“Evoluzione delle Forme” è il secondo album di EGO, band formata da tre elementi.
La lettura delle informazioni oggettive potrebbe portare ad una facile similitudine, quella tra l’immagine “trio/prog “, e i famosi gruppi del passato, legati, almeno inizialmente, alla rivisitazione del “classico”. Ma non è così e di fatto la formazione atipica di questo gruppo di Varese conduce a qualcosa di nuovo, originale e, per quanto mi riguarda, mai ascoltato.
Le risposte ai miei quesiti svelano molto dei propositi e della filosofia musicale di EGO, ma va da se che chi fortemente progetta una miscela che prevede, oltre agli strumenti classici di ELP(tastiere, basso e batteria), flauto e trombone, contiene nel proprio DNA il bisogno di tentare percorsi inesplorati.
Mi ha colpito molto il significato dato (e rimarcato) al termine “musica prog”, esemplificato con due parole: apertura mentale.
E’ proprio di questo che sto scrivendo … una maniera differente di approcciarsi ad un mondo dove sembrerebbe che tutto sia stato già scoperto, ma che ogni volta regala qualche sorpresa.
Le soluzioni sonore di questo album sono sorprendenti perché esistono risvolti/dettagli ( per chi li sa leggere) che “osano”, che lasciano il conosciuto alla ricerca dell’esperimento musicale, nel tentativo (riuscito) di mischiare la contaminazione del passato alla voglia di trovare nuove soluzioni.
Rimane per me un fascinoso mistero quello che porta ad attribuire titoli significativi a musiche specifiche e, anche se fatto non estremamente importante, mi piace immaginare che i sette brani proposti siano legati da un unico filo conduttore, che preveda non solo la musica, ma anche forti immagini provenienti da riflessioni quotidiane.
Idee chiare, competenza , cura dei particolari non mancano nel curriculum di EGO. “Evoluzione delle Forme” non sarà di sicuro un album per tutti, ma di certo sarà apprezzato da chi sente l’esigenza di… aprire la mente a percorsi alternativi.
INTERVISTA
Parto da un’affermazione che fa parte del comunicato stampa:” … trio fantasioso che annovera tutti membri dalla vasta esperienza musicale.” Quale e quanta strada avete percorso dagli inizi ad oggi?
La nostra attività musicale inizia fine anni 80/ primi 90 , a quell’ epoca eravamo ragazzini che amavano sonorità molto diverse da oggi, hard-rock e metal, quindi siamo cresciuti suonando cover e pezzi propri all’ interno di numerose band in un ambiente completamente estraneo al prog. Tuttavia non ci siamo mai preclusi l’ascolto di generi diversi (che abbiamo anche suonato) e credo che con il passare del tempo questa sia stata la chiave vincente che ha fatto nascere in noi desiderio di sperimentare ed allargare finalmente i nostri orizzonti musicali nel corso degli anni, fino ad incontrarci e decidere di intraprendere un cammino personale ed ambizioso dal 2005 con EGO.
Dando uno sguardo alla line up appare evidente una “conformazione atipica”, che a memoria non mi riporta a nessun esempio del passato: manca una voce per essere ELP o ORME, manca una chitarra per essere FOCUS, esiste un “trombone”, strumento a fiato poco usato. Tutto ciò è fortemente voluto in funzione del genere che amate proporre o c’è sotto anche un po’ di casualità, magari solo un giusto feeling tra amici?
Quando abbiamo deciso la line-up, inizialmente con noi c’ era un chitarrista, io stesso sono chitarrista, ho studiato chitarra jazz . Ma la nostra voglia di avere una formazione minimale, ma completa, ci ha portato ad optare naturalmente per questo tipo di formazione triangolare impostata sulle tastiere , questo a causa anche del mio crescente interesse per lo strumento che mi permette di spaziare con una gamma infinita di suoni ed ad avere un approccio compositivo molto diverso che sulla chitarra, il tutto arricchito da piccoli interventi dei fiati, che sia io che il bassista suonavamo in un ambito bandistico che non ci dava certo la possibilità di esprimerci come volevamo. Questa sorta di “ ciliegina sulla torta” e stata accolta con molto entusiasmo e sorpresa soprattutto in sede live dove tutti si aspettano di vedere un trio/clone di ELP e invece a sorpresa salta fuori un intervento di trombone o di flauto con cui ci divertiamo a fare anche un po’ di show quando io suono tastiere e flauto contemporaneamente o Daniele il basso e trombone contemporaneamente.
Ritorno alla mancanza di “voce” e quindi all’impossibilità di comunicare attraverso i testi. Eppure il titolo “Evoluzione delle forme” e la bellissima immagine di copertina sono certamente il frutto di attento pensiero. La musica permette di esprimersi anche senza parole, e spesso la voce diventa anch’essa strumento, ma… esiste nel vostro album un messaggio preciso che volete mandare a chi lo ascolterà?
