I Sintonia Distorta ritornano
all’impegno discografico dopo un lungo periodo di elaborazione di idee musicali
e, a quattro anni da "Frammenti d’Incanto", propongono il
nuovissimo “A piedi nudi sull'Arcobaleno”.
Nel mio metodo standard esiste, quando possibile,
l’intervento diretto di chi crea, e anche in questo caso l’intervista a seguire
risulterà utile alla comprensione che passa, anche, dalla conoscenza dei
dettagli.
Parto dall’oggettività, evidenziando che il nuovo lavoro
consta di sei brani che si dipanano su quaranticinque minuti di musica, con
l’ultima traccia - “Madre Luna” - che è una rivisitazione di “Mother
Moon”, scritta da Paolo Viani dei Black Jester per l’album “Diary
of a Blind Angel” - testo di Loris Furlan -, rilasciato nel 1993.
Viani è presente come guest ma, come vedremo, in altro brano.
Dal punto di vista “gestionale”, accanto ai punti fermi - la
Lizard e il suo patron Loris Furlan - troviamo una novità importante, quella
che vede Fabio Zuffanti in qualità di produttore artistico, e la sua
mano/esperienza appaiono fondamentali nella realizzazione di questo contenitore
di qualità assoluta.
E poi qualche ospite di alto lignaggio che si aggiunge al già
citato Viani e che evidenzierò a mano a mano che il commento scorre.
Devo dire che “A piedi nudi sull'Arcobaleno”,
rilasciato in piena crisi legata al corona virus, mi appare come un perfetto
aiuto e stimolo alla riflessione, tra fatti concreti e metafore, una sorta di
disco predestinato che riesce, in questo momento particolare, a fotografare
esigenze primarie mortificate dalla routine e dalla cronica incapacità umana di
afferrare i veri valori della vita. E se liriche importanti vengono inserite in
“ambientazione prog”, beh, godiamoci il risultato!
Si parte con “Solo
un sogno (... dimmi che ti basta)”: la continua ricerca dell’effimero,
di ciò che apparentemente colma i vuoti, un materialismo che supera ciò di cui
si ha realmente necessità, suggerisce relazioni corrette e bisogno di
circondarsi di positività, rincorrendo i sogni e i progetti che non sono
caratteristici di una sola età e, se coltivati, sapranno indicarci la via
maestra.
È questo il contenuto
della prima traccia, quella che vede il primo ospite, Roberto Tiranti,
che duetta alla voce con Simone Pesatori.
Dieci minuti molto tirati, con un crescendo che culmina in
sonorità che riportano al seventies più marcato (la new entry Marco Miceli,
fiatista, fa sentire da subito il suo peso), con riferimenti musicali ai
“padri” del prog e l’utilizzo dell’elemento melodico, e quando l’importanza del
messaggio incrocia una certa durezza sonora, il risultato può essere
sorprendente. Di tutto ciò Tiranti è vero maestro.
A seguire la title
track, “A piedi nudi sull'Arcobaleno” che, come ci viene
raccontato, assume doppio significato se si far riferimento al brano o al disco
in toto.
Quasi otto minuti per
raccontare un dramma infinito, quello della violenza sulle donne: atteggiamenti
che nascondono chissà quale dramma e chissà quale sofferenza, il tutto
contenuto e soffocato, sino all’esplosione che reca in sé il tragico epilogo.
E mentre i giudizi di
chi tutto sa inondano il momento doloroso, emerge l’immagine di un uomo ed una
donna, a piedi nudi su un tappeto pieno di colori, mano nella mano, carichi di
amore vero.
Secondo ospite, il
chitarrista Luca Colombo, che realizza passaggi strazianti che procurano
“ferite” figurate che sottolineano la gravità del tema affrontato.
Grande lavoro
tastieristico di Gianpiero Manenti che produce un importante tappeto
sonoro su cui si svolge la trama del racconto musicale.
Il terzo episodio è “Alibi”:
l’alibi è una delle armi che l’uomo utilizza più frequentemente per trovare
giustificazioni alle proprie mancanze, e attraverso i pretesti più o meno
forzati diventa facile mezzo per riportare tutto sulla via dell’ortodossia,
mostrando a seconda della necessità uno dei volti possibili, quelli che abbiamo
imparato a modulare, o che emergono in modo istintivo/inconscio all’occorrenza.
Sette minuti di suoni
in alternanza, tra pacatezza e rock duro, con la sezione ritmica (Fabio Tavazzi
al basso e Giovanni Zeffiro alla batteria) sugli scudi, quasi a dettare
le variazioni di personalità di cui si tratta nel brano.
