sabato 13 giugno 2015

UT NEW TROLLS: live in Carcare (SV)

Immagini di Valter Boati

A meno di un mese di distanza -era il 17 maggio- ho rivisto gli UT New Trolls in concerto, passando da Genova a Carcare, nell’entroterra savonese, il 10 giugno.
Rilevo differenze sostanziali tra le due situazioni.
Se nel primo caso il contesto era dedicato alla musica progressiva, contenuta in una manifestazione dal sapore internazionale (FIM, Fiera Internazionale della Musica), in quest’ultima occasione il palco era all’interno di una fabbrica al lavoro (laddove esistono forni per vetro il ciclo lavorativo non si arresta mai), la Verallia Saint Gobain, che da alcuni anni schiude le porte alla musica -e non solo- organizzando concerti che sono totalmente gratuiti e aperti al pubblico, che ha la possibilità di contribuire volontariamente con un fine benefico.
Oltre alla location -nell'ultimo caso non comune- la differenza rispetto al FIM risiede anche nella formazione, con la presenza di Elisabetta Garetti, violinista di stampo classico -1° violino del Teatro Carlo Felice di Genova- e di assoluto prestigio, che avevo avuto modo di apprezzare nel DVD “live@puccini.fi, di recente uscita.
Sottolineare l’ambiente e le diversità non è mero fatto di cronaca, perché un concerto riuscito richiede sempre un forte atto partecipativo, e quando il pubblico è in parte… occasionale, magari attratto da un nome rimasto nella mente, non è detto che tutto fili liscio.
Molti gli addetti ai lavori -musicisti e appassionati- ma anche tante famiglie, autorità locali e istituzioni aziendali. Beh… chi aveva un’idea arcaica legata alla band, ha potuto apprendere il volto attuale degli UT New Trolls, basati sugli storici Gianni Belleno (batteria) e Maurizio Salvi (tastiere), che hanno trovato una fantastica armonia con una manciata di musicisti più o meno giovani: Claudio Cinquegrana alla chitarra, Alessio Trapella al basso, Stefano Genti  alle tastiere, Umberto Dadà alla voce e la già citata Elisabetta Garetti, l’elemento dinamico della line up.
Impegno vocale suddiviso su tutto il gruppo per quanto riguarda i cori, mentre il ruolo di main vocalist passa da Dadà a Belleno, con episodico intervento di Trapella.

