“Always”
è il secondo album di Tommy, musicista di Chioggia ( a fine post riporto
breve biografia e info generali).
Devo
obbligatoriamente iniziare sottolineando l’aspetto vocale e in particolare
quella timbrica che è stata accostata a rocker famosissimi.
Tutto vero, ma
al primo ascolto, senza un minimo di riflessione, sono tornato indietro di
quasi trent’anni (i paragoni non sono sempre graditi, ma all’istinto non si
comanda). Ho risentito infatti immediata similitudine con una voce per me nota
di un gruppo, credo, sconosciuto, entrato per errore nel mio… stereo.
Parlo di tali “Immaculate Fools”, nati ad inizio anni
’80, e finiti chissà dove.
Perché propongo
questo insignificante dettaglio, che oltretutto non nobilita in alcun modo il
musicista Tommi?
Anche una band
che non ha lasciato alcuna traccia nel panorama musicale passato, può essere
ricordata per un particolare… non per un passaggio di chitarra o per una linea
di basso, ma per una voce inusuale… solo la voce può tanto.
E Tommi ha una
fortuna, quella di possedere la timbrica vocale giusta che, inserita in un
contesto ben più ampio, caratterizza un album e lo rende riconoscibile per
sempre.
Ovviamente c’è
molto altro oltre alla natura favorevole e alla tecnica personale, perché la musica
proposta ha caratteristiche ben precise; l’intervista a seguire aiuta nella
comprensione del “mondo Tommi”.
Gli ” azzurri “
del cielo e del mare, proposti nella cover, colpiscono nel segno, fatto
apparentemente in contraddizione con la semplicità dei soggetti presentati. Parlo
di immagini che, se guardate prima dell’ascolto, in qualche modo lo
condizioneranno, rimanendo delicatamente in sottofondo per una quarantina di
minuti, il tempo di far scorrere i brani dell’album.
Al di là
dell’utilizzo della lingua inglese, fatto quasi obbligato per tal proposta,
definirei sinteticamente l’album con un giudizio che ho ascoltato da un amico
musicista, supercompetente, a cui avevo consigliato della nuova musica e lui,
rimasto positivamente colpito mi aveva dato il seguente giudizio: “ Bello,
sembra quasi un disco straniero!”
Non tutti
accetterebbero di buon grado una simile affermazione, ma è quello che mi è
venuto da dire ascoltando “Always”.
Musica che
arriva da lontano, e non solo dal punto di vista “spaziale”, perché l’abbinamento
voce/chitarra rappresenta spesso un
viaggio a ritroso nel tempo.
E’ un rock
moderato, capace anche di raccontare, senza l’utilizzo della parola, “cosa accade
quando arriva la neve”.
Tommi dichiara
“Always” “non malinconico” (al contrario del primo album), ma l’ascoltatore non
può non rimanere toccato dalla progressione dei brani e dal finire in crescendo
( non di ritmo ma di emozioni).
E prima di
ricordarci - nell’ultima traccia- che “occorre
chiamare ogni cosa per nome”,
Tommi ci regala un attimo di pura magia, che mi terrò da parte per le occasioni
migliori.
Probabilmente “In My
Heart” vale da solo il prezzo del CD!
L’INTERVISTA
La prima cosa che colpisce, avendo tra le mani la copertina di
“Always”, è il colore, caratteristico dei due
elementi che impregnano la cover dando il senso dell’infinito, il cielo
e il mare. Il concetto di infinito si può associare alla libertà (tua esigenza
primaria da quanto leggo sul comunicato stampa), alla frustrazione di non
arrivare mai alla meta e… potrei continuare a lungo. Perché hai scelto quelle
immagini per il tuo album?
Entrambi
i miei dischi hanno un colore dominante in copertina. Ma un senso di, seppur
leggera, malinconia pervade solo il primo lavoro. Considero Always una stazione
felice. Un momento di pace scolpito nel mio tempo. Pertanto non ho mai pensato
all’’infinito del mare e del cielo, al loro bell’azzurro, come all’espressione
delle mie insoddisfazioni. Vivo in un’isola e il mare, anche quanto porta morte
e sciagura, è semplicemente lo specchio delle cose.
Se la prima opera è spesso un primo bilancio di vita, con la seconda
si inizia il vero percorso musicale. Che tipo di distacco esiste tra “This i show I feel” e “Always”? E’ davvero, il secondo,
l’inizio di un viaggio più maturo?
Onestamente
non riesco a pensare al futuro, mi sto concentrando molto su questo disco,
sulle sue canzoni e sulle sensazioni che mi danno nel riascoltarle e nel
suonarle dal vivo. Fino a non molto tempo fa ti avrei parlato di futuro in modo
assillante. Per la prima volta nella mia vita sono concentrato sul solo
presente.
Mike 3rd è musicista molto impegnato nel sociale. Che tipo di
arricchimento personale ne hai tratto incontrandolo, al di là degli aspetti
tecnici?
Mike è
anche una persona molto discreta e riservata. Non l’ho mai sentito vantarsi dei
risultati raggiunti e del suo impegno nel sociale, che ho scoperto quasi per
caso.
In un
certo senso vorrei conoscerlo meglio. Se un giorno me lo chiedesse, sarei ben
lieto di aiutarlo, magari con un paio di nuove canzoni per Natale.
Esiste un gruppo od un musicista che ti ha influenzato a tal punto
da condurti sulla via della musica?
Mi
sputtano ma ti rispondo con estrema sincerità. Ho deciso che sarei divenuto un
musicista dopo aver ascoltato per la prima volta l’intro di The Final
Countdown. Avevo nove anni e gli Europe erano la cosa più figa che avessi mai
visto e sentito. Era bello sognare di
fare il cantante per una band di successo. Poi sono arrivati i Doors e i
Blind Melon e la musica è divenuta la sola cosa a cui tenessi.
