I savonesi Dust Memories presentano l’album di esordio,
“Alienation”.
Parlare di un primo atto porta solitamente a pensare a
inesperienza e immaturità creativa… beh, certamente Lorenzo Ferrando e Matteo
Damele sono molto giovani, ma il loro lavoro ha avuto una maturazione di
ben cinque anni, tempo durante il quale sono cresciuti, così come si è evoluto il loro progetto.
Sono loro stessi a raccontarsi nell’intervista a
seguire, cosa necessaria, utile a scoprire motivazioni e curiosità.
Disco di oltre 48 minuti, suddivisi su 10 tracce,
propone un tema concettuale che lega i differenti episodi: la frustrazione e l’alienazione
della razza umana, caratterizzata dalla presenza di razionalità e istinto,
quest’ultimo spesso soffocato dalla necessità di convivere all’interno di
codifiche realizzate da chi, a turno, ha il potere di dettare le leggi e
stabilire codici di comportamento etici, spingendo verso omologazioni che giustificano
l’abbattimento di ogni tipo di coerenza e moralità, come descriveva George
Orwell settant’anni fa nel suo romanzo, “1984”, autore utilizzato all’interno
del progetto.
Dal punto di vista meramente musicale “Alienation” è davvero sorprendente, e l’impegno
profuso nell’arco di un lustro è premiato dal fatto che Ferrando e Damele hanno
creato qualcosa di sufficientemente nuovo.
Il punto di partenza sono gli ascolti variegati di
musica del passato, passioni magari non in comune, ma che trovano momento di
sintesi quando ci si ritrova a creare in studio, una sorta di laboratorio
sonoro dove, accanto agli strumenti tradizionali, compare la tecnologia, la manipolazione
dei suoni, l’elettronica, senza dimenticare - a proposito di elettronica - il
colore espressivo - e romantico - del Theremin, uno strumento nato cento anni
fa, difficile da gestire, spesso usato nei live per il suo forte impatto
scenico dovuto all’assoluta mancanza di contatto fisico.
Ne nasce un suono che mi appare difficile da
definire ed etichettare, dove la psichedelica floydiana si accavalla alla
ballad, la ritmica digitale si integra a suoni più tradizionali, gli aspetti
vocali rafforzano le atmosfere evocative, mentre le ere conosciute si
miscelano, tra rock e punk, prog e delicatezza acustica.
Con l’alternarsi dei brani gli umori cambiano, il
mood si modifica e l’urlo volge in serenata… sino ad una rottura completa, una
distruzione delle tradizioni, una forza d’urto che è stata la peculiarità del
punk di fine anni ’80.
Rock iconoclasta per i Dust
Memories, a cui va riconosciuta la perseveranza in un lavoro che, agli albori,
poteva forse essere scambiato per il gioco un pò velleitario di due ragazzi
intraprendenti, un esercizio compreso tra la passione musicale e la necessità
di sfoggio di intellettualismo, stato tipico di
alcuni momenti della vita.
Non ho idea di come fosse “Alienation” in fase embrionale, ma certo è che metabolizzazioni e rivisitazioni
hanno alla fine dato un tratto caratterizzante a questo ensemble, con un
giudizio che, per essere completato, dovrebbe avvalersi anche della prova live,
che forse presto arriverà. Intanto è prevista l’uscita di un lungometraggio che
permetterà di saperne di più, e che contribuisce all’ampliamento di un progetto
che definire musicale appare limitativo, essendo summa di arti e skills ad
ampio raggio.
Sono tempi duri, e forse la vita musicale dei Dust
Memories sarebbe stata più facile se fossero calati sulla terra in tempi
lontani, quelli che loro, sapientemente, hanno saputo raccogliere, elaborare, e
personalizzare creando alla fine un prodotto unico e di grande qualità.
E in attesa di una loro performance propongo una
chicca: “High Hopes/Neve e Sangue”:
Lo
scambio di battute…
Vorrei partire da
un po’ di storia: come e quando nasce il progetto DUST MEMORIES?
Dust Memories:
Ci siamo conosciuti nel 2013 durante un
festival di musica al quale partecipavamo entrambi come musicisti. Dopo le
presentazioni ci siamo messi subito al lavoro con l’idea di creare un EP di
qualche traccia. Non ci conoscevamo per nulla e a disposizione avevamo
pochissimi mezzi, sia a livello di attrezzatura che a livello di competenze
tecniche. Tuttavia, dopo poco tempo ci siamo orientati verso un progetto più
ambizioso: realizzare un disco completo.
