lunedì 10 ottobre 2011

Atomik Clocks-"Magdan in charleroi"


"Magdan in charleroi" si può considerare l’opera prima di Atomik Clocks.

Dieci brani strumentali proposti da un trio di musicisti “coraggiosi” la cui storia e filosofia musicale è evidenziata nelle righe a seguire.

Parlo di coraggio perché la strada scelta non è certo di comodo, e non si intravede traccia di un minimo sguardo verso l’aspetto commerciale. Pregevole.

Line up anomala la cui composizione parla da sé. Un sezione ritmica ed un sax alto che riempie tutti gli spazi normalmente occupati da chitarra o tastiere.

Difficile inquadrare la tipologia musicale, che mi viene da definire funk-jazz. Ma la band fugge da rigidi schemi, basandosi piuttosto su linee rigorose all’interno delle quali è d’obbligo spaziare nella massima libertà, lasciando che le trame emergano spontanee dall’improvvisazione, rompendo equilibri e ricreando subito dopo una stabilità … precaria.

Messaggio affidato completamente alla musica con influenze jazz che mi hanno riportato ai Soft Machine. Ma certi ritmi, “pressanti” per la forza impegnata, difficili da interpretare/capire per l’utilizzo di una “misura “, sono un aspetto caratterizzante del sound della band, che se dovessi associare ad un aggettivo definirei… “asincrono”.

E’ possibile parlare di “musica asincrona”, associandola a cose che si rincorrono arrivando perennemente in anticipo o ritardo? E’ una visione applicabile al mondo del ritmo e dei suoni?

Anche la musica suggerisce delle immagini e delle trame che ognuno di noi può interpretare, al di là dell’intento dei musicisti che le propongono, e anche questo può essere forse un modo per entrare in sintonia con gli Atomik Clocks, utilizzando la loro libertà di espressione come mezzo per essere noi stessi liberi di “viaggiare”.

Album da ascoltare, in attesa di partecipare ad una performance live.



L’INTERVISTA

Perché “Atomik Clocks”… esiste un link, più o meno conscio, tra il nome e il vostro progetto musicale?

Niente a che vedere con l'oggetto “orologio atomico” (strumento di misura del tempo ad altissima precisione/sofisticazione); per noi hanno più senso le due parole prese “da sole”: orologi, un po' per richiamare ai nostri ostinati con cadenze ripetitive, retaggio delle nostre origini/fondamenta funk e, restando in abito atomico, l'idea è quella di richiamare un po' all'imprevedibilità ed instabilità del nostro equilibrio e quindi anche auspicare una buona variabilità di produzione, per esempio un lavoro di totale improvvisazione: uno di brani con strutture rigide ed obbligate, uno minimale, uno barocco ecc.

In quale modo siete arrivati alla musica e che cosa vi ha spinto verso un genere non certo comune.

Siamo tutti e tre arrivati alla musica tramite l'amore per essa e la voglia di trovare un modo per esprimere il nostro modo di essere. Il nostro “genere” più o meno attuale è frutto della nostra ricerca di un suono possibilmente originale, giocando con formati angolari, “metriche asimmetriche” e la nostra matrice improvvisativa che ci posta spesso a prendere delle direzioni inusuali ed imprevedibili. Per il momento non abbiamo “giocato” con effetti e sonorità e siamo restati volutamente molto crudi con un approccio vicino all'hardcore delle origini.

Guardando la line up salta agli occhi una conformazione originale, fondata su sezione ritmica e sax alto. Mi spiegate la genesi della vostra attuale proposta?

Inizialmente eravamo un quartetto con chitarrista, successivamente alla rottura con quest’ultimo abbiamo deciso di portare avanti il gruppo arrangiando la grande mole di materiale in funzione del trio. In effetti le parti erano già molto sature quindi non abbiamo avvertito, per questo lavoro, la necessità di “riempire” con altri elementi per questo disco debutto a cui volevamo deliberatamente dare un impronta scarna, asciutta e spigolosa.

Leggendo le vostre note biografiche, risulta frequente la parola “improvvisazione”. Qual è, nei vostri brani, il giusto bilanciamento tra “spontaneità e studio a tavolino“?

Dopo un demo album ed un EP con tanto materiale derivato da jam d'improvvisazione collettiva, per questo disco volevamo fare una cosa opposta, totalmente scritta con contrappunti e obbligati, focalizzandoci su tempi meno prevedibili anche se per esempio la scelta della traccia di sax definitiva è scaturita da un processo evolutivo. Sono state fatte tante improvvisazioni sullo stesso brano fino ad ottenere quella soddisfacente. Il prossimo disco potrebbe essere molto più rarefatto e con tempi “più larghi” ... dipenderà dal momento.

Un'altra parola che ho visto comparire con assiduità è “download gratuito”. Che giudizio date dell’attuale business che ruota attorno alla musica?

Non sappiamo niente del businness musicale, ne siamo tutt’oggi al di fuori, e da qui ci pare che la piega che la cosa sta prendendo sia poco equilibrata. Dopo decenni di spadroneggi delle multinazionali e lobby adesso la rete ha tagliato le gambe a molti giganti, i piccoli sopravvivono poco bene, la fame sembra tanta e le opportunità di vendita sono poche visto che i negozi non esistono più; i live in cui puoi vendere i tuoi dischi sono pochissimi e di un mp3 acquistato in rete ne usufruiscono in migliaia tramite lo sharing... ci sembra che non ci sia tanto senso in questo businnes!

