Bernard
and Pörsti-“Robinson Crusoe”
P
& C Seacrest Oy 2021
Parlare della
musica che riporta al ceppo “The Samurai of Prog” è diventata prassi nei miei
spazi, perché rappresenta il paradigma del mio concetto di musica progressiva.
Certo è che
la multinazionale del prog, dal corpo finlandese, lascia innumerevoli
possibilità anche dal punto di vista della quantità, vista la capacità di
sfornare album a raffica.
Il progetto attuale è denominato “Bernard and Pörsti”, ovvero due terzi di Samurai (il terzo polo è rappresentato da Steve Unruh, qui assente).
Impossibile,
per il mio modo di concepire l’informazione musicale, trattare l’argomento
frettolosamente, condensando il commento in poche righe, perché quando si
tratta di TSoP cerco di andare in profondità, nella speranza che le note
fornite, magari superflue per qualcuno, possano dare una visione completa del
loro grande lavoro.
La loro
ispirazione, specialmente negli ultimi tempi, è stimolata da favole, romanzi,
storie del passato, elementi che sollecitano la tendenza a creare, non solo
musica, perché gli aspetti visuali restano una peculiarità del loro lavoro.
Altra caratteristica, per chi ancora non li conoscesse, è la predisposizione al coinvolgimento di musicisti provenienti da differenti parti del globo, con una sempre maggior presenza di talenti italiani, anche se in questa occasione il top è rappresentato dalla partecipazione in un brano di Steve Hackett.
Sempre a vantaggio di chi non conoscesse la loro musica è bene evidenziare che il duo che in questa occasione conduce le danze è formato dall’italiano - vivente in Finlandia - Marco Bernard (bassista) e dal batterista finlandese Kimmo Pörsti.
Che cosa esce
oggi dal loro cilindro? L’album si intitola “Robinson
Crusoe”, romanzo che ha fatto sognare generazioni di giovani e
appassionati di romanzi di avventura.
Proviamo a riannodare le fila della storia utilizzando una sintesi della sinossi fornita da Marco Piva, indispensabile per iniziare il viaggio.
<< "ROBINSON
CRUSOE" (più precisamente “The Life and Strange
Surprising Adventures of Robinson Crusoe”) è un
romanzo pubblicato dallo scrittore
inglese Daniel Defoe nel 1719, considerato il capostipite del moderno romanzo
di avventura e, da alcuni critici letterari, del romanzo moderno in generale.
Defoe
fu uno scrittore ed economista molto prolifico che, durante il regno
della regina Anna, trascorse un po’ di tempo in prigione a
causa delle sue opere satiriche, anticonformiste e rivoluzionarie, e che, in
seguito, divenne una spia inglese a
Edimburgo negli anni che portarono alla creazione
del Regno Unito.
Si
narra la storia di Alexander Selkirk, un
bucaniere scozzese che fu lasciato sull'isola di Más a
Tierra, a oltre 600 chilometri dalla costa del Cile, dopo aver
detto al suo Capitano che considerava la nave su cui si trovavano non
navigabile (Selkirk aveva ragione, la nave affondò pochi giorni più
tardi e i pochi sopravvissuti furono catturati dalla flotta spagnola).
Rimase
solo sull’isola, con un'accetta, alcuni vestiti, una Bibbia, una
pentola e biancheria da letto. Vi rimase per quasi cinque anni, nutrendosi
degli animali che era in grado di
cacciare e trovando riparo nelle capanne che poteva costruire con gli alberi
locali.
Molti
critici hanno considerato il personaggio di Robinson Crusoe un’allegoria
di come gli inglesi speravano di essere visti dall’esterno, persone “costrette”
a forgiare il mondo a loro immagine e somiglianza, sopportati dal popolo locale
colonizzato - qui simboleggiato da Venerdì - accondiscendente nell’accettare
gli inglesi come loro superiori, a causa della loro più avanzata cultura
e riconosciuta civiltà.
