HillPark è il primo album solista di Valter Monteleone, musicista
di lungo corso che si propone con un progetto “studio” da one man band, sei tracce
per una trentina di minuti di musica.
Come emerge nell’intervista a seguire, la batteria è lo
strumento più … vicino all’esigenze espressive di Monteleone ma, dimostrando
ottime capacità di polistrumentista, Valter si cimenta anche con chitarre, basso, tastiere e piano.
Aggiungo anche una voce caratteristica in un paio di brani cantati in inglese, HillPark e Castle.
Il tappeto musicale è il jazz, e su quel terreno confortevole perché ben
conosciuto vengono tessute trame di differenti matrici, dal “Jazz al rock, dal blues alla bossanova, dal
tango al pop e allo swing”(dal
comunicato stampa ufficiale).
Le linee guida sono quelle del racconto di una fetta di vita attraverso
il viaggio, fisico o idealizzato. Niente come un’esperienza itinerante colpisce
la nostra fantasia e stimola a cercare il percorso della creazione, ma avere la
capacità di trasformare immagini in musica è cosa per pochi; in “HillPark” i
commenti musicali privi di liriche risultano particolarmente efficaci e
spingono l’ascoltatore, in maniera del tutto naturale, ad iniziare un viaggio
proprio, abbinandolo magari a ricordi
personali.
C’è la bossanova utilizzata per dipingere il Sud America … c’è il jazz
rock di fine anni ’60 che dipinge un immaginario tour oltremanica tra castelli
sempre sognati… c’è lo swing che racconta una giornata piovosa passata in terra
toscana… c’è la fusione di stili - dal valzer al tango al flamenco - che nasce
pensando ai giardini di Salisburgo.
Un continuo altalenare di stili che riconducono all’amore primordiale, il
jazz, nella sua massima espressione di libertà: la jam session su cui calare a turno il proprio pensiero ed estro
musicale.
Il progetto così come ideato - un uomo solo che crea ed esegue - dovrà
trovare adeguata risistemazione per la proposizione live, perché sarebbe un
vero peccato non poter presentare il “castle dream” anche on stage.
Il cocktail è indovinato, fascinoso e capace di toccare i sentimenti più
profondi, e credo che a un musicista non si possa chiedere di più!
Da ascoltare.
L’INTERVISTA
Scrivere il primo
libro, registrare il primo album solo, dipingere la prima tela… tutte azioni
che spesso sono un bilancio di vita, un punto e a capo. Che cosa rappresenta
per te “HillPark”?
HillPark
è un semplice esperimento, non rappresenta certamente un bilancio di vita; è
nato dalla pura curiosità di ascoltare i singoli arrangiamenti dei brani da me
composti, analizzando in studio le varie sonorità e gli accostamenti di diversi
stili musicali. Direi invece che rappresenta, sempre secondo me, un buon punto
di partenza per proporre, nell’ambito del jazz, nuovi temi su cui improvvisare
in jam session, ma soprattutto semplici temi, esposti nella classica forma
degli standard-jazz raccolti nei Real Book.
Hai registrato da solo
ogni strumento e hai cantato. Perché questa autarchia musicale? Avevi bisogno
di qualcosa che fosse solo tuo, difficile da condividere con altri musicisti?
In
passato ho effettuato numerose registrazioni in studio e live con vari gruppi,
dalla big band all’ottetto, al quintetto, al trio (Taras Jazz Forum Orchestra,
New Orleans Taras Jazz Band, JT & C Project, Academy Jazz Trio, Soul Jazz
Duo, Plurima Mundi, Art Jonica Jazz Quartet); tutte formazioni nelle quali la
musica d’insieme assumeva un preciso significato e il modo di suonare si
interfacciava tranquillamente con gli altri musicisti. Tuttavia suonare da
solo, senza condividere con altri le emozioni che si trasmettono, pensando
unicamente alla ricerca del giusto arrangiamento, è stata un’esperienza unica.
Certamente non ho intravisto nessuna autarchia, è un termine che assolutamente
non si addice al mio stile musicale.
Che cosa rappresenta per te la collaborazione
con Luca Scornavacca?
Luca Scorny
Scornavacca è un grande fonico e sound engineering; nel suo studio, e in parte
anche nel mio, abbiamo vissuto delle sedute di registrazioni molto intense,
senza però stancarci eccessivamente. Ci siamo compensati a vicenda riguardo
alle nostre singole esperienze, raggiungendo, credo, un discreto risultato.
Come pensi potrai
trasferire la tua condizione di “one man band” in fase live, mantenendo una
buona rappresentatività del lavoro in studio?
