Quella che ho
tradotto a seguire è una interessante intervista realizzata da Darrell
Jónsson con Gilli Smyth, il cui nome
è indissolubilmente legato alla “famiglia GONG”.
La Smith ci
ha lasciato all’età di 83 anni, nel 2016, mentre la testimonianza di Jónsson è
del 2007, comunque un buon momento per tracciare il bilancio di
una vita.
Di lei ho
delineato un po' di storia fruibile a questo link:
https://athosenrile.blogspot.com/2021/11/un-po-di-storia-e-musica-di-gilli-smith.html
Ascoltando “Mother
Gong”, del 2006, si può ancora catturare la singolare magia che Gilli Smyth
portò nei Gong oltre quarant'anni fa, con una voce femminile profonda, che a
posteriori si potrebbe definire come quasi necessaria al rock progressivo. Nel
corso dei decenni ha continuato a fare tour e registrare con varie incarnazioni
dei Gong, Mother Gong e altri ensamble visionari e ha pubblicato diversi libri
di poesie.
Nel 1994
Smyth mise da parte poesia e musica abbastanza a lungo, tanto da scrivere un
saggio storico che portò ad un libro, “Gong; Politico Historico Spirito”.
Anche se alla
fine del suo libro irrompe in una performance in rima, intitolata "We
Who Were Raging in the late 60s and early 70s", l'effetto va ben oltre
quello dello sproloquio.
Invece di rielaborare la nostalgia Smyth dettaglia le ispirazioni e gli effetti del modus operandi dei Gong, riflettendo attentamente sugli eventi e sulle realtà alternative di quei tempi. La sua storia essenziale del viaggio nei Gong è destinata a piacere a coloro che hanno cavalcato o stanno continuando a cavalcare mari spirituali, artistici e politici simili a quelli di Gilli.
Nell'intervista
che segue, come avviene nella sua scrittura e nella musica, Gilli Smyth non si
sforza di essere alla moda ma denota una ricerca continua, sincera e
riflessiva. Attraverso i tumulti del 20° secolo e di quello attuale, racconta
la sopravvivenza, la speranza e gli incantesimi della poesia, della psichedelia
e del jazz dei Gong.
Nel tuo libro “Politico, Historico, Spirito” citi Daevid Allen dicendo che per te i Gong non fanno parte di un tempo passato, ma sono qualcosa creato originariamente come veicolo per nuove idee, che erano in anticipo sui tempi. Riesci a vedere alcune di queste idee riflesse nella musica e nella cultura attuali?
Per me l'aspetto interessante di tutto questo è politico. C'è stata una sorta di apertura nel cielo nel 1968 con la rivoluzione in Francia, ripresa dalle proteste contro il Vietnam negli Stati Uniti, dai diritti civili, ecc. E ora, dopo un paio di decenni di eccessivo consumismo, le persone stanno tornando alle idee di condivisione, di non consumismo per il bene del pianeta, alla convinzione che la musica, la poesia, l'arte, siano molto più appaganti, non solo per una nicchia di anime, ma per tutti. Questa è davvero "la grande condivisione". All’epoca vivevamo in comuni, questa era ed é l’idea comunitaria. Ora sto lavorando alla Parte 2 di "Historico Politico" che sarà la storia dell'Uncon di Amsterdam (Gong's 2006 'Unconventional Gathering' – Ndr) e di come si relaziona con le idee della controcultura negli anni '60 e '70. La ruota gira, il mondo è in continua evoluzione e ci saranno cambiamenti ben oltre ciò che avremmo potuto immaginare.
Quante di queste idee sono il frutto della tua collaborazione, conoscenza e amicizia con musicisti non rock, come Don Cherry e Julian Beck?
Don Cherry in particolare era una persona molto devota e ha trascorso i suoi ultimi anni suonando musica nelle scuole invece di fare la superstar. Ha suonato con noi nei primi Gong, nel 1968, e al Museum of Modern art di Stoccolma, dove ha vissuto. In occasione della “fuga” da Parigi, quando fummo cacciati e dichiarati “rivoluzionari”, dimenticai lì il mio vestito viola. Quando tornammo lo incontrai una sera a San Michel, in occasione di un concerto, e rimasi stupita quando vidi che mi aveva portato l’abito che avevo abbandonato. Questo era il tipo di cose semplici e incredibili che faceva, e il suo flauto era puro e magico, come Pan nel bosco. Non ricordo di aver scambiato tante idee con lui ma piuttosto di aver condiviso musica. In quei primi Gong del 1968 cantavo con Ziska e insieme abbiamo ideato il suono che ora si chiama "space whisper", ed è qui che suonare con Don Cherry ha raggiunto il suo apice. Poi dovetti lasciare anche Parigi, e quei Gong si sciolsero.
Come Sun Ra, Magma, La Monte Young e altri artisti musicali del 20 ° secolo, i Gong sembrano essere stati coinvolti nella creazione di un mondo poetico che è stato alla base di tutto il loro lavoro. Cosa ha ispirato i Gong per portare la loro arte a tali proporzioni cosmologiche?
