Ed ecco l’album che
non ti aspetti. Me la vedo la felicità composta e controllata di Matthias Sheller dopo il primo ascolto!
Tutto questo ben di Dio in una botta sola? Che debutto scoppiettante!
I tre fratelli Wistons -
Enro, Rob e Linnon - sono in
realtà musicisti carichi di mostrine sulla divisa, e hanno in comune il DNA
Afterhours (come membri o collaboratori): Roberto
Dell’Era, Enrico Gabrielli e Lino Gitto.
Quando un’amica mi ha
suggerito l’ascolto dell’album non avrei mai pensato di trovarci l’essenza
della musica, un pugno di canzoni che ridisegna un periodo irripetibile, quei seventies che hanno visto la nascita e il massimo splendore
della musica progressiva, ma non solo quella.
La differenza rispetto
a quanto viene proposto normalmente, è che in questo caso la contaminazione è
dichiarata, voluta, ci si sguazza dentro con competenze estreme, ma anche con
la conoscenza perfetta della storia pregressa.
Sono dieci brani che
potrebbero rappresentare la sinossi musicale di un certo rock - dal beat dei
primi pub londinesi all’esperienza lisergica della costa ovest americana,
passando per il prog più classico, con soste sul versante jazz e su quello psichedelico.
Non affronto la
lettura dei singoli brani, perché sono gli stessi autori ad entrare nel
dettaglio nell’ultimo numero di PROG, una rivista che non mancherà certamente
nelle case dei cultori del genere, ma preferisco delineare l’atmosfera
generale, aiutato anche dallo scambio di battute a seguire, quello avuto col
drummer Lino Gitto.
Ascoltando le tracce
in sequenza sono tornato al “mio” mondo originale, ai miei concerti visti negli
anni’70, al vintage puro, all’analogico, al rito del vinile, alla forza che
solo certa musica è in grado di dare.
Ho rivisto passare
tuti i gruppi con cui mi sono formato, ma il mix è talmente riuscito da favorire
l’entrata, l’uscita, lo scorrere dei 1000 dischi ascoltati in un passato
lontano; un continuo altalenare di situazioni che prevede, ad esempio, il
materializzarsi di Ray Manzarek subito dopo Keith Emerson, uno scambio di
favori tra Elton Dean e David Jackson, con il passaggio del testimone tra i Fab
Four e Sid Barret, passando per Daevid Allen.
Le citazioni e le
suggestioni potrebbero continuare a lungo, ma ciò che mi preme disegnare è la
perfezione concettuale di un album che mi piace definire “didattico”, al di là
delle emozione che può provocare nel pubblico più sensibile.
Non mi è chiaro se il
progetto The Wistons sia nato spontaneamente o se esiste la piena
consapevolezza e conseguente pianificazione dell’evoluzione; non mi è altresì
chiaro se questo contenitore è quello del divertimento, dello sfogo, del
lasciarsi andare infischiandosene delle conseguenze, anche se il rilascio del
disco ha creato un buon sconquasso, attirando immediatamente l’attenzione di
musicofili e addetti ai lavori, e quindi esistono i presupposti per dare la
giusta collocazione a quello che poteva essere pensato come percorso parallelo, magari una tantum.
Come tutti i gruppi
che si rispettino, la fase live è decisamente da privilegiare, e il tour
presentato nell’intervista da Lino Gitto invoglia ad una solerte
partecipazione.
L’album - ed è questo
un simbolo preciso che sottolinea il profumo del passato - uscirà su CD, Vinile
e… musicassetta!
La cover è opera dell’artista
giapponese Gun Kawamura, autrice delle liriche di due brani (Diprotodon e “Number Number) cantate in giapponese da Gabrielli e Dell’Era.
Giudizio altissimo per
questo anomalo power trio!
L’INTERVISTA A Linnon
Wiston/Lino Gitto
Vorrei partire dalla vostra storia, dai vostri percorsi,
dalla cultura musicale con cui vi siete formati: possibile una sintesi del
supergruppo?
Siamo tre elementi che provengono da decenni e parti d'Italia
diverse: 60' 70' e 80 e Nord, Centro e Sud Italia. Ognuno di noi ha avuto vite
diverse e ascolti diversi che poi si son miscelati. Abbiamo ascoltato e ci siamo
formati con tante cose diverse e ancora altre dobbiamo scoprirle.
Nell’avvicinarmi alla vostra musica, leggendo quindi la line
up e l’etichetta prog appiccicata, mi ero fatto una idea che riportava al trio
tipico anni ’70, con la mera tendenza al lato classicheggiante, ma ho trovato
tutt’altro, direi un mix indefinibile che mi ha riportato indietro nel tempo,
toccando varie sponde espressive: come definireste a parole il vostro sound a
chi ancora non lo conosce?
