Nel dicembre del 2015, mese in cui ricorreva il centenario della sua
nascita, scrissi questo articolo per ricordarla.
Dicembre 2015
Il ricordo di Edith Piaf a cento anni dalla sua nascita
Se Edith
Piaf fosse ancora viva compirebbe 100
anni!
Ma cosa scrivo… “il passerotto” è più vivo che mai, e non solo perché a lei ci si
aggrappa nei momenti difficili, i più complicati in assoluto!
Un’ancora? Un punto di sicuro
ristoro? Una certezza?
Ma sì… i tempi passano, e più aumenta
il nostro “ammodernamento” è più si moltiplicano le guerre, che ora sono
intelligenti, da microchirurgia, da scienziati della materia. E mentre
diventano comuni concetti come “boots on
the ground” ci accorgiamo di quanto vorremmo essere lontani da certi modi
di pensare, di quanto ci piacerebbe ricorrere alla canzonetta - se amiamo la
musica - per trovare momenti di socializzazione, quell’unione di intenti che
sembra ormai una bestemmia per milioni di persone.
LEI è ancora
viva, più presente che mai.
Non ho mai comprato i suoi dischi,
eppure la conosco da sempre. A dire il vero non credo di aver mai comprato un
disco francese… rock o pop non fa differenza, eppure amo profondamente quella
gente e quella cultura che ho conosciuto dall’interno per oltre vent’anni; il
problema è che… l’unione dei suoni e dell’idioma francese mi provoca una grande
tristezza immediata: provo ancora profondo malessere nell’ascoltare “La poupèe qui fait no”, di Michel
Polnareff, la prima canzone che ho imparato a suonare alla chitarra: roba da
psicanalisi!
Ma cosa c’entrano i miei accadimenti
personali con Edith Piaff?
Esistono cantanti, artisti,
musicisti, che ti entrano dentro senza che tu abbia intenzione di cercarli, e si
inseriscono nella tua vita puntellando avvenimenti sul momento insignificanti,
che scopri nel tempo come fondamentali alimentatori del ricordo.
Il mio amico e maestro Andrè Vetel,
non più tra noi, nei momenti difficili, quelli carichi di tensione, riusciva a
riportare la tranquillità facendo roteare il suo corpo ingombrante e
fischiettando “La vie en rose”: che
meraviglia!
Già, “La vie en rose” e la Piaf!
Sono passati cento anni dalla sua nascita, ed Edith Piaf rimane agli occhi del mondo l'icona, il simbolo della Francia, come hanno dimostrato in questi giorni i numerosi tributi rivolti da ogni paese alla capitale dopo la strage del 13 novembre, omaggi forniti attraverso le canzoni del “passerotto”, appellativo attribuitole a causa della sua minuscola fisicità.
Nata il 19 dicembre del 1915 nel
popolare quartiere di Belleville, si trasforma nel tempo in un punto di
riferimento del suo paese, prendendo posto accanto alla bandiera tricolore, alla
Tour Eiffel e alla “Marsigliese”.
In lacrime, Madonna ha interrotto il
suo concerto di Stoccolma per cantare "La
Vie en rose". È con "L'Hymne
à l'amour”, a Los Angeles, che Celine Dion ha scelto di rendere omaggio
alle vittime durante gli American Music Awards (AMA).
In Messico, la società di calcio
Tigres, dove gioca il calciatore della nazionale André - Pierre Gignac, ha
diffuso "La Môme" dopo il
minuto di silenzio, mentre sui social network fiorivano estratti dalla versione
originale di "Sous le ciel de Paris"
e video di cantanti anonimi che riproponevano "Je ne regrette rien".
Prima del contenuto delle sue canzoni
è la sua voce che ha toccato e contaminato uomini e donne in tutto il pianeta,
quella timbrica vocale che resiste al tempo e ai confini, spesso rigidi e
ruvidi, ed è commovente constatare che la fragile ragazzina di Belleville ha
ormai un posto in prima fila quando il paese piomba nella tragedia e si
aggrappa istintivamente alle certezze. Ma più che la Francia Edith simboleggia
lo spirito parigino, la fraternità, il popolo.
Di lei si ricorda la vita un pò…
perturbata e il suo cammino è stato tutt’altro che ortodosso, tanto che
leggendo la sua storia risulterebbe difficile considerarla a priori una eroina,
una portatrice sana dei valori francesi, quelli che solitamente si trasmettono
con l’esempio di vita, con i comportamenti. Ma tutto questo svanisce al
cospetto del suo fuoco sacro, della passione assoluta per il suo mestiere, della
sua forza inarrestabile.
Edith Piaf è la prima artista
francese ad aver avuto un pubblico veramente internazionale, con un seguito copioso
negli Stati Uniti e, assieme a Charles Aznavour, rimane tra i pochi ad aver trovato
il grande successo estero cantando nella propria lingua.
Dal giorno della sua morte, arrivata
prematuramente il 10 ottobre 1963, la sua fama non ha mai vacillato. "La Vie en rose", di cui aveva
scritto le parole, continua a figurare tra le canzoni che producono maggiori introiti
legati ai diritti d’autore, segno che la sua notorietà non ha mai conosciuto
momenti di crisi.
Il successo mondiale del film di Olivier Dahan - La Môme - e l'Oscar come miglior attrice ottenuto da Marion Cotillard, ha maggiormente evidenziato l'aura di un’artista le cui canzoni sono state riproposte da Lady Gaga e da Grace Jones, dalla rocker inglese Anna Calvi e da Frank Sinatra. La prova del gradimento che la Piaf continua a generare, un centinaio di anni dopo la sua nascita è l’interesse che le sue canzoni e la sua vita suscitano ancora in tutto il mondo, da Rio a Budapest via Londra o New York, in un teatro importante o in un piccolo locale di periferia.
A conclusione propongo una canzone, “Milord”, tra i suoi brani più conosciuti, che presenta un testo di Georges Moustaki.