Anche il discorso della mancanza di voce è stata una scelta talmente scontata per noi che non ci abbiamo mai pensato neanche lontanamente di inserirne una, credo per due motivi principali: eravamo stanchi di tutti questi cantanti rock e metal che strillavano continuamente e che non sapevano trasmettere qualcosa di veramente emozionale perché sempre impegnati a fare la gara dell’ ultimo acuto/strillo. Poi anche e soprattutto per il fatto che tutto assume secondo noi una dimensione più intima, dove sia per noi che l’ ascoltatore non ci sono vincoli con parole, testi… solo un titolo che si può interpretare, oppure anche dimenticare e lasciarsi trasportare dai suoni e dalle atmosfere; questa è la sintesi del pensiero di evoluzione delle forme che abbiamo voluto inserire all’ interno del booklet. Da ultimo il discorso testi è anche un po’ “ spinoso” secondo me, nel senso che è veramente difficile fare un testo originale e che trasmetta qualcosa anche a livello emotivo, ci riescono in pochi e questo riferito anche ai grossi nomi. La voce è prima di tutto uno strumento come hai giustamente detto tu, il primo strumento che sia stato messo a disposizione all’ uomo, e l’ abbiamo usata come tale inserendo dei vocalizzi femminili nell’ ultimo brano del CD.
Che tipo di interazione riuscite a stabilire in fase live con l’audience?
Noi non abbiamo uno show o un’ immagine carismatica come i Genesis o gli ELP, siamo abbastanza statici sul palco ma durante i concerti a me piace molto dare delle piccole indicazioni tra un brano e l’ altro, non dico mai i titoli, solo qualche indicazione magari sul perché di una certa sonorità, o stile del pezzo, perché credo sia importante stabilire subito un buon rapporto con chi ti ascolta. Detesto quelle band anche famose che salgono suonano e se ne vanno, non capisco il perché di un atteggiamento del genere quando tu sei li per presentare la tua musica a degli ascoltatori che sono li per te. Ti confesso che da quando suono questo genere sento molto l’ esigenza di comunicare con la gente che ci ascolta, perché mi piace sentire il loro parere, e sarebbe bello poter fare una sorta di mini dibattito durante il concerto tra un pezzo e l’ altro, sarebbe un’ esperienza molto costruttiva.
Ogni giorno mi capitano tra le mani album di giovani che propongono musica articolata e di non facile “consumo”. Perché, secondo voi, molti “nuovi” musicisti si esprimono attraverso trame difficili come quelle che potremmo etichettare come progressive, pur sapendo che, almeno nel momento attuale, venderanno poco e non prenderanno mai il disco di platino, come accade invece a chi acquista visibilità nei talent show?
Questo genere o i generi definiti sperimentali o di nicchia hanno un solo sinonimo: “ passione “ pura, incontaminata, vera. Basterebbe questo per rispondere alla domanda. Si crea musica per se stessi in primis e per una cerchia ristretta di persone che la amano come te, la ascoltano, altri la promuovono, altri ti permettono di fare dischi e di venderli, non per guadagnare soldi ma perché la grande passione che hai ti porta naturalmente a voler trasmettere a più persone questo messaggio attraverso la musica che ami visceralmente, con la consapevolezza di fare quello che veramente senti in totale libertà e al di là dei clichè scontati e banali a cui siamo abituati, e questa sensazione è veramente impagabile.
Negli ultimi mesi ho assistito a numerose rappresentazioni in cui i “vecchi leoni” del prog anni ’70 hanno dimostrato freschezza compositiva/espressiva, non cedendo al lato nostalgico. Cosa ha significato per voi la scoperta di quella musica che, per ovvi motivi anagrafici, non avete vissuto direttamente?
Noi siamo nati nella metà degli anni 70, siamo cresciuti con la musica degli 80 e 90 ma sempre con orecchio attento alle sonorità del passato, e questo ci ha portato alla scoperta di questo genere e soprattutto della cultura di quel periodo che è stata fondamentale per aprire la mente come ti dicevo prima e capire che il progressive non è esasperazione della tecnica ma apertura mentale. Questa cosa la percepiscono credo solo quelli che ascoltano il progressive della vecchia scuola non certo band come Dream Theatre che col prog non centrano e hanno invece contribuito ad una distorsione del concetto vero che sta alla base del prog: apertura mentale.
Esistono un gruppo e un album che sono stati particolarmente formativi per voi, e sulla cui unicità siete tutti d’accordo?
Abbiamo tutti gusti molto diversi; io seguo molto la scena progressive
Ho assistito due giorni fa ad un concerto dei Delirium in un posto di lavoro, luogo inusuale. Mi piacerebbe anche che certi eventi entrassero nelle scuole, convinto che solo la musica riesca ad aggregare e ad abbattere le barriere. Qual è il vostro punto di vista sulla necessità di trovare nuovi spazi divulgativi?
