I The Samurai Of Prog, come promesso,
ritornano con un lavoro incredibile, un album a mio giudizio storico,
piacevole da ascoltare già dal primo giro di “nastro” - termine in questo caso
appropriato - che sulla scia dei grandi lavori prog di Marco Bernard targati Colossus,
contiene "materiale" che vale la pena di sviscerare.
Il titolo è Lost and Found.
Persi e ritrovati, gioielli rimasti nel cassetto a prender polvere, vittime di
un businnes incompetente e cieco, o della casualità: sembra retorica ma
trovarsi al posto giusto nel momento giusto, oggi come nel passato, è fattore determinante.
I TSOP sono essenzialmente musicisti da studio, non perché il palco sia
per loro problematico, ma il vivere la
propria esistenza in spazi molto lontani, tra America e Finlandia, mal si
coniuga con la necessità di preparare trame di grande complessità e ricche di
dettagli tecnici.
Ma personalmente mi… “accontento”
di ciò che riescono a realizzare in studio.
Lost And Found non dovrebbe mancare in nessun
archivio musicale degli amanti della buona musica, prog o non prog.
Tutto nasce e gira
attorno alle esperienze che Bernard ha sommato
negli anni (sottolineo che Marco è italiano, anche se da molti anni domiciliato
all’estero), nel senso che il conoscere molteplici artisti di ogni nazionalità
e periodo storico lo ha portato a maturare la voglia di recupero, quella a cui molte
label di nicchia si aggrappano ogni tanto ma, ovviamente - e ragionevolmente -
con un occhio marcatamente rivolto alla commercializzazione del prodotto. In
questo caso parliamo sostanzialmente di amore verso la musica che ha
caratterizzato tutta una vita.
Le dichiarazione di
intenti sono ben delineate dalla band (Steve Unruh: voce, chitarra acustica, violino,
flauto; Kimmo
Pörsti: batteria, percussioni; Marco Bernard: basso rickenbacker e coordinatore
del progetto): un tuffo negli anni ’70 e dintorni per riscoprire brani
meravigliosi che per svariati motivi non hanno mai visto la luce e donare loro
un nuovo abito, evitando la coverizzazione, cercando invece una
reinterpreatazione atta a trasformare ogni traccia originale in un nuovo
brano costruito sul modello TSOP, il
tutto con la piena collaborazione e coinvolgimento dei musicisti originali,
creando un fantastico bridge temporale che sorprende, perché la musica che
fuoriesce profuma di nuovo, di creazione appena nata, di novità prog: che
paradosso magnifico!
L’intervista a Steve Unruh che propongo è davvero
utile per entrare nel cuore del disco.
Ma chi furono i “primitivi”
da cui oggi si attinge?
Pavlov's Dog, Lift, Odyssey, Cathedral, e Quill… vale
la pena fare qualche ricerca e scoprire cose antiche e nuove allo stesso tempo.
Cast di ospiti
stratosferico, che propongo per intero…
Il doppio album si
traduce in quasi due ore di musica che cattura e inchioda l’ascolto.
Se il primo CD è
suddiviso in cinque brani, il secondo propone la lunga suite “The Demise”, realizzata circa 38 anni fa
dal tastierista e compositore Ken
DeLoria con suoi i Quill, band
americana con conformazione alla ELP - trio tastiere, basso e batteria.
Dalla rock opera nasce
oggi, per opera di Ken, una “Novella” che va a completamento di un lungo arco
temporale, ma dedicherò prossimamente spazio specifico a DeLoria e ai Quill, un racconto
che tocca aspetti della vita dolorosi, e che disegna compiutamente l’artista
americano.
Un’altra storia triste
è quella del musicista/arrangiatore Stefan
Renström, mancato prematuramente da pochi mesi, uno dei protagonisti di Lost
And Found, un album di cui non è riuscito a vedere il rilascio.
Straordinario il
contributo di Ed Unitsky, creatore
dell’artwork, abituale collaboratore, che possiede il raro dono di poter caratterizzare
completamente un album, che diventa riconoscibile a prima vista, perché quel
particolare tocco diventa simbolo della band, e si trasforma in musica: “La musica suona meglio quando ascoltandola
guardi la sua arte”, chiosa Unruh.
