Playing
The History – “Prog Alchymia”, with
Steve Hackett (special guest)
Playing The History è un progetto da sogno per chi ama un
certo tipo di atmosfera sonora, quella a cui molto tempo fa è stata incollata l’etichetta
di “Musica Progressiva”.
Poco interessante
addentrarsi nelle spiegazioni di dettaglio, ma è giusto dire che il genere - che ha imperversato e toccato la massa per non più
di cinque anni -, pur essendo seguito da una nicchia di anime, ha raggiunto lo
status dell’immortalità, e accanto a proposte nuove, spesso di qualità,
esistono veri e propri tributi e celebrazioni, così come in ambito classico
vengono riproposte trame di duecento anni fa, con piena soddisfazione di chi propone
e di chi partecipa agli eventi.
Carlo Matteucci,
bassista e produttore dei “Playing The History”, ci racconta a seguire la nascita e l’evoluzione del progetto, sino ad addentrarsi
nei dettagli del loro album appena rilasciato, “Prog
Alchymia”.
La formazione è da
considerarsi ormai stabile, e oltre ai musicisti “nostrani”, peraltro molto
noti (Carlo Matteucci al basso, Marco Lo Muscio al piano /organo, Giorgio Gabriel alle chitarre e Pino Magliani alla batteria), troviamo John Hackett e David Jackson… una formazione niente male!
Nonostante l’importante
presenza di guest non c’è traccia di un vocalist, ed è questa una scelta
precisa e assolutamente comprensibile. Per chiarirsi le idee in proposito è
sufficiente buttare un occhio sui brani proposti e sulle band di riferimento:
Gentle Giant, Genesis, Van der Graaf Generator, ELP, Jethro Tull, King Crimson… non solo musiche ma band dalle voci caratterizzanti, e quando inizia un brano conosciuto e
spunta il sostituto del momento di Shulman, Gabriel, Hammill, Lake o Anderson il confronto
parte in automatico ed è spesso spietato, a volte innescato da pregiudizio o
soltanto da un attaccamento feroce alle proprie memorie.
“Prog Alchymia” fugge da tutto questo, e se ciò che
si ha tra le mani è già oro - impossibile da incrementare dal punto di vista
del valore intrinseco - l’idea può essere la rivisitazione, in questo caso
nobile, un nuovo volto impreziosito dai fratelli Hackett (Steve come ospite) e
dal geniale David Jackson.
I titoli parlano da
soli, almeno per chi ha vissuto o seguito un certo periodo d’oro del prog, ma
le modifiche apportate - obbligate, per quanto appena scritto - presentano di
fatto una rilettura, una patina nuova che porta a mischiare le carte con un
risultato preciso, una piacevolezza d’ascolto che supera la rigidità di alcuni
stilemi legati alla materia.
Qualche esempio… “Ace of Wands”, brano del ’75 di Steve
Hackett, sa molto più di Jethro Tull (non solo per il flauto) di “Bourèe”, traccia in cui la chitarra solista
di Nick Fletcher - uno degli ospiti -
sostituisce, nell'intro, il flauto originale di Anderson; “The Sage” cambia direzione quando il Church Organ di Lo Muscio
sostituisce la divagazione solistica originale di Greg Lake.
E poi che goduria l’intervento
blues all’armonica di Steve Hackett
in “I Lost my Head”, dei Gentle
Giant!
La partecipazione di
Steve Hackett fornisce lustro all’album, ma credo che avere in pianta stabile
il fratello John e Jackson rappresenti la speranza di un proseguimento di
attività live con un respiro internazionale… il sax di David è unico, inimitabile e riconoscibile tra molteplici, impossibile da “nascondere”, una sorta di caratteristica
timbrica, come accade per la voce, roba da DNA!
In mezzo a tanti
episodi noti (oltre ai già citati sono presenti, ad esempio, “Pilgrims” dei VdGG e “Moonchild” dei King Crimson…) “troviamo la rilettura di “Molde Canticle Part I”, del sassofonista
norvegese Jan Garbarek - un brano
che, come racconta Matteucci è utilizzato come apertura dei live - e pezzi di
produzione propria: le delicate e intimistiche “The Flower” e “Il Bambino e
la Pergola”, di Carlo Matteucci, “Nastagio
degli Onesti”, di Lo Muscio - una partenza aulica che sfocia sul versante
jazz - e “Sunset Ride in New Mexico”,
di Gabriel caratterizzato dal duetto chitarristico con Hackett… una chicca.
John Hackett, in veste
di autore, propone “Six - Eight for
Starters”, da “Prelude to Summer”
del 2008 mentre il “mondo Genesis” viene integrato da “Second Chance” - dal settimo album solista di Steve Hackett, “Bay of Kings”, del 1983
- e dalla conclusiva “The Lamia”, da “The lamb…”.