Una buona band di
musicisti sarà la giusta condizione per promuovere il risultato di HillPark in
versione live. E’ attualmente in fase di definizione e sicuramente assumerà una
configurazione jazzistica; i brani dell’album, come già detto, si prestano
all’improvvisazione tra le varie esposizioni dei temi.
I viaggi e i luoghi
che capita di “toccare” nell’arco di una vita lasciano segni indelebili in ogni
persona, anche nelle meno sensibili. Qual è l’immagine più significativa tra
quelle da te descritte ( o immaginate)?
Sicuramente
HillPark è ispirato ai luoghi del mio vissuto; la musica in esso contenuta
rappresentava, nel momento in cui la componevo, un continuo scambio di
sensazioni tra l’atmosfera vissuta negli anni passati e quella presente durante
la composizione. In quel momento rivivevo le sensazioni vissute in precedenza,
riascoltavo voci o suoni percepiti allora, riassaporavo i profumi tipici dei
luoghi a me più cari. Ovviamente non era solo un tuffo nel passato ma anche un
confrontarsi col presente; l’immagine che ricorreva più frequentemente era
comunque quella dei castelli, forse il cd avrebbe dovuto chiamarsi “castle
dream”!
Ciò che scaturisce
dalla tua musica è una vasta serie di esperienze musicali, impossibile da
inserire in un’unica categoria. Come nasce, musicalmente parlando, Valter
Monteleone?
Ho iniziato la mia
attività musicale come turnista in varie formazioni, alla fine degli anni ’60,
iniziando come chitarrista e in seguito come batterista. Il genere era il pop,
con il riferimento fisso alla musica anglo-sassone che in quel periodo era
imitatissima e invidiatissima. I gruppi di cui facevo parte proponevano spesso
la musica degli Aphrodite’s Child, dei Beatles, dei Procol Harum. Successivamente,
passando al jazz, ho assaporato la sua cultura musicale e contemporaneamente,
in età adulta, ho frequentato l’Accademia Musicale Mediterranea studiando
musica classica, senza purtroppo completare i miei studi di pianoforte
principale. L’aver militato, contemporaneamente, in una big band e in altre
formazioni jazz, ha sicuramente accresciuto la mia voglia di approfondire i
vari stili nei singoli strumenti.
Quale tra i tanti
strumenti da te utilizzati è quello che ti da maggiori soddisfazioni?
Sicuramente la
batteria è lo strumento musicale che mi integra maggiormente in un gruppo;
infatti, lo scambio di emozioni tra i vari musici durante una session è
importantissimo! Nel mio esperimento ho seguito lo stesso principio, anche se,
durante le registrazioni, ascoltando in cuffia le varie tracce da me suonate in
precedenza, colloquiavo praticamente con me stesso.
Esista una
situazione che potresti definire di
“felicità musicale”?
Non una, ma tante
situazioni, secondo me, contribuiscono a raggiungere la felicità musicale,
dipende molto da cosa si sta suonando e dalle “condizioni al contorno” rispetto
al momento principale che si sta vivendo. Gli studi musicali e il jazz
sull’argomento mi hanno insegnato tanto.
Qual è il lato più
triste del tuo viaggio, reale e musicale?
Non credo di
essermi imbattuto in momenti tristi, anche se la nostalgia dell’infanzia
trascorsa nei luoghi raccontati in HillPark è stata spesso presente. Il mio
viaggio immaginario ha toccato luoghi a me molto cari per motivi personali ma
anche luoghi che non ho mai visitato, come il Brasile, la cui musica mi ha
sempre affascinato sin dalle prime esperienze musicali.
Prova a disegnare il
futuro prossimo… cosa potrebbe esserci dopo “Hill Park?
A parte la
promozione live, band permettendo, sono già al lavoro per un altro album, con
una formula diversa dal primo e la partecipazione, incrociando le dita, di
qualche bel nome. Mai dire mai!
Info:
Valter Monteleone:
http://www.myspace.com/valtermonteleone
Ufficio Stampa Synpress44:
http://www.synpress44.com
http://www.myspace.com/valtermonteleone
Ufficio Stampa Synpress44:
http://www.synpress44.com
Dal comunicato stampa ufficiale…
Valter Monteleone, di origine senese ma trapiantato in Puglia da molti anni, è un musicista di notevole esperienza: già attivo come turnista tra anni '60 e '70, si è poi concentrato sul jazz e sulle possibili connessioni tra generi, dalla musica sudamericana alprogressive-rock. HillPark è il suo primo lavoro solista, nato dalla collaborazione con Luca 'Scorny' Scornavacca, attivo ingegnere del suono coinvolto come formidabile "sparring partner" dell'autore.