Ci sono momenti comuni di vita in cui si ha la sensazione di aver vissuto al meglio un’esperienza che, seppur positiva, avrebbe potuto avere minor ricchezza di dettagli, se le cose fossero andare diversamente. Non necessariamente occorre trovarsi di fronte a macro eventi perché, fortunatamente, si vive anche di routine, di quotidianità, di noia e di piccoli rimedi per vincerla.
Ho la fortuna di avere tra le mani un cofanetto che mi pare non sia ancora in distribuzione, ma che ho potuto avere nel corso di un concerto, fresco di stampa quindi. La confezione si intitola “Live in Texas” e i protagonisti si chiamano Fabrizio Poggi & Chicken Mambo (più una serie preziosa di ospiti, artisti blues dal curriculum impressionante).
All’interno del contenitore, oltre al CD è presente un DVD, “Columblues Days”, integrato da un prezioso e completo book .
E ritorno all’affermazione iniziale: perché accenno ad “un’esperienza vissuta al meglio”?
Due giorni prima di ascoltare e vedere “Live in Texas” ho partecipato ad un concerto di Fabrizio Poggi & CM, in un contesto “vacanziero”, diventato col passare dei minuti “corretto”, trasformato grazie alla magia che si è mano mano venuta a creare. In molti suonano il blues in Italia e molti lo fanno anche bene, ma le performance di Poggi vanno sempre oltre la musica e diventano un ‘esperienza di vita, possibilmente da raccontare, se si crede nella condivisione.
Un amico che di musica blues non sa assolutamente niente, il giorno dopo mi diceva: “… vedere quell’uomo seduto davanti al suo pubblico, mentre parlava e raccontava la sua musica…”.
Non tutti sono in possesso della giusta sensibilità e non tutti possono essere “presi” dal mondo dei suoni, ma sentire che dietro alla parole e alla musica esistono delle storie, nuove e antiche, vere o leggende… beh, è forse questo il passpartout che può aprire ogni cuore.
“Live in Texas” rappresenta per me un ideale congiunzione tra il concerto visto e quanto mi sto accingendo a fare battendo i tasti sul computer. Di acqua ne è passata sotto i ponti in dieci giorni!
Fabrizio, Poggi (voce, armonica e organetto), Gianfranco Scala (chitarre), Roberto Re ( basso e voce) e Stefano Bertolotti ( batteria) sono grandi musicisti e nell’aggettivo “grandi” l’abilità tecnica è solo una delle tante componenti distinguibili. Il resto è gusto, misura, amore e l’assordante e silenzioso… soffio dell’anima.
I compagni di viaggio sono tanti, da Flaco Jimenez a Floyd Domino, da Ponty Bone a Donnie Price, solo per citarne alcuni. Rolling Stones, Ry Cooder, om Petty, Dylan… queste le collaborazioni da prima pagina.
Tutto ciò è ascoltabile nel CD.
Tutto ciò, e molto altro, è visibile nel DVD, realizzato da Francesco Paolo Paladino, autore, dal mio modesto punto di vista, di un capolavoro.
E’ bene chiarire che i DVD di supporto sono spesso un accompagnamento al “lavoro principale”, un mezzo per rafforzare con una sorta di “raddoppio”( non si tratta di diversificazione) il messaggio.
In “Columblues Days” c’è tutto il mio mondo, tutto il mio amore per l’America e tutti i miei racconti più cari. Ma se io ritrovo tutto ciò che conosco, chi non ha mai avuto l’opportunità di avvicinarsi fisicamente al Texas, al Mississippi, alla terra americana… chi non ha mai provato a capire qualcosa di più di questa musica del popolo, potrà godere appieno questo movie, tra musica e didattica, tra viaggio e continue scoperte.
Nel mio ultimo scambio di battute con Fabrizio abbiamo disquisito, trovandoci d’accordo, su quanto la musica ci migliori e migliori chi ci vive attorno. Questo concerto itinerante realizzato da Paladino, questo incrocio di vite che dimostrano stima reciproca, è forse la sintesi di mille discorsi, a volti scambiati per utopie.
Ho “sentito” per 85 minuti( la durata del film) la presenza costante di Angelina, compagna di Fabrizio, sostegno di una vita. Eppure non suona e non canta.
