Leggendo
un’intervista a Lino Vairetti, che pubblicheremo nel prossimo MAT 2020, ho
captato un elogio del leader degli OSANNA ad una chitarrista di nome Maria
Barbieri, che non conoscevo.
Incuriosito
sono andato alla ricerca di maggiori informazioni e ho trovato conferma alle
parole di Lino, soprattutto vedendola all’opera nei video trovati in rete.
Inutile
dire che mi ha toccato - eufemismo - apprendere delle sue skills e delle sue
passioni, solitamente non abbinabili a una giovane donna, perché la musica
progressiva è qualcosa, sì di immortale, ma obiettivamente non “frequentata”
dalle ultime generazioni, se non nella misura della nicchia, per opera di qualche
genitore seminatore.
Vedere
poi il video in cui propone “Larks' Tongues In Aspic”, e sapere che è stata
notata dal “rigido e serioso” Robert Fripp, mi ha spinto a contattarla, per
saziare la mia... curiosità da adolescente.
Maria
Barbieri mi ha risposto con solerzia e, soprattutto, mi ha permesso di
realizzare rapidamente l’intervista a seguire.
In
attesa dell’uscita del suo primo e imminente album scopriamo la sua storia.
Vorrei
partire dalla tua storia, da ciò che ti ha permesso di formarti dal punto di
vista musicale…
Innanzitutto,
la mia famiglia, e in particolare mio padre (Antonio Barbieri) che purtroppo è
venuto a mancare due anni fa e al quale devo tanto! Lui era bassista ed un
attento ascoltatore della buona musica dei suoi anni, soprattutto per quanto
riguarda i generi rock, progressive rock, pop, senza troppo catalogare, perché
mi ha dato modo di affacciarmi alla musica in vaste percezioni. Grazie a lui
sono cresciuta ascoltando la buona musica di anni che non ho vissuto, ma che mi
hanno influenzata tanto. Mia madre Liliana è tastierista ed aveva una band
psichedelica insieme a mio padre negli anni Ottanta: mio fratello Domenico
suonava la batteria e mia sorella Licia cantava. L’interesse per la musica è
stato quasi automatico in una famiglia così, e all’età di dieci anni ho chiesto
a mio padre di prendere le prime lezioni di chitarra, da lì non ho smesso più
di suonare!
Come
arriva una ragazza così giovane alla musica progressiva, temporalmente parlando
lontana anni luce?
Come
ho accennato, grazie alla mia famiglia ed in particolare a mio padre che era un
cultore del genere; ricordo ancora che all’età di cinque anni mi portava con sé
in auto, e grazie a lui ascoltavo Genesis, King Crimson, Gentle Giant… ero
affascinata e fantasticavo molto guardando i paesaggi dal finestrino! Poi…
avevano una specie di saletta con tutti strumenti, d’epoca e moderni; lì
facevano le prove ed io ero curiosissima! Successivamente, ho suonato anche con
una delle mie best friends, coetanea tastierista di talento, Marisa Cuomo, ed
Enzo Buono, (fondamentale il suo approccio ingegneristico). Con loro per la
prima volta, ho praticato tanto questa musica, dopo prime esperienze di band
molto “heavy”.
Se
facciamo riferimento al mero punto di vista tecnico, come è nato e come si è
sviluppato il tuo “mestiere” di chitarrista?
Sicuramente
grazie a primi studi, alla curiosità uditiva che mi spingeva ad approcciare a
brani che mi interessavano studiandoli ad orecchio e sperimentando tecniche
personali, (con il costante giudizio severo di mio padre), e successivamente,
unendo la correzione di postura della mano sinistra con alcune lezioni di
chitarra classica, ad un mio personale mood sull’elettrica.
Ci
sono musicisti che puoi considerare tuoi punti di riferimento inamovibili?
Sicuramente
chitarristi o artisti come David Gilmour, Robert Fripp, Steve Hackett, Franco
Mussida, Genesis, Peter Gabriel, Steven Wilson, PFM, ELP, Led Zeppelin, Doors,
Dimebag Darrell, Osanna, Jakko Jaksyk, Guthrie Govan, Beatles, Deep Purple e
tanti altri.
Restando in argomento “chitarra”, che cosa utilizzi di
norma?
Se hai visto qualche mio video avrai notato una chitarra
gialla, che è una Peavey Wolfgang Special Van Halen, ma ora normalmente per
l’elettrica suono solo Suhr Modern, e Godin - ACS Cedar Natural SG, che è una
classica elettrificata.
Mi
parli delle soddisfazioni musicali che hai ricevuto sino ad oggi?
