Vorrei introdurre oggi un nuovo libro che tanto “nuovo” poi non
è, nel senso che è stato rilasciato nel 2015, quindi la fotografia che
l’autrice realizza appartiene ad un momento specifico del passato, ma non appare
oggi sbiadita, tutt’altro, e gli argomenti che rappresentano il focus del
contenitore sono attualissimi e si prestano a riflessioni varie che,
probabilmente, superano gli intenti dichiarati. D’altro canto, nel momento in
cui chi crea - in ogni campo - decide di donare la propria arte al prossimo,
chi riceve il regalo può decidere di usufruirne a piacimento, magari reinterpretando
in modo esclusivo, uscendo dall’ortodossia e dagli intenti autoriali.
È quello che mi è accaduto leggendo “Curve di cioccolato”, di Laura Travaini, scritto che ho utilizzato per
creare i miei “viaggi” personali, dal momento che ho ricevuto forti
stimolazioni della memoria che proverò a spiegare nelle righe a seguire,
sperando che la scrittrice possa perdonare le mie digressioni.
E questa volta non parlerò di musica, anche se, a ben vedere,
con un po' di buona volontà il nesso lo si può sempre trovare!
Le protagoniste del racconto itinerante della Travaini -
tutte femminili - hanno un fil rouge che le unisce: il “mestiere” - lo chef -,
il genere, la regione in cui prevalentemente operano - il Piemonte - e… il successo, uno status da top player che è sintetizzato dalle “stelle”
ottenute in ambito culinario, e devo confessare che avevo sottovalutato quanto
fosse importante mettere sul petto della propria divisa una o più stelle
Michelin, ovvero uno dei riconoscimenti più ambiti per ogni chef, e più in
generale per un ristorante, a certificazione dell’utilizzo di ingredienti di
prima qualità, testimoniati da piatti preparati secondo uno standard
costantemente elevato.
Va da sé che l’obiettivo possa coincidere con l’incremento
dei vantaggi economici - si lavora anche per questo, in ogni campo -, con
l’ovvio miglioramento dell’attività - spesso a carattere famigliare - ma ciò
che proprio non emerge dalla lettura (frutto di incontri e quindi di chiacchierate/interviste) è l’aspetto
materiale, quasi un ossimoro parlando di cibo!
La passione, ecco, la grande passione, è questo il collante che unisce Mariuccia Ferrero, Marta Grassi, Elide Mollo,
Mariangela Susigan e Luisa Valazza.
La diapositiva della Travaini immortala le cinque chef nel
loro habitat naturale e nel quotidiano luogo di vita.
L’approccio è differenziato, perché diverse sono le
interlocutrici, e la sensibilità di chi conduce la danza deve tener conto di
chi ha davanti, modulando l’approccio all’occorrenza, anche se non manca mai l’inevitabile quesito, più o meno questo: “Come ha reagito quando ha saputo di aver
ottenuto la stella?”
Ma il risultato, nonostante le differenze delle intervistate,
appare sempre lo stesso, con la sottolineatura naturale della grandezza umana
delle “signore del cibo”.
Passione, dicevo, idee chiare, spirito di sacrificio,
tenacia, coraggio… tutte doti che diventano pura didattica, perché applicabili
in ogni rappresentazione della vita, a tutte le latitudini e longitudini.
Non si arriva mai facilmente sulla vetta e, soprattutto, non
ci si resta a lungo se non si hanno grandi competenze e idee chiare su ciò che
si vuol raggiungere nel tempo.
Sullo sfondo il mondo che conforta e unisce autrice e chef,
quella regione così carica di cultura - non solo culinaria - che diventa il mio
primo legame con il book, che mi porta a riesumare i ricordi di una vita, e che
rivivo con buona frequenza, rivangando le storie vissute e raccontate dai miei
affetti, consolidate successivamente dal mio percorso, un profumo fascinoso che
ha sempre calamitato i miei interessi e i momenti ludici.
Mentre Mariuccia, Marta, Elide, Mariangela e Luisa si aprono
e inviano pillole di saggezza, un paesaggio ed un modo di vivere mi si aprono
davanti a ventaglio, e i dettagli di accadimenti altrui riportano ai miei, quelli
in cui posso crogiolarmi o soffrire, seguendo una gamma di sentimenti difficile
da spiegare.
È questo il mio modo di interagire con libro ed autrice.
Accanto ad immagini estremamente personali, la lettura mi ha
portato ad altre riflessioni che riguardano problemi sempre molto attuali,
anche in un paese come l’Italia che si fregia dello status di “Paese culturalmente
avanzato”. Mi riferisco alla constatazione che il ruolo della donna non trova
ancora il giusto valore, anche quando il mestiere potrebbe essere completamente
paritario.
Senza voler entrare in discorsi troppo complicati, la lettura
ha fatto emergere molte mie lacune: sintetizzo, non avevo idea di chi fossero
le cinque chef, nonostante il loro valore e la loro capacità di affermarsi
anche oltre gli italici confini. Al contrario - ho pensato tra me e me - conosco
il nome, attraverso i media, di molti corrispettivi importanti di genere
maschile, ovvero, anche un ruolo/mestiere incollato da sempre alla donna,
quello recitato pesantemente in passato dalla cuoca di casa - e dai suoi supposti
obblighi -, arrivato al punto più alto… cambia sesso e si nobilita ai massimi
livelli.
Semplificazione? Casualità? Forse, ma gli elementi per far
sorgere qualche dubbio ci sono tutti.
Ma cosa c’entra il
cioccolato in tutto questo?
Alla fine del singolo racconto, ogni chef presenta ricette a tema - specifiche
e riproponibili - e regala qualche pensiero che sottolinea l’importanza del
cioccolato, secondo un modus del tutto personale.
Scelgo quello che si avvicina maggiormente al mio modello:
Il cioccolato è sensualità rock.
Grintoso.
Basico.
È un bacio
Meraviglia!
Come dicevo il libro è uscito nel 2015 e, con l’aiuto della
tecnologia sarà facile scoprire cosa è accaduto in questi sette anni alle “protagoniste
del racconto”.
Un’ultima nota doverosa, il libro viene proposto nella doppia
lingua italiano/inglese, basta iniziare dal lato opposto, capovolgere e … il
gioco è fatto!