Segue “Sabri”,
il pezzo più corto dell’album, il più vicino alla forma canzone, una ballad
toccante: “lei” è strappata troppo presto alla sua vita, un tempo però
sufficiente a lasciare una forte immagine di positività, di “pulizia” estetica
e interiore, un esempio per sempre, e la sua mancanza fisica viene colmata dal
ricordo, che non è solo memoria, ma regala la possibilità di essere guida per
il futuro… il suo sorriso è ancora presente e lo sarà per sempre.
La voce di Simone
Pesatori appare estremamente incisiva, mentre Claudio Marchiori, con
il suo arpeggio, apre la strada al “suo” vocalist.
“La rivincita di
Orfeo” vede alla chitarra un altro guest, il già citato Paolo Viani,
e nell’arco di quasi dieci minuti va in scena il mito di Orfeo e Euridice: l’amore
inossidabile, l’inganno, la morte, la caduta verso il punto più basso… ma
capita che chi tira le fila delle esistenze conceda una seconda possibilità, e
se si ha memoria degli errori commessi, sarà facile modificare i comportamenti,
e l’amore, quello vero, riuscirà a diventare la fermatura del cerchio.
Pezzo tosto, dove la
contrapposizione dell’elemento chitarristico al flauto molto “tullico” di
Miceli, diventa tratto godibile e caratteristico.
La chiusura è affidata
“Madre Luna” a cui ho già accennato: una assenza inaspettata, un
affetto che viene a mancare in modo prematuro e che non sarà mai più presente
fisicamente, ma chi ha lasciato traccia nei cuori resta tra noi e spesso diventa linea
guida del nostro percorso, in attesa di un probabile ricongiungimento.
Brano da brividi, con una
parte centrale in cui il sax di Miceli pennella note laceranti e un intervento
corale de I Musici Cantori di Milano - diretti da Mauro Penacca -
che produce pelle d’oca a iosa.
Un album davvero
centrato, che musicalmente propone qualcosa che non andrebbe etichettato, in
bilico tra generi differenti, con il tocco tipico di chi sa gestire l’elemento
melodico inserendolo in contesti rockeggianti.
Gli argomenti sono
davvero tosti, e i Sintonia Distorta diventano menestrelli, cantori, portatori
di messaggi, raccontando storie che, prese ad una ad una, presentano una
drammaticità spinta, ma i S.D. riescono disegnare un messaggio di ottimismo,
senza il quale sarebbe difficile portare avanti un percorso con un minimo di obiettivo.
All’interno del
bellissimo booklet sono presenti immagini incredibili, ne scelgo due che
unisco, e che ci raccontano, in un caso, di un viaggio fatto di speranze e
certezze verso la purezza che risiede nelle cose semplici; nell’altro caso un
bimbo guarda negli occhi Madre Luna, uno sguardo che garantisce vicinanza
continua e prolungamento degli affetti.
Fabio Zuffanti ci ha
visto bene… molto bene!
L’INTERVISTA
A distanza di
quattro anni dal vostro album di esordio, "Frammenti d’Incanto",
possiamo riassumere le soddisfazioni che vi ha regalato?
Beh, “Frammenti” ci
ha regalato davvero tanto! Innanzitutto, è stata la concretizzazione di un
sogno, quello cioè di pubblicare, finalmente, un album “ufficiale”, ma da
allora ad oggi è stato un susseguirsi di sorprese! È stato un disco accolto
molto bene dalla critica di settore, che ha venduto discretamente bene (e
ancora oggi lo fa!), che ci ha fatto conoscere addirittura all’estero e che è
pure stato apprezzato da diversi musicisti e “addetti ai lavori”, in ambito
prog ma non solo... mai ci saremmo aspettati un riscontro di questo tipo!
Proponete ora il
nuovo “A piedi
nudi sull'Arcobaleno”: di cosa si tratta e cosa si nasconde dietro al titolo,
abbastanza criptico?
L’album prende il
nome da un brano in esso contenuto anche se assume, nei due casi, un differente
significato. Il brano tratta, purtroppo, di un evento tragico, oltre che di una
tematica, ahinoi, sempre molto attuale, come quella inerente alla violenza sulle
donne.
Trasportato
sull’album, invece, “A piedi nudi sull’Arcobaleno” vuole essere un messaggio
positivo e la sua spiegazione è in qualche modo nascosta all’interno del
package del CD. Vogliamo però lasciare la curiosità di questa “scoperta” a
coloro che desidereranno accaparrarsi una copia!
