C’era una volta il Balletto di Bronzo, band storica del pop, rock,
beat, prog italiano.
Questo insieme di generi musicali emerge nel corso dell’intervista
realizzata con Lino
Ajello, uno dei fondatori, ed è la normale spiegazione di un’evoluzione
che ha toccato molti gruppi di quel periodo d’oro, a cavallo tra gli anni ’60 e
’70, mutazione legata all’evoluzione dei tempi e delle line up.
Siamo abituati ad affiancare il nome del Balletto a Gianni Leone, il magico tastierista napoletano
che ha continuato a fare musica utilizzando - e mantenendo in vita - l’immagine
tipica di quel progetto, da lui rivitalizzato nel 1995.
Ma le anime del Balletto sono due, e sufficientemente distinte: quella di
Leone, della seconda formazione - quella di “YS” - e poi esiste un
nucleo composto da Lino Ajello e Marco Cecioni,
ovvero il team di avvio, quello di “SIRIO 2222”.
La dicotomia nasce essenzialmente dal credo dei protagonisti, una sorta
di estrema distinzione tra gli intenti progressivi di Gianni e la musica che
Lino definisce “da ascolto”, intesa come arrivo immediato al fruitore.
Ma la novità è quella che per una volta non esistono battaglie da
combattere, ne legali ne ideali, perchè le divergenze di intenti si appianano
e confluiscono nell’unità di obiettivi, alchimia favorita da quella parola
magica di cui spesso si abusa, per un utilizzo sproporzionato rispetto alla
realtà: amicizia.
E così accade che il buon Leone partecipa come ospite ad un progetto
nuovo, quello che Cecioni e Ajello hanno ribattezzato CUMA 2016
DC, sotto il nome de IL
BALLETTO DI BRONZO DI LINO AJELLO E MARCO CECIONI- SPECIAL GUEST GIANNI LEONE.
Ajello e Cecioni si incontrano dopo anni di giri di giostra, e ritrovano la
voglia di proporre, da subito, musica nuova. Nessuna operazione revival, ma
brani inediti che siano in grado di coniugare l’easy listening e la qualità.
Per completare il quadro arriva un manipolo di giovani, tanto per dare il
colore di una visione del mondo più moderna.
L’album consta di dieci tracce, suddivise su circa trentasette minuti di
musica.
Disco piacevole, di quelli che ti rimangano dentro al primo colpo, con i riff
chitarristici - Ajello - di estremo gusto
e narrazione di storie quotidiane, con un intento dichiarato che, sottolineo
ancora, è il facile e immediato ascolto, un tentativo di trasmettere il divertimento
di chi crea e interpreta a chi fruisce della musica.
Tutto appare progettato nei dettagli, dall’artwork alla preparazione dell’official video -
a fine post - e da quanto trapela anche gli aspetti live saranno
particolarmente curati, affinchè il tutto diventi un vero show.
Gianni Leone è il guest che si dedica a tastiere e voce, e appare davvero
significativo il suo intervento nel “vecchio” Neve Calda (SIRIO 2222) al fianco di Marco Cecioni,
ovvero l’accoppiata dei due cantanti storici del Balletto di Bronzo.
E’ davvero bello vedere lo spirito e l’approccio verso il mondo musicale
di questi artisti che dimostrano, in primis, entusiasmo e aggiungerei una
notevole capacità di stare a passo con i tempi, nel nome della coerenza e della
condivisione delle proprie idee.
Voto altissimo per CUMA 2016 DC.
L’INTERVISTA A LINO AJELLO
Dopo le recenti precisazioni di
Gianni Leone relative al rapporto di amicizia esistente tra gli ex componenti
del Balletto, che permette la realizzazioni in contemporanea di due progetti
paralleli, vorrei sapere la tua su questa situazione anomala, ma lodevole, al
di là degli aspetti musicali.
Noi della
prima formazione (fondazione) del Balletto, e Gianni Leone con Vito Manzari, della
seconda formazione, ci conosciamo da... secoli. Nel settembre del ´73 il gruppo
si sciolse. Noi di “Sirio 2222” ci trasferimmo in Svezia e Gianni, dopo diversi
tentativi di carriera da solista in America, venne a trovarci a Stoccolma varie
volte. A quel tempo avevamo io, Marco e Toni di Mauro (chitarrista dei “Moby
Dick”), uno studio di registrazione ed incidemmo anche, se ricordo bene, 4 o 5
pezzi di Gianni. Poi siamo sempre stati in contatto con lui quando eravamo in
vacanza in Italia.
La decisione
mia e di Marco di realizzare il “progetto Cuma” comportava chiaramente l'uso
del nome “Balletto”, in quanto noi eravamo i fondatori del gruppo e io in
particolare sono stato in tutte e tre le formazioni. Gianni, da parte sua, è
stato quello che ha rifondato la band e portato il nome all'estero. Nel '95 noi
concedemmo (lasciammo in eredità) a lui il nome del Balletto e ora lui lo ha
concesso a noi. La formula che abbiamo trovato è stata possibile anche per il
fatto che in verità le due entità suonano due generi di musica completamente
differenti (come anche in “Sirio 2222” e “YS”); ma abbiamo pensato a diverse
soluzioni: questa è stata la migliore per tutti.