Ma
nonostante il libro sia risultato di presa immediata e fonte di numerose
imitazioni, il messaggio non fu a tutti gradito e la risposta si concretizzò
con la realizzazione da parte della “concorrenza” di storie e romanzi che
evidenziavano un punto di vista completamente diverso, una lettura eseguita da
un’altra angolatura, il più famoso dei quali è "I
viaggi di Gulliver".
"Robinson Crusoe" resta comunque il più famoso nel genere, fonte di ispirazione recente, se si guarda al famoso film Cast Away" uscito nel 2000, di Robert Zemeckis, avente come protagonista Tom Hanks.>>
Provo ora a guidare l’ascolto, con l’aggiunta di note salienti arricchite dal pensiero di alcuni autori che introducono il lettore agli aspetti meramente compositivi.
L’album si apre con uno strumentale di oltre sei minuti, “Ouverture”, scritto da Octavio Stampalía e in cui sono impegnati:
Marco Bernard (basso Shuker), Kimmo
Pörsti (batteria e percussioni), Octavio Stampalía (tastiere), John Hackett (flauto),
Ruben Àlvarez (chitarra), Steve Bingham (violino) e Marc Papeghin (corno
francese e tromba).
Il motivo principale per cui
privilegio la musica progressiva risiede nel piacere che provo catturando l’incastro perfetto tra il generico
rock e la classica, con l’ampia possibilità di spaziare e attingere ad ogni
genere, e l'episodio che dà lo start al disco è una sintesi perfetta del mio ideale.
Umori cangianti, cambi di tempo,
atmosfere sognanti e ritmo che suggerisce nuovi stati d’animo. Il viaggio sta
per iniziare e non servono parole per disegnare quanto è pronto ad andare in
scena. Emozionante!
Segue “Like an Endless Sea”,
una traccia di nove minuti e mezzo che introduce il personaggio chiave:
“Robinson Crusoe (che in realtà si
chiama Robinson Kreutznaer) è un inglese di York. La sua famiglia vorrebbe che
diventasse avvocato, ma lui vuole navigare. La prima nave su cui si trova
naufraga, mentre la seconda viene occupata dai pirati e Robinson diventa
schiavo di un moro. Fugge con un giovane di nome Xury e una nave portoghese li
raccoglie. Vende Xury al capitano in cambio di un passaggio in Brasile, dove
diventerà proprietario di una piantagione”.
Marco Bernard (basso Shuker), Kimmo Pörsti (batteria e percussioni), Oliviero Lacagnina (tastiere), John Wilkinson (voce), Steve Bingham (violino), Sara Traficante (flauto), Marcel Singor (chitarra), Marc Papeghin (corno francese e tromba) e Rafael Pacha (chitarra acustica).
La musica è del “nostro” Oliviero
Lacagnina con il testo di Aldo Cirri che fornisce un’immagine molto
efficacie: “Il cuore di un uomo è molto simile ad un immenso mare: ha le sue
maree, le sue tempeste, nelle sue profondità anche le sue perle”.
Ed è proprio a Oliviero che ho
chiesto lumi a proposito di questa nuova esperienza creativa:
“Per realizzare il brano mi sono ispirato esclusivamente alle parole del testo di Aldo Cirri. Dopo l'introduzione scritta come un Anthem di Haendel, il brano diventa ritmico cercando di descrivere il movimento turbinoso di un mare inquieto. Dopo la calma apparente del cantato ho ripreso il movimento ritmico sempre nell'intenzione di descrivere le ansie di Robinson presenti nella sua personale visione dell'immenso mare che sta per affrontare. Il pezzo contiene piccoli profumi jazzistici, come solevo fare negli anni '70 (Papillon docet)”.
Primi cinque minuti di fughe e controfughe, con riferimenti emersoniani e decisi passaggi jazz impreziositi dai dialoghi tra elettrica e violino: la descrizione delle turbolenze di animo e mare trovano pace con l’entrata della voce di Wilkinson che incanta con la sua timbrica particolare. Restano un paio di minuti per riagganciarsi al debutto di traccia, dove è possibile mettere in evidenza un grande virtuosismo strumentale che riconduce ai grandi miti del prog: di sicuro Lacagnina è tra di loro, almeno per quanto riguarda il panorama italiano.