Che importanza dai ai messaggi contenuti nelle liriche, esprimibili
attraverso la musica?
Avevo 18
anni e il batterista della mia prima band mi fa: “ma a me delle parole non me
ne frega proprio niente”. Bella cosa ho pensato da dire ad un cantante. Qualche
anno dopo, in un’altra band, mi avvicina il bassista, era piacevolmente
sorpreso dei testi. L’ho considerato un caso più unico che raro. D’altronde
anche le linee di basso non è che se le filano proprio in tanti. I miei
genitori mi hanno sempre comprato un sacco di libri, i primi che ricordo sono
Le avventure di Tom Sawyer, I ragazzi della via Pal, David Copperfield. Poi è
arrivata la poesia, Walt Whitman, Rimbaud, Trakl. È così triste scartare le
liriche a favore della sola musica, o di giustificarsi dicendo di non sapere
l’inglese. Ma il giorno in cui quel batterista si troverà di fronte alla
ragazza giusta vedrai che capirà l’importanza delle parole e del modo in cui si
dicono o cantano.
Che tipo di interazione riesci a stabilire con il tuo pubblico in fase
live?
Quando
ero semplicemente il cantante di una band le cose erano più semplici. Dividevo
tutto, timori e aspettative, con il mio gruppo, dalla sala prove al palco. Le
cose sono cambiate quando ho cominciato ad esibirmi come solista. Inizialmente
mi sentivo un corpo estraneo. Anche a fine concerto erano molte meno le persone
che venivano a congratularsi per lo show. La gente, credo, tende ad
immedesimarsi più con un collettivo che con il singolo artista, soprattutto se
questo non è famoso. Un giorno però mi chiamano per andare a suonare in un
locale importante di Milano e lì, davvero, per la prima volta, ho sentito di
dare qualcosa alla gente, mi seguivano ed erano entusiasti, cosa non da poco
ascoltavano in silenzio. Ad ottobre del 2010 mi è ricapitato di suonare da
solo. Ad un certo punto i ragazzi hanno iniziato a ritmare con piedi e mani,
cantando con me, una canzone che non avevano mai sentito prima. È stato il mio
momento live più bello. Sono ancora molto grato a chi mi ha trovato quella data.
Quando componi hai un unico metodo di lavoro o è l’ispirazione che ti
guida? Chiarisco, arriva prima la musica o le parole o non c’è una regola
precisa?
Ad un
certo punto senti fame e ti alzi, guardi nel frigo e inizi a cucinarti
qualcosa. Funziona così. Sento che ho voglia di suonare, prendo la chitarra, ci
strimpello sopra e magari vado a vedere se in giro per casa trovo dei versi.
Combino le due cose e, solo quando musica e parole si fondono, considero
terminata la canzone. In generale devo avere qualcosa da dire. La musica aiuta
le parole e viceversa. A volte ci sono delle belle frasi, ma dov’è la musica
giusta? Bisogna saper aspettare.
Non ti conoscevo, e appena ho letto il nome “Tommi” la mente è corsa
istintivamente agli WHO e alla contemporaneità di estremi talenti a cavallo tra
gli anni ’60 e ’70. Che cosa accade secondo te oggi… crisi di talenti o di
opportunità?
Al David
Letterman Show ho visto esibirsi Lykke Li, bellissima e bravissima. Ho ordinato
subito il suo disco. Quest’estate ho scovato postata su Facebook una versione
live di Dirty Blue dei Woven Hand, anche in questo caso ho ordinato l’album.
Non so se ci sia meno roba in giro, ma per quanto funzioni, la rete non ha lo
stesso potere della televisione e in televisione, salvo poche eccezioni, la
roba nuova buona non passa.
Una cosa che trovo accomuni le nuove proposte è il bisogno di
esprimersi attraverso arti differenti, capaci di accompagnare passo dopo passo
la musica. Sei mai stato interessato all’interazione di arti differenti?
Con la musica
avvicino, al suonare, lo scrivere (i testi) e il fotografare. Tutte le foto che
trovi nei miei dischi le ho fatte io. Mi piace molto l’immagine, ho girato un
video per We and all our friends, dal primo disco. Adesso ne sto preparando
altri due, uno per Always. Da piccolino avevo provato a dipingere e disegnare
fumetti, sembrava funzionare ma poi…
10)Prova ad aprire il libro dei desideri e scrivi il tuo futuro musicale da qui al
2015.
Ti rubo
un anno e arriviamo al 2016, anno in cui vorrei ristampare This is how I feel,
per il decennale. In mezzo almeno altri due dischi. Non è facile, ma se Always
funziona può anche darsi di sì.
Chi è Tommi
Tommi, al secolo Tommaso Varisco, proviene da Chioggia (VE)
e nel 2006 ha pubblicato This is how I feel, un felice disco
d'esordio che gli è valso ottimi responsi critici e importanti passaggi
radiofonici come Demo (Rai). All'inizio del 2011 Tommi ha
incontrato Mike 3rd, chitarrista di Ex KGB e Tunatones ma
soprattutto deus ex machina della Prosdocimi Records, che ha prodotto Always,
affidando il mastering a Ronan Chris Murphy, già uomo di regia per King
Crimson, Tony Levin, Steve Morse e molti altri.
Informazioni:
Tommi Myspace:
http://www.myspace.com/tommi95
Prosdocimi Records:
http://www.prosdocimirecords.com
Ufficio stampa Synpress44:
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Prosdocimi Records:
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