Giorgio Usai esce con nuovo singolo
feat. Maurizio
Vercon, Don Schiff
ANIMA
Videoradio
Partiamo dall’ufficialità, dal
comunicato stampa che annuncia un progetto particolare per Giorgio Usai…
L'artista conserva lo smalto di quel
sound legato alle radici rock progressivo e ne alimenta il suo respiro
universale misto di romanticismo e contemporaneità.
Una carriera che sa di leggenda
quella di Giorgio Usai, che comincia la sua attività musicale entrando nel
complesso beat genovese dei Plep e in seguito con il cambio di casa
discografica e il passaggio alla Ariston, il nome della band divenne Nuova Idea.
Stiamo parlando degli anni Settanta, di uno dei più importanti esempi di prog
italiano.
I musicisti del quintetto stringono
una collaborazione con Gianfranco Reverberi e la Ariston li mette sotto
contratto pubblicando tre album di rock progressivo.
Questo singolo “Anima”,
feat. Maurizio Vercon, Don Schiff conserva lo smalto di quel
sound e ne alimenta il suo respiro universale misto di romanticismo e
contemporaneità. Del resto, rappresenta il percorso artistico di Giorgio Usai
che dopo lo scioglimento dei Nuova Idea, collaborò con lo Studio G, etichetta Genovese
con la quale ha scritto e prodotto brani per numerosi artisti. Nel 1975
partecipa con Ricky Belloni, Giorgio D’Adamo e Gianni Belleno al primo tour di
Fabrizio De André.
Nel ‘77 in occasione del tour dei New
Trolls con Ornella Vanoni, entra nel gruppo in sostituzione di Nico Di Palo,
assente per motivi di salute. Nel 1978, anche dopo il ritorno di Di Palo,
rimane nei New Trolls, partecipando agli album Aldebaran (1978, con il grande
successo Quella carezza della sera) e New Trolls (1979).
Successivamente si dedica alla
carriera solista e la WEA Italiana pubblica due 45 giri, Vorrei un'ora/Il tempo
è andato già (1981) e Oltre l'Arizona/Sogno' (1982).
Negli anni successivi partecipa al
tour mondiale di Eros Ramazzotti e di Christian (Australia).
Ritorna nei New Trolls nel 1989 per
il tour con Anna Oxa da cui viene tratto l'album Oxa live con i New Trolls, e
realizza l'album “Quelli come noi”, partecipando con il brano omonimo al
Festival di Sanremo 1992. Nel 2000 entra nella formazione de Il Mito New
Trolls, dove prosegue tuttora brillantemente la sua attività.
Ma questo risvolto inaspettato necessitava di un approfondimento, e ho quindi chiacchierato con Usai per… saperne di più!
Giorgio, il brano e il video sono molto toccanti: cosa c’è dentro di tuo, di profondo?
Un po’ di storia del progetto, a
grandi linee.
Quando Beppe Aleo di Videoradio mi propose il brano me lo mandò come primo ascolto per sondare la mia reazione. Ero molto scettico perché non mi toccava, non mi faceva impazzire, ma poi, a forza di sentirlo e risentirlo e assimilando il testo è diventato mio. Ho inevitabilmente modificato delle cose, delle note, mentre il testo è rimasto lo stesso (di un amico triestino di Maurizio Vercon che si chiama Manuel Agosti) perché poteva essere dedicato ad una persona ma anche valido per altre situazioni, e a poco a poco mi è entrato dentro. Poi me lo sono suonato tutto, con Maurizio che è un chitarrista pazzesco, al basso Don Shiff che è un grande musicista (Elvis, Tina Turner) e un batterista di Trieste bravissimo; ho tolto le due tastiere di riferimento ed è rimasto solo l’Hammond, perché volevo riproporre un quartetto come ai vecchi tempi, con basso, chitarra, batteria e Hammond, per creare un’atmosfera anni ’70 rivisitata in chiave moderna, con suoni attuali, cantata alla Giorgio Usai, una voce che non è mai cambiata dai tempi della Nuova Idea.
È un pezzo a sé, che non fa parte di nessun album, almeno al
momento.