I tre minuti di “The Voyage
Begins” ci regalano una perla di David Myers che utilizza il suo
grand piano per affascinare e incantare l’ascoltatore attento e sensibile.
E con le su note fluenti il vero viaggio ha inizio…
“The Island of Despair”
è un brano di dieci minuti e descrive il luogo in cui Crusoe vivrà per molto
tempo:
“Crusoe si unisce a una spedizione di schiavisti, ma la nave naufraga su un'isola chiamata l'Isola della Disperazione, lontana da qualsiasi rotta commerciale, a circa quaranta miglia dalla costa del Venezuela. Robinson è l'unico sopravvissuto (a parte un cane e due gatti). Prima che la nave affondi riesce a tenere con sé le cose di cui potrebbe aver bisogno e riesce a realizzare una situazione di vivibilità, vicino a una piccola grotta. Trascorre il suo tempo leggendo la Bibbia e allevando capre, che usa per il latte e per il cibo”.
Autore di musica e lirica è Alessandro
Di Benedetti, che suona le tastiere con una buona compagnia di virtuosi
dello strumento:
Marco Bernard “Shuker bass”, Kimmo Pörsti (batteria), Bart Schwertmann (voce), Steve Bingham (violino), Rafael Pacha (chitarre elettriche e acustiche, flauto dolce, viola da gamba) e Steve Hackett (chitarra elettrica).
L’ex Genesis partecipa e regala
assoli di chitarra di certificata qualità, inserendosi nel contesto in punta di
piedi, come solo lui sa fare.
Una sorta di suite che propone un cambio di voce - questa di Schwertmann è più rockeggiante - e un’infinità di soluzioni. Comprendere l’argomento trattato e abbinarlo alla musica permette il coinvolgimento dell’ascoltatore e il continuo palleggio tra elementi aulici e dinamicità appare come il leitmotiv del disco.
“Friday” è il brano più
lungo, oltre dieci minuti, e riporta immediatamente a galla la storia super conosciuta
di “Venerdì”:
“Dopo molti anni, Crusoe scopre che, in una parte dell'isola che non ha mai visitato, a volte una tribù di cannibali va a banchettare. Pensa di ucciderli tutti, ma poi si rende conto che non sanno che stanno facendo qualcosa di sbagliato. Cerca di liberare uno dei prigionieri per avere un compagno e vi riesce. Robinson lo chiama Venerdì e gli insegna l'inglese. Insieme attaccano i cannibali liberando altri due prigionieri: il padre di Venerdì e uno spagnolo che raccontano loro che, su un'isola vicina, sono naufragati anche alcuni marinai spagnoli. Escogitano un piano per fuggire e, assieme, partono per l'altra isola”.
La composizione è di Marco Grieco,
che si cimenta con tastiere, chitarra acustica e percussioni. Assieme a lui i
soliti Bernard e Pörsti (basso batteria), Marco Vincini alla voce e Rafael
Pacha alla chitarra elettrica.
Vista la complessità del pezzo ho
chiesto indicazioni all’autore, che si è lasciato andare ad una lunga e interessante disamina:
"Friday", è il mio primo
brano in assoluto composto per i The Samurai of Prog. In pieno lockdown. La
prima cosa che ho pensato, quando mi è stata richiesta da Bernard e Pörsti la
composizione del brano che raccontasse l'incontro e il successivo sodalizio tra
Crosue e "Venerdì", è stata che questa poteva essere un’occasione
d'oro per creare un ponte musicale tra i due generi, lontanissimi tra loro, per
i quali compongo di più nella mia attività di compositore, il Rock Progressive
e il Musical. Quindi, inevitabilmente, ho posto a me stesso una sfida che è
abbastanza tipica del mondo dell'Opera e del Musical: riuscire a musicare le
parole originali scritte da Defoe e far "cantare" in stile
Progressive Rock Crosue, rendendolo credibile, come se fosse naturale,
meccanismo tipico del Musical, appunto. Per farlo sono immediatamente andato
alla ricerca del testo originale inglese di "The Life and Strange
Surprising Adventures of Robinson Crusoe" di Daniel Defoe e mi sono
immerso nella lettura avvincente, in un inglese meravigliosamente antico e
raffinato, focalizzandomi sull'incontro di Crosue con Venerdì. Alla fine, ero
piuttosto emozionato. Era come se la metrica stessa del testo mi stesse
suggerendo le ritmiche, le sincopi, i contrappunti. Poi il romanzo originale
era scritto come se fosse Crosue stesso a raccontare tutto in prima persona,
perfetto per il mio esperimento di "Progressive Musical"!
