“Per ora mi esibisco
dal vivo in acustico, da solo, non avendo la possibilità di tornare a suonare
con una band…”, questa
la frase topica compresa nella prima mail ricevuta da Tintozenna.
Tintozenna è dunque ora un solo musicista, chitarrista,
autore, compositore, costretto a scegliere la strada dell‘ One Man Band dopo
una serie di delusioni professionali-e forse qualcosa di più- raccontate in
parte nell’intervista a seguire e nella biografia a fine post.
Lunga la gavetta, fatta di centinaia di concerti e ben cinque
album all’attivo.
Il giudizio che posso fornire è rivolto, credo, a qualcosa
che non esiste più nella forma, ma solo nella sostanza, perché i brani che ho
ascoltato andranno rivisitati in chiave acustica e il set rivisto in
funzione di esibizioni live molto
differenti da quelle di un power trio
quale poteva essere quello precedente.
Molta energia, una voce capace di ondulare tra il sussurrato
e il tipico hard rock, e l’utilizzo di testi mai banali che appaio
l’applicazione di schemi rigorosi, nel rispetto dell’equilibrio musica/liriche.
Complicato per me dare una definizione e collocazione, e
forse il neologismo BioRock, emerso nel corso dello scambio di battute a
seguire, può costituire la giusta immagine di una musica vitale, che
rappresenta l’essenza e la spinta al movimento, e quindi alla vita.
Difficile immaginare il volto di Tintozenna come mera
interazione di chitarra e voce, perché l’espressione elettrica sembrerebbe la
più indicata per la proposta, ma la strada dell’autarchia da necessità potrebbe
trasformarsi in virtù, e la musica potrebbe giovarsene, senza bisogno di
comparazioni, senza la necessità di stabilire cosa sia meglio o peggio tra
passato e presente, ma dimostrando che le idee e il talento possono emergere in
ogni occasione e sotto ogni forma ( e formazione).
Attendiamo di vedere il nuovo volto di Tintozenna…
L’INTERVISTA
Partiamo dalle origine,
come ti sei avvicinato alla musica, quando hai capito che avresti voluto
diventasse la tua vita?
La musica
mi ha sempre accompagnato sin da bambino quando giravo in carrozzina sempre con
un mangiadischi in braccio. Ma cambiò tutto anni dopo, quando provai a scrivere
il mio primo brano, lì mi persi completamente, scoprii un nuovo mondo infinito…
il mio sentire!
Esiste qualche un
musicista sopra gli altri che ti ha influenzato maggiormente?
Ce ne
sono tanti anzi tantissimi e tramite essi ho scoperto la mia essenza e ciò che
a me interessa veramente. I principali sono stati i Pink
Floyd, Led Zeppelin, Jim Morrison, Black Sabbath, Hendrix, Alice in chains,
Nirvana, Rage against the machine, Rhcp, Tool, Radiohead, Korn.
Ho letto la tua
biografia e ho notato l’immensa gavetta che hai dovuto fare. Perché ormai è
difficilissimo vivere di musica … di qualità?
Perché
anche la musica come l’arte e la comunicazione in genere, essendo da sempre
ritenuta ai piani “alti” molto, ma molto pericolosa (ed effettivamente
potenzialmente lo potrebbe essere perché lo è), la si è volutamente trasformata
in un qualcosa di banale, scontato ed atta soltanto ad indirizzare il sentire
umano verso una via spenta e non viva… repressione e banalizzazione a livello
emozionale, lo si respira ovunque ed in ogni ambito, non soltanto in musica.
Mi hai parlato del tuo
nuovo “assetto acustico”, ma ciò che ho sentito è abbastanza elettrico e per
niente solitario. Mi parli della tua svolta che, a quanto ho potuto capire, non
è stata una scelta volontaria?
E’ stata
invece una scelta volontaria dopo aver cambiato troppe volte formazione e tutti
i personaggi con cui ho suonato, dopo un primo entusiasmo iniziale, divennero
più dediti al voler apparire a tutti i costi e primeggiare. Portar avanti un
progetto ben preciso con il semplice scopo di comunicare è sempre stato
difficile.
Come nascono le tue
canzoni? Hai un iter compositivo sempre uguale?
