martedì 21 gennaio 2020

Pier Gonella-“Strategy”


Pier Gonella realizza un sogno, quello di proporre un disco strumentale, dove la protagonista assoluta è la sua chitarra. Intendiamoci, anche lui fa parte di quella schiera di musicisti che vengono considerati un tutt’uno con lo strumento che padroneggiano, quelli che appena li incontri ti guardi attorno per vedere dove ha piazzato il suo prolungamento naturale, ma esistono occasioni in cui certe tendenze emergono ancora di più.

L’album “Strategy ne è l’esempio, un contenitore dove è palese e dichiarato l’intento di “raccontarsi” attraverso lo strumento della vita.

La storia di Gonella disegna un numero impressionante di album, progetti e collaborazioni, e la sua versatilità - legata a consolidate skills - è quella che gli permette di passare agevolmente dal rock più metallico ad un contesto meramente acustico, come quello che ho potuto vivere con i miei occhi poco prima di Natale quando, circondato da un ensemble “nobile”, è stato tra i protagonisti assoluti del tributo a Greg Lake - a Palmanova -, tra la musica degli ELP  e quella di Paola Tagliaferro.

Strategy” è disponibile da pochissimi giorni, ed è stato registrato e mixato presso i MusicartStudios di Rapallo - la sede di lavoro di Gonella - e vede la collaborazione di Musicart, Diamonds Prod e Merlin Music Management.

Nove brani spalmati su trentotto minuti di musica che riporta alla figura di Joe Satriani, per Pier un punto di riferimento sin dagli esordi.
Ma non basta, perché Gonella prova - e riesce - a creare un prodotto lontano dalla nicchia, quella che contraddistingue la sua produzione con Necrodeath, Mastercastle, Vanexa, Odyssea, Athlantis; l’obiettivo dichiarato è quello di realizzare “canzoni”, termine che riporta alla facilità di comprensione e a sonorità adatte a tutti i palati. Per fare ciò mette in campo un’arte solistica che utilizza il virtuosismo intrinseco per disegnare delle melodie, delle trame sonore che possano essere comprese facilmente e restare nella mente, insomma, non una azione tesa all’autoreferenzialità, ma alla ricerca dell’incontro tra tecnica e facilità di comprensione, due aspetti che non dovrebbero fare fatica a trovare un punto di incontro.

Un brano strumentale non contiene messaggi palesi. Un brano strumentale dà la possibilità all’ascoltatore di interagire con l’autore, in quanto lo stimolo sonoro può portare a viaggi/sogni/sensazioni del tutto personali, e dettati da una reazione istintiva. Un brano strumentale è legato ad un titolo che fornisce indicazioni sui pensieri del musicista, denominazione che, a volte, nasce proprio a seguito della genesi della melodia.
Strategy” è tutto questo, ed è fruibile i modi differenti, e l’ascolto privo di condizionamenti può condurre alla creazione di un rapporto osmotico con il ricettore virtuoso, quello cioè che prova a liberare la mente lasciando fuori pregiudizi e alibi.

Dall’intervista a seguire realizzata con Pier Gonella si ricavano elementi interessanti, e la proposizione dei due video ufficiali sino ad oggi rilasciati permette di fornire sintesi al mio pensiero… questo è il mondo di Pier Gonella… uno dei tanti!



La nostra chiacchierata...

L’intervista che ti feci nell’agosto del 2017, in occasione dell’uscita di “Wine of Heaven", dei Mastercastle, terminava con una domanda relativa al tuo futuro immediato, un po’ retorica, ma giustificata dai tuoi tantissimi progetti musicali: che cosa è accaduto da allora ad oggi in campo professionale?

Dal punto di vista discografico pochi mesi dopo l’album dei Mastercastle è uscito “The Age of Dead Christ”, dei Necrodeath, seguito l’anno dopo da “Refragments of Insanity”. Quindi l’album “Athlantis – The Way to Rock ‘n Roll”. Nel 2019 come decennale dell’attività dei Mastercastle è uscita la ristampa su vinile del primo album, “The Phoenix”, seguita da un nuovo singolo, “Still in The Flesh”. Per il resto sono stato e sono attivissimo sul palco con i Necrodeath e con gli impegni della mia struttura MusicArt.

È appena uscito “Strategy”, il tuo primo album da solista: che cosa ti ha mosso in questa direzione… autarchica?

L’idea di realizzare un album solista era sempre nell’aria, un po’ per “coronare” la mia passione per la musica strumentale, un po’ spinto anche da Marco Pesenti e da Giulio Belzer, che poi sono diventati il batterista e il bassista del progetto.

Trattasi quindi di lavoro strumentale: che cosa hai voluto cristallizzare all’interno del disco?

In realtà la musica strumentale chitarristica è sempre stata una mia grande passione. Nel corso degli anni avevo già inserito qualche brano strumentale all’interno dei sei album dei Mastercastle, ma sempre legati al genere neoclassico. In questo disco ho voluto concentrare quell’hard rock americano strumentale stile Joe Satriani che è stato folgorante per il mio percorso musicale. È stato anche un modo di presentare un lavoro diverso da tutte le mie altre uscite.