Il video ha un po' il mio spirito, la mia anima, come se ci fosse un ritorno a Genova, mia città di adozione – sono nato ad Imperia –, luogo delle musica e dell’amore, e il video rispecchia questo spirito, io che torno a casa e giro per i caruggi, arrivo al 29 rosso di via del campo, una sorta di museo di De Andrè, anche perché io nel ’75, insieme a Richi Belloni, Gianni Belleno e Giorgio D’Adamo, creammo un gruppo per accompagnare De Andrè; non lo sa nessuno perché a quei tempi i media non erano come oggi. La gente pensa che suonare in combinata dal vivo con Faber sia stata solo la PFM ma non è vero niente.
Quanto è durata la vostra collaborazione?
Iniziò nel marzo del ’75 alla Bussola
di Viareggio, ed è durata per 100 concerti. Testimonianze poco o niente.
In un libro di cui non ricordo il
nome, ma incentrato sui concerti di Fabrizio, si citano bootleg di scarsa qualità
“rubati” da qualche registrazione occasionale (a Modena “Il bombarolo” da “Storia
di un impiegato”, “La canzone dell’amore perduto”, “La ballata del Michè”,
insomma, pezzi classici suoi), ma nessun video, forse qualche foto da un
giornale dell’epoca (Gente?Oggi?), che tra l’altro raccontò dell’amore
nascente con Dori Ghezzi, insomma un po’ di gossip.
Nel ’75 suonammo a due o tre festival
di Lotta Continua. A Pisa, a Roma alla festa dei Radicali; e poi stadi, piazze,
e ricordo quella volta all’Ippodromo di Firenze: arriviamo, saliamo sul palco e
siamo rivolti verso la tribuna, dove c’era seduta la gente; a un certo punto
sentiamo dietro di noi applausi e urla, ci giriamo e c’era il prato pieno di
persone quindi, non ci restò che suonare tre o quattro pezzi per la tribuna e altrettanti
per il prato, girandoci.
Per Faber era il primo tour, e
affrontava il pubblico per la prima volta, grazie anche alla nostra amicizia, perché
lo supportavamo e non solo musicalmente; lui era terrorizzato e non voleva
assolutamente cantare in pubblico, tanto che all’esordio alla Bussola, il
patron Sergio Bernardini aveva fatto venire tutti gli amici di Faber - Paolo Villaggio,
Lino Toffolo, Ornella Vanoni, Marco Ferreri (che gli teneva la mano in camerino
prima di salire sul palco perché lui tremava),
la famiglia - in modo da farlo sentire come a casa.
A fatica, io e Richi Belloni lo facemmo uscire dall’hotel, perché non voleva venire assolutamente; lo portammo a forza e arrivati in camerino c’era Ferreri - che era anche medico - che gli teneva il polso e lo tranquillizzava. Siamo riusciti poi a salire sul palco e cominciare il concerto. La scaletta prevedeva due ore e mezza e dopo tre ore e mezza eravamo ancora on stage perché lui aveva finalmente svoltato e rotto ogni paura, capendo che si divertiva e il pubblico era con lui, e da lì partirono i 100 concerti in tutta Italia.
Al 29 Rosso si respira un’atmosfera
particolare… cosa provi quando ti… aggiri in quei luoghi?
Provo un’emozione unica perché
quello è definito il museo di Faber ma non c’è solo lui, e comunque mi sento un
po' a casa, perché con tutte quelle immagini si respira aria di Fabrizio, e
quando si è nel proprio ambiente naturale si sta bene e mi è capitato di
trovarmi lì con amici fraterni come Nico Di Paolo e Gianni Belleno e abbiamo
anche fatto qualche pezzo. Come dico sempre noi abbiamo avuto la fortuna di
nascere musicalmente negli anni ’60, tutto si è sviluppato in quegli anni, i
New Trolls sono nati ufficialmente nel ’66 con “Sensazioni” poi, dopo varie
vicissitudini, nel ’71 si sono sciolti; anche noi della Nuova idea ci
sciogliemmo: era il periodo dell’austerity e la domenica non si poteva
circolare liberamente con i mezzi e quindi andare a suonare; all’epoca dovemmo
dare indietro tutti gli strumenti, impianto voci e furgone. Io a quel punto
iniziai a collaborare con lo Studio G, etichetta del papà dei De Scalzi, ho
fatto un po' di pezzi con i Trilli, robe dialettali e delle cose con Belleno,
tra le tante i Tritons (chi non ricorda “I can’t get no…”?), che culminarono
con un tour estivo, e in quel caso Gianni era il frontman… Johnny dei Tritons.
