Dopo
un pò di attesa e un po’ di curiosità, alimentate da notizie rilasciate a
cadenza regolare, è finalmente uscito Too Heavy To Fly, il ritorno discografico dei savonesi Vanexa, gli archetipi dell’heavy metal italiano. Sono
passati infatti oltre vent’anni dal precedente Against the sun,
e di quella formazione sono ancora presenti due dei
fondatori, Sergio Pagnacco -
bassista - e Silvano Bottari - il drummer.
Proprio con Bottari
ho scambiato qualche idea pochi mesi fa e l’intervista, focalizzata sul nuovo
rilascio, è fruibile al seguente link:
Ho
avuto la possibilità, recentemente, di ascoltare un loro live, e di completare
quindi l’attuale immagine, obbligatoriamente differente da quella passata, che
si realizza attraverso il connubio tra i due membri originali e musicisti successivi,
come i chitarristi Artan Selishta e Pier
Gonella e l’ultimissimo arrivo, il lead vocalist Andrea “Ranfa” Ranfagni.
La potenza che riescono ad esprimere sul palco
è difficile da raccontare, così come lo stato osmotico che si crea con l’audience;
certo, la musica metal sembra fatta apposta per liberarsi da ogni catena etica
e psicologica, ma l’entusiasmo che riescono a suscitare i Vanexa è fuori dal
comune, ed è questo, a mio giudizio, lo scopo delle performance live in ambito
rock.
La serata alla Fortezza del Priamar di Savona
mi aveva quindi permesso un avvicinamento a parte del nuovo album, ascolto
completato e integrato adesso, dopo l’uscita del CD, LP, digitale… è
possibile averlo in tutte le forme, anche se consiglio il fascino del vinile,
visto il fantastico artwork realizzato
dal Kabuto Art Lab.
Il metal ha un largo seguito, ma vive lo status
di musica di nicchia - in questo è certamente in buona compagnia - perché non esiste possibilità di ottenete
visibilità nei canali ufficiali, e la passione si diffonde per mezzo della fase
concertistica, per relazioni parentali o comunque amicali, a volte casualmente.
Un disco come Heavy To Fly potrebbe tranquillamente essere il simbolo di una
nuova stagione rock, e utilizzo appositamente un termine più generico, che
rende il disco concettualmente più abbordabile. Ma analizzando il contenuto
dell’album emerge come il termine “rock” sia realmente adatto, avendo io come
riferimento temporale i primi anni ’70, quando ritmo, virtuosismo e watt proponevano
un nuovo ed esaltante modello musicale.
E a proposito di virtuosismo, evidenzio la
compattezza/affiatamento della sezione ritmica (Pagnacco e Bottari), elemento
portante del progetto, l’interscambio di genialità chitarristica tra Gonella e Selishta, e l’unicità di Ranfa, ultimo arrivo
in casa Vanexa, con il compito di sostituire il mostro sacro Tiranti, ma
certamente a proprio agio in un genere che gli appartiene da sempre.
Il gioco di squadra produce quindi un grande
album, dieci brani che si dipanano per quasi 42 minuti e che producono assoluto
coinvolgimento.
Si apre col ritmo ossessivo della title
track (il video a seguire sarà chiarificatore del mio pensiero), di grande effetto e
sunto dell’intero lavoro, non a caso scelto per il lancio promozionale.
A seguire 007, brano carico di stacchi e
sovrapposizioni solistiche, con il cesello vocale, caratterizzante dell’intero
disco. Ma qual è il vero ruolo di James Bond?
Life is a War propone una
lirica sempre attuale e riporta alla durezza del quotidiano (“Life is a war, everybody knows, nobody can
change this, fight for your destinity”); partenza soft con arpeggio in
evidenza, ma rapida esplosione che riconduce alla ragione metal.
Atmosfera da paesaggio distopico per Rain, e l’evoluzione del brano mi ha portato
verso una band del passato, i Grand Funk Railroad, per tipologia ritmica e
assonanza vocale.
Una bomba dalla dinamicità ossessiva è It’s
illusion, tappeto martellante dove le skills delle chitarre soliste
diventano dominanti.
Dedica specifica per Quentin Tarantino in Tarantino
Time, il brano forse più “americano” dell’album, con una modifica all’assetto
a metà taccia, una variazione che non ti aspetti ma davvero indovinata.
In the dark è la pillola strumentale
dell’album (1.20), con le chitarre dedicate alla creazione di atmosfere
oniriche: una pausa dovuta - ma di classe - a cavallo tra bombe energetiche.
Kiss in the dark sembra
prolungare lo stato di quiete, anche se all’interno dei cinque minuti e mezzo
almeno un paio sono ad alta intensità: una alternanza reale per una simbolica storia
d’amore.
Paradox riconduce alle fonti del metallo musicale più
pesante, un pezzo mozzafiato che incita al movimento più estremo.
L’album chiude in bellezza, ed è ancora poco! The
Traveler propone un ospite di lusso, Ken Hesley alle tastiere, presenza imponente se si pensa ai suoi
trascorsi negli Uriah Heep, e in qualche modo l’ospitata diventa il simbolo di
un forte legame tra passato e presente, tra hard rock e heavy metal.
Disco di qualità, di sicuro effetto, che
occorrerebbe portare il più possibile sul palco, luogo in cui la musica diventa
spettacolo e le sofferenze della vita si attenuano, almeno per lo spazio del
concerto.
Credo si sia capito, faccio fatica a definire Heavy To
Fly un album per… metallari e stop.
L’ascolto ripetuto mi ha riportato a tempi
lontani, quando Gillan duettava con Blackmore, Paice si univa a Glover, e l’hammod
di Lord imperversava.
A me piace vederla così!
Line up:
Andrea "Ranfa" Ranfagni – Voce
Artan Selishta
- Chitarra
Pier Gonella - Chitarra
Sergio Pagnacco
- Basso
Silvano Bottari
– Batteria
Tracklist:
Too heavy To Fly -video lancio 4.43
007
Life Is a War
Rain
It's Illusion
Tarantino Theme
In The Dark-arpeggio
chitarra 1.20
Kiss in The Dark 5.32
Paradox
TheTraveler-ken hensley
Album registrato al Recorded @ Music Art Studios
Rapallo (GE)
"Too Heavy to Fly" esce
su CD in versione digipack per la label Punishment 18 Records, mentre la versione su vinile sarà affidata alla Black Widow Records, che pubblicherà
l'album gatefold 180 gr. in edizione limitata.
La
distribuzione digitale sarà affidata alla Plastic Head UK.