Lascio per ultima la
citazione di “Nights in the White Satin” (rilasciato nel 1967), perché consente
di spiegare come “Suonando la storia” significhi anche non dimenticare - e non sottovalutare
-, e quando di questa storia si ricercano le radici profonde non si può non
partire dai Moody Blues, dai Procol Harum e dai Vanilla Fudge (e forse ancor
prima!), band protoprog che, per molti
personaggi autorevoli nel campo musicale, rappresentano il vero momento
iniziale di tutto il movimento.
Per chi vuole rivivere quei momenti con la voglia di trovare del
“nuovo…
Per chi si avvicina ad un genere di cui ha solo
sentito parlare…
Ecco cosa mi ha rccontato Carlo Matteucci… bassista e produttore di “Playing The
History”…
Partiamo dal progetto, dalla storia, dalla
progressione nel tempo di “Playing The History”…
Tutto nasce dalla voglia di musica e dalla
passione per un determinato periodo, gli anni ’70, in cui il genere che oggi
definiamo “Prog”, ma allora considerato “Rock Sinfonico”, ha raggiuntola sua
massima espressione. In occasione dei 40 anni dal primo concerto in Italia del
1972 al Piper dei Genesis, abbiamo invitato nell’aprile 2012, sempre al Piper
di Roma, Marco Lo Muscio, John Hackett e Giorgio Gabriel, come ospiti al
concerto dei Dancing Knights, tribute band Genesis dove suono. Da qui l’idea,
che ho proposto a Marco e poi a John, di formare un trio a cui ho dato il nome
“Playing The History”. Abbiamo suonato live con organo, flauto, chitarra e
basso nel novembre 2012, decidendo di incidere un CD con rivisitazioni di
classici della musica Prog e brani originali, senza l’apporto della batteria,
sperimentando una forma differente di esecuzione. Si è unito a noi Giorgio
Gabriel alle chitarre, e David Jackson è stato contattato, tra l’altro, proprio
per “sostituire” la voce in “The Great Gig in The Sky”, data la
somiglianza del timbro del Sax alla voce umana. Il 1 luglio 2013 abbiamo
presentato il primo CD Playing The History a Roma, suonando in quintetto con
me, Marco Lo Muscio, John Hackett, Giorgio Gabriel e David Jackson. In seguito
a questo mi sono reso conto che occorreva aggiungere qualcosa per creare un
sound più compatto, ritmicamente parlando, si è quindi unito a noi Pino
Magliani alla batteria, e con questa formazione ci siamo esibiti in diversi
live. Avevo il desiderio di realizzare un secondo CD più “pulsante” e più rock,
ed è nato “Prog Alchymia”.
A occhio e croce, David Jackson a parte,
guardando la line up, mi pare che il denominatore comune dei protagonisti sia
l’amore per la musica dei Genesis, anche se i brani proposti spaziano su un
vasto arco prog… mi sbaglio?
Sono sempre stato appassionato della musica dei Genesis, come Marco e
Giorgio, ed oltre tutto la presenza di John, e di Steve ovviamente, ha fatto
propendere la scelta in questo senso, ma è importante far notare che noi
riproponiamo spesso brani con alcuni tra i protagonisti che originariamente li
hanno suonati, e non solo brani dei Genesis, ma anche di altre pietre miliari
della musica, basti pensare a “Pilgrims”, scritta e interpretata
nel 1976 da David, che nel nostro CD esegue sia la melodia cantata da Hammill,
sia numerosi contrappunti da lui definiti “Multisax”... e, certamente, brani di
band altrettanto importanti. Del resto, “suonando la storia”, è una definizione
universale che può comprendere qualsiasi genere di qualunque epoca. A questo
proposito, voglio far notare che Steve in diverse occasioni indossa la nostra
felpa “Playing The History” o gusta la sua “Cup of Tea” con il logo sulla
tazza, (DVD “Genesis Revisited Behind the Scenes-Hammersmith”, in “The Total
Experience Live in Liverpool”, in”Live at The Royal Albert Hall”, in un
intervista di mezz’ora circa “Genesis Revisited Soundcheck Interview”, nella
quale spiega l’utilizzo dei suoi effetti e della strumentazione), come a voler
ribadire che il suo vissuto musicale, riproponendo anche tantissimo
repertorio Genesis, fa parte della storia della musica stessa.
Entrando nello
specifico della proposta, e soffermandomi sui brani noti, andiamo dai Gentle
Giant ai Jethro Tull, passando per King Crimson, ELP, VdGG, Jethro Tull, Genesis,
Steve Hackett e Moody Blues: come è avvenuta la scelta dei pezzi e quale
obiettivo vi siete prefissati rispetto a chi ascolta, probabilmente già intriso
di prog storico?