Da chi è formata la squadra
capitanata da Lino Ajello e Marco Cecioni? Con che criterio è nato l’ensemble musicale
che prevede una miscela tra giovani e membri originali?
Nei
“Balletti”, sia di “Sirio” che di “Ys”, non è mai esistito un leader ma in
quello attuale di Gianni credo sia Gianni a decidere tutto. In questa squadra
“Cuma” siamo io e Marco. I nuovi membri sono molto più giovani di noi e
naturalmente accettano le nostre direttive.
Ci sono
chiaramente delle discordanze poiché la visione nostra della musica, ma anche
del mondo, è completamente differente da quella dei giovani di oggi. Noi
apparteniamo alla “Beat Generation”: i ragazzi di oggi non potranno mai capire
cosa significa e per questo i loro idoli sono oggi solo prodotti di mercato
destinati ad vita breve... usa e getta.
E’ da poco uscito “CUMA 2016 DC”: mi
racconti come è nato il progetto?
Dopo 33
anni in Svezia ed 8 a Tenerife (... e 4 mogli con relativo divorzio), io, di
ritorno in Italia, ho incontrato tanti amici dei vecchi tempi… Lino Vairetti,
Toni Esposito, ect... Tutti suonavano ancora; allora il virus del rock si è
risvegliato in me e ho contattato Marco che nel frattempo era a Vietri sul Mare
per dei lavori di ceramica che stava facendo, e gli ho proposto di rifare il
gruppo... ma non il revival del gruppo, ma qualcosa di nuovo. Dopo esserci
incontrati a casa mia abbiamo capito che avevamo ancora molto da dire sul fatto
musicale e quindi abbiamo lavorato per comporre pezzi nuovi, attuali, con
sonorità di oggi. Niente prog che crediamo sia una cosa superata (e abbastanza
triste), ma solo e semplice musica da ascoltare, per divertirsi. Pensiamo di
essere riusciti nell'intendo.
Dalle note di copertina si evince che
è lontana l’idea dell’operazione revival, ma è la passione per il rock che vi
ha spinto sul nuovo sentiero: quali sono le maggiori differenze rispetto alla
musica che avete creato negli anni ’70?
Niente
revival! Abbiamo idee nuove. Negli anni settanta eravamo ragazzini, inesperti,
ribelli e sognatori; oggi siamo ancora ragazzini, forse un poco più esperti, ma
comunque sempre sognatori e ribelli. Nel mezzo c'è stata la rabbia di “YS”.
Come si può descrivere il contenuto
dell’album? Esiste una visione concettuale?
Beh,
diciamo che un concetto base c'è stato: avevamo voglia di scrivere nuovi pezzi,
semplici, allegri, senza profondi messaggi, senza sperimentazioni, con suoni
attuali e soprattutto non cadere nel banale o nelle armonie e trame tipicamente
italiane... o nel volgare. In Italia la musica pop-rock è basata su grandi
schitarrate distorte con sotto tappeti di sviolinazzate di synt, sovrastata da
cantanti piagnucolosi, vestiti, oggi, all'ultima moda. I musicisti di oggi sono
tecnicamente dei mostri di bravura, ma sono dominati dalla banalità delle
idee... gli arrangiamenti dei pezzi (basi) sono tutti uguali… ripeto:
schitarrate, tappeti di synt e piagnistei tristi di sciampiste e parrucchieri.
Come sono nate le composizioni, come
è stato suddiviso l’impegno dei singoli rispetto alla parte musicale e alle
liriche?
Qui il
concetto che chi fa il motivo/melodia della voce è automaticamente l'autore del
pezzo non lo condivido: è un concetto antico, quando non esistevano i complessi
musicali ma i cantautori. Nei gruppi, uno parte con un riff o con quattro
accordi e poi si costruisce il pezzo insieme; di solito poi, il cantante si
assume il diritto di autore perché ha fatto il motivo del ritornello. In “Sirio
2222” Marco e Mike hanno scritto i pezzi, musica e parole, tranne “Girotondo”
che è il riff di chitarra mio su cui abbiamo poi costruito il pezzo.
Quando
facemmo “YS” ci chiudemmo in una casa per un mese a provare. “YS” è
composto da 4 pezzi. Bene, 3 di questi pezzi sono partiti da 3 riff e idee che
io ho lanciato. Gianni le ha poi sviluppate e insieme a Gianchi, che decideva i
tempi, tutti contribuivano alla cosa. I pezzi furono allora firmati da una zia
di Marco che era iscritta alla SIAE, ma oggi Gianni risulta autore di tutti i
pezzi.
Anche il
riff di “Donna Vittoria”, retro della “Tua casa comoda”, è un mio riff, una mia
idea ed è solo suonato, senza la voce, ma risulta tutto di Gianni.
In “Cuma
2016” Marco è partito con i suoi accordi e motivi, ma i pezzi sono stati
costruiti insieme, ci sono le mie idee e le sue, poi in studio, con l'aiuto del
brillantissimo Alessandro Stellano, i pezzi sono stati da lui e da noi modificati ecc... sempre in accordanza con le
idee di tutti.