Ogni volta che ho partecipato ad un concerto di Fabrizio mi è capitato di rivolgere lo sguardo verso di lei, per testare le sue emozioni , e quando è arrivato il momento di “Song for Angelina”, accompagnata da relativa spiegazione, ho provato a scrutare quell’impalpabile filo di connessione che li unisce, per immedesimarmi, per capire qualcosa di più…
“Live in Texas” e “ Columblues Days” sono pieni di tutto questo, e sono pieni della fatica, del sudore, del dolore e della gioia che un lungo viaggio possono dare, lontani da casa, ma con la sensazione, alcune volte, di “essere a casa propria”, accendendo un conflitto interno che non può trovare sbocco.
Ci vuole coraggio per suonare il blues in Texas? E’ questa la risposta adeguata ad un ragionevole quesito:
“Quattro musicisti italiani che amano il blues come fosse sangue di Gesù, sbarcano ad Austin, Texas, per suonare il blues al popolo del blues… pazzia? No, amore “.
“I musicisti italiani resteranno in Texas bruciando il loro biglietto aereo? O partiranno nascondendo nelle custodie dei loro strumenti quanti più ponies potranno?
E Cristoforo Colombo amava il blues? Probabilmente sì se no, non avrebbe scoperto … l’America”.
Fabrizio Poggi risponde ad alcune domande
Come è nata l’idea di abbinare un album live ad un film musicale?
L’idea è nata quasi per caso chiacchierando con il regista Francesco Paladino che era venuto ad un mio concerto perché interessato a parlarmi circa la storia degli italiani emigrati in Mississippi dopo la guerra civile a lavorare nelle piantagioni di cotone al posto dei neri (la tragedia dei Delta Italians si può leggere sul sito dei Chicken Mambo). Gli confidai la mia intenzione di andare a registrare un disco live in Texas e lui si propose di venire a riprendere la nostra avventura. Tutto qui. Ho raccontato e scritto spesso delle mie avventure musicali, in Texas, Mississippi e Louisiana ma non mi sono reso realmente conto della forza esplicativa delle immagini (che valgono più di mille parole, davvero!) fino a che non ho visto il suo film. Sono convinto che abbia fatto un ottimo lavoro ma di tutto ciò che riguarda il film Francesco parla in maniera maggiormente esaustiva nelle ultime pagine del booklet allegato al cd.
Che tipo di difficoltà pratiche possono esistere quando ci si trova davanti ad un impegno del genere, tra concerti, vita comune e la consapevolezza che tutto ciò verrà fissato per sempre da una registrazione?
Le difficoltà sono state enormi. Ma nulla al confronto di cosa avremmo dovuto affrontare per realizzare lo stesso progetto nel nostro paese. I costi sarebbero stati proibitivi e le difficoltà logistiche insormontabili. In Texas le abbiamo superate grazie all’esperienza maturata in anni di concerti proprio da quella parte degli States (il mio primo vero e proprio tour in America risale al 1998 anche se sono in pochi ahimè a saperlo) e ai grandi professionisti di cui mi sono circondato, sia italiani che americani. Lì, almeno per quanto riguarda la musica, tutto è molto più semplice. Tutti conoscono molto bene il loro mestiere e lo fanno con scrupolo e semplicità d’animo. Se il celebre film con la Roberts “Mangia prega ama” si fosse chiamato “Mangia prega ama e ascolta” beh, l’ultima parte l’avrebbero dovuta girare in America. dove per la maggior parte dei suoi abitanti la musica è come il pane. Lo dico spesso: loro hanno la stessa cultura che noi abbiamo per il cibo. Con tutto ciò che ne consegue. Per un musicista è come per un bimbo andare Disneyland. I giorni che passo negli States tra concerti interviste, interventi alla radio e alla televisione, incontri con grandi musicisti sono talmente convulsi che spesso non mi rendo nemmeno conto di tutto ciò che sto invece vivendo in prima persona. La registrazione del cd live è stata un miracolo. E’ la ripresa di un unico concerto. Senza possibilità di ripetere i brani o di aggiustare eventuali imperfezioni. Certo per me l’11 settembre 2010 è stato un giorno difficilissimo: gestire la band, gli ospiti, l’equipe tecnica, assicurarmi che tutti conoscessero bene i brani e concentrarmi sulle parti da eseguire io stesso è stata un’impresa titanica. Faticosissima ma estremamente appagante alla fine. Certo anche in questo caso l’apporto della mia compagna Angelina, la sua complicità e il suo impagabile impegno sono stati a dir poco superlativi. Senza di lei non so come avrei fatto. Ma finché non riascolti il cd o rivedi il film non riesci a godere fino in fondo di tutte quelle emozioni. Mentre sei là è come se stessi rotolando giù da una montagna a fortissima velocità. Non c’è tempo di riflettere. Quello che conta è restare lucidi e “inspirare” fino in fondo quelle bellissime esperienze. Perché poi lo sappiamo che quando si ritorna alla “normalità” tutto ciò che si è “inspirato” ti potrà essere utile in un paese, il nostro, che dal punto di vista musicale è davvero “un altro mondo”. Almeno per me, anche se come ho già scritto riesco per fortuna a trovare spesso e volentieri motivi di felicità e appagamento anche qui.
