E’ uscito ieri il
video “Ninna Nanna”, di Viola Nocenzi,
primo atto di un progetto che Viola illustra a seguire.
Le immagini e la
musica ci portano spesso ad interpretazioni variegate, e questa sorta di diversità
di valutazione è compresa tra i vari obietti che la creazione musicale si
prefigge, quello di lasciar percepire in modo unico la proposta in attesa della restituzione di un
feedback che crea la sintonia tra l’azione dell’artista e la passività
dell’ascoltatore, un loop che, se viene chiuso, si trasforma in interessante interazione.
La “Ninna Nanna” di Viola non sfugge a
questa regola e le modalità di fruizione non cambiano, ma avendo l’opportunità
di leggere il suo pensiero il suggerimento è quello di attendere, prima
leggere e poi ascoltare/vedere, perché il racconto è la giusta preparazione che
aiuta a capire, che permette di andare oltre - termine caro a Viola - per afferrare
un mondo che in altro modo sarebbe vissuto, forse, in maniera superficiale.
Fotografie, parole e musica si fondono e ciò che emerge è un
quadro toccante, che supera etichette e generi musicali, perché le storie
quotidiane, quelle che parlano di sentimenti e di vita vissuta, sono comuni, e
anche quando il mantenimento del ruolo - tipico della giovane età - impedisce
il lasciarsi andare, arriva sempre il momento in cui la lacrimuccia scende,
magari quando si è al riparo da occhi indiscreti.
Le atmosfere musicali che Viola Nocenzi propone sono l’espressione del suo percorso di vita, una strada che, come lei racconta, non è stata facile, ma che è permeata di buoni propositi, speranze e saggi consigli: quale mezzo migliore se non la Musica, per guardare avanti?
Le atmosfere musicali che Viola Nocenzi propone sono l’espressione del suo percorso di vita, una strada che, come lei racconta, non è stata facile, ma che è permeata di buoni propositi, speranze e saggi consigli: quale mezzo migliore se non la Musica, per guardare avanti?
L’INTERVISTA
Come si può descrivere
il percorso musicale di Viola Nocenzi?
Ho
iniziato a studiare pianoforte all’età di quattro anni, nel 1984; nel 1990 ho
intrapreso - affiancandolo al pianoforte - lo studio del violino e dal 1993 mi
sono dedicata al canto, nei primi due anni parallelamente al violino e
successivamente proseguendo con il solo impegno vocale, e non ho più smesso,
praticamente venti anni anni di studio, e mi auguro di non smettere mai, perché
ho capito che è la passione musicale più importante della mia vita.
Quali sono state le tue
esperienze più significative, quelle che ti hanno maggiormente gratificato?
Le mie
esperienze più importanti sono rappresentate certamente dalle centinaia di
concerti fatti nei teatri stabili d’Italia… momenti in cui si riesce a cantare
davanti a tantissime persone in luoghi in cui l’acustica è molto curata, con le
luci giuste, provando la sensazione di essere lì e altrove allo stesso tempo;
un avvenimento che mi ha segnato in modo indelebile è la partecipazione al
concerto “NO PALCO”, all’Ippodromo Le Capannelle, per festeggiare il
trentennale del BANCO (2002), occasione in cui ho cantato davanti a 30.000
persone all’aperto… quella è stata un’emozione davvero unica per me; ma forse
l’atto più significativo è quello che mi ha vista da sola, con il mio
pianoforte, intenta nel disegnare musica mia, creata, suonata e cantata in
prima persona, sonorità che ho cercato
di affinare e registrare nel modo corretto: sintetizzando sono combattuta tra
la bellezza della dimensione live è il contesto intimo basato essenzialmente
sulla scrittura, e non importa il risultato, perché qualsiasi brano io abbia
scritto, più o meno bello, sono sempre riuscita a travasare nella canzone
(parole o musica o entrambe le cose) la mia anima, ed è questa ogni volta una
sensazione meravigliosa, un rito magico che mi appaga totalmente e mi spinge
verso l’infinito.