Le
soddisfazioni musicali più grandi, provengono, innanzi tutto dalle parole di
esponenti maestri e punti di riferimento personali: i complimenti tramite
commento su Facebook di Franco Mussida, per la mia cover di “È Festa”
(PFM), la menzione di Robert Fripp in occasione del cinquantesimo anniversario
dei King Crimson a Londra, che ha chiesto al mio grande amico e giornalista
Alessandro Staiti il mio nome, in risposta ad una domanda durante l’intervista:
”Potresti considerare di includere una donna nei King Crimson? Non in quanto donna, ma in quanto buona musicista. A volte sento che i King Crimson siano troppo maschili”. Risponde Fripp: “Concordo! Ma tutto questo non è arbitrario! Ho visto questi King Crimson la sera del 22 giugno 2013. E ho visto sette musicisti, uno per uno specificatamente e individualmente, ed erano tutti uomini. Se fossero state tutte donne, avrei chiamato tutte donne. Ma la storia è più lunga; la sera del 22 giugno 2013 mi sono posto la domanda: se i King Crimson dovessero suonare domani, che band sarebbe? Se avessi visto qualche donna, ovviamente l'avrei chiamata! Ma non è arbitrario. Se vediamo qualcosa, diventa possibile. Se non la vediamo, vi sarà disordine. Tornando all'inizio del discorso: la vita è caotica! Se io vedo qualcosa chiaramente, quella cosa diventa disponibile. Potrebbero esserci donne nella band? Sicuramente, sempre che siano le donne giuste, nel momento giusto, nel posto giusto e nelle giuste circostanze, e c'è questa donna meravigliosa che suona "Larks' Tongues in Aspic Part II", un'italiana Maria Barbieri. Ma non mi è venuta in mente fino al 22 gennaio 2013, altrimenti l'avrei chiamata. Ha fatto davvero un gran lavoro!”.
”Potresti considerare di includere una donna nei King Crimson? Non in quanto donna, ma in quanto buona musicista. A volte sento che i King Crimson siano troppo maschili”. Risponde Fripp: “Concordo! Ma tutto questo non è arbitrario! Ho visto questi King Crimson la sera del 22 giugno 2013. E ho visto sette musicisti, uno per uno specificatamente e individualmente, ed erano tutti uomini. Se fossero state tutte donne, avrei chiamato tutte donne. Ma la storia è più lunga; la sera del 22 giugno 2013 mi sono posto la domanda: se i King Crimson dovessero suonare domani, che band sarebbe? Se avessi visto qualche donna, ovviamente l'avrei chiamata! Ma non è arbitrario. Se vediamo qualcosa, diventa possibile. Se non la vediamo, vi sarà disordine. Tornando all'inizio del discorso: la vita è caotica! Se io vedo qualcosa chiaramente, quella cosa diventa disponibile. Potrebbero esserci donne nella band? Sicuramente, sempre che siano le donne giuste, nel momento giusto, nel posto giusto e nelle giuste circostanze, e c'è questa donna meravigliosa che suona "Larks' Tongues in Aspic Part II", un'italiana Maria Barbieri. Ma non mi è venuta in mente fino al 22 gennaio 2013, altrimenti l'avrei chiamata. Ha fatto davvero un gran lavoro!”.
Poi,
l’aver conosciuto di persona alcuni di questi grandi esponenti che stimo
tantissimo, come il cantante e chitarrista Jakko Jaksyk dopo il concerto dei
King Crimson a Verona nel luglio del 2019, in occasione dell’After Show. Non
dimentichiamo Lino Vairetti che ha mostrato da subito molta stima e gentilezza
invitandomi a suonare un paio di brani con gli Osanna in occasione del suo
compleanno!
Poi
naturalmente, le soddisfazioni tangibili e recenti come l’interesse
discografico di personaggi internazionali in America dopo il primo ufficiale
tentativo creativo.
L’emozione
di andare in trance durante l’esecuzione di qualche solo: avvertire l’emozione
condivisa con il pubblico… o gli applausi stessi!
Una
grande soddisfazione è stata ad esempio suonare “Echoes” dei Pink Floyd nel
teatro Di Costanzo Mattiello a Pompei! Mentre suonavo pensavo al video della
band inglese girato negli scavi lì vicino! C’era qualcosa di magico e si
avvertiva!
Mi
sono divertita tantissimo in alcune Big Band, prima con Guido Russo, poi
un’altra affascinante esperienza è stata collaborare con la Vesuvian Jazz
Society di Leonardo De Lorenzo, registrando per il suo disco e suonando del
vivo per alcuni Festival.
Partendo
dalla citazione di Fripp per la “tua “Larks' Tongues In Aspic” viene naturale
chiederti come sei arrivata e che cosa rappresenta per te la musica dei King
Crimson…
Si
può dire che si tratta del mio gruppo preferito in assoluto e me ne sono
innamorata all’età di quindici anni; mio padre aveva diverso materiale tra
dischi, vinili e video sul suo pc! Spesso andavo a curiosare e sceglievo brani
da mettere sul mio lettore mp3… solitamente brani non compresi dai miei
coetanei a scuola, che mi vedevano come una tipa strana e assorta nel suo
mondo! I King Crimson rappresentano per me mistero, profondità, genialità,
disciplina, emozione, fluidità tecnica, intensità - un modo di percepire unico
ed immortale! Li ascolto spesso e mi fanno sempre letteralmente impazzire e
“viaggiare” tanto!