Sapevo fin dall'inizio che il lavoro
sarebbe stato corposo e arduo. Il testo da mettere in musica risultava essere
estremamente lungo e, inevitabilmente, lo sarebbe stata anche la composizione
risultante (e così è stato: "Friday" risulta essere la composizione
più lunga dell'intero album, superando i dieci minuti).
Allora, per approcciare meglio le
idee che il testo stimolava in me, ho pensato subito che "Friday"
sarebbe stata una minisuite suddivisa in quattro sezioni ideali che ho
battezzato così: 1) Cannibals; 2) The rescue; 3) The close encounter; 4) Friday
and the memory of the time.
Ho suddiviso il testo in queste
quattro parti e, prima di mettermi alle tastiere, ho imbracciato la chitarra
acustica e ho buttato giù l'intro di chitarra che poi si fonde con l'ostinato
di pianoforte che sentivo continuamente turbinare nella mia testa; quando ho
poi cominciato ad entrare nel vivo della prima parte ritmica, il testo si è
perfettamente e naturalmente "adagiato" sugli accenti sincopati che
stavo creando, e da lì è scaturito tutto il resto, un continuo succedersi di
sezioni cantate ed altre strumentali, cercando di esplorare, in un viaggio
immaginario, gli stilemi della musica progressive degli anni 70, anche con
qualche voluta citazione.
E, considerato il compagno di viaggio
così immenso che noi tutti impegnati in questo album abbiamo poi avuto l'onore
di avere in Sir Steve Hackett, ho voluto tributare a questo grande musicista e
alla sua incredibile carriera musicale, il "sapore" della mia
composizione, impreziosita dalla voce evocativa e potente di Marco Vincini,
dalle vibranti chitarre elettriche di Rafael Pacha e dalla possente sezione
ritmica di basso e batteria dei "Samurai" Marco e Kimmo. Alla fine,
"Friday", è risultato essere molto vicino a quel che desideravo
fosse: un brano innovativo, in bilico tra il Rock Progressive e il Musical nel
solco della più rigorosa tradizione stilistica della musica prog anni '70.
E, devo essere onesto, è da quando ho
scritto "Friday" che sto pensando seriamente di comporre, appena avrò
la possibilità, un Musical Progressive, magari proprio su Robinson Crosue, e
sarebbe fantastico portare sul palco tutti i grandi musicisti che suonano in questo
disco e mescolarli con attori e ballerini che solitamente animano le mie
composizioni per Musical... sarebbe meraviglioso!
Robinson Crosue è un album che considero davvero unico e che consiglio vivamente di ascoltare col cuore, lasciandolo emozionare.”
Dopo tanta specificità le mie parole risulterebbero superflue… bello immaginare che ci possa essere un futuro in un campo che credo non sia mai stato battuto - quello del musical prog - in questo caso stimolato proprio dalla collaborazione con i Samurai.
La grande quantità di italiani si
intensifica con un abituè del posto, Luca Scherani, che scrive “The
Rescue”:
“Prima che i naufraghi spagnoli vengano liberati, una nave inglese raggiunge l'isola. C'è stato un ammutinamento e gli ammutinati hanno intenzione di lasciare il capitano sul posto. Robinson aiuta il capitano a riappropriarsi della nave e gli ammutinati vengono lasciati sull'isola. Tornato in Inghilterra, Robinson scopre di essere stato creduto morto. Con Venerdì va in Portogallo per recuperare i guadagni della sua piantagione in Brasile, che sono tanti. Decidono di tornare via terra, e sui Pirenei vengono attaccati dai lupi; scappano e tornano in Inghilterra”.