Assolutamente
no. Ogni brano è unico anche nella sua nascita e crescita. Ognuno di essi si è
sviluppato in modo diverso dagli altri partendo comunque da sensazioni intense
ed estreme. Ad esempio “Canto d’innocenza” nacque da emozioni riversate di
getto su di un foglio sottoforma di parole, mai ritoccate, mentre in testa
sentivo la musica accompagnare il tutto … fuoriusciva tutto all’unisono. A volte invece mi capita di trovar un
passaggio o un riff di chitarra che mi intriga e lo smusso fin quando non mi
cattura totalmente ripetendolo poi all’infinito . Lì è come se andassi in trans
e tutto si crea da se: escono fuori le parole magicamente. In questo modo è
nato ad esempio “VIVO?”… è come se la musica attirasse le parole giuste. Altre
volte ci son degli scritti che magari rileggo dopo mesi, in attesa del momento
giusto per esser ripresi ed utilizzati. Mi vien naturale comprimerli,
semplificarli, dandogli una metrica diretta e quando li sento conclusi, non li
modifico più e da li comincio a costruirci intorno la parte musicale. In questo
caso son le parole ad attrarre l’atmosfera, la musica.
Cosa ami della fase
live e cosa di quella in studio?
Semplicemente
tutto. Son due fasi completamente diverse, ma entrambi incredibili e che amo profondamente. La fase di studio per me è
la fase di scoperta: essendo tutto più chiaro e limpido si ha di fronte
l’emozione di base in modo più espanso e diretta. E’ come se scoprissi più a
fondo il mio messaggio catturandone tutte le sfumature. Qui interviene anche la
creatività per rendere il tutto più fruibile, diretto ed emozionabile per se
stessi, e ci si addentra negli incastri di colori unici con possibilità
infinite, fino ad arrivare a ciò che, ad istinto, funziona e rende perfetta
quella comunicazione. La fase live è volo, espansione totale, dilatazione dei
sensi, comunicazione, condivisione e fusione totale… è sentirsi vivi, unici ed
in sintonia con il tutto, liberi … che altro dire?
Se dovessi dare una
collocazione alla tua musica, in quale casella la inseriresti?
Tintozenna
è “BioRock”. Dirlo mi fa sorridere molto perché il termine è speciale per me.
Fu coniato dal mio migliore amico Giorgio (da anni ormai non più presente qui,
fisicamente perlomeno, ma spesso presente in altro modo, vedi “Bivio”) . Una
volta accadde che una persona chiese a me e alla mia band di allora che genere
fosse la musica di Tintozenna. Ci fu il solito tentennare cercando di trovare una risposta esaustiva,
ma di colpo Giorgio, onnipresente al mio seguito, disse appunto “BioRock”. Mi
girai verso di lui chiedendogli il significato e lui rispose semplicemente
“Rock Biologico… naturale”
Che cosa non funziona,
secondo te, in questo mondo musicale dove non é quasi necessario vendere la
musica perché te ne puoi appropriare gratuitamente?
Tutto non
funziona nel mondo musicale come in tutto del
resto, e lo si respira in ogni istante ed in ogni ambito! La musica è
una passione infinita e vita, che oltre all’impegno con se stessi per far
fuoriuscire al meglio le proprie emozioni e la propria comunicazione è anche un
grande dispendio di energia e di mezzi soprattutto. Quindi ritengo che debba
essere dato un peso a tutto . Ci vorrebbe un cambiamento di mentalità e
culturale in ognuno di noi, che ci porti a scoprire, scovare e ricercare realtà
differenti da quelle che ci impongono volutamente. Appoggiare anche realtà indipendenti ed
autoprodotte che ci piacciono, diffonderle e sostenerle, acquistando i loro
lavori. Un Cd di una band poco conosciuta o anche di band agli esordi, non
costa poi molto ed in più si scoprono cose molto interessanti a cui spesso non
si dà peso perché non sono nomi altisonanti ed ultra pubblicizzati. Ma il nome
lo possiamo rendere noi noto se ci travolge dopo aver ascoltato. Ben venga la
band che si è costruita da sola e con l’aiuto di coloro che l’hanno stimata e
appoggiata, vola in alto mantenendo intatte le radici. Ciò che deve essere
estirpato è lo strapotere economico e di imposizione artistica delle grandi
Major: delle vere e proprie imprese di papponaggio lobotomizzanti . Idem per
enti come la Siae. Non son da meno alcune etichette discografiche indipendenti
che non offrono nulla agli artisti e speculano soltanto su di essi. Insieme ad
esse ci metto tutti quei “grandi” artisti fenomeni, sia italiani che stranieri,
che si mostrano devoti al loro pubblico e comprensibili ai loro problemi
scrivendo brani visibilmente finti . Son coloro che fanno i buonisti e che non
si sforzano di imporre il prezzo del biglietto per il loro concerto rendendolo
più accessibile a tutti anche se potrebbero. Essi potrebbero far spettacoli
meno egocentrici rinunciando a qualche megaschermo in più, con un palco più
semplice e minimale, ma suonando veramente, non facendo le marionette
reimpostate Ce ne sono un’infinità, troppi per i miei gusti, e ciò che mi dà
veramente fastidio e che non sopporto è il fatto che colui che è arrivato ad un
alto livello di popolarità, prestigio e comunicazione, ha l’obbligo secondo me
di essere portavoce delle persone comuni e di far del suo massimo per aiutare a
cambiare le cose nel mondo avendo il potere di una “voce” che può creare unione
e cambiamento, ma non lo fa. Sta a noi cambiare creare ciò con la nostra
volontà e la voglia di veder le cose come sono realmente, liberandoci dalle
costrizioni imposte in ogni ambito.