Intuisco dai
credits che dietro ad “Alienation” ci sia un lungo e faticoso lavoro e, vista
la giovane età, le vostre scelte musicali e le idee che le supportano mi
sembrano sorprendenti e sicuramente in controtendenza rispetto a quanto
propongono i vostri coetanei: da dove nasce questa predisposizione alla
sperimentazione?
Dust
Memories: Noi due proveniamo da mondi
musicali opposti, e allo stesso tempo complementari, per cui la sperimentazione
in “Alienation” è l’unico linguaggio
con cui riusciamo a comunicare tra noi. Si può dire che nasca da un vero e
proprio “bisogno”. È il fil rouge di queste dieci tracce, il punto di
equilibrio musicalmente instabile in cui ci troviamo d'accordo e a nostro agio.
La sperimentazione inoltre è intrinseca a questo album: il progetto del disco è
durato cinque anni nei quali i nostri gusti si sono modificati e affinati e il
nostro stile è cresciuto portando a un’acquisizione graduale di nuove
competenze e capacità. Imparavamo facendo e più imparavamo più le tracce
precedenti non rispondevano al nostro nuovo modo di sentire; molti pezzi sono
stati visti e rivisti, modificati e a volte cancellati del tutto, in una
continua ricerca di nuove sonorità, strutture e forme.
Non amo molto le
etichette ma mi piacerebbe sapere come definireste la vostra musica.
Dust
Memories: La risposta più corretta a
questa domanda sarebbe che non lo sappiamo nemmeno noi. Siamo partiti da
ascolti di artisti estremamente diversi, tra cui Pink Floyd, Bjork, Depeche
Mode, Radiohead, Ministry e Nine Inch Nails (la lista è molto lunga), che hanno
segnato il nostro modo di comporre. Ispirandoci a loro abbiamo cercato di
creare un nostro stile che astraesse e sintetizzasse parte di ciò che amavamo
in questi artisti. Per questo nell’album ci sono influenze industrial, trip
hop, progressive rock, ma non solo.
Che cosa unisce le
liriche di Matteo Damele? Esiste un filo conduttore?
Matteo: Si tratta in effetti di un concept album.
I personaggi principali sono due, Apollineo e Dionisiaco, esseri senzienti che
abitano la mente dell'essere umano, rispettivamente parte razionale e parte
istintiva. Noi seguiamo il loro percorso dalla nascita di Apollineo, quando
dalla preistoria passavamo alla storia, fino a un possibile futuro. Le
alienazioni, dalle quali prende il nome il titolo del disco, sono tutte le
repressioni della parte dionisiaca, che vengono raccontate in maniera episodica
dai testi dei brani: religione, politica, tecnologia, ecc.
Pubblicheremo
a breve un film che accompagnerà la musica del disco, per raccontare le
vicissitudini di Apollineo e Dionisiaco non più in modo episodico ma lineare.
La scelta della
lingua inglese trova cedimento in un paio di testi in italiano: come mai questa
scelta?
Matteo:
Ho sempre amato la mia lingua madre.
Penso sia affascinante nel suo essere morbida, rotonda ma al tempo stesso
versatile e a volte violenta, con le sue R e le sue S. Amo inoltre la
letteratura italiana e il teatro italiano.
Non la amo nei generi musicali nati in paesi
parlanti lingue di ceppo germanico, come la lingua inglese o il tedesco. La
trovo una forma nella quale i nostri vocaboli stanno stretti, si trovano
compressi. Il 4/4 di un beat elettronico di un brano in tedesco, o di un
pattern ritmico di un gruppo inglese, si sposa con una lingua essenziale,
puntuale, diretta. Mi piace il fatto di aver unito due mondi così diversi e di
aver estremizzato la geometricità dell'idioma inglese e di aver lasciato la mia
lingua madre libera di scorrere in un verso libero.
Mi incuriosisce
anche la scelta del testo di Orwell (la title track) e l’undicesimo brano,
“Neve e Sangue”, che compare separato nel booklet ma unito al decimo brano,
“Highs Hopes”.