Internet è un vero aiuto per voi o … ci sono aspetti che controbilanciano la facilità di visibilità?

Internet è un bell'aiuto per band autoprodotte, i costi sono minimi e il bacino utenti è sconfinato; questo però è sia il pregio che il difetto della faccenda perché venire a galla in questo mare è molto difficile, ci vorrebbe un etichetta che credesse in te e che ti facesse usufruire dei suoi canali altrimenti il rischio di perdersi per sentieri semi casuali è molto alto.

Quali sono i vostri miti musicali … le vostre muse guida?

I nostri miti musicali sono tantissimi e molto variegati, e quasi tutti provengono da aree sperimentali, punk, funk e di varie epoche, dal Miles Davis Elettrico dei ‘70 all’hardcore punk dei Minor Threat, dal funk di James Brown al jazzcore avantprog odierno dei gruppi romani, come Dispo, Squartet, Zu fal free di Ornette Coleman, e tantissimi altri. Adesso stiamo cercando di trovare una nostra sonorità senza ispirarci in particolar modo a nessuno; ovviamente le nostre influenze intrinseche ci sono e si sentono, ma forse sono meno evidenti che in passato.

Cosa rappresentano per voi le performance live? Cosa date e cosa vi da il pubblico?

Rappresentano la naturale valvola di sfogo della nostra musica; noi cerchiamo di dare il massimo nelle performance proponendo i nostri pezzi e il pubblico reagisce immediatamente, dimostrando talvolta entusiasmo e altre volte sbigottimento misto a sorpresa, per l'assalto ritmico che spesso proponiamo. Il nostro suono e il nostro impatto dal vivo rendono sempre molto più che non su disco.

Se pensate al futuro, vedete la possibilità di modifiche del vostro progetto, magari legate ad innovazioni tecnologiche o ad allargamento della line up?

Sì, questo disco è nato e cresciuto con l'obbiettivo del trio nudo e crudo, pensiamo però di allargare la line up, sia con altri elementi sia con altre sonorità,e abbiamo già iniziato a lavorare sul nuovo disco che sarà più aperto e rarefatto e ci sarà molto più spazio.

Provate ad immaginare il vostro futuro esprimendo un desiderio, a carattere musicale, da veder esaudito entro tre anni.

Il nostro suono si abbina poco ai canonici filoni musicali, ed è anche per questo motivo che trovare spazi per la nostra musica è una sfida molto difficile; per questo speriamo di trovare una dimensione live che ci permetta di dar naturale sfogo alla nostro suono, e nel frattempo cercheremo di registrare dischi di buona musica, provando a materializzare le idee che abbiamo in testa (cosa non sempre possibile).

Un po’ di storia…

Progetto di Improvvisazione Collettiva, nato nell'estate 2006 che porta alla nascita degli Atomik Clocks.
Nel giugno 2007 nasce il primo demo album "Tundra Funk" (download gratuito) in quartetto, registrato "in casa" in presa diretta (live), contenente materiale di improvvisazione collettiva e brani funk.
Nel novembre 2008 viene registrato il secondo lavoro, un demo EP di transizione in trio/quartetto,

“the Country Hell" (download gratuito, contenente materiale d improvvisazione collettiva con l’aggiunta di una "ciliegina" hardcore.


Nel 2009 la band si stabilizza come trio e si focalizza nella ricerca di un suono/amalgama che incorpori le loro primordiali influenze funk ed una nuova asimmetrica scansione temporale unita al ad un approccio hardcore e scarno.
A fine 2010 viene pubblicato un piccolo “Live Promo 2010” (download gratuito) con 4 nuovi brani live e iniziano le registrazioni del primo vero disco Atomiko che vedrà la luce a metà 2011, con le loro nuove composizioni asimmetricamente isteriche, aggressive e scompostamente molleggiate.


Actual musicians:


Francesco Li Puma: Bass
Marco Ruggiero: drums
Filippo Pratesi: Alto Saxophone

http://atomikclocks.bandcamp.com/

https://www.facebook.com/pages/Atomik-Clocks/175250826500

Titles & Credits

Atomik Clocks "Magdan in charleroi"

01 Double Feint 02:51

02 Robotic Prostitute in Heat 03:50

03 Cash'n'Carry 03:35

04 Psycho Bones 03:33

05 Rarefescìon 04:51

06 Meat Flute (Tullyo De Syncopo) 05:49

07 La Stagione Degli Amori 03:11

08 Deuterio 02:45

09 Traffic Jungle 03:27

10 Take One (Pay Two) 03:44

released 30 September 2011

all the songs by: Francesco Li Puma, Marco Ruggiero, Filippo Pratesi

musicians:

Francesco Li Puma: bass, fretless bass (on 3, 6, 9), tenor sax (on 5).

Marco Ruggiero: drums

Filippo Pratesi: alto sax (exept 5)

Massimo Peroni: bari sax (on 2)

self recorded, mixed and mastered: in Florence, Italy, between sept 2010 and may 2011 at W.A.G. (What a Guazza Studio, at Pippen's basement)

cover art by F.O.P.P. [www.fopp.it]

cover contains picture of R. Dek RUR © Copyright

http://www.flickr.com/photos/57767094@N00/363566440

band contacts:

mail: atomikclocks@gmail.com

https://www.facebook.com/pages/Atomik-Clocks/175250826500

atomikclocks.bandcamp.com