di ragazzi scappati da casa per cercare un mondo migliore, e, dopo
estenuanti torture, fucilati dalla realtà.per cercare un mondo migliore e, dopo estenuanti
torture, fucilati dalla realtà.
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