I Big One, la più importante tribute band dei Pink Floyd a livello europeo, rinnovano l’appuntamento con Savona e con la Fortezza del Priamar, luogo che ha ospitato in passato alcuni mostri
sacri del rock.
L’artefice degli ultimi concerti della band veronese nella nostra
città è Massimiliano Rossi, molto
attivo in ambito musicale e ormai innamorato perdutamente della musica dei PF.
E’ lui che li ha proposti la
scorsa estate e, dopo il mezzo insuccesso legato alle intemperie estive, è riuscito a creare una nuova occasione a distanza di un paio di mesi,
in un luogo “protetto”, il Teatro Chiabrera.
A sorpresa, dopo un anno esatto,
ecco il nuovo evento - il quarto a Savona - e ancora una volta il pubblico
risponde alla grande. Tutto questo è accaduto il 22 luglio.
Non è stata una serata facile per
svariati motivi, in primis una nuova minaccia di pioggia, con forte presenza di
lampi che hanno condizionato durante tutta la performance l’umore dei
protagonisti, una tensione logorante nata a inizio giornata - e forse prima -,
e occorre sottolineare, per i non addetti ai lavori, che la strumentazione presente
su un palco non protetto rappresentava un valore economico notevole, non solo
affettivo, certamente da proteggere.
E poi una serie di problemi
tecnici - di cui non parlerò - che si possono sintetizzare col fatto che
la band ha iniziato la sua performance senza alcuna traccia di soundcheck, cosa
impensabile per qualsiasi gruppo, a maggior ragione per chi cura i dettagli dei
suoni che dovranno trovare la quadra con gli aspetti visivi (video e luci).
Ma alla fine tutto è andato per il
meglio, almeno per gli spettatori, che non sono quasi mai dei tecnici - per fortuna!
- e godono dello spettacolo nel suo
insieme, soprattutto se, come in questo caso, la memoria viene sollecitata in
continuazione.
I Big One sono stratosferici! Li
presento nella formazione attuale:
Leonardo De Muzio (chitara solista e voce), Luigi Tabarini (chitarra basso e voce), Stefano Righetti (tastiere), Stefano Raimondi (batteria), Marco
Scotti (sax e chitarra) Debora
Farina e Manuela Milanese (cori).
Aggiungo
l’uomo in più, il factotum Gian Paolo
Ferrari, prezioso quanto gli altri componenti del gruppo.
Il set
che propongono è vario se messo in relazione a quello di dodici mesi fa
(quarantennale di “Animals”), così
come testimoniato dalla scaletta a seguire, suddivisa su due tempi separati -
con il solo taglio del primo bis, “A
Great Day For Freedom”, dovuto alla paura di una pioggia imminente.
E’ un
totale susseguirsi di emozioni, con salti temporali importanti e un
coinvolgimento che cresce mano a mano che i brani si rincorrono, dopo un avvio
abbastanza guardingo.
E’ il
solito grande De Muzio a condurre la danza, e per la prima volta lo vedo
utilizzare, tra le altre chitarre, una Gibson Les Paul De Luxe, poco
gilmouriana, ma solo per l’immaginario comune, giacchè i suoni che ne
fuoriescono sono da brividi: forse più che lo strumento conta il musicista!
La solita
certezza il drummer Raimondi, mentre l’altra metà della sezione ritmica,
Tabarini, si mette in evidenza, anche, per le sue capacità vocali. Incredibile
il lavoro tastieristico di Righetti mentre appare fondamentale l’intervento
delle due coriste.
Menzione
a parte per Marco Scotti che ha allargato sempre di più i suoi interventi
rispetto alla prima volta in cui lo vidi, passando dai sax alla dodici corde e
all’elettrica.
I 30
minuti di video che propongo a seguire daranno la dimensione della loro prova.
Alla fine
tutti contenti, Max in primis, anche se certe giornate mettono a dura prova la
salute di chi agisce, ma almeno in questo caso la nave è arrivata in porto…
quel porto savonese a cui i Big One non possono più rinunciare!
Vediamo cosa è accaduto...
Vediamo cosa è accaduto...