La tua immagine è legata d’impatto al genere metal, ma anche ad un certo tecnicismo chitarristico: cosa ci si deve aspettare, funambolismo estremo o canzoni alla portata di tutti?

“Strategy” non è per nulla un disco tecnico o “dimostrativo”. Il termine “strumentale” giustamente crea un forte “pregiudizio”, ma si tratta di un disco di “canzoni”, dove al primo posto c’è solo la melodia.  La scommessa è stata proprio cercare di raggiungere i non musicisti creando delle melodie cantabili di forte impatto. Anche tra i più grandi, solo in pochi ci sono riusciti, e segnalo l’album “The Extremist di Joe Satriani”, che non mi vergogno mai di citare come grande fonte di ispirazione.


Un progetto strumentale non può appoggiarsi sulle liriche per la diffusione dei messaggi dell’autore: che cosa vuoi “raccontare” con “Strategy”? Aiutano in quest’opera di comprensione i titoli dei brani?

Per me i titoli hanno sempre la loro funzione. Li ho scelti man mano in base alle sensazioni o ai ricordi che mi sollecitavano le musiche. Non essendoci i testi chiaramente ognuno può interpretarli a modo suo, in maniera magari completamente diversa dalla mia, ed è una cosa divertente. Per citarne qualcuno, “The Pied Piped”, ovvero il “Pifferaio pezzato”, è il titolo di un vecchissimo cartone animato sullo stile del “Pifferaio magico”, ma più a fondo l’andamento malinconico del brano è dedicato a tutti i musicisti che, pur di mettere la loro musica al primo posto, sono disposti a rinunciare a tantissime cose della loro vita. Oppure “Devil at God’s Pub”, dove immagino in maniera goliardica Dio e Lucifero che si raccontano le loro “paure” al bar davanti a una birra, ma allo stesso tempo tutte le situazioni paradossali dietro ad un’autorità, come ad esempio due avvocati che si “scannano” in aula di tribunale difendendo parti avversarie, e finita l’udienza tornano ad essere amici strettissimi e così via…

Chi ti ha accompagnato nel tuo viaggio realizzativo, sia dal punto di vista progettuale che da quello delle collaborazioni strumentali?

Alla batteria sono affiancato da Marco Pesenti, conosciuto naturalmente come fondatore dei Necrodeath, ma qui in veste completamente diversa, e al basso da Giulio Belzer, con cui collaboro nelle attività Musicart da tanti anni. Oltre che musicisti di classe A sono sempre stati seri promotori del progetto da “dietro le quinte”, nonché in prima fila per l’aiuto negli arrangiamenti dei brani. A questo va unita l’attività comune di insegnamento che ci vede tutti e tre nella stessa struttura facilitando la gestione pratica delle registrazioni.

Come sarà distribuito il disco? In quali formati e come sarà possibile ascoltarlo/acquistarlo?

Il disco è disponibile in formato Digipack fisico tramite Diamonds Prod, e naturalmente in formato digitale in tutti i maggiori portali. Lascio qualche link a disposizione per chi fosse interessato:

Hai pensato a momenti di presentazione o a concerti dedicati?

Grazie all’esperienza e al lavoro di Peso e di Merlin Music Management ci saranno 6 date di presentazione del progetto:

21 febbraio 2020 Scandicci – FI- Circus
22 febbraio Roma – Defrag
20 marzo Santa Margherita Lig – GE
21 marzo Torino – Padiglione 14
24 aprile Mornago –VA- Madhouse
25 aprile Genova – Liggia

L’ultima immagine che ho di Pier Gonella è recente, Palmanova, Tributo a Greg Lake, una dimensione acustica, lontana dall’immagine del chitarrista “metallico”: qual è il ruolo in cui ti riconosci di più nel 2020?

Sì, grazie a Paola Tagliaferro ed alla “Compagnia dell’Es” ho avuto piu’ di una volta la possibilità di suonare in occasione di eventi in ricordo del Greg Lake. Abbiamo suonato oltre ai brani del suo album “Fabulae”, alcune cover delle piu’ note ballate di Greg, per cui tutte in versione rigorosamente acustica. È una dimensione diversa da quelle per cui sono piu’ conosciuto, ma che comunque mi appartiene. In qualunque situazione musicale mi trovi cerco sempre di fondere e adattare la mia personalità con quella del progetto in modo da cercare di valorizzarlo.

Ritorniamo alla domanda retorica: e ora che cosa accadrà?

Per ora mi godo i buoni feedback di “Strategy”. Per il resto nell’imminente c’è l’uscita del nuovo album “Athlantis 02.02.2020”, e per aprile una nuova uscita Necrodeath che sarà accompagnata da numerosi concerti. In parallelo mi sto appassionando molto anche alla music distribuita in “digitale” realizzando “backing Tracks” e altri “tools” per musicisti che via via pubblico nel mio canale Youtube www.youtube.com\MusicArtTube.
 Anche questa è un’altra dimensione che spesso noi musicisti, annebbiati dal dover “postare” sui nostri social, non riusciamo a comprendere. Invece è un nuovo mondo da esplorare…



Tracklist
01. Strategy
02. Rocks’n’roll
03. The Pied Piper
04. Liberland
05. La Graciosa
06. The Spark Of Life
07. Devil At God’s Pub
08. Crazy Numbers
09. To The Next Party