Di cosa si tratta?
Di un altro piccolo-grande “contenitore”, in cui confluiscono storie e
riflessioni personali, un po’ come è nel
nostro stile… dalla denuncia agli attuali, effimeri, ideali all’invito a
cercare di affrontare sempre, guardandoli dritti negli occhi, i propri fantasmi,
passando per le considerazioni sul proprio modo di essere e di comportarsi, che
molto spesso è, inconsciamente, una reazione alla maniera con cui il prossimo
si approccia a noi stessi, e per arrivare al tributo verso persone care che ci
hanno purtroppo lasciato…
Un altro “piccolo
scrigno” in cui abbiamo riversato tutta la nostra passione per la musica, la
nostra voglia di emozionarci e di emozionare. E se ciò succederà, sarà per noi
- aldilà dei “numeri” e degli aspetti più commerciali - il miglior traguardo
possibile che si possa raggiungere!
Rispetto al
precedente rappresenta un’ideale continuazione o avete iniziato un nuovo
cammino?
Il nuovo album ci
piace considerarlo come una sorta di evoluzione (si pensa e si spera in senso
positivo…) del predetto primo disco. Questo sia da un punto di vista
compositivo e di arrangiamento, sia per quanto attiene la qualità della
produzione e del sound. “Frammenti”, pur essendo come dicevo un buon disco
d’esordio, portava ancora certe caratteristiche derivanti dal nostro background,
e sonorità ancora un po’ “a cavallo” tra gli anni ’80-’90 e un certo prog
seventies. Ambito in cui invece, soprattutto grazie al lavoro fatto insieme al produttore
artistico, Fabio Zuffanti, e complice l’inserimento di flauto e sax del
bravissimo Marco, si è finalmente e maggiormente delineato questo secondo
lavoro.
Avete accennato
alla regia di Fabio Zuffanti: come nasce la vostra collaborazione?
Nasce in maniera
molto semplice e naturale, direi. A Fabio, che conoscevamo e apprezzavamo da un
punto di vista artistico ma non personalmente, mandai nel 2015 una copia di
“Frammenti d’Incanto”. Lo feci più che altro perché curioso di un suo parere e
per potergli eventualmente “rubare” qualche consiglio o suggerimento. L’LP gli
piacque molto e ne fummo contenti! Immaginavo però che i contatti si
limitassero a quello scambio. Quando ci mettemmo all’opera per la preparazione
dei brani da inserire in “Arcobaleno” Loris mi disse: “Beh, visto che gli
siete piaciuti, perché non contatti Zuffanti e gli proponi un suo
coinvolgimento nella produzione del nuovo disco?” Lo feci (in realtà senza
aspettarmi granché) e la risposta fu: “Ne sarei felice!” E noi - credimi!
- molto di più!
Nel disco sono
presenti illustri ospiti: me ne parlate?
Come spiegavo
poc’anzi, il primo disco fu molto apprezzato anche tra gli “addetti ai lavori”,
al punto che ebbe un’ampia circolazione, arrivando anche alle “orecchie” di
Roberto Tiranti e Luca Colombo. Avendo speso anch’essi parole positive, ed
essendo per alcuni di noi veri e propri idoli, azzardammo - un po’ come
spiegavo nel caso di Zuffanti - la richiesta di volerli coinvolgere. Richiesta
accolta molto volentieri! (…e anche in questo caso ti lascio immaginare
l’entusiasmo di saperli “nella squadra” insieme a noi!).
Nel caso di Paolo
Viani fu invece leggermente diverso. Nel disco è contenuta una “rivisitazione”
della bellissima “Mother Moon”, dei Black Jester, scritta dallo stesso Paolo e
dal nostro discografico Furlan. L’idea iniziale perciò, condivisa con Loris,
era quella di coinvolgere lo stesso “Paolone” in quel pezzo! Fu lui - persona
molto garbata, gentile ed umile (prerogative direi valide per tutti i nostri
guest) - che ci disse: “Ragazzi, sono ben lieto di partecipare al
vostro progetto, ma preferirei lasciare a voi la libera interpretazione di quel
pezzo, senza alcuna mia “interferenza”, perché non mi affidate la feat.
su qualche altro brano del disco?”. E come dire “no” ad una persona e ad un
talento del genere?
Last but not least,
la presenza del maestro Mauro Penacca e dei “suoi” Musici Cantori di Milano.