Fuor di retorica, che
cosa consiglieresti ai tanti giovani che hanno una forte passione musicale e
che vorrebbero convogliare in quel campo tutto il loro impegno?
Di farlo
senza indugi, di essere soprattutto se stessi e di spalancarsi completamente
senza schemi preimpostati, senza immedesimarsi in altri e senza costrizioni,
lasciandolo uscir fuori il loro vero essere e la loro unicità con semplicità.
Apri il libro dei
sogni. Cosa vorresti si realizzasse per te, dal punto di vista musicale, nei
prossimi tre anni?
Tutti i
miei sogni. Uno o due dischi da studio prodotti e registrati come li ho in
mente da sempre e.. live live live live live
e live... elettrici logicamente.
TINTOZENNA a ruota libera…
(Compositore/autore/cantante e
chitarrista)
Iniziai il mio progetto “Tintozenna”
scrivendo i testi ed incidendo i primi brani nel ’95 con l’ausilio di un 4
piste, e dopo aver accumulato un po’ di brani cominciai a cercare un bassista
ed un batterista per rendere reale il mio progetto.
Nel ’96 entrai in studio per registrare il primo album e da allora in
totale ne ho prodotti cinque.
Negli anni ci furono molti cambiamenti a livello di formazione e persi
tanto tempo ogni volta per ricominciare nuovamente e poter andare avanti col
mio obbiettivo.
Purtroppo la precisione e la professionalità non mi è mai stata facile
da trovare e soprattutto non è mai stato facile trovare i personaggi che
credessero veramente nel progetto (le registrazioni risentono molto di ciò
secondo me, infatti non ne sono pienamente soddisfatto e non rispecchiano
quello che veramente sento e ciò che vorrei comunicare).
I risultati ottenuti da allora ad oggi sono:
1) 5 dischi registrati in studio
2) Centinaia di concerti dal vivo condividendo i palchi con nomi del
calibro di Morhine, Africa Unite, Radici nel Cemento, Andrea Mirò, Giorgio
Canali, Marlene Kuntz, Morgan, Prozak, Ricky Portera e Daniele Tedeschi, ed esibizioni per
Audiocoop Lazio.
3) Passaggi radio/interviste su emittenti nazionali, come Rock in Fm,
Radio Città Futura, Radio Rock, Radio
BBS, RadioRai (trasmissine “Demo”) e due webradio americane, una WolfRadio
del Kentucky ed una della California di
cui non ricordo il nome. (Stranamente queste ultime due mi tennero in
programmazione per molto tempo nonostante i miei brani fossero cantati in italiano,
allucinante no?)
4) Recensioni su riviste della capitale e non, come
“Sotterranei”,”Underground”,”La Repubblica”, ”Il Messaggero”, ”La Provincia ”
5) Recensioni sul web come(quelle che ho ritrovato):
6) demo del mese per Ammonia Records
7) In uno dei miei dischi feci la cover rivisitata di Franco Battiato
“Shock in my town”ed essa si trova sul
fan club di Battiato:
8) Tre video presenti in rete:
il video di “Vuoto” (fatto
in casa)ed il video di “Virus bianco” sul link
il video di “Mother
earth”(versione in inglese)
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disegni ecc..