Ho casualmente scoperto i Nektar e ho verificato come
abbiano largo seguito.
Vediamo qualche elemento biografico.
I Nektar, gruppo
inglese formato nel 1969 e poi stabilmente
trasferitosi in Germania, sono un'espressione comunque interessante del progressive cosiddetto minore.
Dopo l'esordio di "Journey to the centre of
the eye"(1971) è il successivo "A tab in the ocean"
(1972) a mostrare le migliori qualità del suono Nektar: è un prog apertamente
sinfonico e a volte maestoso, con qualche venatura di space-rock, come nella
lunga suite omonima che resta forse il vertice espressivo del gruppo.
Equamente bilanciato tra le trame delle tastiere e la
chitarra solista, senza dimenticare una certa psichedelia ("Desolation
valley") e un rock più abrasivo e acido ("Cryin' In The
Dark"), col supporto di una robusta sezione ritmica, il disco è
davvero un'opera di ottimo livello. Indubbiamente, si sentono influenze diverse
(soprattutto gli Yes), ma la band, dopo "Sound
like this", sa esprimersi ancora con buona personalità in
"Remember the future" (1973), che tra l'altro vende molto bene
negli Stati Uniti.
Anche in questo album il quartetto ha i suoi punti di
forza nelle morbide, evocative tastiere di Allan Freeman e
nella chitarra molto duttile di Roye Albrighton: la musica proposta
è così un rock sinfonico elegante, privo di forzature, che si dipana in una
lunga suite fantastica, scorrevole e ricca di pregevoli atmosfere. Le voci sono
spesso corali e ben incastonate nella trama tastieristica, con delicati inserti
della chitarra che solo nella seconda parte trova inflessioni bluesistiche.
La discografia dei Nektar prosegue ancora tra alti e
bassi fino al 1980, in parte condizionata proprio dal successo americano che li
spinge a qualche compromesso commerciale.
Dopo lunghi anni di silenzio, la band è tornata quindi
all'opera con l'incisione di nuovi dischi e frequenti spettacoli dal vivo.
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