Pier Gonella realizza un sogno, quello di proporre un disco strumentale,
dove la protagonista assoluta è la sua chitarra. Intendiamoci, anche lui fa
parte di quella schiera di musicisti che vengono considerati un tutt’uno con lo
strumento che padroneggiano, quelli che appena li incontri ti guardi attorno
per vedere dove ha piazzato il suo prolungamento naturale, ma esistono
occasioni in cui certe tendenze emergono ancora di più.
L’album “Strategy”
ne è l’esempio, un contenitore dove è palese e dichiarato l’intento di “raccontarsi”
attraverso lo strumento della vita.
La storia di Gonella disegna un numero impressionante di
album, progetti e collaborazioni, e la sua versatilità - legata a consolidate
skills - è quella che gli permette di passare agevolmente dal rock più metallico
ad un contesto meramente acustico, come quello che ho potuto vivere con i miei
occhi poco prima di Natale quando, circondato da un ensemble “nobile”, è stato
tra i protagonisti assoluti del tributo a Greg Lake - a Palmanova -, tra la
musica degli ELP e quella di Paola
Tagliaferro.
“Strategy” è
disponibile da pochissimi giorni, ed è stato registrato e mixato presso i MusicartStudios di Rapallo - la sede di lavoro di Gonella - e vede la collaborazione di Musicart, Diamonds
Prod e Merlin Music Management.
Nove brani spalmati su trentotto minuti di musica che riporta
alla figura di Joe Satriani, per Pier un punto di riferimento sin dagli esordi.
Ma non basta, perché Gonella prova - e riesce - a creare un
prodotto lontano dalla nicchia, quella che contraddistingue la sua produzione
con Necrodeath, Mastercastle, Vanexa, Odyssea, Athlantis; l’obiettivo
dichiarato è quello di realizzare “canzoni”, termine che riporta alla facilità
di comprensione e a sonorità adatte a tutti i palati. Per fare ciò mette in
campo un’arte solistica che utilizza il virtuosismo intrinseco per disegnare
delle melodie, delle trame sonore che possano essere comprese facilmente e
restare nella mente, insomma, non una azione tesa all’autoreferenzialità, ma
alla ricerca dell’incontro tra tecnica e facilità di comprensione, due aspetti
che non dovrebbero fare fatica a trovare un punto di incontro.
Un brano strumentale non contiene messaggi palesi. Un brano
strumentale dà la possibilità all’ascoltatore di interagire con l’autore, in
quanto lo stimolo sonoro può portare a viaggi/sogni/sensazioni del tutto
personali, e dettati da una reazione istintiva. Un brano strumentale è legato
ad un titolo che fornisce indicazioni sui pensieri del musicista, denominazione
che, a volte, nasce proprio a seguito della genesi della melodia.
“Strategy” è tutto questo, ed è fruibile i modi
differenti, e l’ascolto privo di condizionamenti può condurre alla creazione di
un rapporto osmotico con il ricettore virtuoso, quello cioè che prova a
liberare la mente lasciando fuori pregiudizi e alibi.
Dall’intervista a seguire realizzata con Pier Gonella si
ricavano elementi interessanti, e la proposizione dei due video ufficiali sino
ad oggi rilasciati permette di fornire sintesi al mio pensiero… questo è il
mondo di Pier Gonella… uno dei tanti!
La nostra chiacchierata...
L’intervista che ti feci nell’agosto del 2017, in occasione
dell’uscita di “Wine of Heaven", dei Mastercastle, terminava con una
domanda relativa al tuo futuro immediato, un po’ retorica, ma giustificata dai
tuoi tantissimi progetti musicali: che cosa è accaduto da allora ad oggi in
campo professionale?
Dal punto di vista discografico pochi mesi dopo l’album dei
Mastercastle è uscito “The Age of Dead Christ”, dei Necrodeath, seguito
l’anno dopo da “Refragments of Insanity”. Quindi l’album “Athlantis –
The Way to Rock ‘n Roll”. Nel 2019 come decennale dell’attività dei
Mastercastle è uscita la ristampa su vinile del primo album, “The Phoenix”,
seguita da un nuovo singolo, “Still in The Flesh”. Per il resto sono
stato e sono attivissimo sul palco con i Necrodeath e con gli impegni della mia
struttura MusicArt.
È appena uscito “Strategy”, il tuo primo album da solista:
che cosa ti ha mosso in questa direzione… autarchica?
L’idea di realizzare un album solista era sempre nell’aria, un
po’ per “coronare” la mia passione per la musica strumentale, un po’ spinto
anche da Marco Pesenti e da Giulio Belzer, che poi sono diventati il batterista
e il bassista del progetto.
Trattasi quindi di lavoro strumentale: che cosa hai voluto
cristallizzare all’interno del disco?
In realtà la musica strumentale chitarristica è sempre stata
una mia grande passione. Nel corso degli anni avevo già inserito qualche brano
strumentale all’interno dei sei album dei Mastercastle, ma sempre legati al
genere neoclassico. In questo disco ho voluto concentrare quell’hard rock
americano strumentale stile Joe Satriani che è stato folgorante per il mio
percorso musicale. È stato anche un modo di presentare un lavoro diverso da
tutte le mie altre uscite.
La tua immagine è legata d’impatto al genere metal, ma anche
ad un certo tecnicismo chitarristico: cosa ci si deve aspettare, funambolismo
estremo o canzoni alla portata di tutti?