Essere la figlia di… ti ha aiutato o
a volte è stato complicato, come capita spesso alla prole dei grandi artisti?
Essere
figlia di Vittorio Nocenzi è per me un grande onore, un privilegio, dal punto
di vista artistico e da quello umano. Ho un rapporto davvero molto importante
con mio padre… lui mi aiuta e mi ha aiutato ad essere la donna che sono e in
parte anche l’artista, anche se il mio modo di vedere e proporre la musica non è
simile al suo, sia come atteggiamento che come ambito musicale; a volte il mio
nome è stato un freno, per le aspettative e per i confronti che le persone
tendono a voler fare, cosa di per sé capibile, umana e giustificabile, ma non certo
produttiva; credo che in linea generale le comparazioni non servano a niente,
perché ognuno di noi è un “pezzo unico”, a maggior ragione inutile il confronto tra Viola e Vittorio Nocenzi, primo
perché non ho nemmeno mai pensato lontanamente di poter arrivare alla sua
genialità, che stimo sopra ogni cosa, e seconda cosa perché non esiste
attinenza tra me e lui dal punto di vista musicale… io sono una cantante e
faccio tutt’altro.
Veniamo al nuovo. Ho
appena visto il tuo emozionante video “Ninna Nanna”: da dove nasce l’idea?
L’idea
alla base è quella di fare della speranza un allenamento a prescindere dagli
eventi: questo è! Ho voluto incominciare con il brano più delicato degli oltre
quaranta che ho in cantiere, proponendo qualcosa che parla di me nel modo più
intimo possibile. Negli ultimi due anni ho scritto musica collaborando per i
testi con uno scrittore di cui ho grande stima, Alessio Pracanica, e con lui
sono nate canzoni molto belle e coinvolgenti che mi soddisfano molto
nell’espressione artistica. ”Ninna Nanna”
è il pezzo più tenero e struggente, perchè parla di me e della mia infanzia e
comincia con le mie immagini da bambina. L’intero progetto che sta nascendo avrà
il nome “Il Punto di Vista”, inteso sia come condizione fisica - come si può
notare dal video da piccola avevo le bende agli occhi per una problematica
importante che ho sin dalla nascita - ma anche come condizione metaforico
esistenziale, perché questo disagio fisico mi ha permesso di vedere oltre e di
fare della musica la figurazione dell’invisibile (Leonardo docet); quindi, nel
mio piccolo, nel buio, in una vita che poteva darmi tanto da un lato, che però
mi ha tolto tanto, ho imparato a codificare il mondo attraverso il “non
sguardo”, l’occhio interiore, e questo sin da quando avevo pochi mesi, e va da
se che tutto quanto ho respirato a seguire mi ha portato a identificare le note
che ascoltavo con le persone che amavo e con il volto del mondo che immaginavo;
così ho deciso di iniziare questo nuovo percorso partendo proprio da “Ninna
Nanna”, che è il brano che ha dato origine a tutto e che rappresenta l’inizio
della mia vita.
Mi rifaccio ad un commento che
accompagna il video e che credo sia stato scritto da te: che cosa sono i sogni?
Sì, è
stato scritto da me: i sogni sono il motore che mi da la spinta per andare
avanti ogni giorno con il sorriso sul mio viso, un allenamento alla speranza e
al sogno, sempre e comunque, a prescindere dagli eventi, per quanto duri e
difficili siano. Il sogno è la capacità di immaginare e di andare oltre a
quello che apparentemente potrebbe essere l’unica realtà, se ci si sofferma solo
agli aspetti materiali… cercare di vedere non in 3D ma in 6D, 12 D; credo che
l’essere umano abbia un potenziale enorme e che il corpo sia soltanto un
veicolo di tante forme uniche - comunicazione, espressione personale - quasi
magiche, e il sogno dovrebbe essere la condizione con la quale si potrebbe
vivere la propria vita.
