Da un paio di anni
seguo costantemente il lavoro di Ferdinando Valsecchi, giovane musicista impegnato
nel progetto “Maelstrom”. Carico di
idee, sperimentatore, dedito alla ricerca elettronica, mi è sempre sembrato un
musicista poco interessato nel concedersi agli altri se non dopo aver trovato
la piena soddisfazione personale, fatto che giudico positivo in un mondo in
cui, spesso, si fa musica pensando in primis alla giusta fessura da
oltrepassare per trovare la visibilità ad ogni costo.
Dopo aver ascoltato
tre album caratterizzati da linee guida precise, esce ora L’essenziale
per una storia, un concept che all’apparenza
rappresenta una netta virata nel percorso. In realtà tale
sconvolgimento non esiste.
Per chi avesse avuto l’opportunità
di avvicinarsi alla musica dei Maelstrom, risulterà chiaro il mood
caratteristico, una tensione musicale che si può considerare il DNA di
Valsecchi e di chi lo coadiuva, e che si ritrova anche in questa opera, più
vicina agli stilemi del cantautorato.
E’ anche opportuno
sottolineare che un artista, rispetto all’uomo “comune”, ha la possibilità /capacità
di rappresentare se stesso ed il mondo che lo circonda attraverso una vasta
gamma di modelli espressivi, anche molto lontani tra di loro, e se tale
utilizzo prevede il variare in funzione del tema scelto o dell’umore del
momento, beh, è giusto approfittarne, regalando al prossimo le differenti sfaccettature
che vanno in onda nella progressione quotidiana.
Valsecchi
fa nuove scoperte, si avvicina e studia - rimanendone affascinato - l’opera dei
cantautori, Faber in primis: “… volevo
fare qualcosa di più semplice e più immediato, cercando di riguadagnare quella
"organicità" che solo con la semplicità riesce ad uscire; ecco quindi
un utilizzo di elettronica piuttosto ridotto, con il cuore delle canzoni che potrebbe
essere ridotto a chitarra e voce; il resto è di contorno per aiutare la canzone
ad essere più completa”.
Come Ferdinando segnala, sono due i motivi principali per
cui nasce questo lavoro: il primo è il mettersi in gioco e provare a confrontarsi
con il songwriting italiano; il secondo è quello di esprimere pensieri precisi
sulla storia che ha ispirato l’album, “l'evoluzione
psicologica di un dottore e di un paziente all'interno di un ospedale
psichiatrico”.
La cura delle liriche è basilare per il modus operandi
di Valsecchi, in qualsiasi situazione, ma l’efficacia derivante dall’abbinamento
di un testo a pochi accordi di chitarra può diventare una rivelazione che
alimenta la motivazione nel proseguire, sino all’obiettivo.
A volte la molla scatta e nemmeno ce ne accorgiamo,
basta un servizio televisivo o un fatto legato alla nostra sfera affettiva e ci
si appassiona ad un tema sociale, qualcosa che ci viene la voglia di
condividere, di criticare, di presentare secondo il nostro pensiero, e seguendo
questo mio piccolo ragionamento intravedo un musicista che decide di fissare un
punto fermo e dire la sua su di un argomento caldo, doloroso, a volte
irrisolvibile, avendo sempre chiaro che il malessere fisico è molto più
semplice da affrontare/superare rispetto al malessere interiore.
Otto le tracce che compongono il disco, con una
incredibile e classica “Ouverture”
strumentale cui fanno seguito episodi che raccontano di spazi e luoghi, e
personaggi che li vivono obtorto collo, relazionandosi tra loro nel quotidiano, tra
coinvolgimento, complicità e contrapposizioni.
Ognuno ha quel che ha
Non importa il padre
Né la madre,
Ma cosa scegli di ereditare
Io ho scelto la pazzia.
Non importa il padre
Né la madre,
Ma cosa scegli di ereditare
Io ho scelto la pazzia.