Psichedelic jazz/prog/pop Trio. Praticamente l'idea iniziale
era di metter su una band prog dopo un capodanno passato da Enro Winston con la
moglie, a Tokio. Al suo ritorno mi raccontò di esser stato a Koenji, un
quartiere molto alternativo della città frequentato da gente "fuori di
testa" per i canoni Nipponici, dove per strada, dagli altoparlanti posti
lungo le vie, passavano musica Prog (tipo ELP e YES) alternata a jingle
natalizi e qualche rondò veneziano qua e là. Da lì la proposta di metter su un
trio prog con Rob Winstons. La direzione musicale dopo la prima prova ci portò
alla psichedelia jazz/prog pop, al sound che realmente ci piace, appunto che è
quello che realizziamo quando siamo insieme anche al bar.
Che cosa accade nei live dei The Wistons?
Di Tutto. Intanto siamo sempre emozionatissimi prima di
salire sul palco, sia per la musica inusuale - al giorno d'oggi - che suoniamo ma
anche per l'inaspettata affluenza della gente di tutte le età e sesso (di
solito questo genere è spesso seguito solo da maschietti!). Sul Palco
improvvisiamo tanto con strumenti e voci soprattutto, e in alcune occasioni ci
scambiano gli strumenti. Si suda e si viaggia mentalmente tanto.
E’ appena uscito il vostro album di esordio: quali sono i
contenuti? Esiste una linea concettuale?
Siamo una band dedita al culto dell'anarchia ancestrale. Di
linee concettuali ce ne sono molteplici. Ogni ascoltatore può dare un
significato diverso a quello che facciamo. E' una band senza barriere o
obblighi commerciali. Il sound è quello che esce da ciò che abbiamo a
disposizione.
L’album è stato rilasciato da BTF: come è avvenuto l’incontro
con Matthias Scheller?
E’ stato un incontro fortuito. Parlando con un mio conoscente
che aveva fatto uscire un disco con la AMS Records/BTF, che mi consigliò di
scrivere a Matthias Scheller e mandargli il materiale. Dopo un paio di mesi,
senza alcuna risposta, Enro si vide recapitare, ad un suo concerto con un'altra
band, un emissario (come negli anni che furono) con un LP dei Golblin
sottobraccio come dono e l'invito a presentarsi negli uffici dell'etichetta per
discutere circa l'uscita del nostro disco. E siam qui...
Il progetto - dalle immagini ai suoni - profuma di un
mondo musicale molto lontano ma sempre
coinvolgente, con la creazione di atmosfere che sembrano sempre più solide: c’è
ancora spazio per uscire dalla nicchia di ascolto quando si parla di musica
progressiva?
C'è tanta gente che ascolta musica
che ha bisogno di cose nuove e di vedere e ascoltare cose sincere. Sembra che la
situazione stia cambiando e che la nicchia stia diventando una macchia. Pian
piano. Cinque anni fa era impensabile un progetto come il nostro. Ai nostri concerti
abbiamo conosciuto tanti ragazzini che han messo su band di prog psichedelico.
Boh! Magari qualcosa sta cambiando!
Esiste una band su cui siete tutti d’accordo che rappresenta
un punto di riferimento continuo per la vostra ispirazione?
Oviously! Gong, Soft Machine, Wyatt, Pink Floyd and many more.
Quanto puntate su The Wistons? Progetto parallelo marginale o
contenitore da curare e fare crescere?
Chissà! Ad aprile uscirà un nostro disco live e faremo un
altro tour di 10 date in giro per l'Italia, poi si vedrà. Ecco le date…
The Wistons Tour 2016
Dom 3
Venezia @ Spazio Aereo
Lun 4
Pordenone @ Astro
Martedi 5
Verona @ Fonderia Aperta Teatro
Merc 6
Ravenna @ Bronson
Giovedi 7
Roma @ planet Club
Ven 8 Prato
@ officina giovani
Sab 9
mezzago (MI) @ Bloom
Dom 10
Pesaro @ stazione gauss
Lun 11
Pastificio Elettrico
Martedi 12
Bologna @ Locomotiv
Mi dai una definizione ammodernata del concetto di prog dopo
50 di storia?
Sperimentazione senza limiti!
Che cosa avete pianificato nell’immediato futuro per la
pubblicizzazione dell’album?
Nuovo tour ad Aprile, nuovi video, disco live e forse un DVD
live. Vedremo!
Tracklist
Nicotine Freak
カンガルー目
(Diprodoton)
Play with the rebels
...On a dark cloud
She's my face
A reason for goodbye
Dancing in the park with a gun
Viaggio nel
suono a tre dimensioni
Tarmac
番号番号
(number number)
I Winstons:
Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa, ex
Afterhours) - organo, fender rhodes, voce
Roberto Dellera (Afterhours) - basso e voce
Lino Gitto - batteria e voce
Con i
contributi di Xabier Iriondo alla chitarra e Roberto D’Azzan ai fiati