Quando ci si ritrova, quei giorni tornano a galla, anche perché siamo tutti più
o meno coetanei, e dopo il grande botto dei Beatles nel ’62, siamo partiti
tutti insieme. Noi (Nuova Idea e New Trolls) a partire da quegli anni, sino ad
arrivare agli ’80, abbiamo attinto a man bassa da tutto ciò che arrivava da
oltremanica (Genesis, Gentle Giant), e nella nostra musica si sentiva.
Dopo lo scioglimento dei Trolls Vittorio
e D’Adamo avevano fatto L’lp “Tempi Dispari” con una formazione denominata New
Trolls Atomic System, c’era una creatività pazzesca che attualmente non si
riscontra più. Avevamo tutti vent’anni anni e quindi era palese il fermento
giovanile, ma avevamo moltissima fantasia.
Faccio riferimento alla mia prima band importante che è stata la Nuova Idea, con cui ho fatto tre LP dopodiché ci siamo sciolti dopo l’album “Clowns”, nel ’73. Da lì Richi Belloni è tornato a Milano e ha fatto altro, sino a che non lo chiamai per suonare con Faber. Serviva un chitarrista e io avevo chiesto a Mauro Culotta, con cui avevo già lavorato molto. Lui ne fu lusingato e chiese al suo produttore perché in quel momento stava lavorando ad un 45 giri, e domandò il permesso di fare il tour, ma non lo ottenne, e quindi chiamai Belloni con cui facemmo le 100 date, e poi proseguimmo con tante versioni dei New Trolls.
Come giudichi questo continuo
movimento attorno ai New Trolls?
Quando finimmo con Faber i New Trolls
erano un po' in ombra ed erano sotto contratto con lo Studio G di Genova; io
ero in quel momento con i Ricchi e Poveri, e restai in tour con loro per un
lungo periodo.
Sergio Bardotti produttore della
Vanoni e dei New Trolls propose loro di fare qualcosa con Ornella, e uscirono due
33 giri, - “Io dentro - Io fuori. Dopo il disco arrivò il tour teatrale con la
Vanoni.
Nico di Palo non c’era, non stava
bene, e siccome io avevo già fatto delle cose con loro, un giorno Bardotti mi
chiama e mi dice che c’è bisogno di me, e così entrai al posto di Nico,
sostituendolo alla voce (anche se lui è il migliore in assoluto). Sottolineo
che a quei tempi si cantava un po' tutti allo stesso modo (Vandelli dell’Equipe
84, Tonino dei Camaleonti…). Così entro nel gruppo nel corso del tour con la Vanoni,
che si rivelò fortunatissimo.
Finito quello restiamo in cinque e si
riaggrega Nico, e quindi i New Trolls diventano sei, con un allenatore
pazzesco, che era Sergio Bardotti, e fu lui che tenne unito il gruppo per un
certo periodo; purtroppo, certi caratteri erano difficili da domare. Quando
Bardotti, di fronte a certe difficoltà, lasciò la guida del team (dopo quasi
tre anni) quella formazione si impoverì: prima andai via io, poi D’Adamo e
rimasero quattro elementi.
Certo, se Bardotti - o uno con le sue
caratteristiche - fosse rimasto, forse il gruppo avrebbe avuto una vita
lunghissima.
Bisogna avere le teste giuste, come i
Pooh ad esempio. Ognuno di loro aveva un incarico nell’ambito della band, non
faceva a gara a chi fosse il più bravo, e resistono ancora oggi. Anche gli
Stones sono ancora in piedi!!!