Scherani si propone anche alle tastiere, con Bernard e Pörsti a cui si aggiungono Adam Diderrich al violino, Marcella Arganese alla chitarra elettrica e Stefano “Lupo” Galifi alla voce: ma quante facce conosciute!
Anche in questo caso ho avuto l’opportunità
di chiedere all’autore come si fosse mosso per questo “salvataggio”:
“Robinson è capitato anche nel
periodo in cui stavamo lavorando al disco di Lupo (Stefano “Lupo Galifi”, voce
nel brano, N.d.r.), quindi sapevo come metterlo "a suo agio".
Infatti, gli ho scritto una cosa più in linea con il percorso che abbiamo
intrapreso.
Mentre i musicisti mi hanno un po’ odiato perché sugli strumentali ho inserito variazioni minime e un po’ cervellotiche che spesso l'ascoltatore non coglie (proprio perché sono minime, da una volta all'altra che ripropongo un passaggio), ma servono solo a far scagliare maledizioni sul compositore!”.
“Lupo” è il quarto vocalist che entra
in gioco ed è quello che conosco meglio e che quindi non mi coglie di sorpresa,
ma l’intesa con Scherani e Arganese appare consolidata e vincente.
Grande capacità del gruppo di unire la vocazione alla melodia tipica di “casa nostra” al coraggio della contaminazione controllata, e alla fine il synth diventa una “fuga”, il violino un “lamento” e gli archi artificiali descrivono momenti epici che producono brividi emozionali.
L’epilogo, l’immagine della nuova
esistenza, è affidato a “New Life”: con uno strumentale era
iniziato il viaggio e con uno strumentale il viaggio finisce.
L’autore è Andrea Pavoni, che
si cimenta alle tastiere accompagnando la solita sezione ritmica a cui si
aggiunge John Hackett al flauto (come avvenuto nell’atto iniziale) e Marcel
Singor alla chitarra.
Cinque minuti da sogno per descrivere la rinascita, un piccolo frammento temporale che chiude una storia che, se guardata nella sua globalità, rappresenta una metafora della vita che contraddistingue molte esistenze, con ruoli ben precisi, quelli di Crusoe, di Venerdì, del mare, del viaggio, della ricerca di sé stessi e di un mondo diverso, con la presunzione di essere migliori e con l’accettazione che non ci si possa ribellare all’ordine costituito.
Oltre alla bellezza estetica e reale di questo nuovo progetto mi vengono in mente un paio di pensieri finali. Il primo riguarda la capacità di presentare come un unicum frammenti che ogni musicista ha scritto e creato nel proprio luogo di conforto: alla fine, se non fosse specificato, nessuno penserebbe alla dicotomia che è tipica del lavoro dei Samurai… senza tecnologia e predisposizione al gioco di squadra certi lavori non potrebbero nascere.
La seconda cosa a cui ho pensato - che
lego spesso ai lavori di Bernard & Friends - è la potenzialità di progetti
come questo nel campo della didattica, mio vecchio pallino.
Una favola, una storia, un romanzo, prendono forza in un’aula se abbinate agli aspetti sonori, così come a quelli visivi, e non bisogna dimenticare che ancora una volta emerge la genialità di Ed Unitsky, che inventa un altro artwork da sogno.
Non resta che ringraziare chi ci regala musica di estrema qualità e lo fa con continuità, come fosse una missione da compiere!
Bernard & Pörsti: Robinson Crusoe
01
Overture- 06:18
02
Like an Endless Sea-09:38
03
The Voyage Begins-03:08
04
The Island of Despair-10:00
05
Friday-10:08
06
The Rescue-07:23
07
New Life-05:16
Prodotto da Marco Bernard e Kimmo
Pörsti
Introduzione e sinossi di Marco Piva
Artwork di Ed Unitsky www.facebook.com/ed.unitsky.fanpage