Il Prog To Rock di Torino arriva alla seconda edizione e ancora una
volta sono stato testimone della serata di apertura - il giorno 15 settembre - l’unica che posso commentare.
Lo Spazio
211 si
presta ai raduni e alla socializzazione, ma l’aver iniziato un giorno prima
rispetto allo scorso anno, giovedì anziché venerdì, ha probabilmente limitato
il numero dei presenti, molti dei quali sicuramente attratti dalla serata di
calcio europeo.
Ma alla fine si registra un pubblico di
qualità, anche se l’incremento numerico avrebbe aiutato la causa, la raccolta
fondi della Croce Rossa Italiana per i recenti terremotati di Amatrice e
dintorni:
Driver
del progetto, ancora una volta, Adolfo
Pacchioni, motore dell’iniziativa, l’uomo da ringraziare, assieme ai suoi
collaboratori.
Da
segnalare qualche differenza organizzativa, come l’aumento sui due lati di quel
palco che lo scorso anno non riuscì a contenere le tastiere dei New Trip. E poi
il non utilizzo, in questa occasione, dello spazio aperto, che nella prima
edizione era stato sfruttato per il merchandising (ma il bollettino meteo non
avrebbe permesso alcun rischio!) e per la cena dei musicisti.
Programma
musicale in ogni caso nutrito, con headliners dei giorni a seguire del calibro
di Zuffanti & ZBAND (venerdì)
e UT NEW TROLLS - preceduti dai TRIP di Pino “Caronte” Sinnone - nella giornata conclusiva.
Ma
occorre focalizzarsi su ciò che si è visto, e il cibo musicale di serata
proponeva l’apertura con i savonesi Nathan, freschi
di album (Nebulosa), che riescono a proporre solo in parte, per
mancanza di tempo, ma tanto basta per scaldare il pubblico, un audience che non
li conosceva e che quindi ha apprezzato - in modo caloroso ed evidente - senza
una preparazione preventiva, a testimonianza di come la band abbia azzeccato la
strada giusta dopo tanti anni di gavetta.
Ho
avuto modo di assistere alla loro evoluzione live, da aprile ad oggi, e il sound che riescono a proporre attualmente è
notevolmente maturato, dopo un normale rodaggio da palco.
La
formazione prevede:
Bruno Lugaro (voce e basso), Piergiorgio Abba (tastiere), Daniele Ferro (chitarre), Fabio Sanfilippo (batteria), Mauro Brunzu (basso) e Monica Giovannini (cori).
La scaletta di serata: La notte prima, Diluvio, Nebulosa, A ferro e fuoco, Il
tempo dei Miracoli, L’attesa, Il fiume sa.
Qualche minuto di video per sintetizzare la loro performance...
Qualche minuto di video per sintetizzare la loro performance...
La seconda band ad esibirsi, i Malaavia, è un ensemble di lungo corso - la nascita risale al
1998 -, che vede la presenza di uno dei membri fondatori, il napoletano Pas Scarpato, ormai in pianta stabile in quel di
Bergamo.
Ho avuto un unico incontro con la loro musica, ma è di quelli che
contano.
Estate 2004, gli YES suonano a Voghera preceduti dalla PFM.
Ma il primo gruppo che trovo nell’occasione, su di un palco
decentrato, sono appunto i Malaavia che presentano un ospite di tutto rispetto,
Tony Pagliuca.
Da allora ne ho perso le tracce, e me ne dolgo, perché ciò che ho
sentito a Torino mi ha davvero incuriosito.
Se è vero che l’aspetto etnico è radicato nella loro filosofia
musicale - nel rispetto della tradizione - esiste una forte componente
innovativa, una sperimentazione che conduce a una sana contaminazione, tanto
che viene da chiedersi quali siano i modelli di riferimento.
Il gruppo visto
all’opera è un mix che prevede anche una buona miscela anagrafica e una
discreta dose di serenità musicale, un contenitore regalato quasi sottovoce,
forse per la convinzione che le idee possano arrivare comunque al pubblico, o
forse, all’opposto, con la rassegnazione che urlare non servirebbe a cambiare
lo stato attuale delle cose, per niente confortante.
A me sono piaciuti moltissimo, e proverò ad approcciarmi a “Frammenti
compiuti”, l’album rilasciato nel 2014.
La formazione che ho visto on stage prevedeva: Pas
Scarpato (voce e chitarra), Helena Biagioni (voce e
flauto), Giacomo “Jacov” Leone (batteria), Carmelo
Vecchio (basso) e Michela Carobbio (tastiere).
La scaletta: Preludio di
luna piena, Abraham, where is the land?, Sideral Theme, Sahara Marrakech, Terra
di Mohamed, Le torri e la notte, Vurria ca fosse ciaola (villanella
napoletana), Journey to the stars, Time is memory.
In chiusura una band storica, Il Castello di Atlante, attivi sin dal 1974,
mitici, conosciuti in tutto il mondo prog, arrivati con ritardo all’esordio
discografico - era il ’92 -, ma decisamente attivi e proiettati verso il futuro.
Ho avuto l’opportunità di ascoltarli al FIM 2014, e l’impressione
marcata è che il Castello sia una
band da palco, che coinvolge e si autoalimenta nel corso della performance.
Anche in questo caso abbiamo la copresenza di “senatori” e di giovani
musicisti, e la line up del momento prevede: Dino
Fiore al basso, Aldo Bergamini alla chitarra e alla voce, Paolo Ferrarotti alle tastiere e voce (solitamente
anche alla seconda batteria), Andrea
Bertino al violino, Mattia Garimanno alla batteria e Davide Cristofoli alle tastiere.
Per motivi di orario non ho potuto ascoltare l’intero set e non
sono quindi in grado di segnalare la scaletta completa, ma penso che il video a
seguire possa dare un’idea della grandezza di questo gruppo…
Serata introdotta e condotta, tra un set e l’altro, da Franco
Vassia che,
come nel precedente appuntamento, unisce gli umori, presenta gli artisti, e non
lesina competenti critiche al sistema.
Eh già, lo stato della musica, in Italia e oltre. Sono
queste le occasioni in cui ci si confronta, si scambiano esperienze, e l’amara
sintesi conduce sempre verso la tristezza acuta, in un tempo e in un mondo in
cui la musica - intesa anche come relazioni e rapporti umani - non ha alcun
utilizzo quando perde il valore commerciale, e a quel punto il termine
“cultura” assume un significato di facciata, privato di ogni contenuto reale.
Ma per chi ancora ci crede, e si “accontenta” di
vivere di passioni e corretti rapporti personali, le occasioni come il Prog To
Rock diventano
manna che piove dal cielo.
E poi… quanto è bello quando amici virtuali,
“frequentati” per anni sul web, diventano improvvisamente elementi reali?
Mentre scrivo questo articolo Fabio Zuffanti e la sua
band avranno da poco terminato il set… e già si penserà a ciò che verrà… la
giornata conclusiva: ma non è questo il vero significato di… “progressivo”?