Abbiamo scelto alcuni
brani che ritenevamo significativi, e che ben si adeguassero alla tipologia
degli strumentisti impegnati nel progetto, rivedendo e facendo nostri anche
parecchi arrangiamenti, adattandoli a sonorità più moderne; ad esempio “Nights In White Satin” inizia con una
configurazione programmata al sequencer, in “I Lost my Head” Steve esegue un solo blues-style con l’armonica e
la parte vocale è interpretata da Duncan Parsons con il vocoder, “Bourèe” inizia la melodia con una
chitarra distorta suonata da Nick Fletcher, anziché con il flauto suonato da
David, che entra nella seconda strofa, solo per citare alcune delle variazioni
presenti nei brani del CD…
Come si inseriscono in
questo contenitore le tracce “italiane” (Matteucci, Lo Muscio e Gabriel) e
quello di Jan Garbarek?
Come ti dicevo il
nostro progetto abbraccia, pur amando in particolare il Prog, ogni genere
musicale, quindi tutto ciò che musicalmente può essere interessante, ovviamente
a nostro parere, vale la pena di essere proposto. Un discorso a parte merita
Jan Garbarek, particolarmente apprezzato da David essendo un sassofonista, anche
perchè con “Molde Canticle Part I”
iniziamo solitamente le esibizioni live.
Considerando come guest
Steve Hackett, compaiono nella formazione ufficiale David Jackson e John
Hackett: può considerarsi una line up stabile che oltre a registrare può
esibirsi dal vivo?
Sì, la line up è
stabile, in particolar modo dopo che David Jackson ha affermato, testuali
parole: “Now we are a band!”. Abbiamo
già suonato live a Roma, Pienza e Ovada.
La proposta è
strumentale: scelta precisa o difficoltà nel trovare il vocalist adeguato?
E’ stata una scelta
precisa, volevamo reinterpretare strumentalmente i brani, l’inserimento di un
vocalist avrebbe deviato il progetto in una direzione ancora più complessa da
gestire, per la diversità dei pezzi proposti e gli inevitabili paragoni che
all’ascolto si sarebbero fatti con questo o quel cantante nella versione
originale.
Quali sono gli altri
ospiti, oltre al già citato Steve Hackett?
Duncan Parsons,
polistrumentista e drummer della John Hackett Band, Nick Fletcher, chitarrista
della John Hackett Band e raffinato concertista di chitarra classica,
Alessandro Forti, pianista e compositore di colonne sonore, Giovanni Viaggi,
tastierista.
Il progetto legato a
“Prog Alchymia” è destinato restare nella dimensione “studio” o è possibile
ipotizzare una buona attività live?
L’intento è portare
dal vivo al più presto il nostro lavoro.
La musica progressiva a
cui dedicate questo tributo vive di buona salute ma resta comunque confinata in
un settore di nicchia: esistono i presupposti per un ritorno al prog
numericamente più consistente?
Credo che il genere
Prog resterà sempre un settore di nicchia, apprezzato principalmente da chi
quegli anni li ha vissuti in prima persona. Difficilmente potrà ripresentarsi
nelle forme a noi abituali, in altre parole ci sono molti gruppi, anche
giovani, che tecnicamente sono molto bravi, ma il problema è che comporre brani
melodicamente ed armonicamente interessanti è davvero complesso, la capacità
tecnica diventa fine a se stessa e non è mettendo insieme tante variazioni
suonate in tempi dispari che si renderà bello un lavoro. Oltretutto nella mia
più che quarantennale esperienza di musicista, ho capito che il pubblico del
Prog vuole quasi sempre ascoltare ciò che già conosce. Non è affatto semplice.
Quale potrebbe essere
il futuro prossimo di Playing The History, almeno negli intenti progettuali?
Suonare live il più possibile, ed iniziare a scegliere e
comporre i brani per il prossimo CD!
TRACKLIST:
1. I Lost my Head Part II - Gentle Giants (with Steve
Hackett)
2. Ace of Wands - Steve Hackett
3. Bourée - Bach/Jethro Tull (with David Jackson)
4. Molde Canticle Part I - Jan Garbarek (with David
Jackson)
5. Pilgrims - Van der Graaf Generator (with David
Jackson)
6. Moonchild - King Crimson
7. The Flower - Carlo Matteucci
8. Nights in the White Satin – Moody Blues (with David
Jackson)
9. Il
Bambino e la Pergola - Carlo Matteucci
10. Promenade; The Sage - Emerson Lake & Palmer
11. Nastagio
degli Onesti - Marco Lo Muscio
12. Sunset Ride in New Mexico - Giorgio Gabriel (with
Steve Hackett)
13. Six - Eight for Starters - John Hackett
14. Second Chance - Steve Hackett (with Steve Hackett)
15. The Lamia - Genesis (with Steve Hackett &
David Jackson)
LINEUP:
Carlo Matteucci, Marco Lo Muscio, John Hackett, David Jackson, Giorgio Gabriel, Pino Magliani, Steve Hackett (special guest).