E’ un problema notevole questo in Italia; io credo che lasciando sempre briglia sciolta alla mediocrità si stia andando veramente verso il baratro. Gli spazi non ci sono OK, però questo non dovrebbe precludere certe iniziative e tagliare le ali a chi propone qualcosa di alternativo anche in ambienti poco adatti, perché se tu continui a proporre le solita mediocrità non otterrai altro che mediocrità. Se abitui uno a mangiare solo la pasta ti chiederà sempre e solo quella! La musica è il linguaggio più affascinante ed efficace, la puoi scoprire e riscoprire in mille forme diverse, perché quindi fossilizzarsi sempre sulle solite cose nei soliti posti!? Questa performance dei Delirium è un esempio da cui prendere grande spunto, e bisognerebbe farlo soprattutto negli ambienti dei giovanissimi che crescono con un panorama musicale devastato e ormai finto all’ inverosimile! E non è vero che sono tutti “imbecilli musicali”; l’ altra sera sono venuti dei ragazzini che fanno punk rock a farci i complimenti dopo averci visto suonare prima di loro ad un concorso, quindi, basterebbe azionare il meccanismo, ma uno dei freni principali a questo sono i media che propinano idiozie senza ritegno!
Un album come il vostro, sarebbe diventato probabilmente un must una quarantina di anni fa. Credo che nascere nel momento giusto e trovarsi al posto giusto sia determinante, al di là dei luoghi comuni. Possono essere demotivanti gli “sforzi musicali”, sapendo che arrivare ad una visibilità accettabile( perché non si suona solo per se stessi!) è cosa ardua?
Dopo sei anni di attività come EGO ti posso dire che noi siamo orgogliosi del nostro percorso perché anche quelli che all’ inizio ci hanno dati per poveri pazzi si sono dovuti ricredere, non solo perché abbiamo pubblicato 2 dischi di progressive strumentale stile 70 dal 2008 ad oggi (mentre loro sono ancora in giro con le loro cover band al limite del ridicolo), ma perché la nostra coerenza e passione ci permette oggi di suonare il nostro genere ed essere apprezzati anche in ambienti diversi dal nostro. Pensa che nell’ ottobre 2005 abbiamo realizzato il primo demo omonimo e ci hanno contattato subito etichette con un paio di proposte contrattuali! Non siamo più negli anni ‘ 70 e facciamo progressive strumentale… non mi sembra un dettaglio.
Ho avuto difficoltà a reperire notizie su di voi. Non pensate sia importante curare anche l’aspetto “diffusione” del proprio lavoro?
Si concordo su questo, però ti dico che a differenza di certi gruppi che ancora prima di avere un repertorio si preoccupano della pagina my space o del sito con le foto ecc, noi siamo fedeli ad una vecchia mentalità, apparteniamo ad una generazione che faceva i demo su cassetta, che fotocopiava le locandine dei concerti e tappezzava i muri della città, che si faceva conoscere con i concerti ecc; certo abbiamo anche noi un my space e un video su youtube ( i Misteri di Milano), ma francamente ci interessa di più mantenere un certo tipo di rapporto come si faceva un tempo anche perché il pubblico del progressive ti permette di farlo, il bello di questo ambiente è che la gente ha una mentalità “ vecchia” se vuoi, ma fedele e coerente, da veri appassionati, non credo sia così indispensabile essere per forza on-line per noi. Nonostante questo ti posso dire oggi che EGO è una piccola realtà nel panorama italiano abbastanza conosciuta dagli addetti al settore che ci sostengono calorosamente sempre con entusiasmo ai concerti, sui forum, nell’ acquisto CD, addirittura a Milano ci hanno chiesto autografi sul primo demo; per noi questo è sicuramente qualcosa che mai avremmo immaginato quando siamo partiti, come il sogno di aprire alle Orme a Milano!
Cosa vorreste accadesse a EGO in un tempo medio… diciamo tre anni?
Ci piacerebbe sicuramente incrementare il discorso live con delle date di un certo livello, in Italia almeno, magari al fianco di band fondamentali come è stato a Milano con le Orme e come sarà a Bologna con Arti e Mestieri (abbiamo tanto materiale, 2 demo+2 album). Per tutto questo siamo infinitamente riconoscenti a Ma.Ra.Cash records per l’ impegno l’ energia e la passione che ci sta mettendo nel promuovere la nostra musica.
Gli EGO sono …
-Pier Caramel: Keyboards, flute
-Daniele Mentasti: bass, trombone
-Sergio Iannella: drums, percussions
SITO: http://www.myspace.com/egoprogit
Distrubuito da MaRaCash Records
Track List:
-Expo
-Rivoluzione estetica
-Evoluzione delle forme
-Contemplazione dell’Opera
-Meditatio Mortis
-I Misteri di Milano
-Stato Multiforme