Ma alla fine,
in tutti e tre i vinili che ho registrato, io, Gianchi e Vito, non esistiamo
come autori da nessuna parte, poiché il cantante si assume arbitrariamente il
diritto alla composizione perché fa il motivo di voce. Io trovo questo molto
ingiusto e penso che questo sia un motivo di grandi litigi in moltissime bande.
Se tu
vieni da me con l'idea del pezzo, gli accordi, il motivo, le parole e
l'arrangiamento, allora il pezzo è tutto tuo. In qualsiasi altro caso il pezzo è
della banda: così la vedo io.
Per “YS”
e “Cuma 2016” io avrei firmato tutti i pezzi così: “Balletto di Bronzo”.
Non ho
detto come la penso a riguardo alla faccenda “autori” e “compositori” per
motivi di rivalsa o pretesa pecunaria, poiché non appartengo al “piccolo mondo
del pidocchietto egoista”, per citare una grande frase di Gianchi Stinga.
Gianni Leone è un ospite con diversi
ruoli, anche come lead vocal, un aspetto che non era una sua caratteristica
all’esordio, ma che si è dimostrata una carta vincente nel proseguimento di
carriera: che tipo di valore aggiunto vi ha dato la sua presenza, dal punto di
vista meramente musicale?
Oltre a
Gianni si era d’accordo anche con Lino Vairetti (Osanna) e Toni Esposito per un
loro intervento nel disco, ma poi per questioni di tempo non hanno potuto
partecipare alle registrazioni.
Per quanto
riguarda Gianni, lui veniva spesso a casa mia dove con Marco provavamo a
costruire i pezzi e già dall'inizio volevamo che lui partecipasse in qualche
registrazione, ma anche con lui non abbiamo avuto tempo. Gianni avrebbe voluto
suonare anche in altri pezzi, “Bivio Acido”... comunque non ha aggiunto
nessuna idea sua in “Cuma 2016 D.C.”. Io e Marco abbiamo generato le idee e poi
il talentuosissimo Alessandro Stellano
ha corretto il tutto in studio.
L'idea di
avere i due cantanti “storici” del Balletto in “Neve Calda” ci è
piaciuta molto e quindi l'abbiamo fatto.
Non mi è chiaro se avete testato in
modo significativo il vostro sound sui palchi: è prevista una serie di concerti
per pubblicizzare il disco?
Siamo
proprio ora in fase di allestimento del gruppo per i concerti. Abbiamo ottime
idee per il live e vorremmo realizzare un vero spettacolo. Non basta fare una
“scaletta”, salire sul palco ed eseguirla. Oggi c'è bisogno di un vero show ma
è difficile realizzarlo: ci stiamo provando. Io e Marco abbiamo Alfonso
Mocerino alla batteria e Alessandro Stellano al basso; purtroppo quest'ultimo è
impegnato in Australia per motivi di lavoro e non sappiamo se sarà reperibile
per il gruppo. Poi vorremmo chiaramente Gianni Leone alle tastiere, poiché fa
parte dei membri storici del gruppo, un grande talento e un grande personaggio
ma, come dice lui stesso, “oggi non potrei mai far parte di un gruppo dove
non sono io a decidere tutto” (ancora non ho capito perché dice così).
Quindi le nostre strade si separano per motivi di “visioni sul mondo”
differenti, come si sono separate le nostre idee musicali per motivi di “genere
musicale”. Lui insiste con il prog, io e Marco vogliamo... divertirci. Comunque
credo che lui sia d’accordo a fare l’ospite nei concerti.
Vorremmo
inoltre due coriste/cantanti e siamo già
in contatto con due talentuose e “good-looking-girls”.
A quale label vi siete affidati e chi
curerà la distribuzione che, suppongo, sarà rivolta anche verso il mercato
straniero?
Il nostro
produttore è Peppe Ponti di “Suonidelsud” e la distribuzione è curata dalla
SELF di Milano. Il disco è già sul mercato in diversi paesi esteri.
Qual è lo stato della musica che
avete ritrovato in Italia dopo la costituzione del vostro progetto?
A parte qualche cantante solista -
Vasco, Tiziano Ferro -, per i gruppi è una
grande tristezza: pianti e lamenti. Inoltre i soliti meccanismi televisivi,
radiofonici, politici, ecc... insomma niente è cambiato, siamo in Italia, e
vige il sistema... usa e getta! Inoltre c’è una grande confusione su cosa è
rock e cosa è prog: ho letto da qualche parte che Gianni Morandi è prog!
Allucinante! E ho letto anche che Jethro Tull è prog! Grande confusione!
Quale potrebbe essere il futuro
prossimo de Il Balletto di Bronzo di Lino Ajello e Marco Cecioni?
Beh, a parte una bella cassa di
mogano abbastanza capiente per mettere le mie quattro ossa e la mia chitarra,
forse un grande spettacolo e un nuovo disco: abbiamo già una decina di pezzi
nuovi quasi pronti, ma il prossimo disco avrà sicuramente un sound più “hard”.