Ancora una volta mi accingo a parlare della musica di Andrea Braido, passando dal jazz all’hard rock. Spesso la suddivisione in etichette diventa vezzo intellettuale, ma è indubbio che le caratteristiche e la libertà del primo genere citato determinano un approccio differente rispetto alla “durezza” e ai ritmi del secondo.
In questo caso siamo
al cospetto di una dichiarazione d’amore, quella per certa musica nata ad
inizio seventies e ormai diventata storia: nello specifico Braido e i suoi compagni
di viaggio ci raccontano storie di Deep
Purple e di Rainbow.
Mi piace commentare l’album
“Live in Hard!” -Andrea Braido Band plays Deep Purple & Rainbow- a distanza di pochi
giorni dai concerti del FIM, dove ho assistito ad una performance di Joe
LynnTurner -assieme a lui Andrea
Ranfagni e Alessio Vitali, che
sono parte di questo disco- e a pochi metri dal Palasport dove vidi il concerto
dei D.P. dell’11 Marzo 1973: gli “ammalati”
di musica credono anche alle congiunzioni astrali più o meno favorevoli, e i
collegamenti tra episodi significativi sono spesso favoriti dagli eventi
musicali.
Live in Hard non era in preventivo, ma il risultato della serata è andato
oltre le più rosee previsioni e così il concerto
al Kulturwerkstatt Kammgarn in Hard (Austria) è diventato un album.
Il titolo completo
svela la proposta, un mix di brani, tra Deep Purple e Rainbow, che vengono
rivisitati mantenendo il canovaccio originale, ma con l’arricchimento
personale, che è fatto di idee diverse, di epoche cambiate, di talenti
alternativi e di voglia di mantenere vivo un filone che per alcuni tratti è
diventato classico.
Tracklist sbilanciata
sul mondo D.P., con l’album “Machine Head”
fornitore del maggior apporto, ma con momenti topici tratti da Stombringer, Fireball e In Rock (nel
video a seguire propongo l’intramontabile “Black
Night”). Per il lato Rainbow sono presenti Spotlight Kid e la terminale Blues/Startruck.
A fine post è presente la scaletta completa.
Andrea Braido propone
uno dei suoi tanti volti, regalandoci una versatilità che suscita sana invidia.
Grande chitarrista, dalla storia illustre, realizza un album di vero rock, dove
le sue doti virtuosistiche emergono e si dilatano, intersecandosi con quelle di
un team di grande livello. Anche il tema rock, in fase live, si presta all’improvvisazione,
e le dilatazioni musical-temporali che fanno parte dell’album entusiasmano l’ascoltatore,
che viene riportato indietro nel tempo, verso un periodo musicalmente eccitante
riproposto con nuova tecnica, altra linfa, differente contesto.
Braido si dimostra il
perno di tutto l’impianto, uno dei migliori chitarristi in circolazione, capace
di colorare ogni tipo di sonorità, divertendosi e divertendo.
Un “live” sfugge alle
normali regole di valutazione, perché l’atmosfera che si viene a creare è spesso
elemento che supera la qualità della proposta e il metodo utilizzato; ciò che
ho personalmente percepito è il giusto feeling di serata -la scelta di fissare
il concerto su supporto fisico conforta la mia idea-, e la nascita di un
rapporto osmotico tra band e audience, quello scambio vicendevole che porta a
momenti magici, difficilmente spiegabili, ma che sono -o dovrebbero essere-
obiettivo primario di ogni manifestazione a carattere musicale.
In questo caso il
giusto mood è rimasto intrappolato nell’incisione, per la gioia di qualsia
ascoltatore sensibile.
Musica immortale,
inarrivabile, e una band, quella di Andrea Braido, capace da far rivivere il
mito e di fornire una buona dose di felicità.
Black Night mi pare un buon assaggio!
L’INTERVISTA
Circa quattro anni fa
ho commentato un tuo lavoro discografico
e nell’occasione ti avevo posto alcune domande: che cosa ti è accaduto,
musicalmente parlando, in questo lungo periodo?
C’è stato un altro
progetto molto ambizioso che ha visto la realizzazione con Videoradio del CD Andrea Braido with Bulgarian Symphony
Orchestra, con brani originali e la conduzione ed orchestrazione di Marco Grasso
in cui suono varie chitarre, come la classica, l’acustica, l’elettrica, il sitar
elettrico ecc. Per il resto concerti vari con tema… il rock, il jazz, stage e
sempre tanto studio di tutta la Musica, tempo permettendo!
Per una questione di
equilibrio, quasi yoga, cerco di suonare la batteria acustica un’ora al giorno!
