Capita raramente di
dover parlare di un album fresco di nascita, ascoltato prima dal vivo e successivamente
su formato fisico. Può accadere che nel corso di un tour siano presentate delle anticipazioni in
pillole, ma un album intero è cosa rara. A me non era mai successo, e
descrivere “L'angelo rinchiuso” di Aldo Tagliapietra, ascoltato in anteprima pochi
giorni fa al Factory di Milano, diventa un'assoluta novità anche nella dinamica
di valutazione.
Ecco cosa accadde
al Factory:
Ritengo importante
una considerazione di carattere generale.
Gli artisti del
passato che hanno dato lustro al nostro rock sono più o meno in attività, ma
vivono molto intensamente la fase live basata sulle costruzioni pregresse,
mentre le nuove composizioni non sembrano oggetto di desiderio: ma i fan e gli
ascoltatori la pensano in modo differente, ovviamente. Anche all'estero mi pare
che le cose funzionino così. Non scendo nei particolari e nelle motivazioni di
carattere economico commerciale, ma è un dato di fatto che di album costituiti da brani inediti se ne vedono ormai
pochini.
Aldo Tagliapietra
si muove in controtendenza, sfidando ogni legge di mercato possibile: due album
in due anni (e un libro biografico) sono la testimonianza di un'attività
intensa che è rivolta al futuro, a dispetto dell'età che inesorabilmente avanza
per tutti e che per lui pare un dettaglio. “Nella pietra e nel vento”
ha rappresentato il primo passo, una risposta all'esigenza di fare emergere la
spiritualità con cui Aldo ha sempre convissuto, una testimonianza dell'uscita
totale e definitiva dallo schema “ORME” e una sorta di spartiacque tra la
storia e ciò che ancora deve accadere.
Ma il DNA non si
può modificare/cancellare, ed ecco che nell'anno della celebrazione
quarantennale del capolavoro “Felona e Sorona” nasce un album di
fervente stampo prog, con brani che,
privi di separazione, ritornano alla forma “suite”.
E' bene provare ad
individuare le motivazioni di questa svolta, perchè credo esistano componenti
psicologiche che, essendo indirizzate verso quello che io chiamo lo stato
invidiabile della serenità, vanno rimarcate e utilizzate per generalizzare e...
fornire positivi esempi concreti.
La voglia musicale
che percepisco ascoltando L'angelo rinchiuso deriva essenzialmente da due
situazioni. La prima ha a che fare con l'influenza che tre baldi giovani
riescono ad esercitare su un mito che intelligentemente non si erge al di sopra
delle parti, forte dello status di leggenda, ma comprende che la forza della
gioventù (nel senso delle idee e della potenza fisica) va utilizzata e
miscelata alla saggezza, all'esperienza, e semmai incanalata verso l'obiettivo
prefissato. Andrea De Nardi, Matteo Ballarin e Manuel Smaniotto sono tre componenti dei Former Life e come tali vengono, anche, presentati on stage, ed è
questo il classico esempio in cui il gioco di squadra fa emergere il lavoro di
ogni singolo, anziché soffocarlo come molti pensano erroneamente. Sono
bravissimi, non solo tecnicamente, e credo abbiano dato ad Aldo Tagliapietra,
più o meno consciamente, il coraggio di osare, di spingersi oltre ogni più ambizioso
obiettivo, mettendolo nella condizione ideale di creare un disco che è a mio
giudizio tra i migliori realizzati in ambito prog e non solo.
Il secondo aspetto
su cui mi soffermo è molto più intimo e non mi permetto quindi particolari
“intrusioni”, ma l'essere stato negli ultimi tempi uno spettatore “ravvicinato”,
mi porta ad evidenziare gli effetti benefici derivanti dal calore di una
famiglia unita, che conosce un collante inscindibile, quello dell'amore che
sovraintende ogni azione del quotidiano.
Parole e musica di
Aldo Tagliapietra, per quaranta minuti di musica che colpiscono al primo colpo. La poesia ed il
pensiero dell’autore si mischiano alle trame musicali tipiche del periodo del
grande successo, concetto che tradotto per i più “giovani” sta a significare che
gli arrangiamenti e l’utilizzo di strumenti vintage (hammond, mini moog…) sono
il simbolo di un amore musicale antico che si fonde con la melodia - che
diventa così elemento caratterizzante -, con il messaggio e con la timbrica
vocale che nessuno può e potrà mai imitare.
In tutto questo
vedo un forte link con la sempre attuale Felona
e Sorona e con la band degli inizi, in uno spazio temporale lontano, in cui
un giovane angelo rinchiuso poteva
trovare conforto - e al contempo frustrazione - in una band di successo.
La “lettura” del
lavoro altrui, soprattutto quando si commenta un prodotto musicale, si presta a
differenti interpretazioni, e questo stimolo che spesso conduce all’errore
resta comunque una reazione di cui tener conto, se espressa in modo onesto.
Nella mia visione globale Aldo Tagliapietra si libera da ogni catena e vola
senza paura, mettendo in mostra sentimenti e atteggiamenti che nella giovinezza
sono spesso sinonimo di debolezza. Ma la maturità musicale e umana, unite al
talento e alla capacità di esprimerlo, permettono ad Aldo di vivere una nuova
stagione piena di luce, quel chiarore che spesso scema davanti alle delusioni
che si susseguono, giorno dopo giorno.
Ne esce fuori il
ritratto di un uomo che “viaggia nel
tempo, prigioniero del vento”, la cui “ storia
è scritta sul suo viso, negli occhi e nel sorriso”, un uomo capace di
ascoltare i suggerimenti di un angelo
arrivato da mondi lontani, viaggiando in una notte carica di sogni.
Una citazione dovuta
per Sergio De Nardi, presente alla tastiere
in “Magnificat”, un amico che
contribuisce a mantenere il bridge tra passato e presente.
Copertina affidata
ancora all’amico Paul Withehead, un
chiaro marco di fabbrica.
Da ascoltare… senza
indugio alcuno!
Un frammento dell’album…
Tracklist: 1- Volatus; 2- L’angelo rinchiuso; 3- Dentro il sogno; 4- La fiamma; 5- Io viaggio nel tempo; 6- Riflessi argentati; 7- Storie; 8- Volatus reprise; 9- Passato e futuro; 10- Riflessi argentati reprise; 11- Una voce; 12- Magnificat