Passiamo ai tuoi progetti futuri… so che stai preparando l’uscita del tuo primo
album. Me ne parli (genere, messaggi, collaborazioni)?
Sì...
tutto è partito dall’incontro con il mitico sessionman Guido Russo, storico
bassista napoletano! Ci siamo incontrati in un progetto di Big Band... ho una
grande stima musicale e umana nei suoi confronti! Stavo iniziando a comporre
diversi brani strumentali e volevo assolutamente mettere su un trio particolare
per concretizzare le idee che si stavano sviluppando (sulla scia progressive,
ambient, jazzy, armonie sognanti, alcune pop-funk, ma con approcci ritmici
particolari, insoliti, e intrecci intriganti, con riferimenti anche alla musica
classica e contemporanea). Il suo entusiasmo è stato fondamentale, ha mostrato
sempre una grande energia, inventiva, professionalità e feeling con ciò che
stavo iniziando ad immaginare! Dopo diverse prove si è inserito un altro grande
musicista, Leonardo De Lorenzo, batterista, compositore ed insegnante di
batteria jazz presso il conservatorio Nicola Sala (BN), il quale ha definito il
suono del “Maria Barbieri Reflection Trio” con creatività e gusto particolari.
L’estate scorsa abbiamo registrato i brani da Elios registrazioni Audiovisive
(Carlo Gentiletti): mastering e missaggi sono stati curati in Canada, e sono in
contatto con un produttore di Vancouver. Si può dire che trascorrere del tempo
con musicisti di questo calibro sia stato e continui ad essere elemento
essenziale della mia formazione ed ispirazione! Sicuramente per un fatto di età
e di esperienza, avere a che fare con persone più grandi e preparate aiuta
tanto ed è incredibilmente stimolante! Ho composto sette brani, mentre gli
altri tre sono creazioni di Guido e Leonardo per un totale di dieci tracce.
Sono in fase di produzione, e quando saremo più vicini alla fase di
pubblicazione svelerò molti dettagli… per adesso incrociamo le dita… bisogna
aspettare per via delle complicazioni dovute al Covid-19!
Cosa
rappresenta per te… un punto di partenza o il primo bilancio di vita musicale?
Sicuramente
un punto di partenza… ma anche bilancio: è stato un lavoro molto istintivo, il
primo per il quale ho investito seriamente anche economicamente e che
riguardasse mie composizioni, questo ha permesso però, allo stesso tempo, di
fare un bilancio sulle precedenti collaborazioni che prevedevano di base lavori
da turnista. Si è sviluppato con maggiore intensità dopo alcuni elementi
tragici della mia vita... tra questi, la perdita di mio padre! Anche per questo
infinito bene che ho nei suoi confronti, sono molto determinata ad impegnarmi
per raggiungere nuovi traguardi, a studiare per migliorarmi sempre più e a
comunicare al meglio ciò che vorrei trasmettere alle altre persone, lasciando
una traccia di me. Mio padre ha sempre desiderato che percorressi questa strada
musicale… questa comune direzione, ci terrà uniti per sempre! Ora c’è mia madre
in particolare che ascolta tutti i lavori con piacere e costanza!
Quanto
ami la fase live?
Molto...
dal vivo si possono ricevere condizionamenti diversi… si possono avvertire le
energie e soprattutto, ci si può emozionare nel momento in cui si raggiunge una
consapevolezza, anche se instantanea, di aver regalato una sensazione che ci
pervade! A volte è entusiasmante però, in modo diverso, anche intendere la
musica intimamente… magari da soli nella propria stanza! Penso che l’equilibrio
fra le due dimensioni sia fondamentale, e come il raccoglimento permette di
esprimersi meglio dal vivo, così il confronto con il pubblico permettere di
percepire altre sfumature della musica stessa!
Questo
periodo di difficoltà collettiva ti ha portato a qualche riflessione
particolare sulla musica e su tutto quanto la circonda?
Sì...
proprio la musica mi è da supporto durante qualche momento di abbattimento che
credo sia comune a tutti noi in questo momento, dove oltre alla minaccia
continua che avvertiamo, si aggiungono incertezze e preoccupazioni per il
futuro; alla lontananza da molte persone che amiamo... i progetti che si
stavano concretizzando ma che per forza di cose sono posticipati. Continuo in
ogni caso a suonare, a comporre e ad avere speranza!
Grazie Maria, a
risentirci in occasione dell’uscita del tuo album!
Un altro pezzo di bravura...