Marco Pinna, The King of
Nashville
Marco Pinna sta per
rilasciare il suo nuovo album, “Amigus”.
Strana storia quella di Marco,
assimilabile a quella di tanti talenti, in ogni campo lavorativo, che trovano
piena affermazione dall’altra parte del mondo, e magari hanno poco
riconoscimento in patria.
Dalla Sardegna a Nashville la
spazio è enorme, ma la Musica è linguaggio universale, capace di annullare ogni
tipo di distanza.
Ecco cosa mi ha raccontato…
Possibile sintetizzare la tua storia per il pubblico
che ancora non ti conosce?
Metti
a dura prova la mia memoria! Nel 65, quando abitavo ancora in Sardegna, ho
visto per caso i Beatles in televisione: avevo dieci anni! L'impatto è stato
talmente forte che nel giro di pochi secondi sono stato contagiato dalla quella
novità strabiliante. Ho iniziato a imparare qualche accordo e sono andato
avanti per tutta la vita da autodidatta (ancora oggi non so leggere uno
spartito). Diversi anni dopo mi sono
trasferito a Vienna e ho iniziato a fare seriamente; al mio rientro in Italia (Milano)
sono entrato a far parte di alcuni gruppi di buon livello e ho anche
collaborato con Giorgio Strehler al "Piccolo Teatro". Ho poi operato
un grande cambiamento, e insoddisfatto dalle potenzialità dello strumento
elettrico mi sono dedicato alla corda in nylon. Una vera sfida perché la corda
in nylon non fa sconti. Il risultato dei miei sforzi è stato una chiamata da
Nashville dove un manager mi ha messo sotto contratto e già da diversi anni
opero negli States.
Il contagio musicale di cui parli è tipico
dei giovani dell’epoca: dopo molti anni, sei in grado di dire che cosa
realmente ti hanno lasciato in eredità i Fab Four?
Personalmente i Fab Four mi hanno insegnato a mischiare le
culture e ad avere spirito di ricerca: questa è stata la loro grande lezione
per tutti. La mia musica è un crocevia di influenze Spagnole, Sarde, Nord
Africane, ma anche Latine e Jazz.
Mi racconti qualcosa del rapporto “intimo” che hai
con il tuo strumento, la chitarra?
È
un rapporto strano, la amo alla follia, ma certe volte la odio perché mi
costringe a lavorare duramente. Di base io sono molto pigro e indisciplinato… non
amo le regole restrittive.
Che cosa ha rappresentato per te il passaggio
a cui accennavi, dalle corde in acciaio a quelle in Nylon?
Ho
dovuto letteralmente reinventarmi, andare nella profondità della mia vita per infine
capire che sono un uomo mediterraneo che ha girato il mondo acquisendo
linguaggi diversi, e questo mi ha permesso di creare un mio linguaggio
musicale.
L’asse Memphis-Nashville si snoda su poche
centinaia di chilometri, ma è molto significativa per il mondo della musica. Sono
anche zone spesso interdette agli artisti “stranieri”, giudicati fuori
contesto: come hai fatto ad entrare nel cuore di quella gente?
La
scena country è in declino perché non c'è nessuno che la rivitalizza e si
copiano l'un l'altro. Adesso a Nashville trovi i migliori musicisti del
mondo,facile incontrare Robert Plant in un club. La mia forza sta proprio nel linguaggio
diverso; un giornalista americano ha scritto di me: "Nashville ha bisogno di tipi come Marco Pinna che portano una ventata
di novità in un ambiente stagnante da anni.": un bel riconoscimento!Sono
stato accolto benissimo.
Quale è stato l’incontro artistico più soddisfacente
della tua carriera?
Senza
dubbio l'incontro e la collaborazione con Chester Thompson e con Sean O'Bryan
Smith. Chester ha anche rilasciato una video intervista che ha per argomento “Marco Pinna e la sua musica”. Non mi sarei mai nemmeno sognato di collaborare
con lui e men che meno che avesse un concetto così alto di me. Sean è un grande
bassista-produttore, ha curato il mio album "Amigus" con grande intelligenza, Thanks Sean!
Puoi tracciare le differenze fondamentali tra gli
States e l’Italia relativamente al modo di concepire, ascoltare e vendere la
Musica?
Gli
americani sono molto ricettivi nei confronti delle novità. La novità per loro è
fondamentale in quanto essendo un popolo giovane si stanno costruendo una loro
cultura che ancora non hanno. Noi
italiani siamo tronfi, snob, e questo è secondo me il principale motivo del
declino che stiamo subendo. Troppa spocchia, troppe arie. Se vuoi parlare con
un certo personaggio sembra che stai chiedendo udienza al Papa. In America le
cose sono molto più semplici, ti ricevono e se capiscono che hai la stoffa ti
aiutano. C'è una grande
generosità fra i musicisti, non esiste l'invidia.
Che cosa c’è della tua terra d’origine nella Musica
che componi e suoni?
Avendo
mischiato tante culture ciò che rimane della mia terra è l'intenzione, certe
volte ruvida, altre volte malinconica, colori, atmosfere qui e là… forse queste
cose riesce a coglierle meglio l'ascoltatore. Io viaggio sull'onda
dell'emozione, sono orgoglioso di definirmi onesto nel fare musica. Non
rincorro i soldi, quelli arrivano se fai una musica bella e comprensibile a
livello di anima. Le cose tecniche lasciamole ai musicisti. Io suono per la
gente comune, mai per i musicisti.
Cambieresti qualcosa, se potessi tornare indietro
nel tempo?
No, non credo… va bene così.
Che cosa
ti aspetti dal nuovo album “Amigus”?
Premetto
che non sono amante dei soldi, ma mi aspetto che venda bene (già lo sta
facendo) per poter sempre reinvestire su me stesso. Io sono un uomo spartano, mi
accontento di poco. A Nashville ho la piscina, ma se ci vado due volte all'anno
è tanto.
Preferisco lavorare dalle sette del mattino a mezzanotte … sono contento così.
Preferisco lavorare dalle sette del mattino a mezzanotte … sono contento così.
The King of Nashville
MARCO PINNA - Guitar player, composer – (Nashville - TN,Usa)
Amigus – new release on CD
MARCO PINNA - Guitar player, composer – (Nashville - TN,Usa)
Amigus – new release on CD
Marco Pinna
Guitar player-Composer-Instructor-Performer
www.marcopinna.net
www.youtube.com/marcopinnamusic
www.facebook.com/marcopinnamusic
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