La gente probabilmente ha dimenticato quali enormi cambiamenti nella cultura erano in atto - specialmente con la minaccia del caos nucleare - e come i musicisti come noi fossero in pericolo permanente, minacciati dall'establishment e dalle istituzioni "conservatrici". L'idea di mondi diversi è venuta naturalmente, ma ci ha fornito una tavolozza di possibilità enormi e meravigliose. Il miglior rimedio contro un establishment conservatore è stato l’utilizzo dell'assurdità e dell’immaginazione di vasta portata.
Parlando con te in passato e leggendo il tuo libro, ho avuto l'impressione che tu e i membri della band abbiate avuto un flusso di idee che vi ha impegnato a disegnare una sorta di "etica della creatività". In che modo le visioni e i rigori di tale creatività hanno plasmato la tua vita quotidiana?
Per un certo periodo abbiamo vissuto tutti insieme in una grande casa nella foresta (circa 15 persone); il ritmo della vita era orientato a suonare ogni giorno - e in ogni momento possibile - in questa strana grande stanza chiamata "la stanza della caccia", con tante teste di cinghiale appese. Noi, tutti vegetariani, quando entrammo la prima volta nella stanza rabbrividimmo e poi usammo le teste come appendini, ma c'era un flusso costante di creatività giorno e notte, e anche quando la band partiva per i concerti restavano sempre altre persone, in casa e nella foresta.
Come vedi il futuro della comunità estesa dei Gong nel passaggio tra il presente e il futuro prossimo?
Non ne ho idea. Tutto quello che posso dire è che l'Uncon di novembre ad Amsterdam è stata l'esperienza più straordinaria della mia vita. 1200 o più persone che si riuniscono, condividono sentimenti profondi sollevate nell’animo dalla musica. Si spera che in futuro ce ne saranno di più, ma che sforzo è stato per Jonny realizzarlo!
In che modo l'approccio di “Mother Gong” e degli altri tuoi progetti si è evoluto in modo diverso da quello dei “Gong” nel corso degli anni?
Vedo la band e la filosofia iniziale dei Gong come Yin Yan. Poi nel 1974 ho lasciato la band, desiderando un percorso più semplice basato sulla natura creativa al femminile, anche se sono sempre stata contraria al grande divario di genere, pensando invece ad un passo avanti fondamentale rivolto al livello fisico, quello intellettuale o spirituale, dove non c'è differenza tra maschio e femmina: tutti abbiamo la piena consapevolezza dell'esperienza umana, emozioni umane, paure e desideri umani.
Il "Gong Unconvention" al Melkweg di Amsterdam nel novembre 2006 ha segnato una nuova era o soglia per le molte attività correlate di Gong?
I musicisti dei Gong saranno in ogni caso impegnati pienamente nella musica, in tutti i modi possibili, e abbiamo trovato una grande gioia nel suonare insieme in questa modalità, quindi, speriamo che accada sempre di più, ma così come gira il mondo oggi non si ha mai idea di cosa potrà accadere.
Quali sono i progetti attuali e futuri che tu o Mother Gong avete in testa?
I nostri progetti includono l'imminente uscita del set “Mother Gong” di Uncon (a breve con Voiceprint) e sto anche scrivendo un libro politico che potrà rispondere compiutamente al tipo di domande che mi stai ponendo oggi.
Il ruolo delle donne nella musica è cambiato nel corso dei decenni, da quando hai iniziato ad occuparti di musica? Se è così, dove vedi e senti le differenze rispetto a quanto avveniva negli anni ’50 e ’60?
Sai, il mondo è cambiato radicalmente… quando guardi i vecchi film, per esempio, ti chiedi come le donne non abbiamo mai potuto far parte a pieno titolo dei ruoli societari che contano, mai Primo Ministro, o piloti di linea aerea, o ministri della Difesa (non per combattere, ma per negoziare).
L'influenza degli Hippy e dei Beatnik è ben documentata in questo periodo, eppure sembra che gran parte di ciò che è accaduto nelle diaspore europee del secondo dopoguerra abbia avuto risonanza con movimenti e concetti che si stavano evolvendo già all'inizio del 20 ° secolo e prima. Ci sono influenze letterarie o musicali del 17°, 18°, 19° o inizio 20° secolo che preannunciavano concetti o idee che hai trovato confermati negli anni '60?
È vero, ci sono stati enormi movimenti sociali, dalla Rivoluzione francese alla Rivolta dei contadini, il primo movimento femminista con l'incontro alle cascate di Seneca, i Diggers e i Livellatori... gli hippy sono solo un altro nella lunga fila di “figure” idealiste che hanno cercato di realizzare un cambiamento sociale in meglio - di solito sotto governi di destra molto autoritari, che reprimevano tutte le persone che non rientravano nella "linea del partito"-, che volevano l'uguaglianza, così come la libertà e la fratellanza (e la sorellanza). Ci sono tante idee sbagliate sugli hippy, come il sesso, la droga e il rock and roll. Quelli non erano davvero importanti, ma parte della ricerca era rivolta alla libertà, ed era la libertà politica che rappresentava il motore del movimento, la libertà di vivere in modo pacifico e non di unirsi all'esercito, la libertà di staccarsi dal materialismo imperante, che prevedeva che le persone dovessero avere "un lavoro fisso", qualsiasi lavoro, invece di imparare solo a sostentarsi e pensare che la vita è una sola, preziosa e va vissuta.
http://www.gillismyth.com/gillismyth/index.html