I New Trolls erano un insieme di caratteri differenti e io sono sempre stato l’unico super partes, seguendo la mia indole e il mio carattere, e non riuscivo a litigare con nessuno di loro, nemmeno volendo!
Il passaggio da “Clowns” ad “Anima” è notevole: qual è il Giorgio Usai del 2023?
“Clowns” è un disco del 1973. C’era un clima molto progressive, ovviamente, e noi della Nuova Idea eravamo un gruppo prog tendente al rock melodico, diciamo un po’ pop. Con questo brano ho voluto ricreare quelle atmosfere anni 60/70, nei suoni - seppur più moderni - e nel modo di cantare, cercando di ricreare un po’ lo spirito dei Trolls, che hanno fatto di tutto, dal prog al rock, al pop. Non so se tutto questo rientra nello spirito genovese, ma io mi sono divertito da matti nel fare “Anima”, ci ho messo i suoni di Hammond come facevo allora, un quartetto rispettoso di quei tempi, e ci sono dei coretti che riportano a quei momenti. La mia voce è quella, e veniamo tutti da quella scuola di canto genovese. Spero di aver raggiunto lo scopo e i primi responsi sono positivi.
Ricordi un momento che ti ha cambiato la vita professionale, una sorta di sliding door?
Non ricordo un momento preciso della
svolta, se non il giorno in cui ho deciso di fare questa professione, un lavoro
difficilissimo, fatto di presenza continua, di preparazione, anche se non siamo
considerati lavoratori. Quando decisi di fare il musicista trovai resistenze in
famiglia, i genitori speravano in altro per me e mi spinsero ad andare
all’Università dopo il diploma. Quindi mi sono iscritto a Geologia, con
Maurizio Cassinelli e Bambi Fossati (Gleemen, Garybaldi), ma ci siamo fermati subito:
io ho frequentato poco o niente, loro hanno dato anche qualche esame ma poi
hanno lasciato. È difficile fare bene due cose impegnative nello stesso
momento. Ci abbiamo provato, anche perché erano tempi in cui esisteva il
servizio militare obbligatorio, e se eri iscritto all’Università potevi
posticipare l’arruolamento, sperando che nel frattempo succedesse qualcosa. Io
riuscii a saltare quell’incombenza sgradevole che mi avrebbe impedito di
suonare: ero già al secondo LP con la Nuova Idea e se fossi partito la mia vita
musicale avrebbe subito un brusco arresto, in un momento in cui ero già
incamminato alla grande nel mio percorso musicale, che ancora continua; tanto
per dire abbiamo finito un mese fa l’ultima serata del tour estivo con Il Mito
New Trolls. Dopo il disastroso periodo della pandemia c’è un buon ritorno di
pubblico e voglia di partecipare, di divertirsi, di sentire musica.
Quest’estate abbiamo fatto delle serate con le piazze strapiene di gente.
La conclusione della chiacchierata è che… esiste un lato positivo, e cioè che mi diverto, mi diverto ancora a fare musica, a suonare, a fare serate ma, ciò che mi uccide è il viaggio, gli spostamenti sono rischiosi, si arriva a fine estate esausti, e mi viene sempre da dire che il tour appena finito sarà di sicuro l’ultimo. Ma lo dico tutti gli anni!
Come giudichi lo stato attuale della
musica?
Nascendo in quel periodo e avendo
affondato le mani nella musica di qualità, a volte non commento, pensando che
forse il mio disappunto è legato al fatto che sono di un‘altra generazione e
magari non sono adeguato, ma onestamente la musica che si ascolta oggi (diciamo
alla Achille Lauro e Rosa Chemical) non mi arriva, e poi di musica ce ne è
davvero poca, perché non vengono rispettati i canoni di base: la musica è
formata da melodia e accompagnamento e tutto questo è stato completamente
sovvertito.
Ai nostri concerti vengono spesso dei
giovani, e rimangono meravigliati quando scoprono che facciamo anche il rock!
Sono sempre molto attento nel dare
giudizi ma questa per me NON È MUSICA!