Fotografia di Stefano Mantello
Serata mista, tra prog
e metal venerdì 23 Gennaio al Raindogs
di Savona.
I protagonisti sono i Flower Flesh,
provenienti della zona di Albenga, mentre giocano in casa i Mindlight.
Generi diversi che
riescono ad abbracciare i gusti di un’audience variegata, all’interno di un
club che si presta per la proposizione di performance che variano
dall’intimistico all’esplosione ritmica.
I F.F. ripropongono parte del loro album del 2012, The Duck in the Box, con l’aggiunta di
inediti e di una apparente follia prog, che a conti fatti esalta la necessità
melodica reclamata dalla musica progressiva: “Una ragione di più”, di Reitano/Vanoni, è un atto di coraggio -
ormai un brano consueto nel repertorio live della band - e testimonia come
nulla sia vietato quando si è al cospetto della qualità.
Difficile come sempre
arrivare alla confidenza da palco, ma Alberto Sgarlato e compagni trovano
subito il filo del discorso, riuscendo a catturare l’interesse di un pubblico
forse poco abituato alla concentrazione di cui necessita certa trama prog, e
col passare dei brani riescono a sintetizzare e a mettere in mostra le loro
peculiarità, che da sempre sono la rappresentazione della contaminazione rock
modellata su di un copione più “classico”.
Una buona opportunità
per far conoscere la loro proposta ad un pubblico, o almeno parte di esso,
alternativo.
Il video a seguire
immortala il brano a cui si accennavo in precedenza.
Alla fine dell’esibizione dei Flower Flesh il mio tempo a disposizione era scaduto, ma sono riuscito ugualmente ad ascoltare i primi due brani dei Mindlight.
Fotografia di Stefano Mantello
Conoscevo un volto
passato della band, avendo avuto occasione di far parte della giuria del
contesto “SBAND”, nel 2011, occasione in cui arrivarono in finale piazzandosi
poi al terzo posto.
Grande la differenza
che ho trovato, legata soprattutto alla presenza di un frontman carismatico, Davide Garbarino - che mi dicono anche
ottimo tastierista - capace di trascinare il pubblico e movimentare la serata,
almeno la parte in cui ero presente.
Per gli amanti delle
etichette il genere è metal, e non mi avventurerei nei rivoli delle differenti
ramificazioni.
La potenza è notevole,
garantita da una sezione ritmica “pesante” e dalla doppia chitarra, sulle cui
trame incide in modo decisivo il lavoro del vocalist. Ad essere pignoli, sono
presenti venature prog, grazie soprattutto all’impegno tastieristico.
Anche in questo caso,
meglio delle parole … la musica!