Ho avuto la fortuna di
ascoltare l’album in anteprima - che privilegio! - e ho tracciato un giudizio
sintetico che si è consolidato dopo il quinto ascolto. Ho scritto a Marco in
quell’occasione:
“Sono rimasto ipnotizzato dalla vostra musica. Ero già al corrente del
progetto, me lo dicesti tu nel corso dell’intervista dello scorso anno, ma ho
trovato il “recupero” geniale. Come ben sai esistono etichette - pochissime -
che vanno alla ricerca del materiale antico, mai usato, tenuto in soffitta,
prodotto valido per musicofili e amanti delle rarità, ma la vostra raccolta
evidenzia e da valore a musica che forse non sarebbe mai venuta a galla, almeno
in questa forma. Una delle carenze dell’assemblaggio di vecchie bobine è la
scarsa qualità, ma “Lost and Found” è un vero gioiello, che somma sostanza a
quantità e ha diversi pregi.
La freschezza ad esempio: a me è sembrato un album appena
sfornato, che coniuga gli stilemi del passato con una buona dose di novità.
Si ascolta con facilità, cosa non scontata quando si parla di
un genere a volte complesso nelle sue strutture.
E poi il team è davvero indovinato, con la chicca Davison,
che per induzione mi riconduce ai miei amori iniziali.
L’artwork è ormai una caratteristica della band e all’impatto
si abbina la musica dei TSOP alla mano di Ed Unitsky.
Un disco che spinge a ripristinare il rito del vinile… da
ascoltare in piena comunione, da condividere con chi ha voglia di provare
ancora la pelle d’oca!
Bravissimi, voto massimo, anche se temo che difficilmente si potrà portare sul palco”.
Bravissimi, voto massimo, anche se temo che difficilmente si potrà portare sul palco”.
L’INTERVISTA CON STEVE
UNRUH
Circa un anno fa concludemmo la nostra chiacchierata via mail
con la tua anticipazione di un lavoro in corso, quel “Lost and Found” che ora è
diventato realtà: puoi riassumere l’iter realizzativo spiegando come è avvenuta
la rivitalizzazione di vecchio materiale?
Abbiamo
usato le vecchie registrazioni disponibili come materiale base. Le abbiamo
studiate a fondo, ma quando è arrivato il momento di fare i nostri
arrangiamenti e registrare siamo ripartiti da zero. Stefan e Tom hanno gettato
le basi su cui è stato costruito tutto il resto. Nuove tracce, tutto nuovo. Ho
pensato inizialmente di fare un medley delle parti originali, per mostrarne il
contenuto e per dare il sapore delle prestazioni antiche. Tutto ciò sarebbe
stato certamente rivelatore di un mondo passato e affascinante, ma dopo aver
sentito come le nuove registrazioni fluivano, ho capito che un medley delle
tracce esistenti non avrebbe dato il senso del fluire dell’album.
La vostra operazione di recupero è qualcosa che ogni tanto
viene perseguita da qualche label che fiuta il prodotto di nicchia, nel vostro
caso non si tratta di businnes ma di vero amore per certa musica che non è
riuscita ad avere giusta dignità nel momento della sua creazione: che cosa vi
ha spinto su questa strada così complessa?
E' stata un'idea di Marco. Per essere onesti, inizialmente ho
avuto delle riserve. Preferivo concentrarmi su musica "nuova", ma poi
ho sentito queste composizioni e ho capito quanto grandi potevano diventare, e
quanto potevamo renderle “nostre”. Lungo il percorso abbiamo avuto modo di
conoscere i membri delle band primitive e divertirci con loro, con continui
scambi di telefonate e mail, e questo ci ha permesso di entrare concretamente
nella vita dei gruppi originali, conoscendo da vicino gli interessanti sentieri
percorsi dai musicisti nel corso degli ultimi 40 anni. Questo progetto ha assunto così una vita propria, perché,
come gli eventi hanno evidenziato nel corso degli ultimi due anni, questo
progetto è diventato uno dei miei preferiti, sia per quanto riguarda la musica
che abbiamo creato e sia per le esperienze che ci siamo scambiati durante la
sua realizzazione.
Rispetto all’album precedente il parco ospiti si è
arricchito: me ne parli?
Certamente,
anche perché l’elenco degli ospiti è abbastanza impressionante, non è vero? Il
roster è composto da amici che abbiamo conosciuto nel corso degli anni, oltre a
quelli nuovi, legati alle band da cui abbiamo tratto i brani: Pavlov's
Dog, Lift, Odyssey, Cathedral, e Quill. Credo che ogni nuovo rilascio
discografico di TSOP in qualche modo incrementi il curriculum, e stiamo
guadagnando in slancio e reputazione. E 'un grande onore ottenere per così
tanto tempo l’attenzione di ospiti così importanti. Alcuni di questi ragazzi
sono molto impegnati, come si può immaginare, quindi è gratificante che si
siano uniti a noi, trasformando duro lavoro in performance stellari. Nessuno ha
avuto tempo di giocare col telefono... questo è sicuro!
