Il mese di aprile del 2013 porta bene ai gruppi prog italiani che registrano piccoli gioielli al Club Città di Tokyo: il contesto è l’Italian Progressive Rock Festival, il nome della band, in questo caso, è quello dei Maxophone.
Ne scaturisce un “Live in Tokyo” che ripropone l’album
di esordio, “Maxophone”, rilasciato all’inizio del 1976, con alcune aggiunte
significative a cui farò accenno a seguire.
L'etichetta è ancora una volta Immaginifica by Aereostella(Self/Pirames International).
Riascoltando la musica dei Maxophone viene da chiedersi il motivo di una vita interna ai seventies così breve e di una bassa intensità produttiva, tenuto conto delle soddisfazioni ottenute all’epoca - passaggio in RAI e partecipazione al Montreux Festival - e della chiarezza di idee sul progetto da portare avanti - registrazione dell’album in lingua inglese per i mercati esteri. Probabilmente, anche in questo caso, proporre quella musica in Italia, a metà degli anni ’70, significava essere in leggero ritardo sul movimento “Prog”, che dopo una spinta incredibile iniziava a rallentare, e di lì a poco si sarebbe pressoché arrestato. "Leggero ritardo" ma... fondamentale.
Riascoltando la musica dei Maxophone viene da chiedersi il motivo di una vita interna ai seventies così breve e di una bassa intensità produttiva, tenuto conto delle soddisfazioni ottenute all’epoca - passaggio in RAI e partecipazione al Montreux Festival - e della chiarezza di idee sul progetto da portare avanti - registrazione dell’album in lingua inglese per i mercati esteri. Probabilmente, anche in questo caso, proporre quella musica in Italia, a metà degli anni ’70, significava essere in leggero ritardo sul movimento “Prog”, che dopo una spinta incredibile iniziava a rallentare, e di lì a poco si sarebbe pressoché arrestato. "Leggero ritardo" ma... fondamentale.
La vita musicale dei
milanesi Maxophone durerà un fazzoletto temporale, circa quattro anni, sufficienti però a lasciare il segno.
Un minimo di storia…
La formazione
originale era composta da Roberto Giuliani (chitarra elettrica, voce e piano), Alberto Ravasini (voce solista, basso,
chitarra acustica e flauto dolce), Sandro
Lorenzetti (batteria) Sergio
Lattuada (Hammond e piano elettrico), Maurizio
Bianchini (corno, tromba, vibrafono e percussioni) e Leonardo Schiavone (clarinetto, flauto e sax). Denominatore comune
tra i componenti la band gli studi classici e approfonditi.
L'unico album di quei giorni si trova temporalmente a metà strada tra
il 45 giri di esordio e quello che sancisce la fine momentanea dell’attività.
Nel 2008, la band si ricompone, con due soli membri originali - Lattuada
e Ravasini - ma con l’integrazione di Marco Croci (basso, voce), Carlo Monti
(batteria, violino) e Francesco Garolfi,
poi sostituito da Marco Tomasini
(chitarra, voce).
La riscoperta dei Maxophone
- e di tanti altri gruppi che hanno
seguito percorso analogo - è connessa alla rinnovata voglia di musica
progressiva che, se non è assimilabile a quella di un tempo, è comunque
legata alla necessità di ritrovare la qualità, che niente ha a che vedere con
la facilità di ascolto propinata quotidianamente dai mass media.
Live in Tokyo, oltre ai brani di “Maxophone”, contiene un paio di inediti, tra
origini e futuro: L’isola, un pezzo seminale, del 1972, mai inciso, e Guardian
angel, una spruzzata del progetto prossimo. Chiude il cerchio Our
Guilding Star, la versione inglese de Il fischio del vapore,
il 45 giri con cui terminò la prima fase di attività. Un grande live, un grande album!
Credo che difficilmente si possa
trovare una tale varietà di suoni e una grazia musicale simile.
I Maxophone sono stati paragonati
ad alcuni mostri sacri del passato, e a volte le comparazioni possono
infastidire, ma trovo strabiliante l’unione tra una marcata perizia tecnica e
il raggiungimento dell’obiettivo, che è quello di fornire piacere a orecchie,
testa e cuore. Si sa, non basta il know how superiore per riuscire a
emozionare, ma ciò che ho ascoltato in questo “prodotto orientale”, mi pare una
delle possibili sintesi del mio personale concetto di ideale musicale: bravura
e talento, certo, ma un gran calore propositivo che è poi quello che fa la
differenza.
Utilizzo un brano che non è
storico, ma è inserito in un quadro futuro - e questo mi fa ben sperare - quel Guardian
Angel che propongo a seguire.
La musica è un veicolo
formidabile per alimentare ricordi, aneddoti e profumi.
Era il 20 ottobre del 1973, e nel
mio concerto pomeridiano - unica possibilità concessa ad un adolescente - vidi in
sequenza “la spalla” Acqua Fragile e
a seguire i Gentle Giant:
impossibile spiegare efficacemente come fossero dal vivo!
Ecco, ascoltando questo nuovo
brano dei Maxophone sono tornato all’emozione di quel giorno, e all’unione
delle due band on stage, con l’incredibile fusione tra aria lanzettiana e trame
… giganti… ma gentili!
I Maxophone mi hanno impressionato, realizzando
un ponte tra ere e stili musicali, confezionando un album che contiene al
contempo il testamento e la visione del futuro, dimostrando che ciò che può
sembrare d’acchito di laboriosa assimilazione, nella sua commistione di rock,
jazz, classico, tempi dispari e gioco vocale, è in realtà qualcosa di impatto
immediato, che merita il massimo sharing.
E mai come in questo caso l’opera
di condivisione diventa un obbligo… per chi ama la musica.
Tracks List
1. Antiche Conclusioni
Negre (8:39)
2. L'isola (7:37)
3. Elzeviro (7:54)
4. Fase (7:39)
5. Al Mancato Compleanno di una Farfalla (7:39)
6. Mercanti di Pazzie (8:28)
7. Guardian Angel (6:18)
8. Our Guiding Star (Il Fischio del Vapore) (8:00)
9. C'è un Paese al Mondo (8:54)