Matteo:
Nella nostra interpretazione di “1984”
Federico Ferrando ha interpretato O'Brien, agente governativo che tortura
Winston, il protagonista. Cerca di convincerlo a cambiare idea rispetto al
partito e ad omologarsi al bispensiero, e nel farlo indice una dissertazione
filosofica dove si parla di che cosa sia la realtà. Le tematiche espresse da
questo estratto sintetizzano una quantità sorprendente di alienazioni,
dall'omologazione, al dogma, al linguaggio, al totalitarismo, all'etica, alla
gnoseologia, tutte indirizzate al controllo e alla repressione.
“Neve
e Sangue” è separata da “High Hopes” da un punto di vista letterario, ma non da un punto di
vista musicale. Mi piace l'idea di darle dignità letteraria ma di renderla
inscindibile dal resto. “Neve e Sangue”
si conclude prima dell'assolo di pianoforte, facendo da ponte tra una prima
parte cantata e una terza parte strumentale; di conseguenza non lo vedo come
l'undicesimo brano, ma come la seconda parte del decimo.
Ascoltando le
tracce, e leggendo la strumentazione utilizzata, salta all’occhio come al
fianco di tanta tecnologia ci sia lo strumento elettronico più antico del
mondo, il theremin, suono che si potrebbe facilmente riprodurre con qualsiasi
tastiera evoluta: come nasce la scelta?
Lorenzo:
È uno strumento dal suono unico,
evocativo e caratterizzante e ho pensato che questi aspetti avrebbero potuto
dare quel tocco in più al nostro album. Nonostante sia molto difficile da
“padroneggiare”, il theremin ha una capacità espressiva così particolare che la
riproduzione, anche se con una buona tastiera, non avrebbe potuto restituire lo
stesso effetto; può portare verso sentieri melodici e timbrici poco esplorati e
difficilmente raggiungibili da altri strumenti.
Chi - e come - ha
fattivamente contribuito alla realizzazione del vostro album?
Dust
Memories: Dal 2014 Simone Donato è un
membro effettivo dei Dust Memories. Oltre ad aver contribuito alla composizione
della traccia “Alienation”, oggi
ricopre il ruolo anche di grafico del gruppo. Omar Tonella ha suonato la
chitarra in “Delete Brain” e Sara
Caviglia è la voce femminile nell’ultimo brano, “High Hopes”. Successivamente si sono uniti a noi Nicole Isetta e
Federico Ferrando, nei ruoli rispettivamente di ballerina e attore, oltre che
di modelli per la parte visiva dell’album. Le foto sono state realizzate da
Silvia Mazzella. Elfish recording studio, nella persona di Emanuele Cioncoloni,
ha curato il mastering dell’album. A tutti loro, ovviamente, va un affettuoso
ringraziamento.
È ipotizzabile
pensare ad una proposizione live di “Alienation”.
Dust
Memories: Sicuramente la proposizione
live sarà una bella sfida: il progetto coinvolge molte persone e unisce varie
arti che dovranno essere ben integrate tra loro. Questa estate Simone Brunzu,
alla batteria, è diventato il quarto membro del gruppo e recentemente si è
aggiunta Laura Torterolo che canterà in “High
Hopes”. Il progetto live includerà anche performance dal vivo di Nicole e
Federico insieme ad una proiezione del lungo metraggio che proprio in questi
giorni stiamo concludendo.
Avete pensato a incontri di pubblicizzazione
del vostro lavoro?
Dust
Memories: No, al momento non abbiamo
ancora programmato nessun incontro. Tuttavia speriamo di avere al più presto
l'opportunità di organizzare un evento in modo tale da poter parlare del nostro
progetto e approfondire le tematiche trattate.
Il progetto DUST
MEMORIES prevede altre tappe future?
Dust
Memories: Al momento stiamo finalizzando
una serie di video (lungometraggio diviso in capitoli) che
offriranno/permetteranno un’immersione maggiore nel mondo e nel concept che
abbiamo creato. Nel lungo termine non sappiamo esattamente cosa succederà. Il
progetto è estremamente “energivoro” e richiede un’enorme quantità di tempo, ma
noi siamo intenzionati a sorreggerlo e ampliarlo, anche se al momento non
sappiamo esattamente che direzione prenderemo.