Non vorrei entrare troppo nel
personale, ma un video come quello che proponi riporta al rapporto mamma/figli:
hai voglia di commentare?
Il
brano/video è dedicato a mia madre perché nei primi anni è stata il mio
prolungamento fisico ed emotivo verso quel mondo che io non riuscivo bene a
vedere; mi dava coraggio e mi diceva sempre di dormire e di sperare, perché il
giorno dopo ci sarebbe stato il sole e poco importava se le bende agli occhi mi
avrebbero impedito di vederlo, perchè lei mi rendeva possibile la visione di
quel sole che non avrei potuto “toccare” senza il suo aiuto. Questo è per me un
messaggio molto importante di speranza e di sogno.
”Guardando” “Ninna Nanna” appare
chiara la tua propensione alla danza, ad una sorta di teatralità, e quindi il
canto appare come uno dei tanti elementi che vuoi mettere in scena: sono
lontano dalla verità?
Hai
ragione. La danza è una mia grandissima passione e in ogni caso la musica è costituita
da melodia, armonia e ritmo; io ho una forte propensione alla scrittura
melodica - per questo ho scelto al canzone come forma espressiva musicale -
quella che fa parte della nostra tradizione, ascoltabile e cantabile, ma
contemporaneamente sono attratta dal ritmo - probabile fattore genetico - ma
sta di fatto che tendo a dare molto importanza al “movimento”, mi viene
spontaneo scrivere con i controtempi e ballare, e tutte le suddivisioni che
nella mia mente ci sono mi portano a creare musica tenendo conto delle parti
ritmiche che riesco a immaginare mentre canto; in realtà il video che mi vede
ballare e mantenere un continuo movimento è stato girato con assoluta
naturalezza, mi è stata data la possibilità di fare tutto ciò che volevo ed è
venuta fuori la mia natura, che è sicuramente comunicativa a 360 gradi, e che
mi porta ad essere sempre in prima linea dando ogni volta il massimo, senza la
necessità di nascondere alcunché, e quindi mi viene spontaneo immedesimarmi,
sognare, recitare, ballare, cantare. L’inizio del video presenta la voce di una
bimba… sono io, registrata da mio padre nel 1982 - già ballavo e facevo i miei
recitals! - mentre canto una canzone per mia mamma, utilizzando anche le mani
perché mi è sempre venuto naturale interpretare ogni forma musicale con una
certa fisicità.
L’atmosfera sonora invece,
abbinata alla scelta delle immagini, riporta indietro nel tempo e alimenta una
certa tristezza, condizione che solo la musica è in grado di realizzare in modo
efficacie: anche in questo caso puoi dirmi se è impressione corretta?
Ho deciso
di iniziare senza evitare la realtà delle cose e quindi dallo start della mia
vita che è sicuramente stato duro, ma ho voluto contrapporre questo ricordo
infantile, sbiadito e antico, con la mia immagine attuale, che continua a
portare con sé una certa tristezza e melanconia, ma che ogni giorno si prefigge
di dare speranza; il brano è composto da una prima parte dolce, una nenia che
si prende cura di una bimba, parole che mi diceva mia madre e che ora io dico
alla mia bambina interiore, nei momenti di sofferenza in cui parlo alla mia
parte più indifesa. Poi esiste il mio lato adulto, propositivo, positivo, che
mi suggerisce che ci sarà un domani, ci saranno dei cambiamenti, verrà il
giorno dopo la notte; io ho la mia voce e canto per me e per te, per chiunque
mi voglia ascoltare. Nasce quindi una forte volontà di incoraggiare anche gli
altri, nonostante una condizione di partenza sfavorevole.
Rai e Repubblica hanno
dimostrato interesse al progetto: come sono
andate le cose?