Sono rimasto molto colpito da The Demise: puoi approfondire
il significato della lunga suite?
Questo dovrebbe essere oggetto di un'intera intervista con Ken Deloria e
Keith Christian! Lo lascerò a loro! E’ un argomento troppo profondo per
tuffarcisi dentro!
Il CD è doppio, il materiale è tanto, ma immagino che abbiate
dovuto fare opera di selezione… avete scartato musiche che erano tecnicamente
irrecuperabili?
Abbiamo selezionato i nostri pezzi preferiti, quelli che abbiamo pensato potessero
essere le composizioni più importanti con una forte tendenza verso la
"Samuraizzazione". Non siamo più interessati ad essere una cover band.
Vorrei dire a questo riguardo che personalmente mi sono servite le lezioni derivanti
dal lavoro sui nostro primi due album. Abbiamo quindi scelto pezzi che ci hanno
permesso di esprimere la nostra personalità collettiva al massimo delle nostre
possibilità, e abbiamo scartato alcune canzoni teoricamente perfette, semplicemente
perché non siamo riusciti a farle diventare nostre.
Ancora una volta troviamo la mano di Ed Unitsky,
riconoscibile tra mille altre: che tipo di connubio artistico è il vostro?
Ed è un vero artista, ha una forte visione artistica e una dura etica di lavoro.
Amiamo lavorare con lui e sentiamo come la sua mano su The Imperial Hotel e Lost and
Found sia in grado di colpire l’occhio e di elevare l’esperienza
dell’ascoltatore. In realtà sembra che la musica suoni anche meglio quando stai
guardando una sua opera d'arte.
Ed funziona come un membro di supporto della band (come noi siamo gli
specialisti del reparto audio lui è lo specialista nel reparto visual!). Se lui
elabora un'idea forte nella sua mente lotta strenuamente per realizzarla, e di
solito ci rendiamo conto più tardi che aveva ragione! Il suo artwork attinge
direttamente da temi musicali e lirici. Spieghiamo a Ed quello che cerchiamo di
trasmettere musicalmente e gli mandiamo i testi delle canzoni.
Ed, si avvale della collaborazione di Olga, suo consulente di studio di lunga data, e assieme realizzano opere d’arte che tengono conto delle liriche in loro possesso.
Ed, si avvale della collaborazione di Olga, suo consulente di studio di lunga data, e assieme realizzano opere d’arte che tengono conto delle liriche in loro possesso.
Avete fatto qualche passo avanti relativo alla possibilità di
esibirvi dal vivo?
Sarebbe divertente ma non ci sono progetti in
ballo in questo momento: troppi i musicisti coinvolti che vivono in parti del
mondo molto distanti tra loro. Inoltre la nostra musica è incredibilmente complessa,
e per fare un buon lavoro ci vorrebbero un sacco di prove, tutti nella stessa
stanza. Siamo tutti perfezionisti e non ci butteremmo mai in questa avventura
senza avere la certezza di farlo al meglio. Ma sicuramente non possiamo dire
che non accadrà mai! Forse un giorno…
Cosa può arrivare dopo
un “Lost and Found”… un nuovo album
di inediti di TSOP o un “Lost and Found
2”?
Un
album di inediti è in arrivo. I compositori ospiti (alcuni già presenti in The Imperial Hotel ) si sono già messi
al lavoro, e in un paio di brani sono già molto avanti: Marco e Kimmo hanno già
iniziato a registrare le loro parti.
Un ultima doverosa domanda… un tuo pensiero per Stefan
Renström…
Come molti sanno, Stefan è tragicamente deceduto poco dopo aver completato il lavoro su Lost and Found, che è stato duro e difficile. Stefan amava vivere, era amato dalla sua famiglia e lo ammiravamo molto. Speravamo di continuare a lavorare con lui, perché "lo svedese testardo", come amava definirsi, era un super-talento. Il suo lavoro brilla in Lost and Found. Anche se è triste e frustrante perdere così presto un nostro fratello musicale, possiamo trovare una piccola consolazione nel fatto che almeno ha avuto modo di dire addio con una serie massiccia di arrangiamenti e prestazioni di enorme valore.