Mi sono avvicinato
casualmente a “Così vicini ”, l’album fresco di
uscita di Cristina
Donà.
Sono colpevole di non
aver mai approfondito la sua Musica, ma il tempo per correre ai ripari non mi manca.
Cercando di trovare un punto positivo alla mia cecità musicale - mi pare
d’obbligo provarci! - potrei dire che in questo caso posso esprimere
un’opinione che non può essere alterata da comparazioni rispetto alla lunga
discografia precedente, lasciando da parte i commenti sull’evoluzione personale
dell’artista, sui possibili cambiamenti espressivi e sul suo attuale ruolo
all’interno del mondo musicale: niente di tutto questo quindi, ma solo una raccolta di
sentimenti che mi derivano dall’ascolto attento delle dieci tracce di “Così
vicini”; la “purezza” dell’orecchio vergine può condurre ad un punto di vista
incontaminato.
La prima cosa che mi
viene voglia di sottolineare è che, ascoltare uno dopo l’altro le creazioni di
Cristina Donà e Saverio Lanza, mi ha riportato ad un mood particolare che ricordo
di aver provato una sola volta in precedenza, quando, anche lì casualmente, sono fortunatamente arrivato a “Grace”, di Jeff Buckley.
Chi si nutre di Musica
sa cosa io intenda: emozioni, non tutte positive, che si scatenano passo dopo
passo e che ti guidano in un viaggio che a un certo punto si dissocia da chi lo
sta proponendo e diventa il tuo, con la mente che ritorna al passato e al
contempo viaggia verso l’ignoto e la speranza, e spesso la fine dell’ascolto è
anche il termine dell’angoscia che si è alternata con la serenità, per tutto il
percorso.
Le armonie, le melodie
e la parte strettamente musicale sono determinanti per amplificare la forza
che, a mio giudizio, le sole liriche in generale non dimostrano.
E’ forse questa la
vera interattività di cui spesso si parla quando si mettono in relazione
artista e fruitore delle opere altrui, una situazione capace di instaurare un
dialogo molto stretto tra i due poli, anche vivendo a migliaia di chilometri di
distanza. Provo ad immaginare il ventaglio di situazioni che alimentano la
soddisfazione di un musicista e metto ai primi posti questa capacità di
scatenare il dialogo, tra sconosciuti che… imparano a conoscersi.
Cristina Donà era
latitante, almeno discograficamente parlando, da quattro anni, e ciò mi fa
pensare ad una lunga rielaborazione personale, che a un certo punto della vita
diventa un obbligo, quello di soffermarsi a pensare con l’occhio rivolto al
passato, di tirare qualche somma e, perché no, automotivarsi con una serie di
buoni propositi.
“Così vicini” può
essere considerato un disco concettuale, perché esiste un filo conduttore che è
rappresentato dal confronto a due, che si snoda ad ogni cambio pagina, raccontando
un percorso di vita che solo la maturità aiuta a disegnare.
Quali i contenuti?
Quali le riflessioni dell’autrice?
La rivisitazione del
passato provoca delusione, a volte dolore, perché le speranze giovanili non
hanno trovato lo sbocco desiderato, e ci si rende conto che occorre aggrapparsi
alla solidità di alcuni rapporti, magari all’apparenza instabili, ma
evidentemente inossidabili al passare del tempo; e allora si sente l’esigenza
di trovare una giustificazione ed un significato ad ogni azione e ad ogni
persona che si trova - o si è trovata -
sul cammino percorso.
E se è vero che non
può esistere niente di così forte come l’amore, per accendere la luce di ogni
singolo giorno, la logica conseguenza diventa il non nasconderlo. Il tempo vola e le
occasioni potrebbero non ripresentarsi. Anche il nuovo, l’imponderabile, può
essere l’inizio di una nuova strada serena, che può portare alla contemplazione
estasiata di ciò che ci circonda o alla più primitiva e antica soddisfazione materiale.
Forse è difficile
descrivere la felicità… che unità di misura sarebbe appropriata? Magari ogni
essere sulla terra ha una differente chiave di lettura che apre la porta che
conduce al momento perfetto, a quell’onda che ogni bravo surfista cerca nel
corso della vita; Cristina Donà definisce la perfezione attraverso il concetto
di perpendicolarità, quello stato che
lei descrive come simbolo di “equilibrio
e profondità”, capace di definire il legame che per tutta la vita legherà
una donna al proprio figlio.
Concetti essenziali
che, come evidenziato nelle righe precedenti, si ingigantiscono per mezzo della
Musica creata da Cristina Donà e Saverio Lanza, una serie di fantastiche
pictures da cui difficilmente ci si può separare, dopo averle osservate.
“Così vicini” è accompagnato dal videoclip
che propongo a seguire, legato alla title track e girato da Giacomo Triglia.
Il disco è pubblicato per
Qui Base Luna e distribuito da Believe Digital.
I brani…
1. Così
vicini
2. Il senso
delle cose
3. Il tuo
nome
4. Corri da
me
5. Siamo
vivi
6.
Perpendicolare
7.
L’imprevedibile
8.
L’infinito nella testa
9. La fame
(di te)
10. Senza
parole
I protagonisti…
Parole: Cristina Donà (eccetto “Così vicini” di Cristina Donà e Saverio
Lanza)
Musica: Cristina Donà e Saverio Lanza
Cristina
Donà: voce, cori e alcune chitarre acustiche.
Saverio
Lanza: chitarre, basso, pianoforte, programmazioni, cori.
Fabrizio Morganti: batteria su “Così vicini”, “Il
senso delle cose”, “Corri da me”, “Perpendicolare”, “L’imprevedibile”, “Senza
parole”.
Piero Monterisi: batteria su “Il tuo nome”, “Siamo
vivi”, “L’infinito nella testa”.
Cristiano Calcagnile: batteria su “La fame (di te)”.
Percussioni su: “Così vicini” triangolo, cembalo e cabasa. “Il tuo nome”
campanaccio e cembalo. “Perpendicolare” campanaccio, glockenspiel e Drum Table Guitar.
“La fame (di te)” Drum Table Guitar. “Senza Parole” tamburo tunisino, carrube,
campana tibetana, shaker.
Simone Santini: sax contralto su “Così vicini”,
“Corri da me”, “L’imprevedibile”.
Fiati e
archi scritti da Saverio Lanza.
Prodotto e
arrangiato da Saverio Lanza.