L’ambientazione inusuale ha il suo fascino, e la presenza di anime al lavoro è palese nei passaggi tra un brano e l’altro. A ricordare a tutti che il concerto è un’occasione speciale ci pensano le istituzioni che, sul palco, introducono la band, con la forte tendenza ad allungare i tempi, probabilmente atti obbligati, ma si sa, quando si è in attesa della musica le parole sono sempre troppe!
L’acustica “naturale” (un capannone con tettoia all’aperto) risulterà alla fine decente -almeno questa è l'impressione avuta dalla prima fila- e il folto pubblico seguirà l’evento arrivando a canticchiare sull’ultimo brano, “Quella carezza…”, non certo rappresentativo dell’attuale formazione, ma il passato va sempre preservato, soprattutto se significativo.
Pubblico presente in massa, con ogni possibile pertugio occupato con tenacia… uno spettacolo -anomalo di questi tempi- vedere così tante presenze per un concerto rock.
Corretto definirlo concerto rock?
In fase di pubblicizzazione il famoso “Concerto Grosso” emergeva come elemento principale, e in effetti l’idea di riviverlo con una violinista classica confortava il concetto di musica progressiva, commistione tra trame auliche, ritmi ed elementi “duri”, il tutto miscelato ad una buona dose di libertà interpretativa: era tutto questo un buon auspicio per una serata di piena soddisfazione musicale.
A fine concerto gli esperti e super professionisti Belleno e Salvi hanno mostrato qualche rammarico, tipico di chi vive il tutto mirando alla perfezione (l’umidità ha inciso sull’elettronica, le luci impedivano in certi momenti la lettura dello spartito, l’acustica… era quella che era), ma i due capitani di lungo corso sanno perfettamente che il risultato di un concerto prescinde dal problema tecnico, che occasionalmente arriva, e quando si riesce a creare la giusta sintonia con l’audience, quando si hanno risposte ad ogni domanda, quando dopo due ore di concerto si è ancora incollati ad una sedia e si trova gusto a canticchiare, si buon dire con buona dose certezza che lo scopo è stato raggiunto.
La scaletta a seguire ci racconta di un repertorio molto ampio, che parte dal 1968 e arriva i giorni nostri, che tocca cuore e memoria dei presenti quando arriva Signore io sono Irish o Miniera, che riporta al prototipo di Prog, che regala momenti fatti di vocalizzazioni spettacolari, di virtuosismo marcato, di trasporto estremo (il volto e la postura di Cinquegrana esprimono la gioia dello stare on stage), di spazi personali (il drummer Belleno regala un assolo che sollecita all’urlo molti dei presenti), di estensioni vocali inaspettate (grande Dadà!), mentre il “Maestro” Salvi detta i tempi e guida “l’orchestra” come solo lui sa fare. Trapella e Genti completano l’ensamble con personalità e grandi qualità trasversali.
Questa nuova creatura presenta una forte assonanza col passato, con una della assi portanti del sound Trolls, che è l’utilizzo delle voci, dei cori, degli incastri che mi pare tipica e caratterizzante della band, una sorta di brand che pare resista nel tempo, mantenendo un forte valore aggiunto.
Elisabetta Garetti non è solo associabile al Concerto Grosso.
Dopo una breve sosta viene richiamata sul palco per dare il suo contributo, calandosi nella parte della vera rocker, abbandonando la seriosità dell’abito lungo a favore di pantaloni in pelle e chemise, mantenendo il colore nero e mettendosi al servizio della squadra.

Il concerto mi è piaciuto, gustato da vicino, potendo tastare il polso di pubblico e artisti: captare l’atmosfera è lo stato che alla fine determina i miei giudizi, su cui non pesano mai gli inconvenienti tecnici -presenti sempre e comunque- avendo io come obiettivo principale l’afferrare ciò che si avverte nell’aria, e a Carcare, in quel mondo Saint Gobain in cui mi sono realizzato professionalmente, le note e le gocce di vetro hanno trovato il punto di incontro perfetto.
La cosa che ho apprezzato maggiormente, cercando di guardare oltre, sono le possibilità che una band del genere può fornire, perché la scelta delle pedine risulta sempre fondamentale per qualsiasi progetto si voglia intraprendere, e gli UT fanno immaginare un lungo viale tutto da percorrere, con lo sguardo rivolto al futuro.
All’appello mancheranno alla fine un paio di bis, anche questo sintomo del particolare pubblico, poco avvezzo ad eventi di questa portata, e quindi impreparato a richiedere il supplemento musicale.
A quel dirigente francese, impegnato con grande buona volontà -e qualche difficoltà- a spiegare la valenza storica dei New Trolls, vorrei contrapporre il mio ricordo antico: era il 1992, mi trovavo a Kunsan, Corea del Sud, e sulla mia giacca avevo le mostrine di Saint Gobain. Per combattere la tristezza cercai un negozio di dischi, l’unico esistente in quel luogo; nella vetrina principale un unico vinile, italiano: Concerto Grosso!


Scaletta
-Intro- XXII Strada
-I Cavalieri del Lago dell’Ontario
-Concerto Grosso 1-Allegro
-CG1-Adagio
-CG1-Andante con Moto
-Improvvisazione nella sala vuota
-Concerto Grosso 2-Vivace
-CG2-Andante (Most Dear Lady)
-CG2-Moderato (Fare you well dove)
-L’amico della porta accanto
-Signore io sono Irish
-C’è troppa guerra
-Paganini-Per ogni lacrima
-Sarà per noi
-Vorrei comprare una strada
-Chi mi può capire
-La prima goccia bagna il viso
-Miniera
-Le roi soleil
Quella carezza della sera