Le influenze presenti
in questa “missione” sono dichiarate, e la vicinanza a De Andrè è palese, ma il
brand è quello di Ferdinando Valsecchi, un musicista di livello che
coraggiosamente presenta di sé una nuova prospettiva, perché è il momento giusto
per sputare fuori un pensiero che rode, nella speranza che l’opera di denuncia
aiuti nella riflessione.
Quando sarà terminata
la copia fisica di L’essenziale per una storia, una serie di immagini di Davide Rindori - realizzate nei momenti della ripresa - avrà lo
scopo di interpretare fotograficamente le canzoni.
Al
momento è possibile ascoltare l’album su youtube o al seguente link:
L’INTERVISTA
Ancora un tuo lavoro,
ma con una veste differente: da dove nasce la voglia di creare “L’essenziale
per una storia”?
Sostanzialmente
nasce dalle idee che non hanno avuto modo di trovare la loro espressione in uno
spettacolo teatrale. Viste le differenze di pensiero con la regista sulla
storia che andava rappresentata ho deciso di fare un album partendo da come
vedevo io la questione, per quanto dopo si sia evoluto in maniera ancora
differente rispetto a quanto mi fossi immaginato in partenza; infatti alla fine
ho pensato: “ma cos'è l'essenziale per
una storia?”, e la mia risposta è
stata: “mi bastano due personaggi, e non sei diversi come avevo immaginato
all'inizio”. Quindi ho riscritto parti di alcuni testi ed incastrato le
canzoni in una delle tanti chiavi di lettura che si possono dare.
Quanta distanza esiste
tra il tuo progetto “Maelstrom” e quello che presenti oggi?
E’ la
distanza di una persona che vuole sperimentare con sonorità diverse, senza
porsi troppi limiti. I Maelstrom sono semplicemente un progetto diverso, per un
pubblico diverso, ma sono abbastanza convinto del fatto che visto che la musica
l'ho scritta sempre io, la mano si riconosca, a prescindere dal genere musicale…
diciamo che per come la vedo io, la distanza con i Maelstrom è data solo dalla
scelta della strumentazione ed ovviamente dal fatto che M. Simonelli mi ha
aiutato a scrivere i testi, ma non ne è autore in prima persona.
Che cosa ti affascina
dell’intimismo tipico del cantautorato? Che cosa di De Andrè in particolare?
Le cose
che mi affascina di più del genere cantautorale è la semplicità ed i giochi di
parole, specialmente in De Andrè si possono trovare entrambe.
Dove hai nascosto il
tuo amore per l’elettronica e la sperimentazione?
Nel
prossimo album dei Maelstrom e negli altri progetti che sto seguendo al
momento; direi che con tutto lo sperimentare che ho attorno ultimamente
quest'album è stato per un certo verso una boccata d'aria fresca!
Quella che presenti
oggi è una strada che può vivere in parallelo con altre o potrebbe essere una
svolta nel tuo modo di creare e presentare la musica?
Credo che
possa tranquillamente vivere in parallelo, e magari farsi viva quando avrò
bisogno di esprimere qualche cosa che so che non potrei esprimere altrimenti.
”L’essenziale per una
storia” sarà pubblicizzato dal vivo?
Spero di
sì, sto cercando un po' di musicisti nella mia zona per fare qualche data, mi
piacerebbe davvero molto portarlo live, vedremo!
INFO
Alberto Baroni: Sax (track n.6)
Manfredi Messana: Background Choir (track n.4)
Alessandro Scarpitta: Background Choir (Track n.4)
Pietro Spinelli: Choir (track n.8), Electric Piano (track n.3) & Harmonica (track n.4)
Davide Rindori: all Photos
Matteo Simonelli, Itsuki Morioka & Guido Borgheresi: For putting up with me :)
Virginia Billi: We know why
Manfredi Messana: Background Choir (track n.4)
Alessandro Scarpitta: Background Choir (Track n.4)
Pietro Spinelli: Choir (track n.8), Electric Piano (track n.3) & Harmonica (track n.4)
Davide Rindori: all Photos
Matteo Simonelli, Itsuki Morioka & Guido Borgheresi: For putting up with me :)
Virginia Billi: We know why