“Strategy” non è per nulla un disco tecnico o “dimostrativo”.
Il termine “strumentale” giustamente crea un forte “pregiudizio”, ma si tratta
di un disco di “canzoni”, dove al primo posto c’è solo la melodia. La scommessa è stata proprio cercare di raggiungere
i non musicisti creando delle melodie cantabili di forte impatto. Anche tra i
più grandi, solo in pochi ci sono riusciti, e segnalo l’album “The Extremist di
Joe Satriani”, che non mi vergogno mai di citare come grande fonte di
ispirazione.
Un progetto strumentale non può appoggiarsi sulle liriche per la diffusione dei messaggi dell’autore: che cosa vuoi “raccontare” con “Strategy”? Aiutano in quest’opera di comprensione i titoli dei brani?
Per me i titoli hanno sempre la loro funzione. Li ho scelti
man mano in base alle sensazioni o ai ricordi che mi sollecitavano le musiche.
Non essendoci i testi chiaramente ognuno può interpretarli a modo suo, in
maniera magari completamente diversa dalla mia, ed è una cosa divertente. Per
citarne qualcuno, “The Pied Piped”, ovvero il “Pifferaio pezzato”, è il titolo
di un vecchissimo cartone animato sullo stile del “Pifferaio magico”, ma più a
fondo l’andamento malinconico del brano è dedicato a tutti i musicisti che, pur
di mettere la loro musica al primo posto, sono disposti a rinunciare a
tantissime cose della loro vita. Oppure “Devil at God’s Pub”, dove immagino in
maniera goliardica Dio e Lucifero che si raccontano le loro “paure” al bar
davanti a una birra, ma allo stesso tempo tutte le situazioni paradossali
dietro ad un’autorità, come ad esempio due avvocati che si “scannano” in aula
di tribunale difendendo parti avversarie, e finita l’udienza tornano ad essere
amici strettissimi e così via…
Chi ti ha accompagnato nel tuo viaggio realizzativo, sia dal
punto di vista progettuale che da quello delle collaborazioni strumentali?
Alla batteria sono affiancato da Marco Pesenti, conosciuto
naturalmente come fondatore dei Necrodeath, ma qui in veste completamente
diversa, e al basso da Giulio Belzer, con cui collaboro nelle attività Musicart
da tanti anni. Oltre che musicisti di classe A sono sempre stati seri promotori
del progetto da “dietro le quinte”, nonché in prima fila per l’aiuto negli
arrangiamenti dei brani. A questo va unita l’attività comune di insegnamento
che ci vede tutti e tre nella stessa struttura facilitando la gestione pratica
delle registrazioni.
Come sarà distribuito il disco? In quali formati e come sarà
possibile ascoltarlo/acquistarlo?
Il disco è disponibile in formato Digipack fisico tramite
Diamonds Prod, e naturalmente in formato digitale in tutti i maggiori portali.
Lascio qualche link a disposizione per chi fosse interessato:
Hai pensato a momenti di presentazione o a concerti dedicati?
Grazie all’esperienza e al lavoro di Peso e di Merlin Music
Management ci saranno 6 date di presentazione del progetto:
21 febbraio 2020 Scandicci – FI- Circus
22 febbraio Roma – Defrag
20 marzo Santa Margherita Lig – GE
21 marzo Torino – Padiglione 14
24 aprile Mornago –VA- Madhouse
25 aprile Genova – Liggia
L’ultima immagine che ho di Pier Gonella è recente, Palmanova,
Tributo a Greg Lake, una dimensione acustica, lontana dall’immagine del
chitarrista “metallico”: qual è il ruolo in cui ti riconosci di più nel 2020?
Sì, grazie a Paola Tagliaferro ed alla “Compagnia dell’Es” ho
avuto piu’ di una volta la possibilità di suonare in occasione di eventi in ricordo
del Greg Lake. Abbiamo suonato oltre ai brani del suo album “Fabulae”, alcune
cover delle piu’ note ballate di Greg, per cui tutte in versione rigorosamente acustica.
È una dimensione diversa da quelle per cui sono piu’ conosciuto, ma che
comunque mi appartiene. In qualunque situazione musicale mi trovi cerco sempre
di fondere e adattare la mia personalità con quella del progetto in modo da
cercare di valorizzarlo.
Ritorniamo alla domanda retorica: e ora che cosa accadrà?
Per ora mi godo i
buoni feedback di “Strategy”. Per il resto nell’imminente c’è l’uscita del
nuovo album “Athlantis 02.02.2020”, e per aprile una nuova uscita Necrodeath
che sarà accompagnata da numerosi concerti. In parallelo mi sto appassionando
molto anche alla music distribuita in “digitale” realizzando “backing Tracks” e
altri “tools” per musicisti che via via pubblico nel mio canale Youtube www.youtube.com\MusicArtTube.
Anche questa è un’altra dimensione che spesso
noi musicisti, annebbiati dal dover “postare” sui nostri social, non riusciamo
a comprendere. Invece è un nuovo mondo da esplorare…
Tracklist
01. Strategy
02. Rocks’n’roll
03. The Pied
Piper
04. Liberland
05. La
Graciosa
06. The Spark
Of Life
07. Devil At
God’s Pub
08. Crazy
Numbers
09. To The
Next Party