L’interesse
di cui parli è nato casualmente e non me lo aspettavo e quindi ne sono rimasta
molto colpita e contenta: probabilmente tutte le esperienza passate a cui accennavo
prima hanno lasciato un piccolo segno!
Da un pò di tempo hai
creato un tuo angolo dove commenti i lavori musicali di altri: è cosa che ti
gratifica?
Sì,
“L’angolo di Viola” mi piace molto, ma il termine giusto non è
“gratificazione”, perché in realtà tutto questo mi stimola e mi da la speranza
di poter cambiare le cose. Mi spiego meglio: lo stimolo è legato alla
possibilità di conoscere artisti di cui non sapevo l’esistenza e di ascoltare
musica diversa da quella che sento normalmente; mi stimola anche a livello
intellettuale perché mi trovo nella condizione di dover dare un parere sul
lavoro di altri. Il seme della speranza è legato alla mia volontà di invertire
la tendenza rispetto alla critica musicale tradizionale: essendo io stessa
un’artista, e non ritenendomi nella posizione di poter e voler criticare niente
e nessuno, cerco di immedesimarmi e di carpire la profondità del musicista che
ho davanti, e provo a dare voce a quelle emozioni che mi arrivano durante
l’ascolto, quindi una partecipazione emotiva, con grande rispetto per l’uomo e
la sua proposta. Questo è “L’angolo di Viola”, uno spazio in cui una ragazza -
che comunque vive la musica dall’età di quattro anni - si sforza di andare
oltre i propri gusti, oltre i soliti generi, le abitudini, l’uso comune di
criticare tutto e tutti caratteristico di alcuni ambiti. Io cerco la sintonia,
tenendo conto che dietro ogni artista c’è un cuore molto speciale, quello di
una essere umano che sente l’esigenza di dover trasformare le proprie emozioni
e i propri sentimenti in note e parole musicabili, e quindi parlo di cuori più
sensibili. “L’angolo di Viola” è l’opportunità di rispettare il cuore degli
artisti che mi vengono sottoposti.
Ed ora, cosa potrebbe
bollire nella pentola di Viola Nocenzi?
Dopo
“Ninna Nanna” realizzeremo altri brani e non è cosa facile perché dovrò fare
una scelta tra i molti che ho scritto, ma li stiamo già individuando. Vorrei
fare una produzione particolare che si baserà su delle registrazioni binaurali
che mi hanno completamente catturato, perché riescono a riprodurre senza
utilizzo di alcun cavo, tutto “naturale”, utilizzando microfoni incredibili
della Neumann che possono riprodurre una voce esattamente come la capterebbe
uno spettatore se stesse lì ad ascoltarti durante un esibizione a cappella,
senza amplificazione, ed è una cosa che mi affascina, perché trovo gratificante
esprimere in modo reale le mie caratteristiche, la mia timbrica; spesso mi
sento mortificata da certe registrazioni tradizionali, perché nei vari passaggi
- da voce e prodotto finito - si perde un 40% della vera natura della pasta vocale;
vorrei quindi riuscire a registrare la mia voce in binaurale, che permette
addirittura di realizzare il suono in sei dimensioni, come se lo si sentisse
girare attorno a se stessi in tutta la stanza. Sono molto curiosa e contenta di
intraprendere questo percorso, ho le strumentazioni di Viaggi Sonori 3 D e di
Stefano Arciero (coproduzione del progetto) e vedremo cosa accadrà. Ogni brano
scelto prevede la collaborazione con un musicista che io stimo e che mi onorerà
della sua presenza e alla fine tutto si concretizzerà in un album o EP che
vorrei distribuire su piattaforma digitale.
"Questo perché i sogni sono l'unica cosa che
conta fino alla fine. Non importa il tempo, non importa il dolore, non
importano le malattie, importa solo che alla fine ci sia sempre musica
vera."
Musica: Viola Nocenzi
Testo: Alessio
Pracanica - Viola Nocenzi