La versatilità di cui
mi parlasti giustifica il fatto che il disco attuale non è di jazz, come
accadde allora, ma un puro rock targato Deep Purple e Rainbow: quanto ti
diverti nella parte di Blackmore?
Sinceramente il Jazz
nella mia vita esiste in egual misura insieme al rock, al blues e ad altre
musiche etniche; la grande Musica è una, poi ci sono linguaggi diversi che si
intrecciano spesso!
Riguardo ai Deep
Purple e Rainbow iniziai a suonarli live già verso i 16 anni con band locali
del Trentino. Blackmore è entrato nella mia vita chitarristica subito dopo
Hendrix, e quindi ha accompagnato un
periodo difficile ed irrequieto come l’adolescenza. In quel periodo cercare di
suonare al meglio brani come Speed King, Fireball,
Space Trucking era una liberazione contro il quotidiano della scuola e
altri spregevoli Skrull (individui) che si incontrano già in tenera età! Perciò
risuonare certi brani è molto viscerale per me, ed ormai nel mio DNA musicale, infatti
anche quando suono Jazz e blues certe sonorità più dure escono fuori molto
chiaramente.
Il disco non era stato
preventivato, ma è il frutto della valutazione di un dopo concerto: che cosa ti
ha convinto maggiormente della registrazione?
La decisione è partita
in primis per la bella serata ricca di emozione e sinergia con il pubblico, e
poi ho sentito delle cose che mi piacciono musicalmente, sia mie che della
band! Tra l’altro in un bella location dove quando suono ricevo moltissime
soddisfazioni, ossia il Kammgarn di Hard, in Austria!
Come è stata realizzata
la scaletta del concerto diventato album?
L’ordine in realtà era
quello dei pre-ascolti, dove era stata fatto un bel taglio sui brani meno
convincenti, quindi a forza di ascoltare i pre mix abbiamo lasciato quell’ordine
che in parte rispecchia anche il programma della serata.
Pochi giorni fa ho
visto personalmente l’entusiasmo del pubblico mentre si esibivano Joe Lynn
Turner e successivamente Ken Hensley, eroi rock dei seventies, mentre alle loro
spalle si ergeva il Palasport in cui
vidi i Deep Purple nel ’73: pareva tutto immutato ma… come è cambiata la musica
in questi quarant’anni?
E’ curioso il fatto
che sul palco di Turner, riguardo alla serata a cui ti riferisci, ci siano due
musicisti presenti nel mio live, ossia Andrea Ranfagni (vocals) e Alessio
Vitali (bass/backing vocals) che ha dato un significativo contributo come
editing e mastering delle tracce avendo una notevole esperienza ed un
eccellente capacità d’ascolto!
Riguardo alla musica, è
cambiata rispetto a come viene presentata e confezionata.
Una volta i video
erano semplicemente una ripresa della band mentre suonava il brano sia live che
in playback. Oggi i brani sono fatti in funzione di video che sembrano film in
miniatura, probabilmente se non ci fossero ci si dimenticherebbe sia del brano
che di chi lo canta! E’ evidente la volontà di mercificare la musica e renderla
meno profonda rispetto a quel periodo, sta ad ognuno capire che cosa vuole
avere dalla musica e a quale livello emotivo.
Mi racconti qualcosa sulla
squadra che ti accompagna, produttore compreso?
L’idea di risuonare
brani dei Purple e Rainbow venne ad Andrea Ranfagni (lead vocals) e dopo la sua
proposta facemmo alcuni concerti con un esito molto positivo.
In seguito a varie
valutazioni abbiamo creato un nucleo fisso del progetto, ossia il sottoscritto,
Andrea Ranfagni e Alessio Vitali (bass/background vocals), mentre la parte
rimanente, organo e batteria, viene cambiata rispetto alle zone geografiche.
In questo caso nel CD
alla batteria c’è Fabio Nora ed alle tastiere Paolo Silvestri “Silver”.
Con Beppe Aleo
(produttore) della Videoradio abbiamo fatto molti lavori insieme e ce ne
sono altri in serbo, ci accomuna la
passione, l’impegno, la serietà ed il piacere di fare sempre progetti diversi!
Quale sarà il seguito
dell’album? Proseguiranno i concerti per pubblicizzarlo?
Ci sono già almeno 3-4
concerti in programma dove sicuramente sarà pubblicizzato il CD!
Tracklist
1 - Picture Of Home
2- Spotlight Kid
3- Soldier Of Fortune
4- Lady Double Dealer
5- Space Trucking
6- Black Night
7-Highway Star
8-Lazy
9-Smoke on the Water
10- Stormbringer
11- Demon’s Eye
12- Blues/Startruck
Line up
Alessio Vitali: bass/vocals
Andrea Ranfagni: lead vocal
Paolo
Silvestri: keyboards
Fabio Nora:
drums