So che sei innamorato delle storie di vita, ti piace ascoltarle e condividerle. Se dovessi tracciare un sunto, o delineare un racconto che possa condensare quei giorni americani che vi hanno portato a “Live in Texas”, quale quadro dipingeresti?
E’ stato un lungo percorso. Come ho già scritto non v’è nulla d’improvvisato. Ho cominciato a suonare nei primi anni novanta a New Orleans entrando con la mia armonica in “casa d’altri” con molta umiltà, bussando e chiedendo sempre permesso. Piano piano mi sono costruito una reputazione che mi ha permesso di arrivare ben oltre le mie più rosee aspettative. Ho realizzato tanti sogni. E quest’ultimo tour che abbiamo voluto anche registrare questa volta non è che uno di quelli. Per il quadro non saprei… Si possono dipingere i sogni?... Sarebbe un quadro pieno di rosso e di azzurro. Un quadro pieno di fatica e serenità. Due parole che insieme litigano, ma che potrebbero convivere nei colori di un dipinto. Le storie sono così tante, così belle che anche in quel caso è difficile sceglierne una in particolare. Flaco Jimenez era arrivato per suonare come da contratto con il suo manager quattro canzoni. E noi andava bene così. D’altronde è anziano ed è una star. Alla fine si è divertito così tanto che suonato praticamente tutta la sera riempiendomi di lodi e di sorrisi. E io pensavo al ragazzo che ero e a quando mi sono innamorato della sua fisarmonica sui dischi di Ry Cooder. Riesci a immaginare cosa succedeva dentro di me mentre suonavo il mio piccolo organetto di fronte a uno dei più grandi fisarmonicisti del mondo? O a calcare il palco di Antone’s dove è passata davvero la storia del blues da Muddy Waters ai Fabulous Thunderbirds a Stevie Ray Vaughan a B.B. King e a ricevere i complimenti di un pianista come Pinetop Perkins?
Ogni volta che ho occasione di parlarti o leggerti, trovo estremo entusiasmo verso l’America, soprattutto nei confronti di certe situazioni, incontri con uomini e donne che suonano “la tua” musica. Esperienze come queste quanto influiscono sulla qualità del rapporto col resto della band? Ci sono momenti di “fatica mentale” che mettono a dura prova persone che, pur avendo lo stesso obiettivo (e passione) sono per natura differenti tra loro?
A questa domanda credo di aver risposto più o meno indirettamente nelle altre risposte. Nulla ti è regalato in America. Tutto deve essere guadagnato sul campo. Come scrivevo poc’anzi è faticoso riuscire a contagiare gli altri con la tua stessa passione. E’ un lavoro estremamente complicato dove gli equilibri sono sempre precari e dove ogni corda sensibile sai che può spezzarsi da un momento all’altro. La vita “on the road” ha tutte le problematiche che ha un lavoro in cui le persone sono insieme per tanto tempo. E i rapporti all’interno della band qualche volta risentono delle dinamiche e del gioco di ruoli che una band nel bene o nel male è costretta a vivere. Ma la musica per fortuna poi ha sempre il sopravvento su tutto. E vince sempre. Insomma, quando la fatica è ben ripagata si “soffre” volentieri.
Nelle note allegate al cofanetto ho letto di come il Texas sia per te una sorta di rifugio, quando le cose non vanno per il verso giusto. Ma l’America non è dietro l’angolo e allora ti chiedo… esiste per te un piccolo Texas anche in Italia?
Cerco di crearmelo, come penso faccia tu e altre persone che faticano a vivere in un paese in cui l’arte anche minima è considerata un bene di lusso. Anch’io come voi mi rifugio nei libri e nelle canzoni. M’infilo nei cinema e cerco di incontrare solo persone che mi somiglino con le quali condividere “pensieri e parole”. E tu sei uno di loro.