Sicuramente una delle esperienze più emozionanti che la realizzazione di
“Arcobaleno” ci ha offerto. Per “Madre Luna” (la rivisitazione di Mother Moon)
pensavamo al coinvolgimento di un coro di bambini, ed è stato grazie
all’amicizia e alla stima che lega lo stesso maestro a Daniele Valentini, di
Treehouse Lab (lo studio lodigiano scelto per le registrazioni e il mixaggio
creativo curato da Fabio Zuffanti), che ciò si è potuto concretizzare.
Assistere alla registrazione delle tante “voci bianche” del coro e alla
direzione del maestro Penacca ha rappresentato davvero un momento
indimenticabile!
Prosegue anche il
connubio con la Lizard Records: anche su questo vi chiedo un commento.
Rispondo con una
sorta di anticipazione: nell’ottobre 2020 “cadrà” il nostro anniversario, il
25° anno di esistenza dei Sintonia Distorta. Con Loris ci stiamo perciò
confrontando già da tempo per organizzare qualcosa… forse una miniproduzione
celebrativa, vedremo! Non aggiungo altro anche perché il tutto è ancora in fase
di definizione.
Come vedi, il tutto
avviene un po’ in modo automatico… c’è un’idea? Un progetto? “Ciao Loris,
che si fa? Che ne dici?” E così è avvenuto per “A piedi nudi…”. Perché a
Loris ci lega, (soprattutto per il sottoscritto) molto di più di un semplice
contratto discografico. Loris è una persona cara. Un amico. E con gli amici le
cose avvengono un po’ in maniera naturale… no?
Ho trovato la
copertina affascinante e, sfogliando il booklet digitale, ho captato un insieme
di immagini di forte impatto: chi ha curato l’artwork?
La cover e tutte le
immagini contenute nel booklet sono state realizzate dall’ormai fidato After
Spell Studios di Lodi. Agli amici Davide e Riccardo abbiamo fornito le
indicazioni di massima circa il significato o la rappresentazione che, sia nel
caso della copertina, sia nel caso delle immagini affidate a ciascun brano, si
voleva ottenere. E dobbiamo dire che hanno colto nel segno!
Il disco è uscito
in un periodo non certo adatto alla fase live ma, sperando di uscire
rapidamente dal difficile momento, avete in testa una pianificazione di qualche
presentazione?
Al momento
purtroppo no. Il disastro da “coronavirus” ha, come per tutti, stravolto i
piani. Avevamo in itinere un interessante progetto live da condividere con la
band di Giorgio Fico Piazza ed eravamo in preparazione (anche le sessioni di
prova sono al momento sospese) per il Festival canadese Terra Incognita: la
nostra esibizione sarebbe prevista per il 16 maggio prossimo. Troppi “punti
interrogativi” al momento….
Cosa deve fare l’appassionato
di musica per acquistare il vostro album?
Per brevità ti
riporto i siti di riferimento dei principali distributori per conto Lizard:
Ovviamente, è
possibile ordinare il disco anche contattandoci direttamente:
o via social
network (facebook, messenger)
Ritorno sul
difficile momento contingente e per concludere vi chiedo di lanciare un
messaggio musicale che lasci un profumo di ottimismo…
Difficile usare le
parole giuste in un momento in cui, in mezzo a tante superflue pubblicazioni da
social network, c’è gente che ha perso o rischia di perdere persone care…
È però importante,
nonostante ciò, armarsi di energie mentali positive, oltre queste sofferenze
c’è ancora tanto amore di cui farsi portatori. Oltre ogni coltre scura e ogni
temporale c’è sempre la possibilità di un nuovo “arcobaleno” … da percorrere
tutti insieme… e “a piedi nudi”!
BRANI:
Solo un
sogno (... dimmi che ti basta) - feat. Roberto Tiranti - 9:56
A piedi nudi
sull'Arcobaleno - feat. Luca Colombo -7:49
Alibi - 7:
09
Sabri - 3:41
La rivincita
di Orfeo - feat. Paolo Viani - 9:52
Madre Luna -
feat. I Musici Cantori di Milano - 7:41
FORMAZIONE:
Simone
Pesatori (voce)
Giampiero
Manenti (tastiere, seconde voci, cori)
Claudio
Marchiori (chitarra solista, acustica, ritmica),
Giovanni
Zeffiro (batteria, seconde voci, cori)
Marco Miceli
(flauto, sax)
Fabio
Tavazzi (basso, cori)
OSPITI:
Roberto
Tiranti-voce
Lica
Colombo-chitarra
Paolo
Viani-chitarra
Mauro
Penacca e I Musici Cantori di Milano